Giungo da Roveredo in perfetto anticipo, ho il tempo anche di gustarmi un Campari soda in piazza grande; la giornata volge al termine ma ho ancora una tappa finale in programma. Essa ha luogo nella ridente Locarno dove per l’occasione sono stati trasportati due vagoni in piazza Grande

È proprio un impeto di orgoglio, prima di diventare per la seconda volta capoluogo, che spinge un gruppo di cittadini locarnesi a dare vita al Palazzo Governativo, uno fra i primi edifici ad essere progettato per fungere specificatamente da sede di Autorità e pubblica amministrazione.
Il Palazzo è costruito tra il 1837 e il 1839 su iniziativa di un gruppo di cittadini che, costituendo una «Società di azioni», si dice disposto a finanziarlo per dare una degna casa alle Istituzioni. Una prassi, questa, diffusa nell’Ottocento, quando le principali iniziative per modernizzare Locarno – l’asilo infantile nel 1845, l’ospedale La Carità nel 1872, la fondazione della Società Locarnese per l’introduzione del gas nel 1875 e per l’acqua potabile nel 1896 – sono gestite da un nucleo ristretto di famiglie borghesi e terriere, con tutta probabilità per superare un certo immobilismo e delle evidenti ristrettezze finanziarie.
La Società , dopo aver fatto elaborare differenti progetti, opta per quello proposto da Giuseppe Pioda, fratello del più famoso Giovan Battista che sostituì Stefano Franscini in Consiglio federale.
La convenzione siglata dal Consiglio di Stato comprende la realizzazione di sale per Gran Consiglio, Consiglio di Stato, segretario di Stato, ufficio contabilità generale, archivio cantonale, ufficio del bollo, direzione delle poste, commissione della pubblica istruzione, segretario dei registri militari e di polizia, come anche cucina, camera per l’usciere custode e un sito per il corpo di guardia vicino alla porta.
Locarno è stata capitale del Canton Ticino per quattro volte, nei periodi 1821-1827, 1839-1845, 1857-1863 e 1875-1881; la prima volta le Istituzioni occupano il convento di San Francesco, mentre le altre proprio Palazzo Governativo. Questi periodi hanno avuto un effetto modernizzatore e integrativo per Locarno, che poteva beneficiare non solo di una certa immediatezza delle decisioni, ma anche di una Città più pulita e sicura anche grazie a provvedimenti straordinari di utilità pubblica.
Quando la politica albergava altrove, il Palazzo ospitava assemblee, cerimonie, veglioni di carnevale, commerci e abitazioni. Insomma, un vero e proprio «Palazzo sociale ad uso Residenza governativa» (così è definito il Palazzo in un carteggio della Mutuo Soccorso)
Nel 1917 il Palazzo fu acquistato dalla Società Elettrica Locarnese, che ora è chiamata Società Elettrica Sopracenerina.
La prima grande trasformazione fisica avviene nel 1893 con l’eliminazione del grande frontone centrale triangolare sovrastante la facciata principale, ad opera dell’architetto Alessandro Ghezzi, pare a causa di perdite d’acqua. Nel 1917 l’architetto Eugenio Cavadini attua invece una ristrutturazione interna e la modifica della facciata posteriore, in particolare l’eliminazione delle scuderie. Negli anni Cinquanta, più precisamente nel 1955, avviene la seconda importante modifica alterante del Palazzo e della facciata principale, ad opera questa volta del celebre architetto locarnese Paolo Mariotta (1905–1972), il quale inserisce degli imponenti archi, probabilmente per ingrandire e illuminare maggiormente gli spazi adibiti ai commerci; modifica che subisce la critica di eminenti intellettuali come Virgilio Gilardoni e Piero Bianconi.
Nel 1993 viene installata una cupola di vetro a copertura della corte interna con l’intento di creare un nuovo spazio per incontri e manifestazioni: l’autore è Mario Botta, che definirà l’opera un «prolungamento naturale della Piazza».

