Passa ai contenuti principali

Lupi mannari moderni e contemporanei

Leggere storie da antichi racconti di tempi lontani aiuta ad avvolgere il tutto in un alone di mistero fino a impedirci di stralciare in modo definitivo la plausibilità di avvenimenti evidentemente fantasiosi.

Al contrario provare a considerare una plausibilità sempre sullo stesso tema per avvenimenti avvenuti in epoca contemporanea é sinonimo di follia. Come mai questa differenza?

Il lupo mannaro

Nel XVI secolo il lupo era considerato una minaccia e un pericolo nelle aree rurali, sia per gli animali da allevamento (ad esempio pecore, capre o mucche) che per le persone stesse. La paura degli animali selvatici, in questo caso del lupo, ha ricevuto una nuova delega attraverso il mito del lupo mannaro. Il lupo mannaro era accusato di aver devastato gli animali e l'uomo che si supponeva ne fosse il mandante avrebbe ucciso bestialmente il bestiame dei suoi simili.

Peter Stump 

Le poche informazioni su Peter Stump provengono da vari opuscoli contemporanei che trattano il caso e che scrivono il suo cognome in modo diverso. Le varianti del nome andavano da "Stubbe Peeter" a "Petter Stump", "Stump Petter" e "Stupe Peter". Si dice che Stump, rimasto vedovo, sia stato un contadino ("baur") del villaggio di Epprath e che abbia ucciso ripetutamente per un periodo di oltre 20 anni prima del suo presunto smascheramento. Diverse fonti menzionano una figlia nubile che viveva con lui e con la quale si dice abbia generato un figlio. Inoltre, viene menzionato il figlio maggiore, un maschio, che il padre avrebbe ucciso.

Dopo il ritrovamento di bovini mutilati a Bedburg e nell'area circostante per un lungo periodo di tempo, si sospettò di Peter Stubbe della vicina Epprath. Sotto tortura, confessò di essere in grado di trasformarsi in un lupo mannaro con l'aiuto di una cintura fatta di pelliccia di lupo e di aver commesso crimini come omicidi, stupri, consanguineità e cannibalismo sotto questa veste.

Il lupo mannaro, o "Il Cannibale", incisione di Lucas Cranach il Vecchio, presenta una visione orribile di una carneficina indotta da un lupo mannaro.
FOTOGRAFIA DEL MUSEO METROPOLITANO, SCALA, FIRENZE 

L'accusa comprendeva la presunta capacità di Stump di trasformarsi in un lupo mannaro. Questa capacità è sempre stata considerata un'indicazione di un patto con il diavolo ed è sempre stata associata alla stregoneria. Si dice che il diavolo gli abbia dato una cintura magica fatta di pelliccia di lupo, con l'aiuto della quale poteva trasformarsi in un lupo. Questo è stato fatto su sua richiesta per non essere riconosciuto nei suoi crimini. Dopo l'arresto, aveva testimoniato di aver gettato via la cintura durante la fuga. Il fatto che non sia stato trovato nulla nel luogo indicato è stato spiegato con il fatto che il diavolo lo aveva ripreso.

Si dice anche che si sia abbandonato a un patto diabolico con una concubina mandatagli dal diavolo e che abbia generato un figlio con la sua stessa figlia.

I documenti di questo processo alle streghe non sono stati conservati. Le fonti e gli opuscoli contemporanei parlano tutti di Stump giudicato. 

Sotto tortura, Stump confessò di aver praticato la magia nera da quando aveva 12 anni. Grazie a un patto con il diavolo, era riuscito a trasformarsi in un lupo mannaro. Sotto forma di lupo, nel corso degli anni ha ucciso 14 bambini e due donne incinte, a cui ha strappato i feti dal grembo e li ha mangiati. Tra i 14 bambini uccisi c'era anche il figlio maggiore, di cui avrebbe mangiato il cervello.

