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Sciopero!

Mia nonna diceva sempre di non parlare né politica né di religione durante gli incontri conviviali. A casa però le discussioni più accese ruotavano proprio attorno al tema politico. Con il susseguirsi delle epoche le ideologie hanno mutato assai l’impatto sulla società. Ho però sempre pensato che se fossi vissuto ai tempi della nonna sarei stato con ogni probabilità della sua stessa fazione.

Basta vedere cosa proponeva il comitato di Olten nel 1918: il diritto di voto e di eleggibilità per le donne, l'introduzione della settimana di 48 ore e l'assicurazione per la vecchiaia e l'invalidità.

Come non essere d'accordo? Oggi questi punti sono delle ovvietà, ma non fu sempre così...anzi come vedremo sorprendentemente durante le ondate di peste, nella perenne guerra padrone - operaio,  il coltello dalla parte del manico passò decisamente in mano a questi ultimi....e se così non era bastava a ricorrere all’arma dell’ultima spiaggia: lo sciopero.

Alexandre Mairet, La risposta al lock-out, 18 maggio 1929, xilografia, Ginevra, facsimile
Questa immagine raffigura un lock-out (o serrata): il datore di lavoro dispone di una sospensione provvisoria del lavoro come mezzo di intimidazione nei confronti degli scioperanti, sostenuti finanziariamente dai lavoratori dipendenti ai quali viene di conseguenza decurtato lo stipendio

Non tutti i mali vengono per nuocere

Se vogliamo fare i puntigliosi, i precisini dovremmo annotare nella infinita lotta tra padrone e lavoratore quella che a oggi (rivoluzioni a parte) fu il momento d'oro per le rivendicazioni dei lavoratori. Questa particolare situazione permise persino ai lavoratori di incrociare le braccia, a indire dei micro scioperi, anche se parola e concetto erano totalmente sconosciuti ai tempi. Infatti tra i vari effetti della peste ve ne fu uno tutt’altro che negativo per le classi solitamente svantaggiate: nel giro di due anni, un terzo circa della popolazione europea scomparve in modo decisamente poco piacevole. Fu un incubo. Di più la pandemia lasciò degli strascichi che durarono per circa tre secoli, nel senso che fu seguita da una serie di epidemie che in modo intermittente ma implacabile continuarono a devastare a turno le varie parti d'Europa. Sino alla fine del Quattrocento la popolazione europea rimase sensibilmente al di sotto dei livelli che aveva raggiunto nel 1340.

L'arrivo della peste - Frederick Simpson Coburn, 1909. 
Non tutti i mali vengono per nuocere

La contrazione demografica rese più scarso il fattore lavoro, rendendo molto difficile trovare manodopera; per cui le pretese salariali degli operai aumentarono di colpo. Alla zecca di Firenze, per esempio, nel 1365 i dirigenti disperati relazionarono al governo che "i quattro operai non vogliono lavorare se non quando comoda loro". E se vengono fatte loro rimostranze rispondono con parolacce villane ed arroganti vociando di voler lavorare solo quando torna loro di comodo e a condizione di aumenti di salario. E benché siano state più volte fatte loro offerte di salari ragionevoli, tuttavia montando nella loro arroganza si comportano sempre peggio e pretendono che nessuno altro venga a lavorare nella zecca minacciando chi osasse contravvenire al loro ostruzionismo e così fanno setta all'interno della zecca.

Nel 1350 Matteo Villani scriveva che «tutti erano ricchi de' loro mestieri, guadagnavano ingordamente e più erano pronti a comperare e vivere delle migliori cose».

1875 - Sciopero al tunnel ferroviario del Gottardo

Il primo atto grave di repressione della Svizzera moderna nata sulle ceneri del Sonderbund fece quattro morti e numerosi feriti. Quattro operai italiani, quattro "regnicoli" come si diceva allora, giunti a Göschenen (Cascinotta) per partecipare all'impresa del secolo: lo scavo della galleria ferroviaria sotto il massiccio del San Gottardo (1872-1882). Un lavoro sfibrante e malsano, che la manodopera indigena preferiva lasciare agli immigrati, ai nerboruti operai del Nord Italia, adusi a lavorare nelle gallerie e nelle miniere di mezza Europa.

Sulle cause che portarono ai tumulti del luglio 1875, gli storici hanno fatto chiarezza. Le cause immediate furono le condizioni ambientali nel cunicolo, in particolare l'aria resa irrespirabile dall'umidità e dalle polveri liberate dall'esplosione delle mine.

Le cause indirette andavano invece ricercate nel disagio sociale che s'era creato nei villaggi rurali di montagna a seguito dell'improvviso e massiccio afflusso di operai stranieri. I rapporti stilati dagli investigatori nei giorni successivi, in particolare dal commissario colonnello Hold, fecero emergere una miseria diffusa, fatta di stenti, soprusi, sporcizia, speculazioni, violenze d'ogni genere.

Ma torniamo ai fatti. Nel pomeriggio del 27 luglio 1875, alcuni minatori italiani abbandonarono il fronte dell'avanzamento senza chiedere l'autorizzazione. Ad un assistente dell'impresa Favre spiegarono che non era possibile continuare lo scavo nel fumo denso e asfissiante, lasciato a stagnare da una ventilazione insufficiente. A questo primo motivo s'aggiunsero rivendicazioni a lungo covate, come la richiesta di un aumento salariale. Al che gli eventi precipitarono. 

