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Piccolo manuale museale e affini

 Intro

Questa piccola guida ai musei e affini non era programmata e nemmeno un obiettivo dichiarato. È nata con le esperienze accumulate nel vario girovagare per musei, monumenti vicoli più e meno grandi. Piccole accortezze, da applicare con lo scopo di migliorare qualitativamente le giornate dedicate alla visita di qualsiasi tipo di oggetto culturalmente rilevante.
"L'opera" é in continuo aggiornamento, una versione finale sarà in coincidenza con la mia dipartita.

La vergine di Norimberga presente nel museo del castello di Kyburg; 
trattasi di un falso acquistato nei secoli passati dai proprietari del castello per sorprende e intrattenere gli ospiti 
La Vergine di Norimberga, spacciata come uno strumento di tortura medievale, è in realtà un prodotto del XIX secolo, un’epoca in cui l’Europa era affascinata da una visione romantica e distorta del Medioevo. Questa riscoperta del Medioevo non era basata su una comprensione storica accurata, ma piuttosto su una visione teatrale e sensazionalistica. Gentiluomini e collezionisti europei commissionarono oggetti che riflettevano questo “finto medioevo gotico”, un’epoca immaginaria popolata da inquisitori incappucciati, streghe seducenti e scene di violenza e atrocità spettacolari.

1. Le basi

Per chi é genitore due fattori incidono sul radioso o increscioso futuro degli eredi: l’educazione e il carattere del soggetto. Mentre per il primo fattore c'é voce in capitolo per il secondo siamo inermi e non possiamo far altro che incrociare le dita. Riuscire a trasmettere una sana passione é tra gli obiettivi / speranze di un normale genitore.
Visto che si parla di musei é bene chiarire subito la mia passione é quella che dovrebbe accumunare quelli che si ritrovano a leggere queste povere e sterili righe: la Storia (si con la "S" maiuscola!)

Come ciliegina sulla torta cerco di utilizzare il mio autosarcasmo 
per qualche vignetta da risata a denti stretti

1.1. La storia (mal) inculcata

La stessa cosa si può affermare per l’approccio che ognuno di noi ha avuto con la storia; c'é una parte che si poteva inculcare e una parte che fa parte del nostro DNA.

L'imprinting é una delle possibili via verso l'amore per la materia storica

Se si ha avuto la fortuna di avere un professore di storia appassionato e dalla voce non monotono e monotona si hanno buone possibilità di perlomeno non odiare la materia. Contrariamente un professore soporifero ha il potere di rendere noioso anche l’attraversamento delle Alpi di Annibale o la campagna di Russia di Napoleone. In questo caso solo il secondo fattore, ovvero la passione, più o meno sbocciata, può salvarci dall’allontanamento definitivo alla storia. 
Questo é stato il mio caso.

Anche i nonni sono un ottimo vettore di educazione storica oltre che di vita

1.2. "Passion belli"

(il titolo é una variante di "casus belli")....

Fino a 16 anni ho vissuto la storia con simpatia ma senza particolari emozioni, era li in un cassetto, momentaneamente posteggiata.
La svolta improvvisa parte da un regalo da parte di un prozio; non ho mai capito se perché voleva sbarazzare un po' la casa o se invece aveva proprio in mente di darmi una spinta verso questa materia. Sta di fatto che mi regalò una manciata di riviste "storia illustrata" datate fine anni '60, inizio '70. 

Penso che il secondo fattore decisivo fu quale rivista decisi di sfogliare per prima, la mia attenzione fu catturata dall'immagine di copertina di una rivista appena donatami che ritraeva una scena di un processo accompagnata da una grande scritta: "il processo di Norimberga". 
Basta avere un pizzico di curiosità per chiedersi che diamine é successo all'uomo alla sbarra per meritarsi un processo di tale risonanza / il numero speciale di un mensile dedicato alla storia.

La rivista della svolta. La data di uscita é novembre 1970
Alla sbarra Hermann Göring

Iniziai a leggerlo, la sequenza del processo era scritta in maniera semplice e molto fluida, anche per un ragazzo di 16 anni risultava piacevole, aggiungiamoci poi una trama carica di suspense, colpi di scena finali, suicidi ed esecuzioni e il gioco era fatto: ero irrimediabilmente legato alla curiosità di scoprire le cose rilevanti successe nel passato, (restava ancora da definire quanto passato), a oggi (restava da definire anche quanto nell'immediato recente).

Come capire quale sia il grado di passione?
Potrei elencare solo il grado maggiore: faticare ad addormentarsi la sera perché agitati della visita in programma il giorno dopo, fa tornare alla mente quando si era fanciulli e si faceva fatica a prendere sonno le giornate prima di qualche evento atteso con ansia.

"Ogni gruppo umano, famiglia, città o nazione che dimentichi i suoi antenati e che non si preoccupi della sua Storia, per modesta che sia, non è che un gregge di passaggio dedito solo al pascolo"

"Documents et notices historiques sur la vallée de l'Ubaye" del notaio François Arnaud (1898), nell'opera di Anne Vallaeys, Le loup est revenu, Paris, Fayard, 2013

"La storia é più interessata ai vivi che ai morti"

Mark Bloch

"Le nostre vite sono un modo per scrivere la storia. Dobbiamo preparare l'antenato che noi stessi diventeremo".

Mamo Camilo Izquierdo, capo Arhuaco

1.3 Iconologia della storia

Ma perché la storia? Chi é? A quale scopo?
Ecco la sua descrizione nell'iconologia di Cesare Ripa


Donna alata, & vestita di bianco, che guardi indietro, tenga con la sinistra mano un libro, sopra del quale mostri di scrivere, posandosi col piè sinistro sopra d'un sasso quadrato, & a canto le sia Saturno, sopra le spalle del quale posi il libro, ov'ella scrive.
Historia è arte, con la quale scrivendo, s'esprimono l'attioni notabili de gli huomini, division de' tempi, nature, e accidenti preteriti, e presenti delle persone, e delle cose, la qual richiede tre cose, verità, ordine, & consonanza.

Si fa alata, essendo ella una memoria di cose seguite, degne di sapersi, la quale si diffonde per le parti del mondo, & scorre di tempo in tempo alli posteri. Il volgere lo sguardo indietro dimostra, che l'Historia è memoria delle cose passate nata per la posterità. Si rappresenta che scriva, nella guida che si é detto, percioche l'Historie scritte sono memorie de gli animi, & le statue del corpo, onde il Petrarca nel Sonetto 84:

Pandolfo mio quest'opere son frali
A lungo andar: ma il nostro studio è quello
Che fà per fama gl'huomini immortali.

Tiene posato il piede sopra il quadrato, perché l'Historia deve star sempre salda, ne lassarsi corrompere, o soggiogare da alcuna banda con la bugia per interesse, che perciò si veste di bianco. Se le mette a canto Saturno, perché l'Historia è detta da Marco Tullio testimonianza de i tempi, maestra della vita, luce della memoria, & spirito dell'attioni.

1.4 Il ruolo della geografia

La storia non é fatto solo di date, dopo aver costruita una linea temporale degli avvenimenti principali che la caratterizzano occorre poi poterli piazzare nello spazio. Per far questo la conoscenza della geografia é indispensabile

Che in un modo un po' più elegante è quello che disse Abramo Ortelio nel 1570, dichiarando che «la geografia è l'occhio della storia». Era un'idea presa dagli antichi, a partire da Tolomeo, e voleva sostanzialmente dire che la geografia serve a collocare nello spazio le imprese o i fatti avvenuti in un dato tempo. Insomma, un senso quasi pedagogico: sapere bene lo spazio dove avvengono i fatti ti permette di collocarli bene. Sacrosanto.

Abramo Ortelio: nome italianizzato del geografo e cartografo fiammingo Abraham Oertel
 (Anversa, 2 aprile 1527 – 28 giugno 1598)

1.5. Ruota tutto attorno a tutti

Evidentemente per un abitante di Airolo verrà naturale informarsi sulla storia del suo comune, del suo cantone (Ticino) della sua patria (Svizzera) e dell'Europa. "Altro?" come dicono al bancone del macellaio appena consegnano le braciole che abbiam chiesto di tagliare fini fini. Già, altro? E il resto del mondo? Siamo convinti che ruota tutto attorno all'Europa? Così come un americano ruoti tutto attorno al suo gremio così come la Cina eccetera eccetera.
 
Mappa del mondo cinese, l'Europa é relegata in una angolino in alto schiacciata, come se non avesse alcuno importanza. Ma si poteva immaginare diversamente?

Sono tutte storie parallele dove, così come naturale che sia, ognuno segue la sua, ma senza aver la pretesa che una é più determinante di un altra. La storia andrebbe studiata a più larga scala, ma già é complesso ordinare i tasselli della nostra piccola Europa figuriamoci a dover intergare tutte le popolazioni con credenze guerre a seguito del resto del mondo.

1.6. Gli ingredienti indispensabili

Scovo alcuni termini derivanti da lingue straniere o neologismi che ben inquadrano quali sono gli ingredienti necessari per intraprendere questo viaggio:

Nel 1594 il fuorilegge giapponese Goemon Ishikawa fu l'ingrediente principale: fu bollito vivo davanti a un tempio buddista con tutta la sua famiglia. Anche un immagine insolita può essere fonte di interesse

1.6.1. Il tempo

È il bene più prezioso, riuscire a ritagliarsi il proprio tempo per fare ciò che si ama é di fondamentale importanza, così come é poi goderlo appieno senza pressioni esterne

otium (latino): Liberarsi dalle incombenze della vita quotidiana per dedicarsi intensamente ad attività spiritualmente nobili (letteratura, arte, scienza, conversazione colta, ecc.).

ailyak (bulgaro): La sottile arte di fare qualunque cosa con calma e senza precipitazione, anzi godendo ogni singolo istante e la vita in generale.

Torschlusspanik (tedesco): La sensazione di angoscia e ansia quando il tempo a disposizione per fare qualcosa sta per finire

1.6.2. Il desiderio di conoscenza

Elemento base. Con la curiosità si fa la differenza, é quel sentimento che non ci rende soddisfatti delle risposte, che ci fa dubitare che oltre a quello esposto ci sia di più. 

Fu proprio un episodio simile che mi fece dare il via a questo tour di ricerca infinito: durante una visita guidata al museo della fortezza del San Gottardo mi limitai a porre un unica domanda: di per se era fuori dal contesto generale del forte e della gittata dei cannoni; in una stanza c'era un quadro alla parete. Lo interpretai subito come un quadro motivazionale per la truppa presente nel forte per miotuivarli a resistere agli attacchi nazisti. Non riuscivo però a capire a quale episodio si riferisse.

Chiesi alla guida che mi diede una risposta con il punto interrogativo finale. In quel momento sentii forte e chiaro di avere questa curiosità di dover andare a scoprire con esattezza cosa era raffigurato nel quadretto. 

Il quadro appeso al forte

Oggi posso affermare che la risposta della guida (Grandson) fu sbagliata. Oggi so rispondere che si tratta del momento chiave della guerra di Morat. Carlo il temerario sta assediando la cittadina in cui vi sono asserragliati gli svizzeri al comando di Adrian von Bubenberg. Come si può notare la breccia, come riportato anche dalle cronache, é stata creata ma malgrado questo gli svizzeri si ammassano in corrispondenza per respingere l'attacco nemico. Questo permetterà poi agli alleati Confederati di arrivare sul campo di battaglia e sbaragliare le armate burgunde nella famosa battaglia di Morat. Si tratta di un momento chiave per la storuia della Convederazione Svizzera

Non mi accontentai e la curiosità mi spinse a Morat e a salire sulle stesse mura. 