In ricordo di questo caso, il lupo mannaro in questa zona vicino a Colonia viene chiamato ancora oggi Stüpp. Il sentiero escursionistico dei lupi mannari di Bedburg (Erft) racconta la vita e la morte di Peter Stubbe in sette stazioni.
Questa xilografia mostra la "ruota di rottura" come veniva utilizzata in Germania. Fu pubblicato da Lucas Mayer a Norimberga e raffigura l'esecuzione di Peter Stumpf a Colonia nel 1589. Questa forma di punizione era molto diffusa nel Medioevo e nella prima età moderna. Tuttavia, in molte regioni della Germania, la ruota dentata veniva utilizzata già nel XIX secolo. L'ultima esecuzione conosciuta è avvenuta in Prussia nel 1841. La xilografia racconta il crimine e la punizione di Peter Stumpf e include una rappresentazione della punizione della figlia e dell'amante. Stumpf fu accusato di essere un lupo mannaro e nell'angolo in alto a sinistra della xilografia vediamo un grosso lupo che attacca un bambino. Sopra questa scena si vede un uomo con una spada che combatte contro il lupo e, nel farlo, gli strappa la zampa anteriore sinistra. Al centro a sinistra dell'illustrazione viene mostrata la prima punizione di Stumpf, ovvero la lacerazione delle sue carni con tenaglie roventi mentre è legato a una ruota. Al centro vediamo il boia che usa il lato smussato di un'ascia per rompere le ossa del braccio e della gamba di Stump. Sul lato destro dell'illustrazione il boia decapita Stump. In ognuna di queste tre raffigurazioni possiamo notare che la mano sinistra di Stump è assente, il che presumibilmente indica che al lupo mannaro è stata tagliata la zampa anteriore sinistra. Dopo la sua decapitazione, il corpo di Stump viene trascinato via per essere bruciato. Nell'angolo in alto a destra del taglio di legno vediamo il fuoco dove la figlia e l'amante di Stumpf, ognuna legata a un palo, vengono bruciate vive con il corpo senza testa di Stumpf legato a un palo tra di loro. Viene mostrata anche una ruota, montata su un palo, che trasporta la testa mozzata di Stumpf insieme alla figura di un lupo. L'immagine è stata pubblicata su "Het Tilburgs Tijdschrift voor Geschiedenis" (rivista storica di Tilburg) nel 2003.

La macabra rappresentazione dei crimini e l'ampia cerimonia di esecuzione pubblica, orientata al castigo, affascinava la popolazione della fine del XVI secolo e garantiva un alto livello di interesse pubblico per la persecuzione delle streghe e per i processi ai "lupi mannari" e alle persone accusate di aver stretto un patto con il diavolo.

Un pamphlet inglese, pubblicato nel 1590, è una delle principali fonti di dettagli sul processo Stump. Include illustrazioni come questa versione colorata di episodi della sua storia che mostrano Stump come lupo mannaro, il suo arresto da parte delle autorità, il suo interrogatorio e le fasi della sua brutale esecuzione. Alla fine viene bruciato insieme ai presunti complici.
FOTOGRAFIA DI CHARLES WALKER, ALAMY, ACI

In letteratura sono documentati circa 250 processi per licantropia nel periodo compreso tra il 1423 e il 1720. Questo caso attirò l'attenzione anche nei Paesi Bassi, in Inghilterra e in Danimarca nel 1589/1590. Le sue gesta e le sue esecuzioni furono raffigurate in incisioni su rame. Il caso è sopravvissuto soprattutto grazie a queste pubblicazioni straniere.

Lupo mannaro contemporaneo

II 1949, invece, è stato l'anno del «lupo mannaro di Villa Borghese», quando comparve un trafiletto sull' «Unità» del 24 gennaio che portava un titolo inquietante: Riappare a Roma il lupo mannaro.

Quindi non si era trattato solamente di una notizia bizzarra, bensì di qualcosa che era già accaduto. E in effetti il primo avvistamento risaliva a tre anni prima, in una notte estiva di plenilunio. Se sappiamo poco di questo primo episodio, qualcosa in più conosciamo del secondo: era successo che un uomo venisse sorpreso mentre scavava nel terreno a mani nude, ululava e si nascondeva tra la vegetazione del parco, pronto ad aggredire chiunque gli si avvicinasse.

Villa Borghese, il terreno di caccia di Pasquale Rossi

I passanti, impauriti, avevano allertato la polizia; tuttavia, all'arrivo della pattuglia, «l'essere» era riuscito a raggiungere il lungotevere e a far perdere le proprie tracce. Ma per il licantropo era stata solo questione di giorni.
Quando era stato identificato, si era scoperto che aveva una carta d'identità con sopra un nome comune, addirittura banale. Si chiamava Pasquale Rossi, e in caserma aveva descritto i sintomi che provava nelle notti di luna piena: i peli e i capelli gli si rizzavano, il calore intenso lo pervadeva e una forza inspiegabile gli si spandeva in tutto il corpo.

Sentita questa sua dichiarazione, gli inquirenti non batterono ciglio, venne giudicato “pericoloso per se e per agli altri”, si procedette di conseguenza.

Dopo un breve soggiorno a Regina Cieli, era finito nelle amorevoli braccia degli infermieri del manicomio di Roma. Una volta dimesso, Pasquale aveva fatto domanda di pensione per licantropia, ma non gli era stata concessa. Era morto qualche anno più tardi.

