Passa ai contenuti principali

Concordia: il sogno di Franscini

Parlando con il curatore del museo di storia di Appenzello esterno sono capitato sull’ inevitabile domanda: “ma come sono i vostri rapporti con quelli dell’Appenzello interno?”
La sua risposta é stato alquanto sorprendente: “come i vostri tra sopra e sottocenerini”

Quello ad avermi sorpreso é la sua conoscenza del tessuto sociale ticinese, come a suggellare un “svizzeramente noto e riconosciuto”.
Altrettanto sorpreso quando sono venuto a conoscenza che uno dei personaggi più iconici del Ticino del XIX° secolo aveva un sogno...

Stefano Franscini

Dalla Repubblica alla rotazione della capitale del Ticino

Dopo alcuni secoli, nei quali il territorio ticinese fu diviso in otto baliaggi dipendenti da altri Cantoni della Confederazione Elvetica, nel 1798 la nascita della Repubblica Elvetica, sull’esempio di quella Francese, vide l’accorpamento dei baliaggi nei Cantoni di Bellinzona e di Lugano. Con l’Atto di mediazione del 1803, la Svizzera tornò una confederazione e venne istituito il Cantone Ticino, unendo il Sopraceneri e il Sottoceneri. Bellinzona ne diventò la capitale.

Con la Costituzione del 1814 si decise però che la capitale doveva cambiare ogni sei anni, a rotazione, tra Bellinzona, Lugano e Locarno. Questa scelta, che voleva accontentare le rivendicazioni dei diversi centri ticinesi, durò sino al 1878, quando Bellinzona fu dichiarata la capitale unica e permanente del Cantone Ticino (scelta che divenne effettiva nel 1881).

Carta della Repubblica Elvetica del 1798. Stato unitario centralizzato con capitale Aarau. I "cantoni", alcuni dei quali sono stati riorganizzati, perdono la loro indipendenza e sono unità puramente amministrative, guidate da un governatore nominato dalla Direzione dell'Esecuzione

Nascita di un cantone

La nascita del Cantone Ticino, con la fusione in una sola repubblica di Sopraceneri e Sottoceneri (all'epoca indicati anche come Trans- e Cis-ceneri), fu una decisione calata dall'alto. Il 19 febbraio 1803 a Parigi, su iniziativa di Napoleone Bonaparte, fu infatti firmato l'Atto di mediazione.
Sancì la creazione della moderna Confederazione elvetica, nella quale furono accolte sei nuove repubbliche (Ticino, Argovia, Turgovia, Vaud, San Gallo e Grigioni).
Secoli di divisioni tra i diversi baliaggi, poi confluiti nel nuovo Cantone Ticino, non furono però facili da superare. Il Ceneri continuò così a essere un simbolo ambivalente.

Da un lato rappresentava lo storico ostacolo fisico-geografico, difficile e talvolta pericoloso da affrontare, che rendeva distanti le realtà del Sopra e del Sottoceneri. Dall'altro, con lo sviluppo delle moderne vie di comunicazione, si dimostrava sempre più la montagna in grado di garantire gli scambi economici e sociali tra Nord e Sud, e quindi la possibilità di crescita e di sviluppo di entrambe le regioni.

L'utopia di Franscini

L'area sul passo del Ceneri avrebbe potuto chiamarsi da decenni Piazza Ticino e vedere sorgere attorno a sé palazzi ed alti edifici, avrebbe potuto essere il cuore pulsante di un Cantone, la capitale cerniera tra Sopraceneri e Sottoceneri.
Era questa infatti la proposta, tra l'utopico e il provocatorio, che Stefano Franscini fece nell'Ottocento nel caso si fossero riaccesi i contrasti tra le varie anime del giovane Cantone, quando la capitale cambiava a rotazione ogni sei anni tra Bellinzona, Locarno e Lugano.

Tira aria grama nel 1814

Franscini (1796-1857), originario di Bodio, in valle Leventina, nonostante le umili origini riusci a compiere gli studi a Milano e a diventare maestro, Dopo un'intensa attività pubblicistica, legata in particolare alla critica del regime del Landamano G.B. Quadri, si dedicò alla carriera politica, ricoprendo a partire dagli anni Trenta dell'Ottocento numerosi incarichi pubblici.

Fu segretario di Stato e membro del Governo cantonale, oltre che deputato alle Diete federali.
Infine nel 1848 divenne Consigliere nazionale.

