Idilliaco e utopico
Come detto il quadro riprende una situazione che difficilmente ha riscontrato. La gerla era sempre piena, come scriveva Plinio Martini, c’era sempre qualcosa da portare su e qualcos’altro da portare giù con il viaggio di ritorno.
Un secondo quadro conferma la gerla sempre piena. Ma é l'unico elemento di sicura verità

La contadinella é in piena salute, dal bel colorito e forme sinuose. Lo sguardo é sfuggente e piuttosto imbronciato, ma la maniera in cui tiene il rastrello e la mano al fianco trasmette forza e facilità nello svolgere le mansioni. Il contenuto della gerla, presumibilmente foglie e quindi non eccessivamente pesante, corre in aiuto
Un terzo quadro ci porta pian piano verso una situazione più realistica. Il suo titolo é "Il Ticino" e che se ne voglia dire quello che colpisce, oltre al comunque romantico paesaggio, é la donna davanti a destra intenta a riposarsi dalle sue fatiche con l'immancabile gerla colma sulle spalle.
CI vuole una foto: ecco che ci ritroviamo di fronte alla dura realtà: immagini di donne che osservano l’obiettivo con un sorriso sforzato mentre emergono a stento tra le gerle e il loro carico intente a soffocarle
Quel sorriso sforzato per le memorie dei posteri viene inesorabilmente cancellato nella rivista della comunità Fontana Martina: finalmente un ritratto realistico, senza le possibili forzature dei sorrisi sulle foto, una donna porta una gerla piena, lo sguardo é verso il basso e trasmette sofferenza
Henrich Zschokke annota
Le donne nel frattempo coltivano i campi e gli orticelli di casa, o guadagnano il pane per sé e per i figli con lavori di paglia intrecciata, tessendo, ritorcendo la seta eccetera.
Solo all'inizio dell'inverno gli uomini emigrati ritornano a casa, consumando con le loro famiglie, al focolare domestico, quanto hanno messo da parte."
Qualche cifra
Un censimento del novembre 1743 di tutti gli uomini dai 18 ai 60 anni indicava che in Blenio, su circa 1.500 individui atti al servizio militare, quasi il 60% era lontano dalla patria, soprattutto emigrati in Italia, la maggior parte a Milano. Per una lunga intermit-tenza, Leontica con ben il 93% di uomini assenti si trasformava in un gineceo
Franscini ribadisce
"...le donne campagnole sono della peggio capitale, siccome quelle i cui mariti recandosi in esteri paesi lasciandole spesso sole a sopportar fatiche gravissime e incessanti"
Bonstetten affonda
Il Bonstetten riferì che le donne dell'Onsernone erano utilizzate come animali da soma e occupate in lavori faticosi, tanto da sfiorire precocemente.
La donna che alleva, coltiva e raccoglie
In un'economia agro-pastorale, fra le gravose e umili attività assegnate alla donna, numerose sono quelle che vengono svolte fuori casa, specialmente nella stagione estiva: dallo zappare i campetti, ai lavori dell'orto, alle cure del bestiame minuto, alla raccolta di strame, legna, sassi, fieno, fino agli ultimi ciuffi d'erba sulle cenge più pericolose.Di questi prodotti raccolti dalla donna molti provengono esclusivamente dalla terra di proprietà comune che nel passato ha dato un contributo non indifferente alle più povere economie familiari.
Con il diffondersi dell'emigrazione oltremare aumenta il peso e la fatica di questi lavori, alcuni dei quali particolarmente pericolosi e responsabili di una delle maggiori cause di mortalità femminile. Numerosi gli ex voto a testimonianza delle dure condizioni di vita e lavoro con le quali si deve confrontare la donna rimasta unico sostegno di bimbi ed anziani.

Culla e fasce
"Per nove lune e sette giorni", durante tutta la gravidanza, continua l'abituale duro lavoro della donna:pur osservando delle precauzioni magiche volte alla salvaguardia del nascituro, nè diminuisce la sua fatica quotidiana, nè migliora la sua povera alimentazione.
Il parto avviene abitualmente in casa, talvolta sul lavoro: nei campi, ai monti o sugli alpi. È un evento domestico durante il quale sono scrupolosamente applicati dei precetti tradizionali che non sempre rispettano i più rudimentali principi d'igiene. La mortalità di madre e neonato è perciò particolarmente elevata.
Molto poche le levatrici, sostituite da donne che, prive di ogni conoscenza teorica, basano il loro sapere sulla sola esperienza.
Il neonato per alcuni mesi viene completamente fasciato affinché cresca ben diritto. Poi, durante i primi anni di vita, per comodità igieniche, maschi e femmine portano entrambi la "sottanella"

La donna che lava e stira
Un lavoro faticoso, fatto spesso all'aperto, ostacolato dal freddo e dal maltempo invernale e dal gran carico di lavoro estivo.
Dopo l'ammollo, la biancheria viene insaponata e poi lavata con il ranno, sorta di lisciva a base di cenere contenente sali con proprietà detersive. Infine il risciacquo dei panni vien fatto al fiume o al lavatoio, luogo di cordiale socialità, fatta di molte chiacchiere e qualche maldicenza.
Poca la biancheria che viene stirata dopo essere stata stesa ad asciugare al sole, su prati e sassi.
Uniti per la vita
Questo equilibrio demografico è preservato da un elevato celibato e da un tardivo matrimonio: ci si sposa attorno ai 25 anni, in una società in cui la speranza di vita non raggiunge i 50. In occasione del matrimonio la donna porta la "scherpia", dote che comprende un insieme di beni materiali di grande utilità per l'avvio di un nuovo nucleo domestico.
La "scherpia" rappresenta in realtà l'eredità femminile, escludendo di fatto la donna dalla partizione egualitaria prevista dall'applicazione del diritto ereditario romano.
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