Si è cercato persino di dare una spiegazione alla sua anomalia di comportamento e scavando nel suo passato si è scoperto che a fine 1943 è stato morso da un cane e ha iniziato in ospedale una cura contro l’idrofobia. Cura che non era riuscito tuttavia a portare a termine, perché l’ospedale che lo aveva preso in carica sarebbe stato di li a poco occupato dai tedeschi. Una altra plausibile spiegazione può essere che durante la guerra ha maneggiato benzina inglese in seguito riconosciuta come pericolosa perché altamente tossica.

Questione di epoca

Inutile negarlo, le due storie benché trattano la stessa tematica vengono recepite dal lettore in maniera diversa; nella prima il lupo mannaro esiste, ha ucciso, stuprato, mangiato. È torturato, confessa, c'é il diavolo di mezzo, viene processato, condannato, é tutto molto drammatico, realistico e spettacolare. 

La seconda storia invece fa sorridere, la pena é il manicomio, l'accusato chiede addirittura una pensione per lupi mannari, roba che nemmeno la mante di Paolo Villaggio sarebbe riuscita a partorire nei suoi esilaranti film.

Ci sei o ci fai?

Capitano pazienti che si rendono conto dell'alternanza fra momenti di lucidità, per così dire, umana, e momenti in cui si sentono in qualche modo posseduti, quindi indotti a mettersi a quattro zampe, a ululare, a ringhiare o a strisciare. A comportarsi, insomma, come una bestia.

Esiste dunque una licantropia clinica descritta nei manuali di psichiatria, secondo cui alcune persone credono di potersi trasformare in animali; o, meglio, percepiscono l'avvenuta trasformazione, che, come tale, per loro è reale.

La grande differenza fra la licantropia clinica e quella che potremmo chiamare «licantropia storica», che tante persone ha mandato sul rogo, sta proprio nelle convinzioni dell'opinione pubblica, nei giudizi e nei modi del pensare collettivo.
Nella licantropia clinica è l'individuo a essere persuaso del cambiamento, e viene sottoposto a una terapia da psichiatri che ritengono evidente che la trasformazione non sia possibile, se non nella mente dei loro pazienti.


Nei casi di licantropia che hanno caratterizzato l'era moderna, il principio condiviso che esistano i lupi mannari ha portato i sospettati a identificarsi come tali, a confessare, magari sotto tortura, e a interpretare atti anche violenti compiuti nel passato come prove evidenti della loro metamorfosi.

Il marchese de Sade, che nel suo libro Aline e Valcour argomenta: «Che bisogno ha l'uomo di vivere in società? Che ritorni nelle foreste selvagge da cui è nato. L'uomo selvaggio conosce solo due bisogni: la copulazione e il cibo. Sono entrambi naturali, e non vi è nulla di criminale in quel che fa per ottenerli. Tutto ciò che produce in lui altre passioni è opera della civilizzazione e della società».

Quindi quello che non é plausibile assume connotazioni diametralmente opposte a dipendenza dell'epoca in cui viene trattato. Che i medievalisti insistano che non fosse l'epoca oscura (e in ogni caso ci troviamo già nell'epoca moderna) può anche essere confederata valida ma ciò non toglie che le ataviche paure e credenze rendono quest'epoca immensamente più affascinante ed intrigante che un razionale presente

Commenti

Post popolari in questo blog

Su e giù per la Calanca

Una delle mie abitudini, complice il clima da bisboccia, quando nei capannoni tolgono la musica sull’albeggiare é quella di intonare canti popolari. Piuttosto limitato il mio repertorio, di molte canzoni infatti purtroppo conosco solo il ritornello. Tra queste possiamo tranquillamente annoverare quella della val Calanca " ...dicono che la Calanca piccola valle sia, invece sei la più bella piccola valle mia... " Ma sarà poi vero?   Sfatiamo subito; chi se la immagina stretta, con gole profonde scavate dal fiume si sbaglia, o almeno da Arvigo in su il fondovalle regala ampi spazi L'obiettivo della giornata é recarsi in postale a Rossa. Da qui inerpicarsi alla ricerca di reperti sacrali (alcune cappelle segnalate in zona). Poi scendere lungo la strada carrabile di nuovo a Rossa e da qui seguire il sentiero sul fondovalle cercando di giungere almeno fino ad Arvigo L'antico insediamento della Scata Poco fuori Rossa inizia la salita e subito incontro il primo elemento di in...