Durante la sua vita pubblica lottò costantemente per superare i regionalismi che impedivano la nascita di una coscienza ticinese e di uno Stato efficiente. Da qui la tesi che il male minore fosse la rotazione dei capoluoghi oppure, in alternativa, la creazione di una città, da chiamare Concordia, che sorgesse sul Monte Ceneri. Un centro urbano nuovo non solo negli edifici, ma anche nello spirito di fratellanza tra i Ticinesi delle diverse regioni.

Nel 1838, nel secondo volume della "Svizzera italiana", scriveva che l'esempio veniva suggerito dagli Stati Uniti d'America, che avevano fondato una nuova città, Washington, quale capitale di una nuova nazione.
Il totem sulla piazza di quella che doveva essere la città di Concordia

Lugano capitale? Anche no.

Il 5 febbraio 1870 il popolo approvò il principio di una revisione costituzionale, con la designazione di un capoluogo stabile e la riduzione dei distretti e dei tribunali. Ma non appena la commissione del Gran Consiglio, in maggioranza sottocenerina, ebbe presentato un progetto che fissava la capitale a Lugano, cancellava i distretti di Riviera, Blenio, Leventina e Vallemaggia e prevedeva di assegnare ai circoli un deputato ogni 1000 anime, fu di nuovo guerra aperta e riemersero con virulenza le antiche opposizioni fra Sopra e Sottoceneri. Un comitato patriottico bellinzonese lanciò un appello ai concittadini di ogni monte, d'ogni borgata, d'ogni terra, d'ogni casolare affinché respingessero «l'opera tenebrosa dei Barbarossa» che volevano fare del Sopraceneri un loro baliaggio.

Arriva il Respini

L'avvocato Gioachino Respini, figlio di un notaio di Cevio coinvolto nella controrivoluzione del 1841, dopo alcuni anni di dura emigrazione in Australia ritornò in patria e assunse con autorità le redini del partito conservatore.
Nel 1878 pose inoltre fine al dispendioso vagabondaggio seiennale del capoluogo fissandolo definitivamente a Bellinzona: e ai sottocenerini che gli rinfacciavano di voler schiacciare la città di Lugano e decapitare il Sottoceneri, il Respini replicò seccamente che spettava all'intero cantone di «fissarsi nella sua rappresentanza dove meglio gli attalenta per la retta, zelante e sicura amministrazione»

Commenti

Post popolari in questo blog

S.P.Q.T. (Sono pazzi questi ticinesi)

Che siamo un popolo a se stante nella cara Vecchia Confederazione é indubbio. Piuttosto occupati a litigare così da perdere il focus sui problemi reali e risultare piuttosto inefficaci. Già il Bonstetten e il Zschoccke , e anche se in maniera più velata il Franscini, ci hanno descritto con i tratti che tutto sommato ancora oggi ci caratterizzano. Latini, focosi, litigiosi, burberi, estroversi. Abbiamo bruciato un sacco di energie a farci la guerra ad inizio 800 con la nascita del nuovo Cantone. Il Ticino é sempre stata terra di derby, quello di una volta, quello politico, forse ancora più appassionante che quello odierno hockeystico. Liberali contro conservatori Colgo l'occasione di una conferenza per fare un full immersion nella storia della nascita della democrazie nel nostro, tutto sommato, giovane cantone. Work in progress Nel nostro piccolo Ticino, la nascita della nostra democrazia è una strada difficilissima e in salita Essa ci mostra in maniera emblematica di come la demo

Il terrore nell’arte - Burn in Hell

Affascinanti, morbosamente intriganti, così potrei definire le testimonianze pittoriche del tardo medioevo inerenti l'inferno, il diavolo e compagnia bella. L'obiettivo di incutere maggior terrore possibile a chi osserva le opere si é tramutata in una vera e propria gara della rappresentazione dell'orrido. Va anche aggiunto che ai tempi solo una piccola parte della popolazione era in grado di leggere, quindi i dipinti erano l'unica vera, e potentissima arma, a disposizione degli artisti per far passare messaggi basilari come quello che aspettava chiunque non facesse il bravo. Anima di donna dannata - Ascona Voglio però partire da un prodotto casereccio prima di fiondarmi nei capolavori della cara vecchia Europa. Il quadro qui rappresentato dovrebbe trovarsi in terra ticinese. Dico dovrebbe perché la chiesa in cui si troverebbe (San Michele ad Ascona) l'ho sempre trovata chiusa e al momento non sono ancora riuscito a mettermi in contatto con le autorità ecclesiastich

