Mia nonna diceva sempre di non parlare né politica né di religione durante gli incontri conviviali. A casa però le discussioni più accese ruotavano proprio attorno al tema politico. Con il susseguirsi delle epoche le ideologie hanno mutato assai l’impatto sulla società. Ho però sempre pensato che se fossi vissuto ai tempi della nonna sarei stato con ogni probabilità della sua stessa fazione.
Come non essere d'accordo? Oggi questi punti sono delle ovvietà, ma non fu sempre così...anzi come vedremo sorprendentemente durante le ondate di peste, nella perenne guerra padrone - operaio, il coltello dalla parte del manico passò decisamente in mano a questi ultimi....e se così non era bastava a ricorrere all’arma dell’ultima spiaggia: lo sciopero.
Se vogliamo fare i puntigliosi, i precisini dovremmo annotare nella infinita lotta tra padrone e lavoratore quella che a oggi (rivoluzioni a parte) fu il momento d'oro per le rivendicazioni dei lavoratori. Questa particolare situazione permise persino ai lavoratori di incrociare le braccia, a indire dei micro scioperi, anche se parola e concetto erano totalmente sconosciuti ai tempi. Infatti tra i vari effetti della peste ve ne fu uno tutt’altro che negativo per le classi solitamente svantaggiate: nel giro di due anni, un terzo circa della popolazione europea scomparve in modo decisamente poco piacevole. Fu un incubo. Di più la pandemia lasciò degli strascichi che durarono per circa tre secoli, nel senso che fu seguita da una serie di epidemie che in modo intermittente ma implacabile continuarono a devastare a turno le varie parti d'Europa. Sino alla fine del Quattrocento la popolazione europea rimase sensibilmente al di sotto dei livelli che aveva raggiunto nel 1340.
L'arrivo della peste - Frederick Simpson Coburn, 1909.
Non tutti i mali vengono per nuocere
La contrazione demografica rese più scarso il fattore lavoro, rendendo molto difficile trovare manodopera; per cui le pretese salariali degli operai aumentarono di colpo. Alla zecca di Firenze, per esempio, nel 1365 i dirigenti disperati relazionarono al governo che "i quattro operai non vogliono lavorare se non quando comoda loro". E se vengono fatte loro rimostranze rispondono con parolacce villane ed arroganti vociando di voler lavorare solo quando torna loro di comodo e a condizione di aumenti di salario. E benché siano state più volte fatte loro offerte di salari ragionevoli, tuttavia montando nella loro arroganza si comportano sempre peggio e pretendono che nessuno altro venga a lavorare nella zecca minacciando chi osasse contravvenire al loro ostruzionismo e così fanno setta all'interno della zecca.
Nel 1350 Matteo Villani scriveva che «tutti erano ricchi de' loro mestieri, guadagnavano ingordamente e più erano pronti a comperare e vivere delle migliori cose».1875 - Sciopero al tunnel ferroviario del Gottardo
Il primo atto grave di repressione della Svizzera moderna nata sulle ceneri del Sonderbund fece quattro morti e numerosi feriti. Quattro operai italiani, quattro "regnicoli" come si diceva allora, giunti a
Göschenen (Cascinotta) per partecipare all'impresa del secolo: lo scavo della galleria ferroviaria sotto il massiccio del San Gottardo (1872-1882). Un lavoro sfibrante e malsano, che la manodopera indigena preferiva lasciare agli immigrati, ai nerboruti operai del Nord Italia, adusi a lavorare nelle gallerie e nelle miniere di mezza Europa.
Sulle cause che portarono ai tumulti del luglio 1875, gli storici hanno fatto chiarezza. Le cause immediate furono le condizioni ambientali nel cunicolo, in particolare l'aria resa irrespirabile dall'umidità e dalle polveri liberate dall'esplosione delle mine.