Lo sciopero tratto dalla fiction "Gottardo"

Al blocco dell'imbocco della galleria attuato dalla manodopera in sciopero, Favre e i suoi ingegneri risposero supplicando il governo urano di inviare un contingente armato. In realtà, a Göschenen, nella mattina del 28 luglio, giunse un distaccamento variamente composto di gendarmi e civili in armi, del tutto impreparato ad affrontare un moto di tale portata. Alla sassaiola che l'accolse, il contingente rispose sparando. Si tentò poi di giustificare le schioppettate mortali sostenendo che i tumultuanti erano in possesso di rivoltelle: supposizione che non fu mai possibile provare.

Volano pietre, poi parte il primo colpo: la rivolta dei lavoratori all'imbocco del tunnel di Göschenen in un'incisione dell'epoca.

Alla brutale repressione di Göschenen, la stampa comunista e anarchica reagì con toni virulenti e indignati: il patriottismo elvetico aveva mostrato il suo vero volto! Nel frattempo il paese imparava a conoscere la "questione sociale" tra le pagine dei rapporti e delle indagini che l'autorità aveva commissionato per chiarire l'andamento dei fatti.

Lo sciopero generale del 1918

Lo sciopero generale dal 12 al 14 novembre 1918, a cui hanno partecipato circa 250 000 persone, è considerato la più grande crisi della Svizzera moderna. 

Si inserisce in un contesto di cambiamenti sociali a lungo termine, ma è stato causato soprattutto dal peggioramento delle condizioni di vita durante la prima guerra mondiale e dal contesto internazionale di grandi cambiamenti alla fine della guerra.

Manifesto sulla mobilitazione bellica del 3 agosto 1914. Museo nazionale svizzero.

La Prima guerra mondiale come acceleratore del conflitto

Come per tutti i grandi eventi storici, anche lo sciopero generale è stato causato da un mix di fattori a lungo, medio e breve termine. Il più importante a lungo termine era la mancanza di integrazione dei lavoratori e del movimento operaio, che si era rafforzato dalla fine del XIX secolo, nello Stato e nella società. Questo ha avuto un effetto destabilizzante sulla società e allo stesso tempo ha mobilitato la politica. 

Tra i fattori a medio termine ci sono la crisi degli approvvigionamenti, che si è aggravata durante la guerra, causando una perdita media del 30% circa dei salari reali e, visti i profitti a volte alti dell'industria e dell'agricoltura, ha aumentato la divisione sociale, poi la radicalizzazione di una parte del movimento operaio e i timori di una rivoluzione nella borghesia dopo la Rivoluzione d'Ottobre russa. 

L'ondata di scioperi e proteste che dal 1917 si susseguiva in Svizzera e a livello internazionale, nonché i cambiamenti rivoluzionari che si profilavano nei paesi vicini, Germania e Austria-Ungheria, spinsero il Consiglio federale, sotto la pressione del generale Wille, a dispiegare un massiccio contingente militare il 6 novembre 1918. Iniziò così la dinamica di escalation che la settimana successiva sfociò nello sciopero generale.

Cartolina. Generale Wille, editore Carl Künzli-Tobler, circa 1914.
Museo nazionale svizzero.

Movimento operaio alla fine del primo conflitto mondiale

Data l'ascesa politica del movimento operaio e l'esplosione dei moti in Germania, alcuni circoli borghesi paventano uno sviluppo rivoluzionario in Svizzera. Altri vogliono dare una lezione agli operai insorti e ai loro leader, mentre l'esercito è ancora mobilitato. 

Tutti sono convinti (o almeno dicono di esserlo) che «è a Mosca che tutto si decide: le grandi linee sono state elaborate nel settembre del 1918 tra Lenin e i suoi amici svizzeri». 

Tra le file del corpo degli ufficiali si vocifera persino che «il governo di Mosca avrebbe designato d'anticipo un dittatore per la Svizzera sovietizzata, nella persona del compagno Radek, un ebreo galiziano». 

L'idea di un complotto internazionale si fa strada. In questa narrazione, enfatizzando la presunta origine forestiera dello sciopero nazionale, il dispiegamento dell'esercito è interpretato come una difesa nazionale militare ed è quindi più facile da legittimare.

Giorni di crisi nel novembre 1918

Il Comitato d'azione di Olten (OAK), che era stato creato a febbraio come organo di coordinamento delle organizzazioni operaie svizzere sotto la presidenza di Robert Grimm, ha reagito alla mobilitazione delle truppe del 9 novembre con uno sciopero di protesta di 24 ore in 19 centri industriali. 
Lo stesso giorno a Berlino fu proclamata la Repubblica. Il sindacato dei lavoratori di Zurigo decise di propria iniziativa di continuare lo sciopero generale locale fino alla fine dell'occupazione militare di Zurigo. 

Robert Grimm, intorno al 1925. Archivio sociale svizzero, Zurigo.
Robert Grimm è stato uno dei personaggi più importanti dello sciopero generale. Era considerato carismatico e un grande oratore e ha ricoperto diverse cariche di comando. Era caporedattore, consigliere nazionale, organizzava conferenze internazionali, era presidente dell'OAK e fu condannato a sei mesi di prigione per le sue presunte intenzioni sediziose.