Samuel Butler e il passo del Sassello

Cosa accomuna il sottoscritto e Samuel Butler? Fino a ieri pensavo nulla oltre al bianco degli occhi. E invece, per mia grandissima sorpresa un elemento che pensavo solo ed esclusivamente mio. Ultimo tratto verso il passo dal versante leventinese. Sullo sfondo il lago di Prato (2056 m.s.m.) Percorro, o meglio cerco di percorrere, il passo del Sassello almeno una volta all'anno. Sarà perché é un passo poco frequentato. Sono sicuro che in passato non fosse così, in più tratti (come la foto sopra) compaiono delle tracce di intervento umano per facilitare la percorribilità.   Dopo le mie prime tre ascensioni non incontrai persone da entrambi i versanti; sarà perché non conosciutissimo, sarà perché da guadagnare metro per metro (non ci sono carrabili che portano vicino alla sommità) e quindi faticosissimo. Sarà perché bisogna proprio ad andare a cercarselo. In rosso il passo del Sassello Il passo del Sassello E solo dopo l'indipendenza ottenuta dal Cantone Ticino nel 1803, dopo tr...

Le Landeron

“Come i funghi”, si dice solitamente quando ne trovi uno e poco distante immancabilmente ce n’è un altro. Questa regola non é applicabile a tutto ma se ci si reca nell’angolo occidentale del lago di Bienne ci sono due città di chiaro stampo medievale (il mio vero motivo della visita) a pochi chilometri di distanza. Siamo proprio sul confine linguistico francese / tedesco nonché quello cantonale trovandosi Le Landeron cattolica in territorio neocastellano (NE) e La Neuveville  protestante bernese (BE). Quello di Le Landeron si tratta di un ritorno, dopo la visita a La Neuveville scoprii che c'era un museo che però per l'occasione era chiuso, un ritorno é quindi d'obbligo Parte meridionale dell’abitato fotografato dalla sala di giustizia del municipio di Le Landeron Le Landeron occupa una posizione unica nel suo genere nel Cantone di Neuchâtel: un sito di pianura, a 700 metri a ovest del lago di Bienne, su un terreno in leggero pendio, in una regione meravigliosa, costellata...

Da Lugano al Convento del Bigorio

La partenza é fissata alla stazione dí Lugano. So che sarà una sfacchinata, non esagerata ma pur sempre una sfacchinata. Il mese di maggio é agli sgoccioli, hanno iniziato ad esserci le giornate torride, o perlomeno afose. Di buona lena prendo il treno e verso le 09:00 sto già partendo dalla stazione di Lugano.  Per la giornata di oggi conosco alcuni posti in cui transiterò perché già visti da qualche parte, oltre a questi potrebbero esserci luoghi a me tutt'ora sconosciuti e se dovesse capitare mi lascerò piacevolmente sorprendere. San Maurizio in Rovello La prima grande sorpresa giunge alle porte di Lugano, la chiesa di San Maurizio in Rovello La piccola chiesa, addossata a una masseria di origine medievale attestata sin dal 1203, è stata a lungo proprietà degli Umiliati. Sorge sul territorio dell'antico quartiere di Rovello, ed è oggi parte di Molino Nuovo. Il complesso rurale si sviluppa intorno ad una corte centrale di forma triangola allungata, selciata secondo tecniche ...

D.A.F. De Sade - Elogio dell’omicidio

Si proprio quel De Sade. Trovo un libricino in una altrettanto minuscola biblioteca a Biasca. Incuriosito da titolo ed evidente me autore ne prendo possesso. Il racconto narra dell’incontro di Juliette con il pontefice Sisto VI. Juliette pone 4 richieste al pontefice in cambio dei suoi favori sessuali che si riveleranno poi dei più depravati. Quello a colpire é il tema centrale del libro: il papa illustra a Juliette che l’omicidio non solo deve essere tollerato ma é necessario Del divin marchese (1740-1814) la cui biografia oscilla tra il più spinto libertinaggio e lunghi anni di prigionia - in pochi ne hanno saputo parlare con tanta lucidità come George Bataille: "di Sade dovremmo poter prendere in considerazione unicamente la possibilità che offre di calarci in una sorte d'abisso d'orrore che dobbiamo esplorare, e che inoltre é dovere della filosofia esporre, chiarire e far conoscere. Considero che per chi voglia andar fin in fondo nella comprensione di ciò che significa...