Morat oggi - l'angolazione del quadro corrisponde all'incirca a quella della foto

[....] la dea della fortuna ti ha lasciato andare alla deriva in un mare tempestoso e profondo di affari e preoccupazioni, ma non ti ha privato del desiderio di conoscenza e del tempo libero per leggere e, anche nei giorni più impegnativi, ti sei preso delle ore di svago, tutte le volte che hai potuto, per informarti meglio giorno dopo giorno e per approfondire le tue conoscenze su cose memorabili.[....] Se eri propenso a farlo quando eri giovane, probabilmente lo sarai ancora di più adesso, soprattutto perché il viaggiatore tende ad andare per la sua strada con ancora più entusiasmo rispetto al mattino presto, o almeno con maggiore determinazione.

Petrarca - De remediis utriusque fortunae

1.6.3. Conoscere la storia per evitare figuracce nazionali

Se la curiosità per la storia non é proprio nelle nostre corde dovrebbe esserlo almeno la coscienza che ci impone di conoscere per lo meno la storia del nostro paese, anche per non incorrere in figure barbine.

In questo senso un buon esempio é quanto capitato a Milano il 25 aprile 2024 per la festa della liberazione dal fascismo dalla penisola.

Cos'é successo? Presto detto. Gruppi sociali brandenti bandiere palestinese hanno attaccato la brigata ebraica. Gli aggressori hanno utilizzato la giornata per chiedere in maniera ossessiva a chiunque capitasse a tiro di urlare al mondo il proprio antifascismo.
Poco dopo vedendo gli odiati i colori israeliani ha fatto venir loro il sangue alla testa e dimenticandosi che la brigata ebraica fu proprio una delle artefici della liberazione dell'odiato fascismo in Italia* sono passati alle vie di fatto.

Soldati della Brigata ebraica a Cassino, 1945 (ANSA) intenta a scacciare i fascisti dall'Italia

Brigata ebraica e gruppi sociali di sinistra pro Palestina poco prima degli scontri

Figura barbina, dove la storia viene presa a sonori ceffoni.
L'ignoranza per l'ennesima si prende la scena

*La Brigata ebraica fu un corpo militare indipendente dell’esercito britannico, ossia non incorporato all’interno di unità preesistenti: aveva una propria bandiera e un proprio emblema ed era composto da circa 5mila ebrei della Palestina.
La Brigata combatté dal 3 marzo del 1945 nelle zone dell’Appennino tosco-romagnolo: in provincia di Ravenna, a Rimini, Forlì, Faenza partecipando anche allo sfondamento della Linea Gotica sul fronte del fiume Senio. Il bilancio di 54 giorni di combattimenti fu di 51 morti.

1.6.4. La nostalgia della storia

Mi capita spesso, specialmente quando mi trovo nei villaggi della mia terra, il Ticino, di sentire il richiamo proveniente dal nucleo, dalla parte più vecchia dell'insediamento, quella solitamente situata attorno al campanile. Qui tra queste viuzze strette e ripide riesco ancora a captare, o meglio, cerco di immaginare la vita che qui scorreva anche solo 100 anni fa: malgrado l'esistenza era fatta di stenti sull'altro piatto della bilancia percepisco un attaccamento alla vita, ai gesti primordiali più genuini e sinceri di oggi.
Amo pensare a quando la vita era ancora "intatta", libera dalla tecnologia e dall'evoluzione che hanno poi svuotato queste stradine di quelle misere esistenze che la rendevano al contempo così piene di vita.
Ecco cosa intendo per "nostalgia" della storia

Intragna 

tizita (amarico): Il ricordo agrodolce e la nostalgia per un'epoca, una persona o una cosa che non ci sono più.
hiraeth (gallese): Profonda nostalgia per la propria terra o per il tempo passato.
anemoia (grecismo): Nostalgia per un tempo che non si è mai vissuto.
klexosq (neologismo di J. Koenig) L'arte di vivere nel passato.
eramnesia: la sensazione di essere nati nell'epoca sbagliata e il desiderio di voler vivere in un altro tempo

1.6.5. L'entusiasmo

Sono solito spiegare il mio livello di entusiasmo con queste parole: bastano 3 sassi messi sopra uno sopra l'altro con la certificazione di u organo competente che si tratti di reperti storici autentici e per me vale già una visita e approfondimento

somiatruites (catalano): Persona che si entusiasma per qualunque cosa.

1.8 Ma quanto ci pensi?

Un buon indicatore per capire quanto qualcuno o qualcosa ci é entrato nel cuore, o meglio, fa parte della nostra vita é la frequenza con cui la pensiamo.

Lo spunto lo prendo da un articolo in rete intitolato "Quanto spesso pensate all'Impero romano?"

Da esso mi permetto di estrarre un concetto significativo

In uno dei molti video pubblicati di recente, per esempio, una ragazza fa la domanda al fidanzato che risponde «tre volte al giorno», e alla reazione incredula della fidanzata si giustifica dicendo: «Ci sono così tante cose a cui pensare al riguardo!»


Se ci sono molte cose da pensare inerente un epoca storica di 1000 anni delimitata in un certo luogo é facile immaginarsi che se estendiamo questa domanda a tutta la storia conosciuta, dall'antichità alla storia contemporanea, e a tutto il mondo conosciuto la frequenza non potrà far altro che aumentare. Quindi é lecito pensare che la storia fa parte del nostro quotidiano, che anche solo per un piccolo aneddoto la nostra mente si catapulta nel passato, anche se solo per pochi istanti. Da questo possiamo quindi concludere che la storia fa parte di ognuno di noi, spetta poi ad singolo la decisione se svilupparne la ricerca o meno.

1.9. Ma quanto sei intriso di storia?

Per capire quanto sei permeabile a ciò che vedi e quanto questo effettivamente entra nel tuo DNA basta osservare.

Se durante la vita di tutti i giorni vediamo, o ascoltiamo qualcosa che potrebbe essere collegato alla storia, o meglio, alla storia a noi conosciuta, un canale diretto ci catapulterà nel passato all'esatto momento, una sorta di VPN storia dove tutto quello che ci sta attorno per un attimo scompare

Dagli scaffali di Franz Carl Weber alla battaglia di Laupen del 1339 é un attimo

Un buon metodo per capire "quanto tutto questo ti piglia" potrebbe essere l'ostentarli con grande fierezza in risposta a messaggi che promuovono personaggi dalle dubbie facoltà. Nel caso specifico Filippo Ongaro, mental coach di belle speranze; quelli come lui sono i nuovi dei della società, altrettanto belli che quello ufficiale ma soprattutto vivi & vegeti e con i quali é possibile interagire via social. Vuoi mettere?

Non c'é paragone, ma di che cosa stiamo parlando?

1.10 E se il passato fosse il futuro?

Oggi diamo per scontato che viviamo una linea di evoluzione continua, dove ogni giorno che passa siamo più moderni, evoluti e socialmente corretti rispetto a quello precedente. 
Abbiamo però il beneficio del dubbio: scagli la prima pietra chi non ha almeno una volta nella vita pensato alla famosa citazione "si stava meglio quando si stava peggio"

E se il passato fosse il futuro?
Un nuovo allestimento permanente, a due livelli (pubblico adulto e bambini), dedicato alla civiltà contadina con tante attività da provare e gesti da riscoprire.
Museo della civiltà contadina di Stabio 2024

Riconoscere di aver intrapreso una strada errata e fare due passi indietro é segnale di grande umiltà che non sempre siamo capaci a fare. Andrebbe più volte esaminare soluzioni già sperimentate, rivalutarle, forti del vantaggio di conoscere le conseguenze, priuma di andare a costruire qualcosa di nuvo e pieno di dubbi.

1.11 E se la storia devesse finire?

Partendo dalla costatazione che c'é già parecchia carne al fuoco, che eventi come l'impero romano, il XVI secolo o la rivoluzione francese rimarranno chicche insuperabili..sarebbe veramente un problema?

Ognuno ha un periodo preferito, eventi come quelli sopra descruitti saranno sempre li e nessuno ce li toglerà. Non basta? Tenendo poi conto che la storia va a braccetto con sconvolgimenti sociale e morte e tutta una serie di problemi ad essi annessi.
Per gli amanti della storia supercontemporanea, o meglio ancora l'attualità sarebbe una tragedia, ci sarebbe più tempo per fare il Sudoku o sbrinare il congelatore. 

Il politologo Francis Fukuyama riprende il concetto e ne fa una concreta possibilità: secondo questa tesi, il processo di evoluzione sociale, economica e politica dell'umanità avrebbe raggiunto il suo apice alla fine del XX secolo, snodo epocale a partire dal quale si starebbe aprendo una fase finale di conclusione della storia in quanto tale.

1.12 Il derby storia-arte

 ra lego e Playmobil ho sempre preferito i Lego; questo però non significa che ho ignorato completamente i Playmobil, stessa cosa potrebbe dirsi per la musica: nel derby Beatles - Rolling Stones ho una preferenza per i Beatles ma ho anche scaricato diverse canzoni degli Stones. Insomma una non preclude l'altra. 

Lego o Playmobil? Perché non entrambi?

Quindi alla domanda "Esiste una correlazione tra storia ed arte?" Certo. Perché entrambi sono sottoinsiemi del grande insieme chiamato "passato del mondo che fu". I dipinti sono istantanee dell'epoca, possono raccontare di eventi storici o abitudini remote, così come la storia ha influito sui vari stili dell'arte. 

Un dipinto che cito spesso ad esempio é quello di Böcklin sulla peste: esso racchiude un evento storico come le ondate di peste rappresentata in tutta la sua spietatezza. La rappresentazione trasmette bene quale doveva essere il sentimento di rassegnazione e orrore che regnavano nei villaggi. I documenti non indicano chiaramente quando Böcklin iniziò a lavorare a questo dipinto. Secondo Heinrich Alfred Schmid, tuttavia, l'artista fu ispirato dalle notizie sulla peste a Bombay nel 1898 

Arnold Böcklin - La peste - Kunstmuseum Basilea

2. Fuori dal museo

In questa sezione si passano in rassegna tutte quelle situazioni che vengono a crearsi all’ aria aperta, qui troviamo opere e monumenti costantemente accessibili a tutti in qualsiasi momento del giorno e della notte.

2.1. L’occhio medievale

La prerogativa base per visitare musei e monumenti é l'intensità della passione che ci spinge a farlo. Più questo sentimento si manifesta in noi più sarà naturale avere "l'occhio medievale". 

Nelle città / paesi l'arte dell'osservazione é di fondamentale importanza. Il nostro sguardo é di solito rivolto ad altezza vetrine, che con le loro luci, decorazioni e oggettistica esposta catturano la nostra attenzione con prodotti più o meno utili. Difficile ignorare questi richiami, ma basterebbe alzare leggermente l'angolazione dello sguardo per notare che sopra le vetrine c'é un altro mondo, fatto di statue, di fontane decorate con eroi e orchi sulla loro cima, di facciate dipinte, di sottotetti finemente decorati. Se si presta attenzione sono moltissimi gli spunti ai quali non facciamo attenzione.

Per rendere l'idea di quanto scritto riporto ora due semplici esempi presi da Bellinzona, la capitale del Ticino. Entrambi le foto sotto riportate sono state scattate in una piccola area del centro, area molto trafficata.
Sarebbe interessante capire quanti abitanti e quanti turisti si siano accorti della loro presenza (c'é una sostanziale differenza tra queste due categorie, vedi capitolo 2.5).