Il 10 novembre, le forze dell'ordine sotto il comando del colonnello Emil Sonderegger, che negli anni '30 era diventato un leader dell'estrema destra, dispersero con la forza una manifestazione al Münsterhof di Zurigo, causando la morte di un soldato. 

Colonnello Sonderegger - Durante lo sciopero generale del 1918 guidò le forze dell'ordine nell'area tra Zurigo e Winterthur. La sua condotta intransigente a Zurigo gli valse le lodi dei partiti borghesi che lo celebrarono quasi come salvatore della patria, mentre la sinistra lo considerava un sobillatore e tipico rappresentante dell'élite capitalista.
Nebelspalter 23.11.1918

Dopo che i negoziati con il Consiglio federale per il ritiro delle truppe non hanno funzionato, l'OAK ha deciso di fare uno sciopero generale a partire dalla mezzanotte dell'11 novembre. 
Lo stesso giorno, i combattimenti sul fronte occidentale finirono e l'imperatore austriaco rinunciò al trono. 

I dirigenti dello sciopero

All'inizio del 1918 i sindacati e socialisti eleggono il "comitato di Olten". Questi rappresentanti dei lavoratori preparano lo sciopero generale e ne dirigono l'attuazione. Dopo lo sciopero, devono rispondere dei propri atti davanti a un tribunale militare

Il comitato di Olten e i suoi difensori prima dell'udienza in tribunale, fotografia, 1919 Berna.

Spunto per creare il comitato fu il progetto governativo sul servizio civile obbligatorio. I motivi veri erano però il contrasto fra i massicci profitti di guerra conseguiti da una piccola minoranza e il contemporaneo forte impoverimento di larga parte dei lavoratori, nonché l'esclusione delle organizzazioni operaie dalle decisioni politiche. 

Il comitato, privo di competenze ben definite, divenne sotto la guida di Grimm l'effettivo organo esecutivo delle organizzazioni operaie. Tra le numerose rivendicazioni presentate figura un programma economico in 15 punti incentrato sull'approvvigionamento alimentare (in marzo), il blocco dei prezzi per il latte (in aprile) e 11 richieste volte soprattutto a contrastare la limitazione dei diritti politici, favorire l'approvvigionamento alimentare, incrementare i salari e ridurre gli orari di lavoro (in luglio), ottenendo, attraverso minacce e preparativi di sciopero, concessioni dalle autorità

Bandiera sindacale, 1911, Textilarbeiter Gewrkschaft Zürich, Seta ricamata

Il comitato di Olten cercò al contempo di contenerle e di propagandare anche tra gli operai moderati lo sciopero generale. Il 7 novembre reagì contro l'impiego delle truppe annunciando uno sciopero di protesta per il 9; il giorno successivo lo sciopero venne esteso su scala nazionale con il proclama "Ai lavoratori della Svizzera!". Nel contempo vennero avanzate in maniera perentoria nove rivendicazioni sindacali (settimana di 48 ore), sociali (AVS), politiche (rielezione del Consiglio nazionale, suffragio femminile) e connesse con la situazione di guerra (dovere per tutti di lavorare, riforma dell'esercito, approvvigionamento alimentare, monopolio del commercio con l'estero, imposta sulla sostanza). 

Aumento dell'orario di lavoro 1924 
Legge fedeale che modifica l'art.41 della legge sulle fabbriche: Si 42,4%, No:57,6%

A seguito dell'ultimatum del Consiglio federale, il comitato di Olten fece cessare lo sciopero nelle prime ore del mattino del 14 novembre. In mancanza di fattispecie civili, Grimm, Schneider e Platten furono giudicati dalla giustizia militare e condannati il 10.4.1919 a sei mesi di carcere per sedizione, avendo proclamato lo sciopero.

Le richieste

La chiamata allo sciopero includeva nove richieste: 

1. Nuove elezioni immediate del Consiglio nazionale basate sul sistema proporzionale, che era stato approvato un mese prima dagli elettori contro la volontà del Consiglio federale e del Parlamento

2. Diritto di voto attivo e passivo per le donne

Rosa Bloch-Bollag, intorno al 1920. Archivio sociale svizzero, Zurigo
Il diritto di voto alle donne era al secondo posto nella lista delle richieste dell'OAK per lo sciopero generale. Rosa Bloch-Bollag, l'unica donna del comitato, ha avuto un ruolo importante in questo. Si è impegnata anche per tante altre cose.

3. Introduzione dell'obbligo generale di lavorare

4. Introduzione della settimana lavorativa di 48 ore

5. Riforma dell'esercito

6. Garanzia dell'approvvigionamento alimentare 

7. Istituzione di un'assicurazione per la vecchiaia e l'invalidità

8. Monopoli statali per l'importazione e l'esportazione

9. Estinzione del debito pubblico da parte dei proprietari

Cartolina. Dora Hauth-Trachsler, 1920. Archivio sociale svizzero, Zurigo

L'appello allo sciopero è stato seguito in modo diverso nelle varie parti del Paese, tendenzialmente in modo più forte nella Svizzera tedesca che nella Svizzera romanda e nel Ticino. 