Le cause indirette andavano invece ricercate nel disagio sociale che s'era creato nei villaggi rurali di montagna a seguito dell'improvviso e massiccio afflusso di operai stranieri. I rapporti stilati dagli investigatori nei giorni successivi, in particolare dal commissario colonnello Hold, fecero emergere una miseria diffusa, fatta di stenti, soprusi, sporcizia, speculazioni, violenze d'ogni genere.
Ma torniamo ai fatti. Nel pomeriggio del 27 luglio 1875, alcuni minatori italiani abbandonarono il fronte dell'avanzamento senza chiedere l'autorizzazione. Ad un assistente dell'impresa Favre spiegarono che non era possibile continuare lo scavo nel fumo denso e asfissiante, lasciato a stagnare da una ventilazione insufficiente. A questo primo motivo s'aggiunsero rivendicazioni a lungo covate, come
la richiesta di un aumento salariale. Al che gli eventi precipitarono.
Lo sciopero tratto dalla fiction "Gottardo"
Al blocco dell'imbocco della galleria attuato dalla manodopera in sciopero, Favre e i suoi ingegneri risposero supplicando il governo urano di inviare un contingente armato. In realtà, a Göschenen, nella mattina del 28 luglio, giunse un distaccamento variamente composto di gendarmi e civili in armi, del tutto impreparato ad affrontare un moto di tale portata. Alla sassaiola che l'accolse, il contingente rispose sparando. Si tentò poi di giustificare le schioppettate mortali sostenendo che i tumultuanti erano in possesso di rivoltelle: supposizione che non fu mai possibile provare.
Volano pietre, poi parte il primo colpo: la rivolta dei lavoratori all'imbocco del tunnel di Göschenen in un'incisione dell'epoca.
Alla brutale repressione di Göschenen, la stampa comunista e anarchica reagì con toni virulenti e indignati: il patriottismo elvetico aveva mostrato il suo vero volto! Nel frattempo il paese imparava a conoscere la "questione sociale" tra le pagine dei rapporti e delle indagini che l'autorità aveva commissionato per chiarire l'andamento dei fatti.
Lo sciopero generale del 1918
Lo sciopero generale dal 12 al 14 novembre 1918, a cui hanno partecipato circa 250 000 persone, è considerato la più grande crisi della Svizzera moderna.
Si inserisce in un contesto di cambiamenti sociali a lungo termine, ma è stato causato soprattutto dal peggioramento delle condizioni di vita durante la prima guerra mondiale e dal contesto internazionale di grandi cambiamenti alla fine della guerra.
Manifesto sulla mobilitazione bellica del 3 agosto 1914. Museo nazionale svizzero.
La Prima guerra mondiale come acceleratore del conflitto
Come per tutti i grandi eventi storici, anche lo sciopero generale è stato causato da un mix di fattori a lungo, medio e breve termine. Il più importante a lungo termine era la mancanza di integrazione dei lavoratori e del movimento operaio, che si era rafforzato dalla fine del XIX secolo, nello Stato e nella società. Questo ha avuto un effetto destabilizzante sulla società e allo stesso tempo ha mobilitato la politica.
Tra i fattori a medio termine ci sono la crisi degli approvvigionamenti, che si è aggravata durante la guerra, causando una perdita media del 30% circa dei salari reali e, visti i profitti a volte alti dell'industria e dell'agricoltura, ha aumentato la divisione sociale, poi la radicalizzazione di una parte del movimento operaio e i timori di una rivoluzione nella borghesia dopo la Rivoluzione d'Ottobre russa.
L'ondata di scioperi e proteste che dal 1917 si susseguiva in Svizzera e a livello internazionale, nonché i cambiamenti rivoluzionari che si profilavano nei paesi vicini, Germania e Austria-Ungheria, spinsero il Consiglio federale, sotto la pressione del generale Wille, a dispiegare un massiccio contingente militare il 6 novembre 1918. Iniziò così la dinamica di escalation che la settimana successiva sfociò nello sciopero generale.
Cartolina. Generale Wille, editore Carl Künzli-Tobler, circa 1914.
Museo nazionale svizzero.
