Che tra gli autoctoni di Airolo e gli immigrati italiani giunti in paese per la costruzione del tunnel ferroviario non scorresse buon sangue é cosa nota; ed era anche facilmente preventivabile in un paese che nel 1870 (prima del cantiere della galleria) contava 1724 abitanti, dei quali 835 uomini e 889 donne.
10 anni più tardi, nel 1880 in pieno scavo della galleria del San Gottardo gli abitanti erano 3674 dei quali 2107 stranieri (!). Gli uomini ora sono in netta maggioranza, 2354 a fronte delle 1320 donne. Anche questo forte squilibrio di genere, porterà a scontri dove in uno ci scappò persino il morto.
Diverse quindi le risse e gli accoltellamenti durante quegli anni tumultosi, l'orda di operai piemontesi mal si amalgamava col taciturno leventinese.
Bogia e bogia nen
Ancora oggi nel paese, e nell'alta valle Leventina se si vuole chiamare un italiano con un diminutivo spregiativo si utilizza il nome "bogia". Sul significato della parola "bogia" ne ero certo, essa sta a significare, spostarsi, ho sempre immaginato gli operai utilizzare più volte nei momenti più disparati questa particolare espressione fino a far di essa il nome che li contraddistingue.
Alcuni vecchi del paese invece li ho uditi utilizzare l'espressione bogia nen, con chiara radice della parola bogia. Oggi casulamente scopro l'origine di questa parola.
Che significa "Bogia nen"?Questa espressione (che in piemontese si pronuncia "bugianén") significa letteralmente "non ti muovere".
Si riferisce alla battaglia dell'Assietta (1747), quando sul colle omonimo e sul Gran Serin (località non troppo distanti dal Sestriere) erano trincerati i piemontesi, assediati dall'esercito franco-spagnolo.
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Uno scontro che va inquadrato nella Guerra di successione austriaca tra il Sacro romano impero, alleato con mezza Europa, e l'altra metà del continente, inclusi i piemontesi del Regno di Sardegna.
Quando al 1° Battaglione guardie dell'Assietta fu ordinato di ripiegare, il comandante, il conte Paolo Federico Novarina di San Sebastiano, rispose: "Nojàutri ì bogioma nen da sì" (noi non ci muoviamo da qui).
E resistette con i suoi soldati, provocando la ritirata del nemico.
Al di là della veridicità storica della frase resta l’atto di coraggio e l’eroismo patriottico dimostrato dalle truppe piemontesi, che veramente hanno meritato l’aggettivo “bogia nen” inteso nel suo significato più alto e nobile. Il vocabolo “bogianen” fu subito adottato come soprannome dei soldati piemontesi, e poi della popolazione stessa, assumendo, a poco a poco, l’accezione peggiorativa che si prende gioco di una sua presunta passività, eccessiva prudenza e refrattarietà ai cambiamenti, senza tuttavia disconoscere l’irreprensibilità e la caparbietà con la quale sa affrontare le situazioni difficili.
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