Lo sciopero giorno dopo giorno

Wille è convinto che, in vista del primo anniversario della Rivoluzione d'Ottobre, «nelle giornate dal 7 al 10 novembre qualcosa sarà intrapreso a Zurigo». Il generale sollecita a innalzare il livello di allerta e incalza il governo a dislocare truppe nei centri urbani. Quest'ultimo è sottoposto anche a pressioni estere. L'Intesa mette in guardia da un' insurrezione rivoluzionaria e chiede l'espulsione della missione diplomatica sovietica.

6 Novembre

Quando il 6 novembre 1918 il Consiglio federale cede alle pressioni e ordina il trasferimento delle truppe a Zurigo, il Comitato di Olten indice uno sciopero di protesta di 24 ore. 

10 Novembre

Nonostante il divieto di riunirsi, le tensioni sfociano in una manifestazione di massa a Zurigo il 10 novembre 1918, poco prima dell'abdicazione del Kaiser e in concomitanza con l'espulsione della missione sovietica. Gli scontri con l'esercito provocano la morte di un soldato e il ferimento di diversi dimostranti. 

Forze dell'ordine a Zurigo. Archivio comunale, Zurigo.

11 Novembre

L'11 novembre 1918 il comitato proclama lo sciopero generale a tempo indeterminato. Per porre fine all'agitazione, chiede l'immediata rielezione del Consiglio nazionale secondo il sistema proporzionale, il diritto di voto e di eleggibilità per le donne, l'introduzione della settimana di 48 ore e l'assicurazione per la vecchiaia e l'invalidità.

Lo sciopero generale blocca il paese: i treni vengono fermati dai ferrovieri in protesta. Il Consiglio federale e il parlamento reagiscono duramente agli eventi e lanciano un ultimatum. In diverse località si formano gruppi di milizie armate di autodifesa, tra cui la Federazione patriottica svizzera. 

Per evitare che gli scioperanti fraternizzino con le truppe, la direzione dell'esercito mobilita soldati provenienti dai distretti rurali, mettendo così a confronto operai e contadini. 

12 Novembre

Il 12 novembre, primo giorno di sciopero, il Consiglio federale ha eseguito l'espulsione della legazione sovietica, già decisa una settimana prima, rafforzando così nella popolazione la falsa impressione di una collaborazione organizzativa tra i leader dello sciopero e i sovietici. 

Lo stesso giorno iniziò la sessione speciale delle Camere federali, alla cui apertura il presidente della Confederazione liberale Felix Calonder cercò di giustificare la mobilitazione delle truppe con il pericolo di una rivoluzione, prospettando però anche rapide riforme di politica sociale e la partecipazione dei socialdemocratici al governo. 

13-14 Novembre

Sotto la pressione di un ultimatum del Consiglio federale e per paura di una repressione militare, nella notte tra il 13 e il 14 novembre l'OAK decise di interrompere lo sciopero. Il giorno dopo, durante un intervento delle truppe a Grenchen, tre persone non coinvolte persero la vita. 

Di conseguenza, il comitato decide di revocare lo sciopero. I capi, tra cui lo stesso Grimm e Ernst Nobs, che in seguito sarebbe diventato consigliere federale, sono condannati a diversi mesi di detenzione per sedizione.

Intervento delle forze dell'ordine con uso di armi da fuoco durante gli scioperi nazionali a Grenchen. Album degli scioperi, 1918. Museo storico-culturale di Grenchen.

Dopo lo sciopero generale

Dopo che lo sciopero è finito, si sono viste sia tendenze di radicalizzazione politica che una certa distensione. A partire dall'inizio di novembre 1918, a destra si sono formate delle milizie armate che, a differenza delle milizie paramilitari di altri paesi con cui in parte collaboravano, hanno perso presto importanza. 

L'Unione Patriottica Svizzera (SVV), fondata nella primavera del 1919, ha operato fino al 1948 come organizzazione ombrello delle milizie civili e dei servizi di picchettaggio, nonché nell'attività di spionaggio delle organizzazioni di sinistra e come gruppo di pressione della destra borghese. 

Si intensificarono anche l'odio verso gli stranieri e l'antisemitismo e, per prevenire la rivoluzione, si chiese una politica più restrittiva nei confronti degli stranieri. 

A sinistra, alcuni erano delusi dalla fine dello sciopero. L'ondata di scioperi durò fino al 1920, quando furono compensate le perdite salariali reali causate dalla guerra. Nell'estate del 1919 ci furono scioperi generali locali a Basilea e Zurigo, durante i quali sei persone persero la vita a causa di interventi militari e si profilò la minaccia di un secondo sciopero nazionale. Nel 1920/21 l'ala sinistra della socialdemocrazia si separò e, insieme a piccoli gruppi radicali di sinistra, formò il Partito Comunista Svizzero (PCS). Allo stesso tempo, ci fu un'ondata di riforme, con le forze riformiste borghesi e di sinistra moderata che proposero un sacco di cambiamenti, tra cui la riduzione dell'orario di lavoro, le assicurazioni sociali, le riforme fiscali e alcuni elementi di «democrazia economica». Con il diminuire della paura di una rivoluzione all'inizio degli anni '20, questo entusiasmo per le riforme si affievolì.