Una valorizzazione, quella della corte interna, che passa anche dal rifacimento negli anni 2000 della pavimentazione interna (disegno a scacchiera con zone chiare e scure) ed esterna pensata per dare continuità alla corte interna posando grandi lastre di granito Onsernone
Un Palazzo aperto, quindi, verso la Piazza e idealmente i suoi cittadini; aperto verso un futuro ancora tutto da vivere e, prima o poi, da raccontare.
Un’impresa non da poco a quell’epoca!

La conferenza é finita, mi restano diverse opzioni:

Vagoni della Pace in piazza grande
L’occasione é la presentazione di un libro legato ai patti di Locarno del 1925, tema già accennato nelle settimane scorse.

La vera première della serata é la possibilità di visitare il palazzo della Sopracenerina, vera e propria icona della nostra storia Cantonale
Il palazzo della sopracenerina alle spalle dei due vagoni
Storia del palazzo
La realizzazione del Palazzo oggi comunemente definito «della Sopracenerina» – proprietaria dello stabile – data degli anni Trenta dell’Ottocento ed è frutto di una contingenza storica particolare, quella della capitale itinerante, quando Bellinzona, Lugano e Locarno ospitano a rotazione le istituzioni cantonali. La Costituzione cantonale del 1814 aveva stabilito che le Autorità avrebbero dovuto soggiornare, a turni di sei anni in queste tre località ; pratica, questa, mai piaciuta al Franscini, che vi avrebbe preferito un nuovo capoluogo sul Ceneri chiamato Concordia, e interrotta nel 1878 da una votazione popolare con 14’000 sì e 7'000 no. La capitale sarebbe rimasta stabilmente a Bellinzona e di conseguenza il Palazzo del Governo perse la sua funzione.È proprio un impeto di orgoglio, prima di diventare per la seconda volta capoluogo, che spinge un gruppo di cittadini locarnesi a dare vita al Palazzo Governativo, uno fra i primi edifici ad essere progettato per fungere specificatamente da sede di Autorità e pubblica amministrazione.
Il Palazzo è costruito tra il 1837 e il 1839 su iniziativa di un gruppo di cittadini che, costituendo una «Società di azioni», si dice disposto a finanziarlo per dare una degna casa alle Istituzioni. Una prassi, questa, diffusa nell’Ottocento, quando le principali iniziative per modernizzare Locarno – l’asilo infantile nel 1845, l’ospedale La Carità nel 1872, la fondazione della Società Locarnese per l’introduzione del gas nel 1875 e per l’acqua potabile nel 1896 – sono gestite da un nucleo ristretto di famiglie borghesi e terriere, con tutta probabilità per superare un certo immobilismo e delle evidenti ristrettezze finanziarie.
La Società , dopo aver fatto elaborare differenti progetti, opta per quello proposto da Giuseppe Pioda, fratello del più famoso Giovan Battista che sostituì Stefano Franscini in Consiglio federale.
La convenzione siglata dal Consiglio di Stato comprende la realizzazione di sale per Gran Consiglio, Consiglio di Stato, segretario di Stato, ufficio contabilità generale, archivio cantonale, ufficio del bollo, direzione delle poste, commissione della pubblica istruzione, segretario dei registri militari e di polizia, come anche cucina, camera per l’usciere custode e un sito per il corpo di guardia vicino alla porta.
Quando la politica albergava altrove, il Palazzo ospitava assemblee, cerimonie, veglioni di carnevale, commerci e abitazioni. Insomma, un vero e proprio «Palazzo sociale ad uso Residenza governativa» (così è definito il Palazzo in un carteggio della Mutuo Soccorso)
Nel 1917 il Palazzo fu acquistato dalla Società Elettrica Locarnese, che ora è chiamata Società Elettrica Sopracenerina.
All’alluvione del 1907 – superata non senza difficoltà , come quella del 1868, di cui il Palazzo porta ancora il segno su una colonna interna – segue un’altra calamità , un metaforico terremoto: il crack bancario del 1914
La prima grande trasformazione fisica avviene nel 1893 con l’eliminazione del grande frontone centrale triangolare sovrastante la facciata principale, ad opera dell’architetto Alessandro Ghezzi, pare a causa di perdite d’acqua. Nel 1917 l’architetto Eugenio Cavadini attua invece una ristrutturazione interna e la modifica della facciata posteriore, in particolare l’eliminazione delle scuderie. Negli anni Cinquanta, più precisamente nel 1955, avviene la seconda importante modifica alterante del Palazzo e della facciata principale, ad opera questa volta del celebre architetto locarnese Paolo Mariotta (1905–1972), il quale inserisce degli imponenti archi, probabilmente per ingrandire e illuminare maggiormente gli spazi adibiti ai commerci; modifica che subisce la critica di eminenti intellettuali come Virgilio Gilardoni e Piero Bianconi.
Nel 1993 viene installata una cupola di vetro a copertura della corte interna con l’intento di creare un nuovo spazio per incontri e manifestazioni: l’autore è Mario Botta, che definirà l’opera un «prolungamento naturale della Piazza».