Movimento operaio alla fine del primo conflitto mondiale
Data l'ascesa politica del movimento operaio e l'esplosione dei moti in Germania, alcuni circoli borghesi paventano uno sviluppo rivoluzionario in Svizzera. Altri vogliono dare una lezione agli operai insorti e ai loro leader, mentre l'esercito è ancora mobilitato.
Tutti sono convinti (o almeno dicono di esserlo) che «è a Mosca che tutto si decide: le grandi linee sono state elaborate nel settembre del 1918 tra Lenin e i suoi amici svizzeri».
Tra le file del corpo degli ufficiali si vocifera persino che «il governo di Mosca avrebbe designato d'anticipo un dittatore per la Svizzera sovietizzata, nella persona del compagno Radek, un ebreo galiziano».
L'idea di un complotto internazionale si fa strada. In questa narrazione, enfatizzando la presunta origine forestiera dello sciopero nazionale, il dispiegamento dell'esercito è interpretato come una difesa nazionale militare ed è quindi più facile da legittimare.
Giorni di crisi nel novembre 1918
Il Comitato d'azione di Olten (OAK), che era stato creato a febbraio come organo di coordinamento delle organizzazioni operaie svizzere sotto la presidenza di Robert Grimm,
ha reagito alla mobilitazione delle truppe del 9 novembre con uno sciopero di protesta di 24 ore in 19 centri industriali. Lo stesso giorno a Berlino fu proclamata la Repubblica. Il sindacato dei lavoratori di Zurigo decise di propria iniziativa di continuare lo sciopero generale locale fino alla fine dell'occupazione militare di Zurigo.
Robert Grimm, intorno al 1925. Archivio sociale svizzero, Zurigo.
Robert Grimm è stato uno dei personaggi più importanti dello sciopero generale. Era considerato carismatico e un grande oratore e ha ricoperto diverse cariche di comando. Era caporedattore, consigliere nazionale, organizzava conferenze internazionali, era presidente dell'OAK e fu condannato a sei mesi di prigione per le sue presunte intenzioni sediziose.
Il 10 novembre, le forze dell'ordine sotto il comando del colonnello Emil Sonderegger, che negli anni '30 era diventato un leader dell'estrema destra, dispersero con la forza una manifestazione al Münsterhof di Zurigo, causando la morte di un soldato.
Colonnello Sonderegger - Durante lo sciopero generale del 1918 guidò le forze dell'ordine nell'area tra Zurigo e Winterthur. La sua condotta intransigente a Zurigo gli valse le lodi dei partiti borghesi che lo celebrarono quasi come salvatore della patria, mentre la sinistra lo considerava un sobillatore e tipico rappresentante dell'élite capitalista.
Nebelspalter 23.11.1918
Dopo che i negoziati con il Consiglio federale per il ritiro delle truppe non hanno funzionato, l'OAK ha deciso di fare uno sciopero generale a partire dalla mezzanotte dell'11 novembre.
Lo stesso giorno, i combattimenti sul fronte occidentale finirono e l'imperatore austriaco rinunciò al trono.
I dirigenti dello sciopero
All'inizio del 1918 i sindacati e socialisti eleggono il "comitato di Olten". Questi rappresentanti dei lavoratori preparano lo sciopero generale e ne dirigono l'attuazione. Dopo lo sciopero, devono rispondere dei propri atti davanti a un tribunale militare
Il comitato di Olten e i suoi difensori prima dell'udienza in tribunale, fotografia, 1919 Berna.
Spunto per creare il comitato fu il progetto governativo sul servizio civile obbligatorio.
I motivi veri erano però il contrasto fra i massicci profitti di guerra conseguiti da una piccola minoranza e il contemporaneo forte impoverimento di larga parte dei lavoratori, nonché l'esclusione delle organizzazioni operaie dalle decisioni politiche.