Lo sciopero nazionale, sebbene debba essere ridimensionato nel suo impatto storico, ha avuto effetti propagandistici duraturi. Viene rappresentato come un tradimento dell'unità nazionale. Questo evento ha radicato l'idea che lo sciopero sia estraneo all'identità elvetica, considerato come un comportamento influenzato dall'estero e non tipico del popolo svizzero

La crisi provoca la convocazione di elezioni anticipate, le prime a suffragio proporzionale, come chiesto dai manifestanti. I risultati determinano un cambiamento radicale del sistema politico, dal 1848 dominata dai liberali. Questi ultimi perdono quasi la metà dei loro seggi. I vincitori delle elezioni sono il Partito socialista, che raddoppia il numero dei suoi deputati, e il Partito cantonale dei contadini, dei commercianti e dei cittadini (BGB) che, ottenendo ben 28 seggi, trova una rappresentanza in parlamento per la prima volta.

L'isolamento del PS e la fine della maggioranza assoluta radicale provocano la creazione di una compatta coalizione borghese, fatta da liberali, conservatori e contadini. Alla fine del 1919 è eletto il secondo consigliere federale cattolico, il friburghese Jean-Marie Musy.

L'anticomunismo e la crescente fobia verso lo straniero si intrecciano in Svizzera dopo il 1918, alimentando il timore che la presenza di elementi stranieri, come Lenin e gli ebrei orientali, considerati poco assimilabili, abbia contribuito alla crisi politica. L'immagine del "giudeo-bolscevico" emerge come stereotipo del nemico, percepito come un pericolo per l'identità svizzera

L'inforestierimento

La paura dell'"inforestierimento" termine coniato per indicare la minaccia politica, economica e culturale rappresentata dagli stranieri, porta a politiche sempre più restrittive sull'immigrazione e la concessione della cittadinanza, basate su criteri etnici e culturali. Vengono introdotte nuove leggi per regolamentare l'ingresso degli stranieri ed è creato un ufficio centrale di polizia degli stranieri, diretto dal giurista Heinrich Rothmund. Nel 1919, la giurisdizione si fa più rigida.

Una circolare raccomanda di prendere in considerazione i «fattori etnici» ogni qual volta occorra stabilire se, quando si tratta di concedere la cittadinanza, sia stata raggiunta l'«assimilazione culturale e politica» alla «situazione e alle concezioni elvetiche»

Lo sciopero generale in tribunale

Il caso dello sciopero è stato affidato alla giustizia militare. Questa ha avviato procedimenti contro 3000 persone, soprattutto ferrovieri, ai quali il Consiglio federale aveva vietato lo sciopero con un provvedimento militare proprio prima che iniziasse, e alla fine ci sono state 147 condanne. Nel processo principale del marzo/aprile 1919, un tribunale militare ha condannato i membri dell'OAK Robert Grimm, Friedrich Schneider e Fritz Platten a sei mesi di prigione ciascuno per ammutinamento. Il redattore del giornale socialista zurighese Volksrecht (e primo consigliere federale socialista nel 1943), Ernst Nobs, è stato condannato a quattro settimane di prigione.

Integrazione del movimento operaio nello Stato e nella società

Dopo lo sciopero generale, il movimento operaio si è integrato sempre di più nello Stato e nella società. Nelle elezioni anticipate dell'ottobre 1919, i liberali hanno perso la maggioranza assoluta e i socialdemocratici hanno raddoppiato i loro seggi. All'inizio, però, questo non ha portato all'integrazione del PS nel Consiglio federale, ma a un maggiore avvicinamento tra i vari gruppi borghesi. 
Negli anni Venti e Trenta, la maggior parte delle grandi città ebbe per periodi più o meno lunghi maggioranze socialdemocratiche al governo (le cosiddette città rosse). 

Nel campo delle relazioni industriali, il numero dei contratti collettivi di lavoro aumentò notevolmente nella seconda metà del XX secolo. Parallelamente, gli scioperi diminuirono drasticamente. Nel 1937 fu concluso l'«accordo di pace» nell'industria meccanica e metallurgica e un anno dopo il primo «contratto collettivo nazionale» nel settore edile. Sotto la minaccia nazionalsocialista, nel 1935 il PS ha riconosciuto per la prima volta dal 1917 la difesa militare del Paese e nel 1943 è stato eletto il primo consigliere federale socialdemocratico. Da tutti questi eventi sono nati il partenariato sociale e la democrazia di concordanza, due caratteristiche fondamentali della Svizzera dalla fine della seconda guerra mondiale.

Il destino delle richieste dello sciopero generale

Alcuni punti del catalogo delle richieste del novembre 1918 erano legati direttamente alla situazione bellica e sparirono presto dall'agenda politica. Altri furono realizzati in fretta: la settimana lavorativa di 48 ore si affermò in generale nel 1919/20 e nell'ottobre 1919 ci furono le elezioni anticipate del Consiglio nazionale secondo il sistema proporzionale. 

Maggioranza e proporzionalità

Molte persone si sentivano poco rappresentate nel governo. C'era il sistema maggioritario. Una delle richieste dello sciopero nazionale era quindi il sistema proporzionale, cioè l'elezione del Consiglio nazionale in base alla percentuale di voti ottenuti dalle liste. Già prima dello sciopero era stato approvato il sistema proporzionale e nel 1919 si tennero elezioni anticipate. Il sistema maggioritario era il sistema elettorale dominante fino all'affermarsi delle richieste di introduzione del sistema proporzionale.