San Sebastiano legato al noce di piazza Nosetto a Bellinzona,
come notato poi anche a Briga era usanza riportare nei dipinti
 eventi presenti nella bibbia in diverse ubicazioni

Terrazzina cieca finemente ricamata

2.2. Kappelbrückiani

Capitate in una località e subito dai primi passi vi rendete conto che il posto é molto più affollato di quello che pensavate? Non abbacchiatevi, é tanto fumo e poco arrosto, o se preferite un pallone pronto a sgonfiarsi in men che non si dica. Vi renderete conto che al momento di entrare al museo tutta la calca si sarà diradata, come se dei ciotoli di fiume fossero stati passati al setaccio per farine, passa solo una minima parte.

Questo fenomeno lo si può spiegare così: malgrado sia piccola la Svizzera nasconde tante perle. Per intenderci la gente é abituata a conoscere le attrazioni che vanno per la maggiore, quelle riportate in pompa magna sulle cartoline o per stare a passo coi tempi, dalle pagine internet dei vari enti turistici e tour operator. Per dire un classico sarebbero quelli che vanno a Parigi per la torre Eiffel (meritevole per carità)  snobbando però tranquillamente chicche altrettanto, se non addirittura più meritevoli, di visita. Sia chiaro io alla fine sono contento che queste masse di pecore che si spostano all'unisono vanno ad intasare i grandi classici lasciando così aria negli altri posti.

Per la Svizzera un buon esempio potrebbe essere il Kappelbrücke di Lucerna, stravisto, strafotografato, ma non ho mai visto nessuno prestare attenzione ai dipinti sotto la volta del ponte in quanto tutti troppo indaffarati a trovare il filtro e l'hashtag da abbinare al classico selfie o foto ricordo. 
Partendo da queste considerazioni il termine che ho coniato per questa massa ovina uniforme e superficiale é "Kappelbrückiani".

Kappelbrückiani all'opera, da notare che non va creato lo stereotipo che si tratta solo ed esclusivamente di turisti provenienti dall'estero, magari dall'Asia, ma  vanno inclusi moltissimi indigeni, altrettanto, se non addirittura maggiormente, superficiali in materia

L'altro lato del Kappelbrücke, i dipinti sotto il tetto del ponte, 
in questo caso la stessa città di Lucerna con a sua volta il ponte Kappelbrücke ben in vista

2.3. L'attimo fuggente

Proprio perché preso d'assalto risulta assai difficile fare una foto pulita, specialmente sulle attrazioni maggiori. Sul Kappelbrücke a Lucerna per fare una foto pulita (quindi senza interferenze, o Kaqppelbruckiani) queste le possibilità per aumentare la possibilità:
  • Eseguire le foto nel cuore della notte
  • Aspettare il cattivo tempo
  • Munirsi di una pazienza infinita, che però potrebbe non bastare
Per fare un buon metro di paragone prendiamo in considerazione un attrazione sempre a Lucerna ma già molto meno nota e frequentata che il ponte in legno, la torre dell'oroglogio.
Essa é visitabile e comunque in alta stagione il numero di turisti é abbastanza elevato anche qui. Per poter fare la foto pulita ho dovuto aspettare uno spiraglio di 12 secondi dopo 8 minuti di attesa

Aspettando l'attimo sfuggente sotto la torre dell'orologio

Risulta interessante osservare le varie tipologie di comportamenti, la maggior parte delle persone interessa immortalarsi nella foto, quindi essere ancora il soggetto principale a scapito del monumento storico / opera d'arte, questo é giustificabile che con la presenza nella foto si certifica in maniera inequivocabile la propria presenza nel luogo indicato e la foto é bella pronta da essere pubblicata.

Nel caso preso in considerazione una donna in alto a sinistra ha l'intuizione di ergersi a umile spettatrice a cospetto dei due uomini selvatici e esegue un tentativo provando a fotografarli ma la distanza non lo permette, il pensiero é comunque degno di stima.

2.4. L’era di internet

Con l’avvento di internet gridare al mondo intero “hey guarda, io c’ero” é diventato di vitale importanza. Peró come nel caso sopra del Kappelbrücke alla maggior parte dei visitatori basta un unico scatto nel o con l' oggetto simbolo, senza andare poi ad approfondire un minimo l’argomento,  il “e io c’ero” é più che sufficiente.

Quindi se vi trovate in qualsiasi località o situazione che presenta un oggetto, costruzione, internazionalmente e soprattutto socialmente (nel senso social network) riconosciuto non temete, l’80-90% delle persone una volta eseguito lo scatto sparisce, a scapito di shopping o altre attività simili. Sarà quindi altamente improbabile che essi vadano a sborsare soldi per approfondire argomenti dei quali non glie ne frega una emerita cippa, l’importante era la foto. 

Al contrario dovreste quindi ammirare chi entra come voi nei musei e non si ferma alla superficialità; più ci si addentra nella storia e la cultura e sempre meno gente ci sarà, quelli che restano sono colleghi, come quelli che incrociate in alta montagna; ma anche come per la montagna ci sono colleghi che salgono in funivia e altri a piedi, chi con la bici elettrica, chi con la forza delle proprie gambe. Possiamo perlomeno affermare di essere nella grande cerchia di persone con passioni di base simili anche se vissute con intensità differenti.

2.5. Foto a raffica

Strettamente collegata con l'era di internet come abbiam visto é l'immagine; passati i tempi in cui il rullino lo pagavi (e come lo pagavi), in cui per questo motivo non fotografavi proprio tutto quello che ti capitava a tiro, ad esempio non fotografavi pietanze (ricordo sempre un amica che lavorava in un area di sosta in autostrada che raccontava di come i giapponesi fotografavano anche i panini) o la classica foto delle gambe wienerli ad arrostire sulle spiaggia.

Oggi invece la tecnologia ha fatto passi da gigante e quindi si fotografa con più facilità, magari ci si pone anche meno attenzione nei dettagli in quanto il numero di foto é potenzialmente infinito.
Per chi ama bazzicare nei musei con la miriade di oggetti esposti questa é una manna, va però ricordato di fotografare anche il trafiletto per ricostruire poi in un secondo tempo cosa si é immortalato. 

In data 26.07.2023 mi sono divertito a fotografare un turista che a sua volta fotografava praticamente tutto. Questo bel muro giallo di una anonima casa in val Lavizzara rende bene l'idea della capacità illimitata che oggigiorno abbiamo di scattare fotografie

Non va nemmeno dimenticato che molti turisti vengono da realtà molto differenti e anche lo sola presenza di una pianta mai vista prima può scatenare la curiosità più assoluta

Turisti asiatici in estasi davanti alla vigna nei pressi del castello di Spiez

Di fantozziana memoria: per una corretta fotografia: mettere la gamba sinistra in avanti di circa 50cm per favorire la stabilità. Ruotare leggermente il piede destro per prevenire il rinculo dello scatto. Adoperare la mano forte per impugnare l'ingombrante e poco maneggevole telefono. Mirare, trattenere il respiro e con l'indice della mano sinistra sparare lo scatto (museo Rietberg 23.03.2024)

2.6. Rovine e (aspiranti) modelle

Sempre legata all'era digitale, come se non bastasse, un ennesimo retroscena dei social, un ennesima deriva narcisista o probabilmente semplici insicurezze in cerca di conferme ci sono di intralcio.
Le rovine, specialmente le rovine, fanno da sfondo più che appetibile per un book fotografico, ossia una serie di fotografie di una bella ragazza che risalta maggiormente se poggia le sue grazie su antiche vestigia in decadimento. In effetti l'effetto può essere degno di nota. 

Rovine del castello di Gessler (nei pressi di Küssnacht) con ricostruzione di potenziale modella che poggia le sue grazie su mura vecchie di mille anni (!)

Il punto é sull'autenticità: mentre le rovine sono reali l'aspirante modella non sempre lo é. Arrivare a delle rovine e trovarsi una ragazza in pose ammiccanti che si lascia fotografare dall'amichetto (spesso segretamente innamorato di lei) può essere devastante. Il processo standard é il seguente:
  1. Lui scatta una-due foto
  2. Lei immediatamente chiede di vederla. Non va bene. Da indicazioni a lui.
  3. Lui scatta altre una-due foto
  4. Lei immediatamente chiede di vederla. Primi mugugni vistosi verso il fotografo. Seguono altre indicazioni ma in tono più deciso.
  5. Lui scatta più foto con la speranza che almeno una vada bene.
  6. ..ALT! Qui bisognerebbe iniziare a farsi notare, se ancora non é successo, inizialmente un semplice occhiata, in caso ricorrere ai classici colpetti di tosse.
Va precisato che questo "pericolo dei book" é presente solo nelle opere aperte al pubblico 24/24, nei musei é quasi impossibile incapparvici per molteplici motivi, la presenza di personale addetto alla sicurezza per dirne uno e anche per il prezzo di un eventuale biglietto.

2.7. I falsi interessati

Uno step in più verso gli inferi rispetto a quelle persona in cerca del servizio fotografico perfetto sulle rovine lo riserviamo per quelli che usano sempre il vettore "reperto storico" per risplendere. In più queste persone fingono in maniera molto plateale di essere interessate o capire in minima parte ciò che stanno osservavo. L'unico effetto che creano é quello di intruso in una foto che va a coprire parti di reale valore. D'obbligo far pervenire questo messaggio al protagonista onde pervenire in futuro simili spiacevoli situazioni

2.8. Il potenziale dell'esclusività

Fotografare monumenti fotografati da milioni di altre persone potrebbe riservare scarse soddisfazioni: che gusto ha fotografare qualcosa già fotografato da teens per la story su Instagram / per un video di pessima qualità del pensionato alle prime armi con la tecnologia? 

La risposta che mio do, e che probabilmente tutti si danno, é nell'unicità della foto, esattamente a quell'ora, con quella luce, da quella posizione e soprattutto fatta da me. In secondo luogo la foto personale infatti testimonia il nostro passaggio in quel determinato posto, un po' come quegli autocollanti che mio nonno comprava quando si facevano i passi in macchina e poi si appendono sul retro delle macchine . Quindi malgrado la presenza di migliaia di foto strabilianti della torre Eifell nessuna potrà mai competere con la mia per il semplice fatto che l'ho scattata io


vemödalen (neologismo) La frustrazione dopo aver fotografato qualcosa di strepitoso, sapendo che esistono altre migliaia di foto identiche. In generale, la paura che tutto sia già stato fatto, fotografato, descritto.

2.8. L'arte seduttoria mediante nozioni storiche.

Si lo so, con Sgarbi apparentemente funziona, ma non dimenticatevi di questi 4 punti:
  1. Sgarbi tratta l'arte e non la storia
  2. Sgarbi va in TV, voi no
  3. Sgarbi é un esperto della sua materia e sa quello che dice, voi no.
  4. Sgarbi ha l'autista ed é presumibilmente benestante. Voi avete l'autista?
Tenuto conto di questi tre punti posso affermare che inizialmente le cognizione storiche suscitano interesse, o meglio, si tratta di interesse iniziale di cortesia, perché se poi la persona che state cercando di coinvolgere non ha un vero interesse per la storia può risultare in breve tempo controproducente.

Se non reagisce al racconto della fase chiave della battaglia di Gironico del 1478 lasciate perdere

La verità é che solo qualcuno che ama la storia almeno quanto la amate voi portà darvi costantemente una reazione entusiasta. Vedi nel capitolo 3 inerente l'amore museale.

2.9. L'assuefazione

Chi vive in una città / località che offre spunti di rilevanza storica, artistica o culturale li assimila con gli anni senza dargli la meritata importanza. Anzi le varie opere si danno per scontate, incorporate nelle "mille normalità quotidiane". La statua dell’eroe nazionale acquisisce un unico valore materiale, un punto geografico di referenza, come potrebbe esserlo anche un semaforo o una squallida bettola.