Il comitato, privo di competenze ben definite, divenne sotto la guida di Grimm l'effettivo organo esecutivo delle organizzazioni operaie. Tra le numerose rivendicazioni presentate figura un programma economico in 15 punti incentrato sull'approvvigionamento alimentare (in marzo), il blocco dei prezzi per il latte (in aprile) e 11 richieste volte soprattutto a contrastare la limitazione dei diritti politici, favorire l'approvvigionamento alimentare, incrementare i salari e ridurre gli orari di lavoro (in luglio), ottenendo, attraverso minacce e preparativi di sciopero, concessioni dalle autorità
Bandiera sindacale, 1911, Textilarbeiter Gewrkschaft Zürich, Seta ricamata
Il comitato di Olten cercò al contempo di contenerle e di propagandare anche tra gli operai moderati lo sciopero generale. Il 7 novembre reagì contro l'impiego delle truppe annunciando uno sciopero di protesta per il 9; il giorno successivo lo sciopero venne esteso su scala nazionale con il proclama "Ai lavoratori della Svizzera!". Nel contempo vennero avanzate in maniera perentoria nove rivendicazioni sindacali (settimana di 48 ore), sociali (AVS), politiche (rielezione del Consiglio nazionale, suffragio femminile) e connesse con la situazione di guerra (dovere per tutti di lavorare, riforma dell'esercito, approvvigionamento alimentare, monopolio del commercio con l'estero, imposta sulla sostanza).

Aumento dell'orario di lavoro 1924
Legge fedeale che modifica l'art.41 della legge sulle fabbriche: Si 42,4%, No:57,6%
A seguito dell'ultimatum del Consiglio federale, il comitato di Olten fece cessare lo sciopero nelle prime ore del mattino del 14 novembre. In mancanza di fattispecie civili, Grimm, Schneider e Platten furono giudicati dalla giustizia militare e condannati il 10.4.1919 a sei mesi di carcere per sedizione, avendo proclamato lo sciopero.
Le richieste
La chiamata allo sciopero includeva nove richieste:
1. Nuove elezioni immediate del Consiglio nazionale basate sul sistema proporzionale, che era stato approvato un mese prima dagli elettori contro la volontà del Consiglio federale e del Parlamento
2. Diritto di voto attivo e passivo per le donne
Rosa Bloch-Bollag, intorno al 1920. Archivio sociale svizzero, Zurigo
Il diritto di voto alle donne era al secondo posto nella lista delle richieste dell'OAK per lo sciopero generale. Rosa Bloch-Bollag, l'unica donna del comitato, ha avuto un ruolo importante in questo. Si è impegnata anche per tante altre cose.
3. Introduzione dell'obbligo generale di lavorare
4. Introduzione della settimana lavorativa di 48 ore
5. Riforma dell'esercito
6. Garanzia dell'approvvigionamento alimentare
7. Istituzione di un'assicurazione per la vecchiaia e l'invalidità
8. Monopoli statali per l'importazione e l'esportazione
9. Estinzione del debito pubblico da parte dei proprietari
Cartolina. Dora Hauth-Trachsler, 1920. Archivio sociale svizzero, Zurigo
L'appello allo sciopero è stato seguito in modo diverso nelle varie parti del Paese, tendenzialmente in modo più forte nella Svizzera tedesca che nella Svizzera romanda e nel Ticino.
Lo sciopero giorno dopo giorno
Wille è convinto che, in vista del primo anniversario della Rivoluzione d'Ottobre, «nelle giornate dal 7 al 10 novembre qualcosa sarà intrapreso a Zurigo». Il generale sollecita a innalzare il livello di allerta e incalza il governo a dislocare truppe nei centri urbani. Quest'ultimo è sottoposto anche a pressioni estere. L'Intesa mette in guardia da un' insurrezione rivoluzionaria e chiede l'espulsione della missione diplomatica sovietica.