Cartolina postale per il voto del 1918. Archivio sociale svizzero, Zurigo.

Sistema proporzionale:
La parola “proporzionale” deriva dal latino proportio, che in italiano significa “rapporto”. Nel sistema proporzionale, la percentuale di tutti gli elettori deve essere rappresentata in proporzione dalla percentuale dei seggi nei partiti.

Sistema maggioritario:
La parola “maggioritario” viene dal latino ‘maioritas’, che in italiano significa “maggioranza”. Nel sistema maggioritario, viene eletto il candidato che ottiene la maggioranza dei voti. Tutti gli altri candidati, anche se ottengono solo pochi voti in meno, non ottengono nulla.

Poche settimane dopo lo sciopero generale, iniziarono anche i lavori per l'introduzione dell'AVS. Nel 1925 il popolo approvò un articolo costituzionale in tal senso, ma il progetto di legge fallì nel referendum del 1931. Non da ultimo per paura di un nuovo «1918», nel 1944 il Consiglio federale annunciò la rapida introduzione dell'AVS, che avvenne nel 1947/48. Poco dopo lo sciopero generale, ci furono anche iniziative parlamentari per introdurre il diritto di voto alle donne. Ma finirono nel dimenticatoio quando, tra il 1919 e il 1921, diversi Cantoni bocciarono il voto alle donne nei referendum cantonali. Un primo tentativo a livello federale fallì nel 1959 e solo nel 1971 gli elettori maschi concessero alle loro concittadine i diritti politici.

Immagini storiche

L'interpretazione dello sciopero generale era già controversa durante gli eventi. Per decenni, i circoli borghesi hanno pensato che fosse un tentativo di rovesciamento ordinato da Mosca. Alcuni vedevano lo sciopero come parte di una cospirazione mondiale ebraico-bolscevica. A sinistra, alcuni pensavano che interrompere lo sciopero fosse stato un grosso errore, ma quando alcune richieste dello sciopero generale furono soddisfatte, si iniziò a dire che era stato un successo indiretto. 


Solo le ricerche basate su fonti d'archivio degli anni '50 e '60 hanno spiegato meglio le origini sociali, economiche e politiche dello sciopero generale e hanno mostrato che la teoria del rovesciamento non reggeva. In seguito, diversi studi hanno approfondito le conoscenze sullo sciopero generale in singole regioni, sui protagonisti principali e su aspetti specifici come la crisi degli approvvigionamenti, il servizio d'ordine militare o le milizie civili. Altri punti, come il ruolo delle donne, dei datori di lavoro o dei contadini, sono oggetto di ricerche attuali.

1924

Nel suo messaggio del 2 giugno 1924, il governo federale dichiara apertamente: «La difesa contro l'infiltrazione straniera richiede l'introduzione di uno standard completamente nuovo: quello della capacità del paese di accettare gli stranieri»


Alexandre Mairet, Ai pochi eletti: otto ore non basterebbero..., 1° maggio 1922, xilografia, Ginevra, facsimile

Le concessioni di cittadinanza non sono più uno strumento della politica d'integrazione, bensì di una selezione qualitativa che avrebbe dovuto tenere alla larga gli elementi indesiderati. Il Consiglio federale aumenta da due a sei anni il periodo di soggiorno minimo richiesto per presentare una domanda di cittadinanza (nel 1952 gli anni diventeranno dodici). In questo modo, si creano le basi per la legge discriminatoria sull'immigrazione che avrebbe dominato il XX secolo.

In breve

Cause

Poco prima della fine della guerra, l'Europa ha vissuto grandi sconvolgimenti e rivoluzioni. Anche in Svizzera molti spingevano per un cambiamento.
Con una serie di scioperi e manifestazioni, i lavoratori protestarono contro l'aumento dei prezzi e la carenza di beni di prima necessità, chiedendo di essere coinvolti di più nelle decisioni politiche ed economiche. Questo fece crescere la paura di una rivoluzione tra la borghesia, i vertici dell'esercito e le autorità.

Lo sciopero generale del 1918

Il 12 novembre 1918, più di 250 000 lavoratori in tutta la Svizzera hanno scioperato per cose come la settimana lavorativa di 48 ore, l'assicurazione per la vecchiaia e il diritto di voto alle donne. Alla fine della Prima guerra mondiale la situazione era difficile: un sacco di gente era in difficoltà e gli uomini non ricevevano quasi nessuna indennità per il servizio militare durante la guerra. Dopo tre giorni, lo sciopero è stato interrotto a causa della pressione esercitata da un massiccio dispiegamento di forze militari. Alcune delle richieste dello sciopero sono state soddisfatte negli anni successivi. Nel 1943 il Partito socialista svizzero è entrato a far parte del governo.

Svolgimento

Per paura di rivolte e sotto pressione da parte dei vertici dell'esercito, il 6 novembre 1918 il Consiglio federale ha deciso di schierare un sacco di truppe. Le organizzazioni dei lavoratori l'hanno vista come una provocazione e il 9 novembre hanno reagito con uno sciopero generale di 24 ore in 19 città, seguito da uno sciopero nazionale a partire dal 12 novembre.