Tre aneddoti sulla battaglia di Sempach

Sembra incredibile a diversi anni ormai degli approfondimenti sulla battaglia di Sempach, sia sul luogo della battaglia, sia nel museo del comune riuscire a trovare ancora nuovi aneddoti riguardanti la battaglia. Tutti e tre gli aneddoti li trovo nel museo storico di Zofingen, uno di quelli difficili da visitare, perché con orari molto stringati e solo indeterminati giorni Da portabandiera a mangiabandiera Già durante la prima visita a Zofingen avevo potuto appurare che il personaggio che svetta dalla cima della più bella fontana cittadina é l'eroe La statua di Niklaus Thut nell'oninoma piazza A confermare la fama a queste latitudini, sempre lo stesso personaggio, sempre con tanto di bandiera in mano, é dipinto su una facciata in una via poco lontana dalla fontana DI nuovo il buon Niklaus che porta fiero la bandiera di Zofingen Ma chi é costui? E perché merita tanta gloria? Niklaus Thut († 9 luglio 1386; grafia precedente: Claus Tuto) fu sindaco della città asburgica (ora svi

Landfogti alla sagra di San Martino

A vederla immersa nel nulla, senza capannoni, giostre e i tipici fumi provenienti dalle griglie, la chiesetta di San Martino sembra adagiata nella quiete più assoluta. Lo scenario nei luoghi della sagra durante i 362 giorni all’anno di quiete Un a volta all'anno però questo posto si trasforma: durante la fiera é un pullulare di espositori, venditori e soprattutto visitatori. Ci sono anche gli animali, giustamente, oggi confinanti in uno dei tanti capannoni presenti Foto: Gino Pedroli, La fiera di San Martino negli anni Trenta,  fotografia, Collezione Museo d’arte Mendrisio Per chi si volesse poi ritagliarsi qualche minuto tra un bicchiere di vino e una salamella alla griglia c'é la possibilità di dare un occhiata alla chiesetta. Nell'angolo a sinistra in particolare c'é una botola con una piccola scaletta che porta al piano inferiore Lapidi commemorative Quello che maggiormente solletica la mia curiosità sono le 5 lapidi appoggiate alla parete. Lapidi commemorative appo

Piccolo manuale museale e affini

 Intro Questa piccola guida ai musei e affini non era programmata e nemmeno un obiettivo dichiarato. È nata con le esperienze accumulate nel vario girovagare per musei, monumenti vicoli più e meno grandi. Piccole accortezze, da applicare con lo scopo di migliorare qualitativamente le giornate dedicate alla visita di qualsiasi tipo di oggetto culturalmente rilevante. "L'opera" é in continuo aggiornamento, una versione finale sarà in coincidenza con la mia dipartita. La vergine di Norimberga presente nel museo del castello di Kyburg;  trattasi di un falso acquistato nei secoli passati dai proprietari del castello per sorprende e intrattenere gli ospiti  La Vergine di Norimberga, spacciata come uno strumento di tortura medievale, è in realtà un prodotto del XIX secolo, un’epoca in cui l’Europa era affascinata da una visione romantica e distorta del Medioevo. Questa riscoperta del Medioevo non era basata su una comprensione storica accurata, ma piuttosto su una visione teatra

Il pigiama col buco

Quando menzionavo " il pigiama col buco " tra gli amici era in ottica sarcastica per indicare un rapporto sessuale freddo, distaccato e visto che ci siamo anche al buio. Non mi ricordo dove io abbia sentito questa espressione, ma in questo caso non ho mai creduto veramente esistesse un indumento e tanto meno una " morale " che giustificasse la sua esistenza. Tra le mie letture, casualmente mi ritrovo davanti all'argomento e scopro, divertito, che il pigiama col buco non é solo un mito ma era effettivamente utilizzato ed aveva un nome più scorrevole ed elegante: la chemise cagoule Possiamo considerare questa succosa pillola un bonus track sul post inerente il piacere sessuale "Dio lo vuole" é lo slogan di questo capo d'abbigliamento Nel Medioevo il concetto di sesso era strettamente legato a quello di peccato. Pur essendo indispensabile alla procreazione, l'accoppiamento era però derivato dal peccato originale e quindi, comunque, da condannare.