Un Palazzo aperto, quindi, verso la Piazza e idealmente i suoi cittadini; aperto verso un futuro ancora tutto da vivere e, prima o poi, da raccontare.
Il grande salone al primo piano, in origine la sala del Gran Consiglio, cioè del parlamento cantonale, è regolarmente utilizzata per conferenze, concerti e spettacoli. Ed é proprio in questo salone che si terrà la presentazione del libro
Il grande salone oggi
Il palazzo durante i patti di Locarno
Nel 1925, durante la Conferenza di pace, questa sala del Palazzo della Sopracenerina ospitò il “Foyer de la Presse”, gestito dall’avvocato Camillo Beretta, redattore del giornale locale “il Cittadino”. In pochi giorni furono installate 18 linee telefoniche, alcune linee telegrafiche e una trasmittente radio sul tetto.Un’impresa non da poco a quell’epoca!
Il salone nel 1936
Il salone principale fu decorato con tappeti persiani, bandiere e quadri, mentre i grandi tavoli, ricoperti di comunicati stampa, giornali e macchine da scrivere facilitavano il lavoro dei corrispondenti. Alla Conferenza internazionale furono accreditati più di 200 giornalisti provenienti da una ventina di nazioni diverse.
Palazzo piuttosto facile da individuare: al centro delle immagini un quadrato con un quadrato più piccolo al suo interno. Rispettivamente nel 1898, 1977 e 2018
La presentazione del libro
Torniamo al presente. La sala si riempie negli ultimi minuti, due tipologie di spettatori si distinguono chiaramente: il diplomatico, con il vestito da parata (elegante insomma) che va a prendere posto nelle prime due file. Altro segno di riconoscimento é un applauso molto ritmato e estremamente rumoroso, frutto di anni di esperienza.
Il resto sono tutte persone di una certa età , per la maggior parte pensionati sbucati dalle loro case a "vedere cosa contano su" e voltar là la giornata tra qualche vecchio ricordo
In realtà ci sarebbe una terza categoria, io. Non vorrei peccare di egocentrismo ma mi sento veramente di una categoria a parte, sono l’unico che non conosce nessuno, sono l’unico che porta magliette con scritte da “giovane uomo”, sono l’unico che ha già tra le mani il libro che sta per essere presentato, sono l’unico al cui fianco / davanti / dietro non si siede nessuno. Malgrado questo sento di passare perfettamente inosservato. Ottimo.