Per qualcuno che giunge da fuori e che si ritrova per la prima volta faccia a faccia con le varie opere si viene invece a creare un effetto più dirompente, una specie di shock di meraviglia per la sorprendente novità.

Se mettiamo a confronto le due varianti si potrebbe pensare alla bollitura delle rane: se mettete una rana in acqua fredda e alzate gradualmente la temperatura essa si adatterà al suo variare lento ed inesorabile di temperatura (assuefazione quotidiana). Se invece mettete una rana direttamente in acqua bollente essa percepirà lo shock termico e balzerà immediatamente fuori (shock storico/culturale)


L’occasione di rivalutare le opere presenti nel proprio paese di residenza viene a crearsi quando si entra in contatto con gente che viene da fuori, in particolar modo quando il residente si ritrova a far da cicerone per l’ospite, in quel frangente l'indigeno avrà modo di rivalutate i gioielli che impreziosiscono la propria cittadina, o almeno una cittadina ricca da questo punto di vista.

2.10. Scroccare dai Ciceroni

In questo gioco, che gioco non é, oltre ai malus esistono anche i bonus, uno di questi é rappresentato dalle guide turistiche o ciceroni. Infatti con fare molto gnorri nulla ci vieta di avvicinarci al gruppo dotato di questa figura ed allungare le orecchie per carpire nozioni storiche snocciolate al gruppo pagante. Evidentemente non si può abusare perché si verrebbe smascherati oltre a fare una figura barbina, nulla però ci impedisce di fare un operazione tira e molla, in modo di presentarci ad intervalli irregolari, magari in presenza di opere di particolare interesse.

Scroccamento ad intervalli in quel di Costanza

2.11. L'ufficio informazioni  

Un po' come la cintura in macchina, se c'é meglio usarla. Più che altro all'ufficio informazioni ci si documenta sui punti forti del luogo che si appresta a visitare; anche se ci si prepara scrupolosamente a casa non significa che qualche punto di interesse possa sfuggirci. Una delle cose più scoccianti che possa capitare é mentre si rientra venire a conoscenza che nel luogo appena visitato c'era un attrazione di cui non sapevamo nemmeno l'esistenza 

2.12. Le conferenze

Se visitare città e musei non fosse ancora sufficiente per approfondire la nostra sete di sapere esistono le serata informative. Ho presenziato ad un paio di esse, tanto da poter giungere a delle piccole conclusioni.


L'efficacia della conferenza dipende, oltre che dall'argomento, dal relatore. Ma generalmente si può stare tranquilli essendo una persona dotta e con ottime conoscenze. Esiste però una parte della conferenza che é completamente in balia del cas, out of control: si tratta della parte delle domande. Esse possono essere molto pericolose e si possono dividere in due sottogruppi particolarmente fastidiosi:
  1. Domanda completamente futile / fuori argomento: queste vengono facilmente e velocemente raddrizzate e liquidate da un relatore minimamente abile 
  2. Domanda lunghissima da vaneggio: solitamente fatta da persone in età avanzata, con lo scopo di mostrare ai partecipanti la conoscenza di determinanti avvenimenti storici, solitamente difficilmente riscontrabili e poco coerenti con l'argomento principale. Spesso tali interventi non terminano con un punto interrogativo ma esclamativo. Da fobia.

2.13. L'humor

La storia si sa é materia sorprendente, intrigante ma maledettamente seria. Riuscire a farsi delle battute, riportando abitudini o filosofie di ieri ai nostri giorni é naturale e malgrado tutta la riverenza per gli antichi, per gli avi, per gli eroi a cui dobbiamo molto nulla ci impedisce di smitizzarli un attimo facendoci una bella grassa risata. Ridere fa bene, ci vuole, un po' come la mela al giorno o il bicchiere di vino che la mia nonna si beveva durante i pasti.

Cito un esempio di battuta moderna sul famigerato evento occorso a Sempach in cui Winkelried si immolò sulle lance nemiche abbracciandone il più possibile per creare un varco.


"Quale bastardo mi ha spinto?" - un'allusione a un episodio della battaglia di Sempach che è stato rivisitato da generazioni di scolari - dimostra che la Piccola Svizzera ha dato vita a un numero impressionante di figure singolari, insolite e affascinanti.

3. Al museo

Questa parte tratta di quando decidiamo di approfondire, di quando siamo disposti a metter mano al portafoglio per farlo, di ambienti in cui dovremmo incontrare nostri simili, chi più chi meno.

3.1. La definizione di museo

Dare una definizione corretta, definitiva e universalmente riconosciuta non é un gioco da ragazzi, ci sono voluti anni come pubblicato dal sito dei musei svizzeri:

Nell’ambito della 26a conferenza generale del Consiglio internazionale dei musei ICOM, è stata adottata il 24 agosto la nuova definizione di museo a stragrande maggioranza, valida per tutto il mondo. È il risultato di diversi anni di riflessione sul ruolo e la funzione dei musei e di un processo di consultazione durato due anni che ha coinvolto centinaia di professionisti del settore museale in rappresentanza di 126 comitati nazionali dell'ICOM di tutto il mondo. Riflette i cambiamenti centrali nei musei e nella società. L'inclusione, la partecipazione e la sostenibilità sono adesso enfatizzate come aspetti centrali del lavoro dei musei.

La definizione:

Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che compie ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio materiale e immateriale. Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano in modo etico e professionale e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze.

3.2. Da soli o in compagnia?

Proprio come quando si fa dello sport, si va in bicicletta o si cammina in montagna, farlo in tandem risulta inevitabilmente meno efficace che in solitaria. Ognuno ha il suo ritmo, praticamente impossibile che due persone viaggino all’unisono, quindi uno dei due si dovrà sacrificare ad aspettare l'altro. Stessa cosa nei musei, chi rimane indietro perché interessato a particolari vetrine vive il momento non in completa serenità perché é conscio di far aspettare l'altro. Parallelamente quello in fuga deve attendere pazientemente il ritardatario.

Le soluzioni sono semplici; o di comune accordo si decide di ritrovarsi all'uscita e così ognuno vaga liberamente e si sofferma dove reputa più interessante, in alternativa si prosegue a braccetto consci però del rovescio della medaglia a cui si va incontro. 

3.2.1 I riflessi

Va però detto che un punto indubbiamente a vantaggio di chi esegue una visita in coppia é la possibilità di chiedere al partner di posizionarsi esattamente dietro di noi cercando di togliere il fastidioso riflesso causato dalle vetrine che cerchiamo di fotografare. Sempre inerente questo punto consigliò di indossare capi d'abbigliamento monocolore preferibilmente nero. Attenzione anche al dettaglio della cover, anch'essa é preferibile sia monocolore, possibilmente nero

Cercasi partner antiriflesso

3.3. I bambini e la visita parallela

Altra categoria che é degna di particolari attenzioni é quella dei bambini, spesso e volentieri il museo contiene una "visita parallela" tipo caccia al tesoro, o il classico angolo per colorare. IN aggiunta a questo con la nuova era della digitalizzazione essi sono irrimediabilmente attratti da questi congegni, ma in questo caso ben venga, potrebbero perdere delle mezz'ore passando tra vari video (che nemmeno voi guardereste) solo per il gusto di schiacciare sul tablet.

Parallelamente risultano molto pericolosi quei musei senza la "visita parallela", dove non c'é via di scampo insomma.

Bambino in preda ad attacco di noia assoluta al museo Tinguely di Basilea; questo tipo di museo con le varie movimentazioni di macchine molto spettacolari era in realtà un tentativo non troppo azzardato ma del tutto comprensibile da parte degli accompagnatori adulti

Generalmente i musei che vanno per la maggiore, specialmente quelli nei castelli, offrono una "visita parallela"

3.4. Musei pasticciati

Alcuni musei comprendono sia la parte storica sia quella artistica (ad esempio Olten, Losanna, Ginevra, Friborgo). Solamente le due parti del musei sono ben definite e separate. Va detto che non sempre l'esercizio é semplice: dove mettere ad esempio il dipinto qui sopra? Rappresenta sia una parte artistica se pensiamo all'oggeto mentre se prendiamo in considerazione il soggetto la mente va subito alla peste che imperversò in Europa a più ondate. Una scelta di collocazione va fatta perché l'oggetto in questione é unico ed indivisibile.
Il problema guingue quando si vuole integrare e amalgamare un elemento di arte con elementi prettamente storici. Rispetto al caso preso in considerazione sopra in questo caso non si tratta di un unico oggetto ma si cerca di unire due elementi in uno solo quando non hanno assolutamente alcuna correlazione; come cercare di mischiare l'olio con l'acqua.

Vomitevole tentativo di integrare elementi d'arte moderne a vere opere nel museo di Storia e arte a Friborgo

Il risultato finale, oltre che ad essere un vero e proprio pugno nell'occhio può essere addirittura irritante, nei casi in cui un opera storica viene completamente cancellata da un "opera" artistica

Incomprensibile e irritante tentativo nel castello di Gruyere (FR)

3.5. L'intensità

Malgrado i musei storici rappresentino la passione nel vero senso della parola questo non garantisce un livello di attenzione al top per diverse ore. Come ogni cosa, dopo x tempo l'energia diminuisce e con essa l'attenzione per il dettaglio. La soluzione ottimale sarebbe fare dei break, staccare un attimo, anche 5 minuti ad intervalli regolari prima di rimmergersi nel favoloso "c'era una volta".

Un segno tipico é appena entrati in un museo fiondarsi sulle prime vetrine ed acquisire informazioni fino all'osso, fin troppo, questo ritmo é impensabile da tenere fino alla fine, quindi il consiglio é di entrare a "velocità regolare", fermarsi solo a leggere i dettagli nelle vetrine alle quali siamo VERAMENTE e TOTALMENTE interessati.

Per fare un esempio pratico potrei nominare il museo dei Vaticani: é immenso, e purtroppo l'attenzione viene sempre meno, così che quando si passano le ultime sale si perdono un sacco di dettagli.
Da quel che ricordo i musei Vaticani avevano pezzi molto interessanti (per il sottoscritto) nelle sale finali, ma segnato dallo sforzo per giungervi non ho dato loro l'attenzione che meritavano.
Va aggiunto che la presenza di una fiumana umana non facilita, dover sgomitare per leggere un trafiletto alla lunga diventa scazzante 

Musei Vaticani, verso la fine del giro un gioiellino: dono del re Guglielmo I di Prussia a Pio IX

Un museo andrebbe visto due volte, una volta partendo dall'inizio verso l'uscita e la seconda volta facendo il percorso inverso

3.6. Fobie museali

È risaputo che esistono una serie di fobie, anche per le situazioni più disparate. La mia grande passione per la storia mi ha portato a provare sensazioni, più che di terrore di timore. 

3.6.1 La prima fobia: Koinoiprorismoifobia

Essa si presentano sui mezzi di trasporto (specialmente pubblici) mentre ci si reca ad un museo o a un esposizione. Il timore nasce pensando che tutti i presenti sul mezzo di trasporto stiano andando nello stesso nostro museo, intasando di conseguenza le casse, in seguito si passerà ad un affollamento generale delle sale con un forte rischio che sosteranno tutti contemporaneamente davanti alle stesse opere. 

Una catastrofe!