Visto il dispiegamento militare, lo sciopero è stato interrotto dopo tre giorni, in seguito a un ultimatum del Consiglio federale che prometteva riforme sociali e politiche.

Conseguenze

Lo sciopero generale ha portato a un aumento delle tensioni politiche interne, ma ha anche spinto dei cambiamenti: le prime elezioni proporzionali del Consiglio nazionale già nel 1919, l'introduzione della settimana lavorativa di 48 ore nel 1919/20 e i preparativi per l'introduzione di un'assicurazione per la vecchiaia e i superstiti. A medio termine, si aprì la strada al partenariato sociale e alla democrazia di concordanza in Svizzera: il primo consigliere federale socialdemocratico fu eletto nel 1943.

Banconota da 1000 franchi del 1931, chiamata Fonderie

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“Posso farle una domanda?”- era da parecchio tempo che aspettavo questo momento, quello di porre una semplice domanda, molto probabilmente ingenua dal punto di vista della monaca di clausura che si appresta ad ascoltarla, ma così carica di significati per me. Sarei però un folle a riportare qui il punto apice della mia visita al monastero benedettino di Santa Maria assunta sopra Claro , questo il nome ufficiale che per motivi di scorribilità della lettura non ripeterò più in maniera completa  Il monastero da un depliant presente al monastero. La zona aperta al pubblico é assai limitata, consiste nella terrazza che da sulla valle (tutta a sinistra) con annessa chiesa e localino per gli acquisti (vedi sotto) L’itinerario odierno parte e finisce nell’abitato di Claro, ridente agglomerato ai piedi del monastero. Prima di salire al monastero faccio un giro alla ricerca dei luoghi di interesse in paese. Mentre cammino per i vicoli noto gente indaffarata: un'intera famiglia sta partecipan...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 5 - Il vecchio editore

Giungo da Roveredo in perfetto anticipo, ho il tempo anche di gustarmi un Campari soda in piazza grande; la giornata volge al termine ma ho ancora una tappa finale in programma. Essa ha luogo nella ridente Locarno dove per l’occasione sono stati trasportati due vagoni in piazza Grande Vagoni della Pace in piazza grande L’occasione é la presentazione di un libro legato ai patti di Locarno del 1925, tema già accennato nelle settimane scorse. La vera première della serata é la possibilità di visitare il palazzo della Sopracenerina, vera e propria icona della nostra storia Cantonale Il palazzo della sopracenerina alle spalle dei due vagoni Storia del palazzo La realizzazione del Palazzo oggi comunemente definito «della Sopracenerina» – proprietaria dello stabile – data degli anni Trenta dell’Ottocento ed è frutto di una contingenza storica particolare, quella della capitale itinerante, quando Bellinzona, Lugano e Locarno ospitano a rotazione le istituzioni cantonali. La Costituzione cant...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 1 - L’uomo col gozzo

Festeggiare il tempo che passa é deleterio, così come passare il giorno del proprio compleanno lavorando é umiliante. Lavoriamo una vita intera, evitiamo di farlo anche il giorno in cui tutti ci dicono "Auguri! E ora torna a lavorare!" Ma che senso ha festeggiare il proprio compleanno quindi? Spesso si dice che dagli anta in su andrebbe passato in sordina. Potrebbe però essere la possibilità di aggiungere un giorno di libero con la scusa di autocelebrarsi. Da qualche anno infatti (la prima volta fu a Vufflens le Château ) in corrispondenza di questa ricorrenza, ho preso l'abitudine di farmi un regalo, a dire il vero me ne faccio in continuazione, organizzare trasferte per alimentare le mie passioni sono gesti d'amore verso se stessi. Ogni anno cerco di organizzare una gita particolare, fuori dagli standard, magari approfittando che sia in un normalissimo giorno in cui tutti il resto del mondo (o quasi) sta lavorando. Tra gli obiettivi li nel cassetto una chiesa che h...

Il leventinese eroe a Lugano e martire a Novara

Giacomo Mottino, un nome che nei miei paraggi rievocherà il cognome Mottini, piuttosto presente sul territorio (ne abbiamo nel comune di Airolo e Quinto, in particolare nella frazione di Altanca). Come ho modo di leggere nelle pagine riportate dagli storici svizzeri il Mottino si rese protagonista in eventi nel momento caldissimo in cui gli svizzeri erano al centro del mondo, (da me nominato l’era delle picche ) giusto prima della epica battaglia di Marignano , alla quale però non prese parte perché morì nella battaglia di Novara due anni prima. Lasciamoci quindi cullare da queste epiche righe che danno modo a noi abitanti di una vallata di gonfiarci il petto e creare qualche canzone a mó di sfottò hockeystico Giacomo Mottino   Due mercenari alla battaglia di Novara del 1513. In questa battaglia ci furono svizzeri sui due fronti e Giacomo Mottino di Leventina fu un protagonista di primissimo piano  Dal Dizionario leventinese Personaggio storico illustre ma pressoché ignoto in ...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 4 - Le tre colonne