6 Novembre
Quando il 6 novembre 1918 il Consiglio federale cede alle pressioni e ordina il trasferimento delle truppe a Zurigo, il Comitato di Olten indice uno sciopero di protesta di 24 ore. 10 Novembre
Nonostante il divieto di riunirsi, le tensioni sfociano in una manifestazione di massa a Zurigo il 10 novembre 1918, poco prima dell'abdicazione del Kaiser e in concomitanza con l'espulsione della missione sovietica. Gli scontri con l'esercito provocano la morte di un soldato e il ferimento di diversi dimostranti.
Forze dell'ordine a Zurigo. Archivio comunale, Zurigo.
11 Novembre
L'11 novembre 1918 il comitato proclama lo sciopero generale a tempo indeterminato. Per porre fine all'agitazione, chiede l'immediata rielezione del Consiglio nazionale secondo il sistema proporzionale, il diritto di voto e di eleggibilità per le donne, l'introduzione della settimana di 48 ore e l'assicurazione per la vecchiaia e l'invalidità.
Lo sciopero generale blocca il paese: i treni vengono fermati dai ferrovieri in protesta. Il Consiglio federale e il parlamento reagiscono duramente agli eventi e lanciano un ultimatum. In diverse località si formano gruppi di milizie armate di autodifesa, tra cui la Federazione patriottica svizzera.
Per evitare che gli scioperanti fraternizzino con le truppe, la direzione dell'esercito mobilita soldati provenienti dai distretti rurali, mettendo così a confronto operai e contadini.
12 Novembre
Il 12 novembre, primo giorno di sciopero, il Consiglio federale ha eseguito l'espulsione della legazione sovietica, già decisa una settimana prima, rafforzando così nella popolazione la falsa impressione di una collaborazione organizzativa tra i leader dello sciopero e i sovietici.
Lo stesso giorno iniziò la sessione speciale delle Camere federali, alla cui apertura il presidente della Confederazione liberale Felix Calonder cercò di giustificare la mobilitazione delle truppe con il pericolo di una rivoluzione, prospettando però anche rapide riforme di politica sociale e la partecipazione dei socialdemocratici al governo.
13-14 Novembre
Sotto la pressione di un ultimatum del Consiglio federale e per paura di una repressione militare, nella notte tra il 13 e il 14 novembre l'OAK decise di interrompere lo sciopero. Il giorno dopo, durante un intervento delle truppe a Grenchen, tre persone non coinvolte persero la vita.
Di conseguenza, il comitato decide di revocare lo sciopero. I capi, tra cui lo stesso Grimm e Ernst Nobs, che in seguito sarebbe diventato consigliere federale, sono condannati a diversi mesi di detenzione per sedizione.

Intervento delle forze dell'ordine con uso di armi da fuoco durante gli scioperi nazionali a Grenchen. Album degli scioperi, 1918. Museo storico-culturale di Grenchen.
Dopo lo sciopero generale
Dopo che lo sciopero è finito, si sono viste sia tendenze di radicalizzazione politica che una certa distensione. A partire dall'inizio di novembre 1918, a destra si sono formate delle milizie armate che, a differenza delle milizie paramilitari di altri paesi con cui in parte collaboravano, hanno perso presto importanza.
L'Unione Patriottica Svizzera (SVV), fondata nella primavera del 1919, ha operato fino al 1948 come organizzazione ombrello delle milizie civili e dei servizi di picchettaggio, nonché nell'attività di spionaggio delle organizzazioni di sinistra e come gruppo di pressione della destra borghese.
Si intensificarono anche l'odio verso gli stranieri e l'antisemitismo e, per prevenire la rivoluzione, si chiese una politica più restrittiva nei confronti degli stranieri.