Essa si potrebbe tradurre come una fobia di destinazione in comune che porterebbe al disastroso raggruppamento simultaneo davanti alla stessa vetrina in un contesto espositivo

Paura delle destinazioni comuni => Koinoí prorismoí => Koinoiprorismoifobia => Koprorifobia per facilitare la dicitura ed eventuale divulgazione

3.6.2 La seconda fobia: Toeamdi Piruca

Trattasi della sensazione di essere osservato in ogni momento dalle telecamere, una fobia presumibilmente comune, ma questa volta legata alla visita museale: la catastrofe immaginata risiede nell'arrivare di soppiatto di un addetto del museo che incazzato nero proferisce la seguente frase (o simile):

" La sto seguendo attraverso le telecamere da quando é arrivato. Sta fotografando praticamente tutto! Cosa intende farne? Ma lo sa che se le pubblica potrebbe disinvolgliare le persone che le vedono a raggiungerci? Resetti tutte le foto" ecc ecc.

Più volte nella testa mi ripeto che le tipe alla cassa se ne sbattono altamente delle telecamente e piuttosto staranno discutendo a dove erano ieri sera e dove andranno la prossima sera. 

Paura di essere osservato dalla direzione del museo mentre si scattano fotografie a raffica => Timor observatus est a administratione musei dum imagines photographicas in ruptis capiendis => prendendo le iniziali => Toeamdi piruca

3.6.3 La terza fobia: Timeo Claudata in Perpetum

Questa fobia é abbastanza semplice da descrivere: paura che un luogo chiuda definitivamente prima di essere visitato.

Capita solamente per i musei piccoli, gestiti da persone anziane, musei che già nella pagina internet minacciano la chiusura in caso non riescono a racimolare cifre impressionanti in breve tempo.

Ho passato entrambi le situazioni: nel museo di arte cimiteriale di Basilea rimango attratto e cerco di godermi al massimo la rappresentazione palesemente teatrale del suo curatore, chi ci sarà dopo di lui? Che fine farà il museo?

07 gennaio 2024, eccomi al Sammlung Friedhof Hörnli con il suo curatore Peter Galler

Il secondo caso si tratta di un museo in forte problemi finanziari, decido di visitarlo il prima possibile, proprio per evitare di ritrovarmi davanti alla vetrina del museo chiuso definitivamente il giorno precedente. Nel mio caso si tratta del museo Suvorov (che da il nome al blog oltretutto!) di Altdorf

Alla fine della visita il curatore (unico e proprio tuttofare come Peter Galler) mi regala un certificato in cui mi assicura c'é scritto che con la mia visita ho contribuito alla sopravvivenza del museo.


...ripensandoci penso questo documento sia uno degli oggetti più rappresentativi che ho mai raccimolato in questi anni di visita, un emblema!

Quale nome dare alla fobia? Traduco con google translate in latino: suona sempre bene il latino anche se sono praticamente certo che la frase é grammaticamente scorretto... ci penseranno quelli della registrazione mondiale delle fobie (vedi capitolo seguente) a correggerlo..

timeo ne locum claudat in perpetuum antequam visitetur => abbreviato in "timeo claudata in perpetum"

3.6.4 La quarta fobia: Avere la sensazione di andarsene senza aver visto tutto

Questa fobia é legata ai musei, luoghi più grandi, con molte stanze. La sensazione di andarsene senza aver visto tutto può crescere, specialmente se con essa di pari passo cresce la paranoia che l'unica stanza non vista contiene la cosa più interessante in assoluto.

Soluzioni? Ce ne sono: ad esempio fornirsi di piantina del museo e meticolosamente evidenziare il locale visualizzato andando per esclusione.

Va detto che al museo nazionale di Zurigo non ho ancora la massima certezza di aver visto tutti, alcuni locali li ho visti per la prima volta in tempi recenti, la stanza degli arazzi per dirne una.

Nei meandri del museo nazionale svizzero di Zurigo

3.6.5 Notifica fobia a ente universalmente riconosciuto

Ho provato su google la ricerca:


Ancora non ho un indirizzo, ma rimane un obiettivo fisso

3.7. Fobie legate alla lettura

Oltre alla mia personalissima fobia ho il sollievo di venire a conoscenza che altre fobie di cui sono soggetto (ma in tono minore) sono riconosciute a livello internazionale. La sensazione di non sentirmi solo é di grande conforto. Esse fanno soprattutto riferimento ai libri di testo da consultare per gli approfondimenti. Tassello per me chiave, amo leggere sul treno durante i lunghi trasferimento tra un castello ed un museo. 

3.7.1 abibliofobia (grecismo): La paura di non avere a disposizione un buon libro da leggere.

Altra paura é quella di pensare alla fine che faranno gli innumerevoli libri dopo mla mia dipartita. Immaginare gli eredi che lio comperano per un buono dal parrucchiere mi genera enorme disagio. La soluzione é disfarsi in anticipo di tutto il mio sapere ed assicuraresi che vadano a finire in mani giuste, dove si sentiranno sfogliati ed amati

3.7.2 dödstädning (svedese): Disfarsi progressivamente di tutto ciò che si possiede per non lasciare, al momento della propria morte, i parenti con l'incombenza di doversene disfare loro.

3.8. Gli incontri casuali

Ammettendo che il caso della fobia del punto precedente non si avveri potrebbe capitare di aver voglia di scambiare due parole con un altro visitatore del museo. Solitamente si tratta di scambi di opinioni e punti di vista senza però alcun valore certificato. Quando invece si ha la fortuna di parlare con un curatore o con uno storico lo scenario cambia radicalmente, si passa da affermazioni a frasi interrogative. Approfittare della presenza di un luminare é d’obbligo. Pensare di trovare persino l'amore in un museo non é un ipotesi da scartare, sembra comunque più probabile che trovarlo nel reparto frutta  & verdura nei grandi magazzini, dettagli nel prossimo capitolo.

3.9. L’amore museale con partner

Partendo dai presupposti che l’amore é cieco e potrebbe capitare in ogni momento di conoscere la persona giusta (mio zio l’ha conosciuta ad un funerale) vanno comunque tenuti in considerazione un paio di elementi.

Il primo riguarda l’età, dalle esperienze capitatemi il target a livello di età é molto più altro del mio (45 anni), si tratta per la maggioranza di persone pensionate con il vizio della storia.

Se più giovani si tratta solitamente di turisti di passaggio interessati alla storia del paese visitato, tutte persone che abitano lontanissimo e che non rivedremo mai più se non nelle migliori delle ipotesi al caffé del museo.

Terza possibilità impiegato/impiegata del museo. In quest’ultimo caso però il bonus “passione in comune” sarebbe bruciato. Come per la cassiera anche il guardiano presente non per forza ha conoscenze approfondite / passione per quello che sta vendendo o curando.

3.10. L'amore museale puro

Esiste una quarta possibilità, che in realtà é quella in pole position. A furia di girare, di vagare per musei e monumenti ci soddisfa a pieno, ci riempie, ci sazia, non potremmo desiderare di più. In altre parole ci si innamora profondamente della libertà che ci permette di fare tutto questo.
Un eventuale partner che non avesse le stesse passioni cambierebbe la pianificazione del prezioso tempo libero. La cosa va attentamente vagliata, i più e i meno vanno valutati.

Inerpicandosi in una storia d'amore si saprebbe a cosa si dovrebbe rinunciare ma non si saprebbe esattamente a cosa si andrebbe incontro, il pericolo di ritrovarsi in colonna per un posteggio di un grande magazzino perché la compagna vuole un vaso decorativo invece che trovarsi all'esposizione temporanea per l'anniversario di Marignano é forte e deve far riflettere

Non ci sono vasi che reggono

In un ottica in cui tramandare il tesoro culturale vale sicuramente tutti i nostri sforzi portare al museo le generazioni future, in modo di tramandare questi valori ed assicurarsi la loro sopravvivenza. Quindi se proprio dovete portare qualcuno al museo perché non riuscite a stare soli portare i vostri figli o qualsiasi bambino che qualche genitore é disposto a prestarvi

Imprinting all'erede al forum della storia di Svitto

3.11. Il mattino ha l’oro in bocca

Il metodo migliore per evitare code, ammassamenti di persone é il solito, chi primo arriva meglio alloggia, o dicesi anche, svegliarsi di buonora.

Il turista medio, o meglio, l'ammasso di ovini in vacanza nelle città d'arte ha la cattiva (per fortuna) abitudine di esitare e bruciare a letto prezioso tempo che potrebbero dedicare alla visita della città (non capita di andare a Roma tutti i giorni)

Raggiante e straprimo in attesa dell'apertura delle casse ai musei capitolini 
Roma, 28 aprile 2022.

Calcolando che l'apertura della stragrande maggioranza dei musei é tra le 09:00 e le 10:00 giungendo all'orario di apertura vi assicurate almeno 1.5-2h di relativa tranquillità. Calcolate poi che quando la grande affluenza raggiungerà il museo (12:00 in avanti) voi vi sarete già tirati avanti, essi probabilmente vi raggiungeranno ma se vi pianificate e preparate bene su cosa volete fare il focus vi rimarranno le parti di museo di secondo piano.

3.12. Eventi concomitanti: il matrimonio

Uno dei pericoli in cui si può incorrere durante una visita é la presenza in concomitanza del evento paralleli. Possiamo distinguerli in due sottoclassi:

Eventi pubblici: questi sono facilmente individuabili tramite una piccola ricerca in rete. Si tratta di manifestazioni come ad esempio feste all’interno di monumenti storici, solenni messe nelle chiese, gruppi di rivisitazioni storiche (che potrebbe essere interessante) eccetera.

La seconda tipologia é più meschina e difficile da rintracciare, si tratta di eventi privati non sbandierati su internet. La maggior parte dei casi si tratta di matrimoni in castelli.

Castello di Waldegg (SO). Giorno più bello della vita non so, la location sicuramente lo é.

Con dei semplici accorgimenti riusciremo ad evitare bellamente queste situazioni. Per gli eventi pubblici ad esempio come detto basterebbe una veloce ricerca su Internet.

In alternativa avere un piano B attuabile (ad esempio cambio di destinazione) può ritornare utile. Nel caso di un matrimonio risulta abbastanza semplice, solitamente si tratta di una breve cerimonia con le mura del castello a fare da sfondo , basta temporeggiare e dare rampo alla marmaglia di spostarsi in zona brindisi che solitamente si tiene in disparte al castello.

3.13. Eventi concomitanti: le scolaresche

Un buon metodo per evitare la ressa da weekend é quella di pianificare la visita al museo durante la settimana. Ma anche qui non si é esenti da pericoli, anzi, forse il più famigerato é pronto a colpirvi in questa occasione: la scolaresca!

In realtà solitamente le scolaresche si compongono di due parti ben distinte, entrambi con vantaggi e svantaggi. 
La prima parte viene solitamente svolta in gruppo, con la maestra che da lezione e snocciola aneddoti a raffica. Questa fase é caratterizzata da grandi concentramenti di mocciosi in determinate aree che rendono temporaneamente inaccessibile il reperto nei loro dintorni. IL grande vantaggio é che l'orribile orda non é dispersa per tutte le sale.

Scolaresca nella prima fase, tra poco i piccoli storici verranno sguinzagliati e resi di girovagare liberi in ogni angolo del museo

La seconda fase é caratterizzata da bambini che vagano per il museo in maniera disordinata alla ricerca di chissà cosa. Sono piccoli sciamo ma il grande vantaggio é che, rispetto a quando erano con la maestra, non riescono ad interessarsi davanti ad un opera per più di 60 secondi.

Malgrado non migliorino la qualità della visita la loro presenza é abbastanza tollerabile, per facilitare la deglutizioni i ripetersi a raffica che sono bimbi interessati alla magnifica materia della storia

3.14. Sconforto alle casse

Non contate sul personale alle casse, o almeno partite con aspettative molto basse. Chi lavora alle casse non é il curatore del museo, lavora alla cassa semplicemente per una questione di competenze, così come un cuoco che lavora al CERN di Ginevra non significa che sia un ricercatore scientifico. Certo provare non costa nulla, ma tenete conto che ogni risposta che otterrete é già un piacevole bonus al biglietto d'entrata.

