Parlando con il curatore del museo di storia di Appenzello esterno sono capitato sull’ inevitabile domanda: “ma come sono i vostri rapporti con quelli dell’Appenzello interno?”
La sua risposta é stato alquanto sorprendente: “come i vostri tra sopra e sottocenerini”
Quello ad avermi sorpreso é la sua conoscenza del tessuto sociale ticinese, come a suggellare un “svizzeramente noto e riconosciuto”.
Con la Costituzione del 1814 si decise però che la capitale doveva cambiare ogni sei anni, a rotazione, tra Bellinzona, Lugano e Locarno. Questa scelta, che voleva accontentare le rivendicazioni dei diversi centri ticinesi, durò sino al 1878, quando Bellinzona fu dichiarata la capitale unica e permanente del Cantone Ticino (scelta che divenne effettiva nel 1881).
Sancì la creazione della moderna Confederazione elvetica, nella quale furono accolte sei nuove repubbliche (Ticino, Argovia, Turgovia, Vaud, San Gallo e Grigioni).
Secoli di divisioni tra i diversi baliaggi, poi confluiti nel nuovo Cantone Ticino, non furono però facili da superare. Il Ceneri continuò così a essere un simbolo ambivalente.
Da un lato rappresentava lo storico ostacolo fisico-geografico, difficile e talvolta pericoloso da affrontare, che rendeva distanti le realtà del Sopra e del Sottoceneri. Dall'altro, con lo sviluppo delle moderne vie di comunicazione, si dimostrava sempre più la montagna in grado di garantire gli scambi economici e sociali tra Nord e Sud, e quindi la possibilità di crescita e di sviluppo di entrambe le regioni.
Era questa infatti la proposta, tra l'utopico e il provocatorio, che Stefano Franscini fece nell'Ottocento nel caso si fossero riaccesi i contrasti tra le varie anime del giovane Cantone, quando la capitale cambiava a rotazione ogni sei anni tra Bellinzona, Locarno e Lugano.
Franscini (1796-1857), originario di Bodio, in valle Leventina, nonostante le umili origini riusci a compiere gli studi a Milano e a diventare maestro, Dopo un'intensa attività pubblicistica, legata in particolare alla critica del regime del Landamano G.B. Quadri, si dedicò alla carriera politica, ricoprendo a partire dagli anni Trenta dell'Ottocento numerosi incarichi pubblici.
Fu segretario di Stato e membro del Governo cantonale, oltre che deputato alle Diete federali.
Infine nel 1848 divenne Consigliere nazionale.
Durante la sua vita pubblica lottò costantemente per superare i regionalismi che impedivano la nascita di una coscienza ticinese e di uno Stato efficiente. Da qui la tesi che il male minore fosse la rotazione dei capoluoghi oppure, in alternativa, la creazione di una città, da chiamare Concordia, che sorgesse sul Monte Ceneri. Un centro urbano nuovo non solo negli edifici, ma anche nello spirito di fratellanza tra i Ticinesi delle diverse regioni.
Nel 1838, nel secondo volume della "Svizzera italiana", scriveva che l'esempio veniva suggerito dagli Stati Uniti d'America, che avevano fondato una nuova città, Washington, quale capitale di una nuova nazione.
La sua risposta é stato alquanto sorprendente: “come i vostri tra sopra e sottocenerini”
Quello ad avermi sorpreso é la sua conoscenza del tessuto sociale ticinese, come a suggellare un “svizzeramente noto e riconosciuto”.
Altrettanto sorpreso quando sono venuto a conoscenza che uno dei personaggi più iconici del Ticino del XIX° secolo aveva un sogno...
Stefano Franscini
Dalla Repubblica alla rotazione della capitale del Ticino
Dopo alcuni secoli, nei quali il territorio ticinese fu diviso in otto baliaggi dipendenti da altri Cantoni della Confederazione Elvetica, nel 1798 la nascita della Repubblica Elvetica, sull’esempio di quella Francese, vide l’accorpamento dei baliaggi nei Cantoni di Bellinzona e di Lugano. Con l’Atto di mediazione del 1803, la Svizzera tornò una confederazione e venne istituito il Cantone Ticino, unendo il Sopraceneri e il Sottoceneri. Bellinzona ne diventò la capitale.