A sinistra, alcuni erano delusi dalla fine dello sciopero. L'ondata di scioperi durò fino al 1920, quando furono compensate le perdite salariali reali causate dalla guerra. Nell'estate del 1919 ci furono scioperi generali locali a Basilea e Zurigo, durante i quali sei persone persero la vita a causa di interventi militari e si profilò la minaccia di un secondo sciopero nazionale. Nel 1920/21 l'ala sinistra della socialdemocrazia si separò e, insieme a piccoli gruppi radicali di sinistra, formò il Partito Comunista Svizzero (PCS). Allo stesso tempo, ci fu un'ondata di riforme, con le forze riformiste borghesi e di sinistra moderata che proposero un sacco di cambiamenti, tra cui la riduzione dell'orario di lavoro, le assicurazioni sociali, le riforme fiscali e alcuni elementi di «democrazia economica». Con il diminuire della paura di una rivoluzione all'inizio degli anni '20, questo entusiasmo per le riforme si affievolì.
Lo sciopero nazionale, sebbene debba essere ridimensionato nel suo impatto storico, ha avuto effetti propagandistici duraturi. Viene rappresentato come un tradimento dell'unità nazionale. Questo evento ha radicato l'idea che lo sciopero sia estraneo all'identità elvetica, considerato come un comportamento influenzato dall'estero e non tipico del popolo svizzero
La crisi provoca la convocazione di elezioni anticipate, le prime a suffragio proporzionale, come chiesto dai manifestanti. I risultati determinano un cambiamento radicale del sistema politico, dal 1848 dominata dai liberali. Questi ultimi perdono quasi la metà dei loro seggi. I vincitori delle elezioni sono il Partito socialista, che raddoppia il numero dei suoi deputati, e il Partito cantonale dei contadini, dei commercianti e dei cittadini (BGB) che, ottenendo ben 28 seggi, trova una rappresentanza in parlamento per la prima volta.
L'isolamento del PS e la fine della maggioranza assoluta radicale provocano la creazione di una compatta coalizione borghese, fatta da liberali, conservatori e contadini. Alla fine del 1919 è eletto il secondo consigliere federale cattolico, il friburghese Jean-Marie Musy.
L'anticomunismo e la crescente fobia verso lo straniero si intrecciano in Svizzera dopo il 1918, alimentando il timore che la presenza di elementi stranieri, come Lenin e gli ebrei orientali, considerati poco assimilabili, abbia contribuito alla crisi politica. L'immagine del "giudeo-bolscevico" emerge come stereotipo del nemico, percepito come un pericolo per l'identità svizzera
L'inforestierimento
La paura dell'"inforestierimento" termine coniato per indicare la minaccia politica, economica e culturale rappresentata dagli stranieri, porta a politiche sempre più restrittive sull'immigrazione e la concessione della cittadinanza, basate su criteri etnici e culturali. Vengono introdotte nuove leggi per regolamentare l'ingresso degli stranieri ed è creato un ufficio centrale di polizia degli stranieri, diretto dal giurista Heinrich Rothmund. Nel 1919, la giurisdizione si fa più rigida.
Una circolare raccomanda di prendere in considerazione i «fattori etnici» ogni qual volta occorra stabilire se, quando si tratta di concedere la cittadinanza, sia stata raggiunta l'«assimilazione culturale e politica» alla «situazione e alle concezioni elvetiche»
Lo sciopero generale in tribunale
Il caso dello sciopero è stato affidato alla giustizia militare. Questa ha avviato procedimenti contro 3000 persone, soprattutto ferrovieri, ai quali il Consiglio federale aveva vietato lo sciopero con un provvedimento militare proprio prima che iniziasse, e alla fine ci sono state 147 condanne. Nel processo principale del marzo/aprile 1919, un tribunale militare ha condannato i membri dell'OAK Robert Grimm, Friedrich Schneider e Fritz Platten a sei mesi di prigione ciascuno per ammutinamento. Il redattore del giornale socialista zurighese Volksrecht (e primo consigliere federale socialista nel 1943), Ernst Nobs, è stato condannato a quattro settimane di prigione.