3.15. Divieto di fotografare

Raro ma può succedere. A oggi mi é capitato in due occasioni; il museo cantonale di storia di Zugo e l'Arenenberg dimora di Napoleone III nel canton Turgovia.
La prima volta che mi capitò rimasi alquanto sbalordito e non ebbi tempo per studiare una tattica per liberarmi da questo vincolo.

Ad Arenenberg invece misi in atto in piccolo piano studiato di rientro da Zugo nel caso si dovesse ripetere una situazione simile. Ecco quindi come procedere
  1. Venite avvisati all'entrata, tramite cartello o dagli addetti che é vietato fare foto, purtroppo la vecchia tattica di NON chiedere non funziona, vi hanno chiaramente avvisato.
  2. Camminare nel museo e cercare un oggetto particolare, un quadro, sul quale porre una domanda mirata agli addetti del museo. Importante: é preferibile che l'oggetto sia distante dall'ingresso
  3. Chiamare il personale e porre la domanda. La domanda deve essere ricercata, bisogna avere una certa sicurezza che l'addetto difficilmente riuscirà a rispondervi sui due piedi senza consultare della documentazione cartacea / digitale. (se sa rispondervi approfittate della sua presenza per altre domande, vedi capitolo 3.4)
  4. Il personale si allontanerà per cercare la risposta al vostro quesito, ora avete la certezza che per un paio di minuti (più siete lontani dalla casa più il tempo si dilata) non vi spunterà di soppiatto alle spalle. Aproifittare per fotografare a raffica. 
  5. Quando il personale giunge con la risposta ringraziare con ampi sorrisi
Ecco un esempio di domanda che ha mandato in tilt il personale del museo di Küssnacht: chiedere lumi sull'origine e il motivo dell'oggetto tenuto in mano dalla madonna.

A piacimento snocciolare una frase sarcastica per rendere più succosa la situazione: 
"visto l'assenza dei social scarto l'ipotesi si tratti di un pettine"

3.16. Occhio alle stufe

Si tratta della teoria dei Kappelbrückiani applicata in un museo.
La cura per il dettaglio abbinato alla voglia di ficcanasare negli angoli del museo potrebbe sortire le soddisfazioni maggiori. Non sempre é la hit, della quale probabilmente si conosceva già in partenza la presenza, a riservare le sorprese più belle; bisogna avere la forza di guardare oltre la Gioconda, alla ricerca di altre chicche presenti nei suoi dintorni.

Faccio l’esempio della Gioconda perché mi é capitata di vederla, nella medesima sala molte altre opere incredibili ma snobbate. Se fossero state esposte in qualsiasi altro posto del Louvre avrebbero avuto sicuramente più attenzioni, opere che vivrebbero di luce propria in un contesto “normale” ma destinate a rimanere all’ombra di altri capolavori se esposti nel luogo "sbagliato".


Bisogna quindi aver la forza di guardare negli “angoli più bui” delle stanze. Per fare un esempio potrei citare le stufe presenti nelle vecchie costruzioni che fungono anche da museo. 
La loro presenza é principalmente legata ad uno scopo pratico, ovvero servivano a riscaldare il locale, spesso però sono riccamente ricamate o pitturate, possono riportare pagine di storia, immagini di incredibile impatto. Per citarne una potrei dire una stufa presente al museo nazionale di Zurigo che é una vera e propria protagonista della sala in cui é presente. 

Siamo stufe da esposizione, oltre al calore (di cui non necessitate più) offriamo molto di più.

3.17. Le comparse

In alcuni musei può capitare di incontrare delle comparse o degli attori che rappresentato la parte viva del museo. Solitamente si tratta di attori pagati per eseguire determinati lavori (ad esempio al museo del Ballenberg dove troviamo chi fila la lanca, che si da da fare con la forgia).

Altra possibilità sono delle associazioni che amano ritrovarsi ricostruire determinati eventi oppure stile di vita collegato ad un preciso momento storico, un classico sono i gruppi che amano insediarsi nei castelli e farli rivivere come nel medioevo.
Il grande vantaggio di queste comparse é che sono istruite e se decidono di fare quello che stanno facendo molto probabilmente hanno anche delle conoscenze e anzi, spesso non aspettano altro che gli porgete delle domande

Comparse in quel di Lenzburg

In altri casi può capitare di imbattersi in personaggi veramente di nicchia. Ad esempio in data 22.07.2023 ho assistito al dialogo tra un impiegata al museo Blumenstein di Soletta e due persone intente a suonare.
Le due persone stavano suonando in un locale piccolo se rapportato agli altri presenti nella villa.

Impiegata: "ma non vi conviene andare a suonare nel salone principale?"
Suonatore di flauto: "abbiamo provato, ma l'eco non va bene, per suonare musica barocca bisogna farlo in un locale che garantisca un suono molto barocco."

Echi barocchi in un locale barocco per musica barocca

3.18. Le fondazioni

Non tutti i musei sono uguali, alcuni, spesso quelli di “secondo piano” non sono aperti regolarmente ma solo alcuni giorni al mese, questo perché sono delle fondazioni. 
In tutti i casi che ho visto ad oggi le fondazioni sono gestite da gruppi di pensionati che si mettono a disposizione volontariamente. Le differenze con un museo tradizionale sono evidenti, i pensionati sono guidati dalla passione pura, hanno un sacco di tempo da impiegare, non lo fanno per soldi e si mettono a disposizione, sempre. Non vedrete mai pensionati passivi ma si avvicineranno e a dipendenza di quello che state guardando si introdurranno, anche per una sola frase, una pillola. Se si é interessati e si pongono loro domande penso sia uno dei regali più belli che gli si possa fare. Fare felice un anziano é una delle cose più appaganti.

3.19. Oro colato?

Ma tutto quello che ci viene propinato é corretto? Possiamo fidarci? Di base si ma occorre ricordare che dietro a tutto ci sta un essere umano e di conseguenza l’errore umano é sempre in agguato.
Basta la svista di una/un collaboratrice/collaboratore e l’errore é fatto, basta una cifra, magari quella delle centinaia degli anni e si trasmette un dato completamente sbagliato.


Nell’immagine il sito di un museo che riporta una data che anticipa di 200 anni l’arrivo dei repubblicani francesi in valle di Blenio. Ovviamente l’errore va prontamente segnalato

Altro errore piuttosto grossolano, stavolta contenuto in un edizione "Il San Gottardo - Dalla mulattiera alla galleria di base" di Matthias Rennhard

Altro discorso é quando ci affidiamo in rete a gruppi più o meno impegnati. Il beneficio del dubbio in assenza di fonti é più che legittimato. Propongo un post che motiva scelte architettoniche medievali per essere smentita all'istante da un altro utente? Chi dirà la verità? Solo un fonte autorevole può risolvere l'arcano

Classico esempio si affermazioni e controaffermazioni. Nel frattempo già 1100 utenti hanno preso per buono il post originale creando malainformazione

3.20. Ingoiare il rospo

Purtroppo non sempre si può far notare e correggere eventuali strafalcioni uditi da altri visitatori. Già il Della Casa diceva che non é cortese dare consigli non richiesti, stessa cosa sarebbe andare a correggere strafalcioni storici casualmente sentiti da spannometrici visitatori. Anche se si tratta di un maestro verso dei piccoli ed innocenti alunni, si anche in quel caso.
Limitiamoci quindi ad ingoiare il rospo.

3.21. Lo shop

Salvo rare eccezioni lo shop si trova sempre nei pressi della cassa. Malgrado la tentazione sia forte, NON visitatelo! Il motivo é semplice, sovente lo shop contiene i pezzi più particolari e pregiati esposti nel museo stesso, sarebbe come leggere l’ultima pagina di un libro giallo, rischiereste di spoilerarvi la visita 

Come resistere a questo splendido paio di calzini? 
In questo caso l'opera non era esposta all'internio del museo, ma non sempre é così

Non posso fare a meno che condividere questo oggetto trovato in vendita online.


Decido di non infierire lasciando  ad ognuno trarre le personali conclusioni

3.22. Regalie

Uno dei massimi premi a cui si può ambire é che i curatori stessi del museo vedendo in voi una incommensurabile passione decidano di regalarvi qualcosa.

In questo senso l'apice a oggi é stato raggiunto domenica 25.06.2023 quando l'impiegata (e tartassata di domande) mi ha regalato dei poster sull'esposizione permanente di Karl Jauslin al museo di Muttenz. Datato 1979

Nell'immagine Winkelried nel massimo momento di sacrificio a Sempach.
Fa la sua porca figura in casa mia,
 e anche se non la fa nessuno mi impedisce di appenderlo (vedi capitolo 3.6)

3.23. Gli orari di apertura

Questa breve sezione non dovrei nemmeno scriverla, fa tanto "mamma chioccia" che si preoccupa che il figlioletto abbia messo tutto nella cartellina prima di uscire di casa. Ma dato che ci sono caduto come un salame nulla mi costa mettere in guardia; sto parlando degli orari, e soprattutto dei giorni di apertura dei musei.
Solitamente i musei sono sempre aperti e come i parrucchieri chiudono di lunedi (il weekend é un ottimo momento da sfruttare). Attenti però alle eccezioni! Ci sono musei che nel weekend aprono solo la domenica, altri che aprono solo una domenica al mese. 

Il piccolissimo ma succosissimo museo del boia di Sissach apre solo una volta al mese, d'obbligo marcarlo in agenda

A oggi ho notato un paio di mesi universitari che sono parti solo la domenica, mentre i musei più piccoli (ma spesso quelli più di nicchia e succosi) aprono una sola domenica al mese. Consultare attentamente gli orari e i giorni di apertura prima di partire!

3.24. La stagione museale

Uno dei grandi terrori come visto più volte in precedenza, é quello di ritrovarsi intasati in un museo che decine, centinaia, migliaia di persone. Come si sa l'essere umano é dedito a transumanze ed emigrazioni di massa, questo con cadenza assolutamente regolare. Trovo un interessante pannello in proposito ad una mostra temporanea al castello di Sasso Corbaro a Bellinzona


Come si deduce facilmente da novembre a marzo il traffico di visitatori cala visibilmente. Va anche detto che in questo periodo diversi musei chiudono per la stagione invernale. Parallelamente c'é la certezza che ci sono dei giorni particolarmente a rischio, ad esempio durante le vacanze pasquali

3.25. Il plurilinguismo

Una delle tente peculiarità della Svizzera sono le lingue nazionali. Per uno svizzero la situazione é ben chiara: la lingua ancora preferenziale in Svizzera é il tedesco. L'inglese annaspa dietro, mentre per il francese e soprattutto l'italiano é sempre più difficile trovare testi scritti in queste due lingue / persone che parlano queste due lingue, fuori dalla zona dove esse sono ufficiali.


Per i musei la situazione é simile, basta andare a vedere la pagina web dei vari musei par avere già un idea di che situazione ci si troverà sul posto. 

Un paio di esempi

il Museo di Lucerna é fatto specialmente per chi parla il tedesco. Dato che la città é a fortissima presenza turistica, specilmente asiatica, il museo cantonale di Lucerna ha optao per l'inglese come seconda lingua ufficiale. Francese ed italiano sono completamente assenti. Addirittura nei molti libri venduti nello shop sono tutti in lingua tedesca e ad uno che potrebbe avere un buon bacino di utenza nei turisti, é stata stampato un allegato un semplici foglii A4 e una guida acustica su CD (!) in ionglese. Il senso di apertura e affari non é il punto forte in questo museo.