Il libro presentato
Il vecchio editore
Si susseguono i relatori, tutti riescono a mantenere viva l'attenzione dell'ascoltatore. Non nego che la vera superstar della serata é l'editore Armando Dadò, che se anche faticando recita in maniera coinvolgente il suo discorso. Malgrado la vista sia ridotta la 6% non sembra aver perduto la grinta. È la prima volta che lo vedo il signor Armando, prima di oggi avevo letto innumerevoli volte il suo nome sui molti libri da lui prodotti-
È raggiante per le foto di rito a fine presentazione che rubo dalla mia postazione super defilata.
- Cercare di fare il brillante davanti a qualche rappresentante del gentil sesso, cosa che da tempo non mi si confà più, anche perché tra le altre cose non ho mai avuto un particolare successo in questo genere di operazioni.
- Cercare di scambiare due parole con il vecchio editore
- Andarmene
In realtà la risposta ce l'ho fin dall'inizio della conferenza, mi sento in dovere di ringraziare il vecchio editore per tutti i libri che mi (ci) ha regalato. Un patrimonio inestimabile, forte di piacere continuo. Finché non glie lo dico non mi do pace.
Approfitto quindi degli attimi riservati ai saluti di rito che hanno luogo appena la conferenza é finita. Riesco ad infilarmi davanti ad Armando Dadò e chiedo se é possibile avere un autografo.
Subito il suo accompagnatore mi chiede se ho il libro: "Certo!". Il fatto di aver comprato il libro appena arrivato mi trona utile.
Armando mi chiede il nome, lo fa più volte perché non comune, perché può essere scritto in mille modi. Dico che non ha importanza come lo scrive, dico che quello che desideravo veramente era ringraziarlo per tutti i libri che mi ha regalato. Sorride il buon vecchio editore. Non resisto a ripeterglielo ancora una volta quando ha finito di apporre la dedica al libro. Mi sento felice, come un ragazzino che é riuscito ad avvicinare il calciatore.
Armando Dadò mentre appone la dedica sul mio libro
Conclusioni
Ben 5 tappe sono scaturite dalla giornata odierna.Questo testimonia la grande quantità di elementi di interesse presenti nel territorio per chi sa osservare.
Potenziale motivazione per autocelebrarsi e/o celebrare la vita Nr.07:L’aver utilizzato il tempo in maniera ottimale é il grande successo odierno, ma dovrebbe esserlo in ogni giornata in cui abbiamo tempo libero a disposizione. Questo punto basta già per motivare il festeggiamento del proprio compleanno: ricavare del tempo da utilizzare per le proprie passioni.
Potenziale motivazione per autocelebrarsi e/o celebrare la vita Nr.08: Come ultimo punto l’autocelebrazione: ringraziarsi, farsi un regalo e commemorare tutte le avventure pianificate e realizzate durante l'ultimo anno. Percepire i weekend come mini vacanze, con se stessi nei panni di tour operator aumenta notevolmente la percezione e qualità della vita. Chi meglio di noi stessi sa cosa ci fa star bene e cosa fare per attuarlo? Ebbene fatelo!
Outro
Esco dal palazzo. Un ultimo sguardo sulla piazza grande mentre mi avvio verso la stazione.
Penso a tutti i luoghi e personaggi incontrati durante la giornata. Malgrado girassi solo non mi sono mai sentito in questa condizione, oltre alle comparse riportate sotto, accanto a me testimonianze più che mai vive sono arrivate dal passato
Davanti a me 1 ora e mezza in cui poter sfogliare il libro acquistato alla presentazione. Che cosa potrei volere di più?

Casting (persone con cui ho scambiato almeno una frase di senso compiuto)
Cameriera bar sport
Impiegata comune Mesocco
Cameriera bar Roveredo
Avventore bar Roveredo
Muratore chiesa di latta
Proprietario chiesa di latta
Signore nei pressi delle tre colonne
Venditore libro Patti di Locarno
Armando Dadò
Il mio io interno
Non ne hai abbastanza?
Ripassa la giornata del 30.09.2025
Tappa 1 - L'uomo col gozzo
Tappa 2 - Il Dio di lamiera
Tappa 3 - Il bivio
Tappa 4 - Le tre colonne
Tappa 5 - Il vecchio editore
.heic)
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