Integrazione del movimento operaio nello Stato e nella società
Dopo lo sciopero generale, il movimento operaio si è integrato sempre di più nello Stato e nella società. Nelle elezioni anticipate dell'ottobre 1919, i liberali hanno perso la maggioranza assoluta e i socialdemocratici hanno raddoppiato i loro seggi. All'inizio, però, questo non ha portato all'integrazione del PS nel Consiglio federale, ma a un maggiore avvicinamento tra i vari gruppi borghesi. Negli anni Venti e Trenta, la maggior parte delle grandi città ebbe per periodi più o meno lunghi maggioranze socialdemocratiche al governo (le cosiddette città rosse).
Nel campo delle relazioni industriali, il numero dei contratti collettivi di lavoro aumentò notevolmente nella seconda metà del XX secolo. Parallelamente, gli scioperi diminuirono drasticamente. Nel 1937 fu concluso l'«accordo di pace» nell'industria meccanica e metallurgica e un anno dopo il primo «contratto collettivo nazionale» nel settore edile. Sotto la minaccia nazionalsocialista, nel 1935 il PS ha riconosciuto per la prima volta dal 1917 la difesa militare del Paese e nel 1943 è stato eletto il primo consigliere federale socialdemocratico. Da tutti questi eventi sono nati il partenariato sociale e la democrazia di concordanza, due caratteristiche fondamentali della Svizzera dalla fine della seconda guerra mondiale.
Il destino delle richieste dello sciopero generale
Alcuni punti del catalogo delle richieste del novembre 1918 erano legati direttamente alla situazione bellica e sparirono presto dall'agenda politica. Altri furono realizzati in fretta: la settimana lavorativa di 48 ore si affermò in generale nel 1919/20 e nell'ottobre 1919 ci furono le elezioni anticipate del Consiglio nazionale secondo il sistema proporzionale.
Maggioranza e proporzionalità
Molte persone si sentivano poco rappresentate nel governo. C'era il sistema maggioritario.
Una delle richieste dello sciopero nazionale era quindi il sistema proporzionale, cioè l'elezione del Consiglio nazionale in base alla percentuale di voti ottenuti dalle liste. Già prima dello sciopero era stato approvato il sistema proporzionale e nel 1919 si tennero elezioni anticipate. Il sistema maggioritario era il sistema elettorale dominante fino all'affermarsi delle richieste di introduzione del sistema proporzionale.
Sistema proporzionale:
La parola “proporzionale” deriva dal latino proportio, che in italiano significa “rapporto”. Nel sistema proporzionale, la percentuale di tutti gli elettori deve essere rappresentata in proporzione dalla percentuale dei seggi nei partiti.
Sistema maggioritario:
La parola “maggioritario” viene dal latino ‘maioritas’, che in italiano significa “maggioranza”. Nel sistema maggioritario, viene eletto il candidato che ottiene la maggioranza dei voti. Tutti gli altri candidati, anche se ottengono solo pochi voti in meno, non ottengono nulla.
Poche settimane dopo lo sciopero generale, iniziarono anche i lavori per l'introduzione dell'AVS. Nel 1925 il popolo approvò un articolo costituzionale in tal senso, ma il progetto di legge fallì nel referendum del 1931. Non da ultimo per paura di un nuovo «1918», nel 1944 il Consiglio federale annunciò la rapida introduzione dell'AVS, che avvenne nel 1947/48. Poco dopo lo sciopero generale, ci furono anche iniziative parlamentari per introdurre il diritto di voto alle donne. Ma finirono nel dimenticatoio quando, tra il 1919 e il 1921, diversi Cantoni bocciarono il voto alle donne nei referendum cantonali. Un primo tentativo a livello federale fallì nel 1959 e solo nel 1971 gli elettori maschi concessero alle loro concittadine i diritti politici.
Immagini storiche
L'interpretazione dello sciopero generale era già controversa durante gli eventi. Per decenni, i circoli borghesi hanno pensato che fosse un tentativo di rovesciamento ordinato da Mosca. Alcuni vedevano lo sciopero come parte di una cospirazione mondiale ebraico-bolscevica. A sinistra, alcuni pensavano che interrompere lo sciopero fosse stato un grosso errore, ma quando alcune richieste dello sciopero generale furono soddisfatte, si iniziò a dire che era stato un successo indiretto.