Tutt'altra aria si respira al museo nazionale svizzero di Zurigo dove le tre lingue nazionali (e a volte anche la quarta) sono presenti su svariati pezzi. Anche diversi libri presenti nello shop sono in lingua italiana.

3.26. Il museo interattivo

Negli ultimi decennio abbiamo assistito ad un impennata dell'evoluzione tecnologica. è tutto sempre più interattivo, il visitatore non ha più il semplice ruolo passivo di osservatore passivo che si limita ad ingoiare tutto quello che gli viene propinato senza la possibilità di dire la sua. Anche la metodica di far passare determinati messaggi e concetti é cambiata: non ci si limita a proporre degli oggetti in vetrina con il classico trafiletto, dove possibile si integrano possibilità di approfondimento tramite supporti tecnologici, oppure si dota il visitatore di cuffie audio o addirittura visori 3D per rendere il viaggio ancora più coinvolgente ed aiutarci ad estraniarci dalla realtà che ci circonda. Sia chiaro, il connubio oggetto-trafiletto va ancora per la maggiore, ed é giusto che così sia, ma riuscire a variare con delle postazioni interattiva potrebbe dare quella marcia in più.

Ecco il mio temperamento elaborato dall' AI dopo aver introdotto nel sistema le mie caratteristiche principali - museo nazionale di Zurigo - mostra temporanea sul corpo nel medioevo

3.27. Il secondo viaggio

Inutile negarlo, la maggior parte delle informazioni contenute in un museo sfuggono, questo semplicemente per un fattore di tempistica, impensabile poter leggere ed approfondire tutto. Questo evidentemente anche in proporzione del museo stesso. Per approfondire l'argomento si necessitano ricerche a posteriori, così succede che ripassando le foto della giornata e trovando le informazioni, o perché no, svelando anche dei misteri, si crea una specie di seconda visita, un secondo viaggio nel museo, che potrebbe essere altrettanto intenso, perché si privo delle opere fisicamente a portata di mano ma in cambio questa volta compensate dei suoi significati, complete insomma. Qualcuno poi dovrebbe accendere la TV ed informarci cosa succede nel mondo perché ci si scollega completamente

Esempio applicato: nell'aprile 2022 questa era una stravagante scultura a forma di pigna nei musei vaticani. Nel luglio 2023 dopo una ricerca scopro che é ricorrente nell'architettura dell'Urbe e il cui significato sembrerebbe alludere tra le altre cose alla sede dell'anima rappresentata dalla ghiandola pineale, la cui forma ricorda appunto una pigna.

Da queste evenienze si può quindi affermare che durante la prima visita si vede tutto ma non lo si osserva, non lo si conosce, si é abbagliati come un infante che entra per la prima volta in un negozio di giocattoli. 
Se poi tale infante continuerà ad entrare nel negozio per svariate volte l’effetto “abbagliante” scemerà e irrimediabilmente si concentrerà più sui dettagli dei giocattoli di suo gradimento senza vagare per tutto il negozio.
Quindi se la domanda é “vale la pena visitare più di una volta un museo?” la risposta é inequivocabilmente “Si!”

3.28. Chiudersi dentro (e di conseguenza chiudere fuori gli altri)

A meno di chiamarsi Sgarbi raramente capiterà l'occasione di avere uno spazio, un locale dal valore artistico e/o storico tutto per se, solo per se.
Queste occasioni sono da prendere al volo, riuscire ad isolarsi in un luogo pregno di storia facilita il viaggio temporale; immaginarsi che da centinaia di anni, se non migliaia di anni sono passate di li tantissime altre persone che hanno visto le stesse cose che si stanno osservando nel presente genera un rapporto magico, di intimità e di unicità.
Un paio di esempi.
Raggiungere il trafficatissimo passo del San Gottardo in pieno inverno e trovarlo completamente vuoto di presenze umane lo fa sentire "tutto nostro". Questo posto, così pieno di storia e di vicende di uomini che hanno segnato la storia, averlo tutto per se per un momento é un esperienza di grande trasporto


Il passo del San Gottardo privo di presenze umane, raggiunto dal sottoscritto nell'inverno 2020-2021

Riuscire poi ad isolarsi in un area ancora più piccola e circoscritta da mura é un impresa ancora più ardua. Per la chiesa di San Pellegrino fuori Giornico esiste questa possibilità. Per poter accedere alla chiesa occorre scaricare un app registrarsi e poi l'accesso viene garantito a distanza. Basta entrare e chiudersi la porta dietro; certo non abbiamo la garanzia che nessuno entri ma ben difficilmente troveremo persone disposte a scaricare applicazioni e registrazioni per vedere l'interno di una (in questo caso bellissima) chiesa. 

Maggio 2023, rinchiuso all'interno della chiesa di San Pellegrino

3.29. I nicchiati

Un altro fenomeno curioso che potrebbe presentarsi é quello dei nicchiati; trattasi di persone che in massa si recano in un particolare museo perché di loro specifico interesse. Sono visitatori questi che hanno come ambizione un unica tipologia di museo, e dato che i musei trattano argomenti relativamente generici il loro interesse é un museo che tratta un unico argomento, solitamente di nicchia.

La caratteristica di questi "nicchiati" é che solitamente si distinguono dalla massa a causa dell'abbigliamento che si rifà al tema del loro museo

Un paio di esempi.
Visitatori del look particolarmente dark, o cupo li ho incrociati al museo Giger di Gruyere e all'Henkermuseum di Sissach.

Entrambi i musei riportavano argomenti molto particolari, di nicchia appunto, tutti piuttosto cupi che attiravano personaggi dal look perfettamente attinente.

Darkeggiamenti vari all'entrata del museo Giger di Gruyere

3.30. Il libro delle visite

Spesso e volentieri c'é un libro su cui il visitatore ha la possibilità di apporre la sua testimonianza di visita, da una semplice firma con data ad una breve frase. Solitamente chi tiene veramente al museo, che ce lo ha a cuore tiene particolarmente a questo dettaglio.
Certo non occorre scrivere un poema ma anche due semplice parole possono fare piacere

Testimonianza più unica che rara nel libro delle visite del museo dell'arsenaloe di Soletta

3.31. Qualche dritta dal bon ton

Derivato dal Galateo del Della Casa
  1. non facciamo mai i furbi per evitare le code: informiamoci prima della possibilità di prenotare la nostra visita;
  2. osserviamo bene i cartelli che indicano cosa è consentito e cosa non è consentito fare durante la visita; in ogni caso, preparariamoci a togliere il flash dalla nostra fotocamera;
  3. moderiamo il tono di voce;
  4. se optiamo per la visita guidata, mostriamoci interessati al racconto: è una forma di rispetto nei confronti di chi sta lavorando (anche) per noi;
  5. evitiamo reazioni esagerate di fronte a un'opera famosa o che apprezziamo molto: "sindromi" di questo tipo stanno bene solo se siamo Stendhal;
  6. non sostiamo troppo a lungo di fronte a un'opera: tutti hanno il diritto di ammirare l'arte per quanto possibile da vicino;
  7. se siamo a un vernissage, occhio ai commenti: l'autore/trice dell'opera potrebbe spuntare all'improvviso alle nostre spalle.
Vorrei riportare quello che più urta
  • non sostiamo troppo a lungo di fronte a un'opera: tutti hanno il diritto di ammirare l'arte per quanto possibile da vicino;
  • non sostiamo troppo a lungo di fronte a un'opera: tutti hanno il diritto di ammirare l'arte per quanto possibile da vicino;
  • non sostiamo troppo a lungo di fronte a un'opera: tutti hanno il diritto di ammirare l'arte per quanto possibile da vicino;
Bello, se solo tu fossi trasparente (mostra Caravaggio Basilea dicembre 2023)

Versione "ma disegnano anche i peli nel naso?" - (Kunstmuseum Zurigo 09.03.2024)

Prossimo step entrare nel quadro e plasmarsi con esso, stile il biblico "carne nella carne" che si trasforma in "carne nella tela" (mostra Goya, palazzo Reale Milano, 20.01.2024)

3.32. Sporcare la fedina penale

Sporcare la fedina penale in queste attività? Se ci si pensa bene non é difficile venire arrestati in un museo. L'esempio viene dagli episodi recenti consistenti in atti di protesta dove giovani (solitamente giovani) fanno gesti eclatanti quali svuotare una scatola di ravioli Rocco su qualche tela più o meno famosa. Ma questi sono episodi estremi, in cui c'é una motivazione "forte" e ben precisa di fondo. 


Che potrà mai combinare un appassionato come il sottoscritto? Ripensando a questi anni in due episodi sono evidentemente andato oltre. Certo non da andare al gabbio ma almeno da raccontare al bar quando tutti si "vanteranno" dei guai avuti con la legge

3.32.1 Chiesa Bironico

Il primo caso (in ordine temporale) ha luogo nella chiesa di Bironico (vedi capitolo sulla tecnica, 6.3). Mi sono recato alla chiesa con un unico obiettivo: fotografare un quadro che descrive un lazzaretto nel XVII secolo in Ticino. Con mia sorpresa il quadro é in una cappella laterale, la quale é cintata da un cancello. Come fare una foto soddisfacente? Tre ore di viaggio non mi posso accontentare di una foto presa lateralmente...
La maniera più semplice é quella di aprire il cancello e mettersi frontalmente davanti al quadro e scattare; ma se per disgrazia il cancello fosse allarmato e appena lo si apre scatta un allarme fortissimo? 
...
I consigli che posso dare sono:

1.  Mantenere la calma: visto che il danno é stato fatto per prima cosa eseguire le fotografie in tutta calma, la polizia (o chi di dovere) non arriverà in meno di 2-3 minuti
2. Non scappare come dei vigliacchi ma aspettare chi verrà a disinserire l'allarme. In fondo cosa si é fatto di veramente male?

Nel mio caso dopo 10 minuti la sirena ha smesso di suonare, ho atteso altri 10 minuti per poi andarmene con la coscienza tutto sommato a posto

3.32.2 Mostra temporale Forum storia svizzera di Svitto

Il secondo caso é da legare alla seconda fobia raccontata nei capitoli precedenti. In data 03.03.2024 vengo avvicinato e interrogato da un sorvegliante al Forum dell Svizzera di Svitto in occasione della mostra temporanea sul lavoro minorile

L'esposizione al Forum nazionale svizzero di Svitto sul lavoro minorile

Mi viene chiesto chi sono e il motivo per cui scatto così tante foto. Mi si chiede di cosa ne farò. Intuisco subito che la mia eccessiva passione ha incuriosito il personale, il mio comportamento già all'entrata simile a quello di un Mr. Bean in vacanza che immortalava tutto deve avr attirato su di me i primi sospetti

Il fanatismo di Bean nel riprendere tutto

Mi si dice che non é vietato fotografare, che comunque non vedrà tutto quello che fotograferò. Chiedo più volte cosa temono che io faccia. La risposta é che io pubblichi qualcosa parlando in luce negativa sull'esposizione. Approfondendo il discorso capisco che ad urtare più che le foto agli oggetti / dipinti sono le foto ai trafiletti. Evidentemente la paura di aver scritto qualcosa di non "politically correct" é la causa di inquietudine.
Dopo una lunga discussione ed aver cercato di tranquillizzarlo l'addetto se ne va e io continuo la mia visita, a dire il vero un po' con l'amaro in bocca. Ma posso capire le loro preoccupazioni, non é da tutti i giorni incrociare un fanatico storico come il sottoscritto che non si lascia sfuggire nulla.