Hans Leu il Giovane

Capito su Hans Leu il giovane un po’ casualmente. Il cognome non suona nuovo, infatti Hans Leu il vecchio , suo padre, fu l’autore di diversi quadri, alcuni visti al museo d’arte a Zurigo, e soprattutto alla famosa serie di quadri rappresentanti il martirio dei santi di Zurigo,  miracolosamente ritrovati anni dopo l’epoca iconoclastica. Il Giovane apprese il mestiere del padre nella sua bottega. Di lui però ben pochi dipinti si salvarono, paradossalmente distrutti dalla nuova fede protestante che lui stesso imbracció. Hans Leu (il Giovane) Tavola raffigurante la crocifissione di Cristo e Santa Veronica. Olio su legno realizzato quale donazione in onore dei caduti della battaglia di Marignano, dopo il 1515 (Museo nazionale svizzero, IN-6941). Si tratta di uno dei pochi dipinti sacri di Leu (la sua sigla appare in basso a destra) che sopravvisse all'iconoclastia riformata, probabilmente perché il donatore riuscì a riprenderne possesso. Sul lato inferiore sono raffigurati gli stemmi d

Machiavelli & machiavellico

Machiavellico, quante volte questo aggettivo lo abbiamo letto? E a cosa lo associamo, come lo spiegheremmo a qualcuno che non conosce il significato? Cosa rappresenta per noi questo aggettivo? Personalmente l'ho associato sempre a qualcosa di diabolico, a delle scelte subdole, estreme pur di raggiungere il proprio scopo. Tutto questo basandomi esclusivamente sulla maniera in cui l'aggettivo / il personaggio veniva evocato nei libri di testo da me consultati. Tutto questo ha fatto crescere in me la voglia di carpire tutti i segreti, i consigli, i “trucchetti” come se fossero quelli della nonna scritti sul taccuino per togliere le macchie di vino dalla camicia della festa. Ma con Macchiavelli é molto di più mi aspetto una guida su come gestire la vita e i rapporti con gli altri, certo targata XVI secolo, ma come altre cose nella storia ancora più vecchie, che possono essere applicate ancora al giorno d’oggi. Niccolò Machiavelli nello studio, Stefano Ussi, 1894 Date importanti nel

Il rivoluzionario di Bulle

Come predicato più volte nel piccolo manuale museale ed affini  occorre fare uno sforzo e cercare di alzare la testa e chiedersi perché a Pinco Pallo hanno dedicato una statua: può diventare una buona occasione per imparare qualcosa di interessante e perché no, di ispirazione Sulla piazza principale di Bulle svetta incontrastato un personaggio che ha inevitabilmente catturato la mia attenzione. Dal piglio sembra determinato, stile "fatti in loa che mo spacco tutto", chissà se effettivamente ci é riuscito. Si tratterà di una breve storia triste ma che per l'immenso coraggio vale la pena essere narrata Statua di Chenaux sulla piazza di Bulle (FR) La ribellione di Chenaux Dal 1780 al 1784 il canton Friburgo conobbe, per ragioni di ordine economico, politico e religioso, un periodo inquieto di cui l'affare Chenaux (detto anche rivoluzione o rivolta Chenaux) del 1781 costituì l'episodio più spettacolare.  L'avvocato Jean Nicolas André Castella fu verosimilmente il

Il castello di Locarno

" Deee, ci becchiamo al bar castello. " Oppure: " siamo li a sciallarci sui muretti davanti al castello." Già, il castello, e se una volta ci degnassimo ad esplorarlo, a scoprire la sua storia? Varcando la porta di ingresso del castello museo ho l'impressione di fare quel piccolo passo che ben pochi avventori del bar e dei muretti farebbero mai. Credo sia d'obbligo per gli abitanti di unluogo X visitare quelle parti storiche che caratterizzano il villaggio, paese, città X Il castello di Locarno, capace di trasportarci attraverso i secoli e di narrarci una grande storia. Una storia fatta di dominazioni, di conquiste, intrighi e di violenza. Il castello di Locarno non è solo la testimonianza della storia del  Ticino e della Svizzera, ma è una tessera del grande mosaico della storia europea.  Il castello di Locarno ha una lunghissima storia di edificazione, di distruzione e ricostruzione millenaria. È stato per molto tempo un castello molto importante dello sca