Solo le ricerche basate su fonti d'archivio degli anni '50 e '60 hanno spiegato meglio le origini sociali, economiche e politiche dello sciopero generale e hanno mostrato che la teoria del rovesciamento non reggeva. In seguito, diversi studi hanno approfondito le conoscenze sullo sciopero generale in singole regioni, sui protagonisti principali e su aspetti specifici come la crisi degli approvvigionamenti, il servizio d'ordine militare o le milizie civili. Altri punti, come il ruolo delle donne, dei datori di lavoro o dei contadini, sono oggetto di ricerche attuali.
1924
Nel suo messaggio del 2 giugno 1924, il governo federale dichiara apertamente: «La difesa contro l'infiltrazione straniera richiede l'introduzione di uno standard completamente nuovo: quello della capacità del paese di accettare gli stranieri»
Alexandre Mairet, Ai pochi eletti: otto ore non basterebbero..., 1° maggio 1922, xilografia, Ginevra, facsimile
Le concessioni di cittadinanza non sono più uno strumento della politica d'integrazione, bensì di una selezione qualitativa che avrebbe dovuto tenere alla larga gli elementi indesiderati. Il Consiglio federale aumenta da due a sei anni il periodo di soggiorno minimo richiesto per presentare una domanda di cittadinanza (nel 1952 gli anni diventeranno dodici). In questo modo, si creano le basi per la legge discriminatoria sull'immigrazione che avrebbe dominato il XX secolo.
In breve
Cause
Poco prima della fine della guerra, l'Europa ha vissuto grandi sconvolgimenti e rivoluzioni. Anche in Svizzera molti spingevano per un cambiamento.
Con una serie di scioperi e manifestazioni, i lavoratori protestarono contro l'aumento dei prezzi e la carenza di beni di prima necessità, chiedendo di essere coinvolti di più nelle decisioni politiche ed economiche. Questo fece crescere la paura di una rivoluzione tra la borghesia, i vertici dell'esercito e le autorità.
Lo sciopero generale del 1918
Il 12 novembre 1918, più di 250 000 lavoratori in tutta la Svizzera hanno scioperato per cose come la settimana lavorativa di 48 ore, l'assicurazione per la vecchiaia e il diritto di voto alle donne. Alla fine della Prima guerra mondiale la situazione era difficile: un sacco di gente era in difficoltà e gli uomini non ricevevano quasi nessuna indennità per il servizio militare durante la guerra. Dopo tre giorni, lo sciopero è stato interrotto a causa della pressione esercitata da un massiccio dispiegamento di forze militari. Alcune delle richieste dello sciopero sono state soddisfatte negli anni successivi. Nel 1943 il Partito socialista svizzero è entrato a far parte del governo.
Svolgimento
Per paura di rivolte e sotto pressione da parte dei vertici dell'esercito, il 6 novembre 1918 il Consiglio federale ha deciso di schierare un sacco di truppe. Le organizzazioni dei lavoratori l'hanno vista come una provocazione e il 9 novembre hanno reagito con uno sciopero generale di 24 ore in 19 città, seguito da uno sciopero nazionale a partire dal 12 novembre.
Visto il dispiegamento militare, lo sciopero è stato interrotto dopo tre giorni, in seguito a un ultimatum del Consiglio federale che prometteva riforme sociali e politiche.Conseguenze
Lo sciopero generale ha portato a un aumento delle tensioni politiche interne, ma ha anche spinto dei cambiamenti: le prime elezioni proporzionali del Consiglio nazionale già nel 1919, l'introduzione della settimana lavorativa di 48 ore nel 1919/20 e i preparativi per l'introduzione di un'assicurazione per la vecchiaia e i superstiti. A medio termine, si aprì la strada al partenariato sociale e alla democrazia di concordanza in Svizzera: il primo consigliere federale socialdemocratico fu eletto nel 1943.
Banconota da 1000 franchi del 1931, chiamata Fonderie
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