Col senno di poi ecco i consigli che mi sento di darmi:

1. Nel caso di una nuova esposizione temporanea aspettare qualche settimana prima di visitarla, soprattutto i primi weekend sono particolarmente sorvegliati

2. Non dare nell'occhio: fotografare pagine di libri in vendita in zona ingresso o altro desta subito sospetti. Quindi entrare - acquistare biglietto - recarsi dritti alla mostra. Optional:sbadigliare in zona cassa come a dire "oggi non avevo proprio un cazzo da fare" per tranquillizzare gli addetti. Se proprio si vuole eseguire queste foto prima di uscire.

3. Prima di scattare foto da fanatico (trafiletti) verificare di non essere osservati, se osservati scattare foto generiche

4. Se sorpresi citare il fatto di avere una passione smisurata e interesse generale per quello che fu. Citare il fatto di avere l'abbonamento ai musei, una figlia che solitamente é con noi (questo ho intuito fa breccia). In ultima ratio nominare la direttrice del museo nazionale di Zurigo, nonché il capo supremo. In questi anni ho la fortuna di conoscerla in quanto mia compaesana

3.33. Il museo a casa

Per chi vive solo si presentano diversi vantaggi: uno di questi é avere carta bianca su come arredare la casa. Per gli appassionati di storia un ottima chanche per poter appendere alle pareti i vari cimeli / poster racimolati qui e la. 

ti osservo- L'imperatore - corridoio di casa mia

4. L'influsso della storia nella socialità

4.1 La deriva ideologica

Quello in cui si può incorrere a furia di girar musei é una certa ideologia "in riconoscimento degli sforzi compiuti". I musei di storia si basano su vicende tutt'altro che all'acqua di rose; la storia narra di sofferenze, di lotte, di sacrifici, tutti sempre con lo stesso obiettivo finale: mantenere o ottenere un mondo migliore per se e per le generazioni future.
Quanti uomini sono morti, hanno pagato col sacrifico per poter consegnarci il Paese di cui oggi possiamo godere? La tanto agognata libertà, parola di riferimento senza tempo. Inteso parlo per la nazione che conosco, la mia patria, la Svizzera
Gli incessanti e martellanti esempi di sacrifici di uomini proposti dai vari musei fanno germogliare una necessità di rispetto per chi ha tanto lottato per tutto questo, un senso di riconoscenza e gratitudine; nulla sarebbe più irrispettoso che non tenere conto di questi sacrifici.

Il sacrificio di Arnold Winkelried a Sempach é l'esempio massimo di sacrificio in nome della libertà

Rapportarci poi con alte persone che ignorano o peggio, non rispettano questi sacrifici ci mette alla prova. Un senso di intolleranza verso questi comportamenti, rafforzati appunto dal bagaglio di conoscenze apprese nei vari musei prende il sopravvento; chi manca di rispetto e riconoscenza verso chi ha costruito la Nazione o la Nazione stessa é mal sopportato. Il giorno della festa Nazionale rappresenta un evento importante carico di significati, chi snobba o peggio non rispetta questo giorno é mal sopportato. Questa deriva ideologica é pressoché inevitabile a chi bazzica con frequenza musei storici e mal si sposa con determinati temi di attualità estera, alcuni dibattiti politici che prima suscitavano in noi scarso interesse ora infervorano e catturano l'attenzione, a questo punto si é certi che il succo museale ha generato una deriva ideologica nel nostro pensiero civico/politico.

4.2 L'integrazione come soluzione

Uno dei metodi più efficaci é quello di avvicinare persone provenienti da altre culture e paesi alla nostra storia. Ma qui non bisogna correre nell'errore: non solo gli stranieri ma anche e soprattutto quella miriade di compatrioti che della svizzera sanno solo che la capitale é Berna e che il patto risale al 1 agosto di molti anni fa non vanno esclusi.

Rifugiati somali in visita al museo di storia di Uri

5. La diffusione

5.1 Il buon e cattivo uso

Internet é arrivato all’improvviso, uno strumento talmente potente che ci sono voluti decenni per capire e carpire le potenzialità. Come ogni cosa se ne può fare buon o cattivo uso. 

La tecnologia offre i mezzi, a noi scegliere come impiegarli

5.2. I social

Se prendiamo come punto di riferimento i social basta veramente poco per alzare il livello culturale medio ivi presente, anzi una pubblicazione in questo ambiente di argomenti “non frivoli” sembra sempre più fuori luogo.
Ma tentar non nuoce, avere la sensazione di cercare di infondere qualcosa di vagamente più profondo che parti anatomiche femminili o piatti di rape glitterate é forte.
Sarà anche per una sensazione di essere in qualche maniera “socialmente utile” che per ora sto seguendo questa scelta.

6. Aspetti puramente logistici e tecnici

6.1. Logistica: i trasporti

Sostanzialmente ci sono diversi mezzi di trasporto: la vettura, i mezzi pubblici, le proprie gambe.
Personalmente l'utilizzo dei mezzi pubblici é fortemente indicato quando possibile, in particolare perché mentre si viaggia si possono eseguire altre attività quali (in ordine di importanza):
  1. Leggere libri (di storia naturalmente)
  2. Guardare fuori dal finestrino e fare pensieri filosofici
  3. Dormire
Sul punto di instaurare nuovi contatti sono piuttosto reticente; una delle grandi gioie che provo mentre viaggio sui mezzi pubblici é sapere di non dover passare la giornata con le persone che vedo. Esse hanno generalmente diversi problemi, di spazio, di caldo, da fame, di sete, di ricaricamento dei telefoni, ecc ecc. Solo l'idea di averli con se in un museo é deprimente

Treno che scende dall'Oberalp in direzione di Andermatt

Approfitto dell'occasione per riportare una situazione tipica:

Stazione di Lucerna, domenica 25.06.2023, ore 18:04
Una coppia sale sul treno. Parlano italiano, non sono di primo pelo.

“Amore il mio telefono ce l’hai tu?”
“Si”
“Ma é nella borsa tasca anteriore destra o tasca anteriore sinistra?”
“Dipende da che parte guardi la borsa”
“Come é messa adesso”
“Ah ok allora destra”
“Ma di solito la destra é per la crema solare, dove é la crema solare?”
“Oh che sbadato, l’ho messa nella tasca dello zainetto. Scusa”

(breve pausa)

“Vuoi fare cambio che così non viaggi all’indietro?”
“Sarebbe bello ma poi ho il sole in faccia”
“Abbassiamo la tendina”
“Ma poi non vedo il panorama”

….

Metto le cuffie, Sepultura, volume alto.

6.2 Logistica: il vitto

Malgrado sia piccola la Svizzera il raggiungimento delle città più vicine richiedono dalle due (Lucerna e Zurigo) alle tre ore di tempo (Berna e Basilea). Le altre tempi ancor maggior. Calcolando anche il viaggio di ritorno saliamo velocemente a 6 ore di viaggio. Sarebbe un vero peccato sacrificare altro tempo per sedersi ad un ristorante per un pranzo con attese di ordinazione, attese della portata, attesa dello scontrino... Il consiglio é quello di portarsi il cibo in uno zaino, possibilmente frutta secca e qualche frutto. In caso di attacco di fame le cosce di pollo già pronte alla Coop e qualche gelataio sapranno colmare molto velocemente questi momenti di defaiance.

6.3. Tecnica: il raddrizzamento delle immagini

Sia ben chiaro che non sono un guru della tecnologia, ci saranno sbarbatelli che mi mettono via davanti e da dietro, però da vecchione di mezza età mi permetto di snocciolare uno trucchetto che può realmente diventar comodo e che sono sicuro non in molti conoscono.

Capita spesso che l'oggetto che vogliamo immortalare sia sfasato e non accessibile frontalmente. 
Come fare?


Quindi in questo caso occorre avviare l'app One drive e seguire i seguenti punti


Inquadrare il quadro, lo fa automaticamente, 
i contorni si possono poi spostare a mano dopo aver pigiato sul cerchio bianco


Una volta che il perimetro é quello desiderato premere su "Conferma" et voilà


Con ulteriori filtri si può cercare di schiarire l'immagine
 e si ha ancora la possibilità di cambiare i margini

Per la cronaca il quadro é di autore ignoto e ritrae un lazzareto in campagna all'epoca della peste, lazzareto presumibilmente dalle nostre latitudini. Il santo che osserva dall'palto é San Rocco.

7. Osservazioni e conclusioni

Qualche citazione per riassumere il museo:

Libertà é poter scegliere di visitare qualsiasi tipo di museo e se necessario leggere tutti i trafiletti senza che qualcuno ce lo impedisca o faccia rimostranze.
(me medesimo)

L'unica nota negativa di un museo é l'orario di chiusura
(me medesimo)

Un museo è un luogo dove si dovrebbe perdere la testa.
(Renzo Piano)

I veri musei sono quei posti dove il Tempo si trasforma in Spazio.
(Orhan Pamuk)

La cosa che sente più stupidaggini al mondo è probabilmente un quadro di museo.
(Edmond e Jules de Goncourt)

La storia è un grande presente, e mai solamente un passato.
(Émile-Auguste Chartier, detto Alain 1868-1951)

“Come ha trovato il museo?”
“Molto interessante, ma devo tornare perché in una volta non si riesce a vedere tutto”
“Va detto che lei a oggi é l’unica persona che ho visto così interessata”
(Castello di Laupen 20.08.2023)

8. Termini

castling (inglese): Visitare molti castelli durante una vacanza.

churfing (neologismo) Visitare più chiese, da parte di un turista, in un'unica sessione.

flâner (francese): Girare per una città senza un piano preciso e lasciarsi sorprendere da ciò che si incontra.

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Dopo il cartone di Raffaello difficile pensare di entusiasmarsi ancora molto, e invece la seguente sala contiene dei gioielli, in particolare due quadri al centro mi colpiscono, si lo stile é inconfondibile... Brugel il Vecchio Tra i capolavori fiammighi del Cardinale Federico Borromeo, è conservato un piccolo, suggestivo dipinto su rame eseguito da Hans Rottenhammer e Jan Brueghel il Vecchio: il Paesaggio invernale con Gloria Angelica… Jan Bruegel il Vecchio (1568-1625) - paesaggio invernale con gloria degli angeli (1605)  - Jan Bruegel il Vecchio (1568-1625) - Daniele nella fossa dei leoni (1610) Daniele lo incrociai per la prima volta a Leuk : viene gettato in una fossa per essere divorato dai leoni ma questi non lo toccano. Il re è impressionato, lo fa tirare fuori e getta nella fossa vescovi ed ecclesiastici. Così a naso un bello scambio vi pare? Brugel il Giovane Eseguite probabilmente attorno al 1640, queste due tavole sono opera di Jan Bruegel il Giovane, figlio di Jan Bruegel

Il soffio sulla piuma

Mercoledì 1 maggio 2024: il museo di Leventina di Giornico apre il retrobottega: in pratica si può andare a curiosare nei magazzini per farsi un idea del dietro le quinte di qualsiasi museo. Sul tema specifico tornerò con un pezzo a parte. Durante la visita ci viene mostrata l'ultima donazione fatta al museo: il corredo di una levatrice che ha fatto nascere 1500 bambini della valle. La guida poi ci fa prestare attenzione ad una banale tazzina contenuta tra tutti gli oggetti donati; assolutamente nulla di particolare, non fosse il suo scopo: battezzare i neonati prima che la morte se li portasse via.  Questo riapre in me ricordi di letture passate, in special modo per quel che riguarda le paure nel passato, paura non tanto della morte del corpo in se, ma il terrore di morire senza essersi potuti battezzare o confessare prima. Questo corrispondeva vivere all'inferno per l'eternità. La comune tazzina della salvezza si nasconde dietro la scatoletta blu -  depositi museo di Leve