Ci vogliono pochi minuti dalla chiesa di San Giulio alle famigerate tre colonne nella campagna di Roveredo. La mia prossima tappa é semplice, spartana dal lato concreto ma carica di significati. Le tre colonne Ci sono tre colonne nella campagna di Roveredo, un collega originario di li mi ha riferito che quando hanno costruito l'autostrada hanno previsto una curva per preservare il sito. Tutto per tre piccole colonne, anzi, avanzi di colonne.... Le tre colonne di Roveredo Incrocio due signore a qualche centinaia di metri dal posto, scambio due parole, sono tentato di chier loro cosa sanno in proposito ma non lo faccio. Avrò modo di scoprire più tardi che le persone del luogo sono tutti a conoscenza della loro presenza e spannometricamente della loro funzione. Nessuno però sa indicare con precisione cosa si svolgeva. Sulla sinistra si intravedono i resti delle tre colonne Dopo pochi minuti giungo in vista del luogo. È a qualche metro dalla strada che costeggia il fiume e che una volt...

Glorenza

Approfitto della mia tre giorni in "estremo oriente" (con le dovute proporzioni), per penetrare in Italia, o meglio ancora nel ambiguo territorio della Val Venosta. Dopo aver visitato Curon mi sposto a sud per visitare Glorenza. Glorenza é affascinante per una sua caratteristica che difficilmente si riscontra nei villaggi nelle Alpi: le sue mura. Quando si entra da una delle sue tre porte si ha la voglia di scoprirne ogni angolo, di non lasciarsi sfuggire l’occasione di sentirsi catapultati in un altra epoca ad ogni passo che si fa. Per dare un’immagine dell’urbanistica della cittadina la miglio soluzione é dall’alto.  Foto scattata all’esterno del museo storico di Glorenza Ma non bisogna fantasticare troppo, avere la testa tra le nuvole potrebbe diventare estremamente pericoloso, meglio guardare chi arriva, soprattutto dai due assi principali che tagliano la cittadina; se una volta era cavalli oggi i tempi di reazione devono essere più scattanti, perché chi sopraggiunge po...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 2 - Il Dio di lamiera

Il tragitto in postale tra Mesocco e Roveredo dura pochi minuti, non c'é nemmeno il tempo di sentiere le emozioni della prima tappa scendere che già si giunge nella ridente capitale della Moesa.  Roveredo Roveredo ha preso il suo nome dai folti boschi di rovere che lo circondano. Negli antichi documenti troviamo spesso le impronte del sigillo di Roveredo. Il più antico porta la data del 1615 e non rappresenta altro che un rovere con sei rami, tre per lato, armonizzati in uno stemma. Attorno sta la dicitura “Sigilium Roveredi Comunitatis”. Roveredo (GR): casa Zuccalli con i suoi graffiti risalenti alla metà del sedicesimo secolo. Nella foto il graffito presente sulla facciata della casa risalente alla metà del sedicesimo secolo riscoperto e restaurato. Al primo piano, dopo un restauro parziale eseguito dal restauratore Marco Somaini nel 2004, possiamo ammirare  il dio greco Hermes dai piedi alati, messaggero degli dei e protettore dei mercanti (il dio Mercurio romano) e i...

Piccolo manuale museale e affini

 Intro Questa piccola guida ai musei e affini non era programmata e nemmeno un obiettivo dichiarato. È nata con le esperienze accumulate nel vario girovagare per musei, monumenti, vicoli più e meno grandi. Piccole accortezze, da applicare con lo scopo di migliorare qualitativamente le giornate dedicate alla visita/vista di qualsiasi tipo di oggetto culturalmente rilevante. "L'opera" é in continuo aggiornamento, una versione finale sarà in coincidenza con la mia dipartita. La vergine di Norimberga presente nel museo del castello di Kyburg;  trattasi di un falso acquistato nei secoli passati dai proprietari del castello per sorprende e intrattenere gli ospiti  La Vergine di Norimberga, spacciata come uno strumento di tortura medievale, è in realtà un prodotto del XIX secolo, un’epoca in cui l’Europa era affascinata da una visione romantica e distorta del Medioevo. Questa riscoperta del Medioevo non era basata su una comprensione storica accurata, ma piuttosto su una visione...

Belli i capelli

La lunghezza massima dei miei capelli l’ho raggiunta nel 1994 quando mi arrivarono quasi alle spalle. Durò poco. Ora a 20 anni di distanza il mio pensiero inerente i capelli é "meglio grigi che assenti".  Non fanno sicuramente parte della mia quotidianità ma tornano saltuariamente nei miei pensieri quando lo scarico della doccia si ottura.  Al castello di Valangin ho modo di approfondire il tema e rendermi conto che anche loro fanno parte in qualche modo della storia Volantino dell mostra temporanea NON C'È NESSUN PELO IN CIÒ CHE PORTA FORTUNA: IL PIEDE, IL TALLONE E LA LINGUA Detto di Trinidad e Tobago Peli e capelli come barriera contro le aggressioni esterne  Proprio come la pelle, anche i peli hanno diverse funzioni. Prima di tutto, fanno da barriera fisica e aiutano a regolare la temperatura, soprattutto grazie al sudore.  I capelli proteggono dal sole, una funzione che i peli hanno perso perché ormai sono troppo sparsi per essere davvero efficaci. I peli pubici...