Carta della Repubblica Elvetica del 1798. Stato unitario centralizzato con capitale Aarau. I "cantoni", alcuni dei quali sono stati riorganizzati, perdono la loro indipendenza e sono unità puramente amministrative, guidate da un governatore nominato dalla Direzione dell'Esecuzione
Nascita di un cantone
La nascita del Cantone Ticino, con la fusione in una sola repubblica di Sopraceneri e Sottoceneri (all'epoca indicati anche come Trans- e Cis-ceneri), fu una decisione calata dall'alto. Il 19 febbraio 1803 a Parigi, su iniziativa di Napoleone Bonaparte, fu infatti firmato l'Atto di mediazione.Sancì la creazione della moderna Confederazione elvetica, nella quale furono accolte sei nuove repubbliche (Ticino, Argovia, Turgovia, Vaud, San Gallo e Grigioni).
Secoli di divisioni tra i diversi baliaggi, poi confluiti nel nuovo Cantone Ticino, non furono però facili da superare. Il Ceneri continuò così a essere un simbolo ambivalente.
Da un lato rappresentava lo storico ostacolo fisico-geografico, difficile e talvolta pericoloso da affrontare, che rendeva distanti le realtà del Sopra e del Sottoceneri. Dall'altro, con lo sviluppo delle moderne vie di comunicazione, si dimostrava sempre più la montagna in grado di garantire gli scambi economici e sociali tra Nord e Sud, e quindi la possibilità di crescita e di sviluppo di entrambe le regioni.
L'utopia di Franscini
L'area sul passo del Ceneri avrebbe potuto chiamarsi da decenni Piazza Ticino e vedere sorgere attorno a sé palazzi ed alti edifici, avrebbe potuto essere il cuore pulsante di un Cantone, la capitale cerniera tra Sopraceneri e Sottoceneri.Era questa infatti la proposta, tra l'utopico e il provocatorio, che Stefano Franscini fece nell'Ottocento nel caso si fossero riaccesi i contrasti tra le varie anime del giovane Cantone, quando la capitale cambiava a rotazione ogni sei anni tra Bellinzona, Locarno e Lugano.
Tira aria grama nel 1814
Franscini (1796-1857), originario di Bodio, in valle Leventina, nonostante le umili origini riusci a compiere gli studi a Milano e a diventare maestro, Dopo un'intensa attività pubblicistica, legata in particolare alla critica del regime del Landamano G.B. Quadri, si dedicò alla carriera politica, ricoprendo a partire dagli anni Trenta dell'Ottocento numerosi incarichi pubblici.
Fu segretario di Stato e membro del Governo cantonale, oltre che deputato alle Diete federali.
Infine nel 1848 divenne Consigliere nazionale.
Durante la sua vita pubblica lottò costantemente per superare i regionalismi che impedivano la nascita di una coscienza ticinese e di uno Stato efficiente. Da qui la tesi che il male minore fosse la rotazione dei capoluoghi oppure, in alternativa, la creazione di una città, da chiamare Concordia, che sorgesse sul Monte Ceneri. Un centro urbano nuovo non solo negli edifici, ma anche nello spirito di fratellanza tra i Ticinesi delle diverse regioni.
Nel 1838, nel secondo volume della "Svizzera italiana", scriveva che l'esempio veniva suggerito dagli Stati Uniti d'America, che avevano fondato una nuova città, Washington, quale capitale di una nuova nazione.
Il totem sulla piazza di quella che doveva essere la città di Concordia
Lugano capitale? Anche no.
Il 5 febbraio 1870 il popolo approvò il principio di una revisione costituzionale, con la designazione di un capoluogo stabile e la riduzione dei distretti e dei tribunali. Ma non appena la commissione del Gran Consiglio, in maggioranza sottocenerina, ebbe presentato un progetto che fissava la capitale a Lugano, cancellava i distretti di Riviera, Blenio, Leventina e Vallemaggia e prevedeva di assegnare ai circoli un deputato ogni 1000 anime, fu di nuovo guerra aperta e riemersero con virulenza le antiche opposizioni fra Sopra e Sottoceneri. Un comitato patriottico bellinzonese lanciò un appello ai concittadini di ogni monte, d'ogni borgata, d'ogni terra, d'ogni casolare affinché respingessero «l'opera tenebrosa dei Barbarossa» che volevano fare del Sopraceneri un loro baliaggio.
Arriva il Respini
L'avvocato Gioachino Respini, figlio di un notaio di Cevio coinvolto nella controrivoluzione del 1841, dopo alcuni anni di dura emigrazione in Australia ritornò in patria e assunse con autorità le redini del partito conservatore.
Nel 1878 pose inoltre fine al dispendioso vagabondaggio seiennale del capoluogo fissandolo definitivamente a Bellinzona: e ai sottocenerini che gli rinfacciavano di voler schiacciare la città di Lugano e decapitare il Sottoceneri, il Respini replicò seccamente che spettava all'intero cantone di «fissarsi nella sua rappresentanza dove meglio gli attalenta per la retta, zelante e sicura amministrazione»
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