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Visualizzazione dei post da aprile, 2023

L' uomo selvatico

Che l'uomo proveniente dalla foresta, cresciuto in maniera selvaggia incutesse anche un certo fascino oltre che curiosità é ben riscontrabile in un personaggio come Tarzan. Ma oltre al fascino ben altre tipologie di reazioni ruotano attorno al virile essere. La visita alla cittadina di Romont, con annesso castello, é solo un ennesimo episodio della serie "uomo foresta" che incrocio; giunto a questo punto non possono non trascrivere alcune considerazioni. L'uomo selvatico è un archetipo presente nella cultura popolare di molte aree europee, in particolare delle regioni montane; si tratta di un essere umano selvaggio, a tratti semidivino, abitante dei boschi e generalmente raffigurato come ricoperto da vegetazione o da una folta peluria Museo dell'Homo Selvadego della Valtellina, loc. Sacco (Rovereto, Trento). «Ãˆ sostanzialmente un comune mortale che vive al di fuori del consesso umano preferendo i luoghi isolati, la montagna, il bosco. A contatto con la natura ha e

Morte e dintorni nei musei di Basilea

Che il tema della morte nella città di Basilea fosse onnipresente nella vita quotidiana del passato l'avevo già notato visitando il museo di storia; così come a Berna anche a Basilea il tema della danza macabra é ampiamente conosciuto e faceva parte del tessuto della società. Con la mia visita al Kunstmuseum di Basilea in data 22.04.2023 ho il modo di approfondire il tema da diversi punti di vista e sotto diverse sfaccettature.  Danza della morte  Intorno al 1440, un artista sconosciuto aveva dipinto una danza della morte sul muro interno del cimitero laico vicino al monastero domenicano. Il quadro era alto circa 2 metri e lungo 60 metri. Poiché il muro fu abbattuto nel 1805, il dipinto andò distrutto. Alcuni amanti dell'arte hanno fatto tagliare pezzi del dipinto dal muro durante la demolizione. I frammenti del quadro che si salvarono all'epoca sono esposti all'Historisches Museum Basel, Barfüsserkirche. Essi colpiscono per la loro elevata qualità artistica. Una delle

Bogia e bogia nen

Che tra gli autoctoni di Airolo e gli immigrati italiani giunti in paese per la costruzione del tunnel ferroviario non scorresse buon sangue é cosa nota; ed era anche facilmente preventivabile in un paese che nel 1870 (prima del cantiere della galleria) contava 1724 abitanti, dei quali 835 uomini e 889 donne. 10 anni più tardi, nel 1880 in pieno scavo della galleria del San Gottardo gli abitanti erano 3674 dei quali 2107 stranieri (!) . Gli uomini ora sono in netta maggioranza, 2354 a fronte delle 1320 donne. Anche questo forte squilibrio di genere, porterà a scontri dove in uno ci scappò persino il morto. Diverse quindi le risse e gli accoltellamenti durante quegli anni tumultosi, l'orda di operai piemontesi mal si amalgamava col taciturno leventinese. Bogia e bogia nen Ancora oggi nel paese, e nell'alta valle Leventina se si vuole chiamare un italiano con un diminutivo spregiativo si utilizza il nome " bogia ". Sul significato della parola " bogia " ne ero

L'incendio di Airolo del 17 settembre 1877: la casa maledetta e la casa di Secùndu

Airolo fu ricostruita dopo l'incendio del 1877, come spesso non tutti i mali vengono per nuocere; un po' come Nerone con Roma, si approfittò per migliorare la planimetria del paese e in primis la strada principale. Per eseguire questa operazione diverse case vennero espropriate Airolo all'indomani del grande incendio del 1877 Ci risiamo A dire il vero, il fuoco tornò a minacciare anche lo stesso borgo di Airolo, ma fortunatamente senza conseguenze. Siamo nel settembre 1880: Airolo. - Ci scrivono in data del 21 corrente: Ieri sera circa le ore 8 un incendio si manifestava nella casa abitata da certo Giovanni Rossi negoziante, di Casapinta. La causa ha del misterioso. Il padrone era fuori di casa, la casa perfettamente chiusa, la moglie con un pargoletto era partita qualche giorno avanti. Nessun operaio vi si trovava. Si dice anche che il detto Rossi non accendesse neppure il fuoco in detto giorno essendo andato altrove a mangiare. Ecco la parte alta e settentrionale del paes

La via Francigena: Giornico - Altirolo - Chiesa San Pellegrino - Chironico - Lavorgo

Il massimo che mi possa succedere é riuscire ad amalgamare i miei due principali interessi: storia e montagna. In presenza di testimonianze storiche "discoste", o meglio, non alla portata di bus o museo questo può succedere. Un caso tipico é seguire le vie di pellegrinaggio che sono disseminate di luoghi di interessi.  Incontri ravvicinati del primo tipo: chiesetta di San Giorgio di Altirolo La via Francigena Lessi di questa via per la prima volta per caso, di sfuggita, su un cartello nei pressi dell'abbazia si St.Maurice (VS) Oggi ci rendiamo conto, se guardiamo alla realtà e osserviamo attentamente la storia, che c'è qualcosa di più importante dei soldati e delle merci che passano sulle strade: sono le culture. È qui che la Via Francigena può essere considerata, a mio avviso, essenzialmente come un cammino di culture. Jacques Le Goff (1924 - 2014) - storico medievale Il cartello dell'abbazia di St. Maurice.  Qui é rappresentato il tratto con le tappe sul territo