Da Einsiedeln a Rapperswil

Einsiedeln é già stata tappa delle mie scorribande , più volte. Questa volta però decido di non fermarmi nella cittadina / nel monastero, ma di usarla semplicemente come punto di partenza. Ed é un bene, perché anche tralasciando questa fonte di aneddoti sto per incontrarne molti altri sul mio percorso Il monastero di Einsiedeln Pronti…partenza…deviazione! Il monastero é già stato visitato a più riprese dal sottoscritto e qualcosa ho già postato qui . Decido di fare la prima ed unica deviazione proprio all’inizio del mio percorso; decido infatti di andare ad esplorare (di nuovo) il cimitero di Einsiedeln, anche perché a posteriori mi sono accorto che durante la mia prima visita mi sono sfuggiti diversi dettagli... Il cimitero di Einsideln  In particolare durante la mia prima visita mi é completamente sfuggito il monumento ai Bourbaki , che di conseguenza é la prima cosa che vado a cercare. Einsiedeln accolse 139 uomini e 63 cavalli dell'esercito francese che si ritirò in Svizzera. S...

L’emigrazione nelle valli ambrosiane

Non ce ne sono tantissime, ma quando viene organizzata una conferenza sulla storia delle nostre vallate faccio il possibile per partecipare. A quella sulle emigrazioni dalle valle ambrosiane giungo appena in tempo e trovo la saletta delle conferenze del Museo di Leventina molto affollata. Giusto il tempo di trovare una sedie in seconda fila e la conferenza inizia.     La compagnia Correcco-Bivio assicurava viaggi in tutto il mondo e con una traversata dice in sei giorni cui celerissimi vapori postali Emigrazione e immigrazione In realtà non si trattava solo di emigrazione, la trasversalità da montagna a montagna faceva sì che ci fossero delle famiglie che partivano dai comuni in altitudine per andare a lavorare nelle città d'Italia e contemporaneamente in questi comuni arrivavano persone da fuori a fare il boscaiolo , per esempio nel mendrisiotto arrivano dalla Val d'Antrona, dalla val Brembana, oppure spostamenti trasversali da valle a valle: dalla val Verzasca si spostavan...

Donne sfiorite

Questo idilliaco quadro l’ho visto due volte in pochi mesi: alla galleria Züst di Rancate e al MASI di Lugano pochi mesi dopo. Ma poco importa. Idilliaco e utopico  Il canto dell'aurora, 1910 - 1912 Luigi Rossi (1853–1923) 1910–1912, olio su tela. MASI Lugano. Deposito Fondazione Antonio Caccia. Acquisto 1913 Sotto un ampio cielo, si apre il paesaggio della Capriasca, luogo di villeggiatura estiva del pittore, in cui sono collocate quattro contadine che intonano un canto, orientate verso i punti cardinali. Il tema dei contadini al lavoro, ampiamente trattato dall’artista, mostra un rapporto sereno fra la natura e l’uomo, mentre la resa pittorica, dalle pennellate parzialmente filamentose, rende il soggetto quotidiano atemporale e simbolico. Quello che importa sono le identiche sensazioni che mi ha trasmesso entrambi le volte. La prima cosa che ho notato sono le gerla: vuote! Finalmente e inesorabilmente vuote! Ci voleva un quadro per una visione simile, che io ricordi non esiste fo...

Una nuova partenza

Ho gestito un blog dal 2004 al 2016 Dal 2016 ho preso una pausa, nel frattempo il mio stile di vita e i miei interessi sono mutati, si potrebbe sostenre che sono passato dall'epoca "tardo bimbominkia" al "consapevole di un esistenza da sfruttare bene", o ancora, come amo dire, aver cambiato la mia stagione umana, che sia da "primavera a estate" o da "estate a autunno" non l'ho ancora capito. Nel frattempo i miei interessi si sono spostati fondamentalmente su due temi: montagna e storia. Perché Suvorov55? Suvorov55 é un nome che riesce a racchiudere entrambe le mie passioni, cosa abbastanza difficile in una parola; si tratta di un percorso proposto da una delle innumerevoli app di escursionismo che propone di ripercorrere il percorso fatto dal generalissimo Suvorov nelle alpi svizzere nel contesto delle guerre napoleoniche, il percorso si chiama appunto Suvorov55 ed é una dei miei innumerevoli obiettivi che mi sono proposto di raggiungere....

Ufenau

L’ho rasentata durante la passeggiata Einsiedeln - Rapperswil, e mi sono fatto ingolosire. La presenza del Huttenwyl li esiliato non ha fatto altro che aggiungerci fascino. Approfitto di una giornata tersa per andare in avanscoperta della piccola ma affascinante isola di Ufenach (o Ufnach). Giusto per approcciarmi in maniera soft prendo il primo battello da Zurigo Bürkiplatz e mi godo il docile ondeggiare verso la parte meridionale del lago Ripresa con un drone da un'altezza di 300 metri: Arnstein, il punto più alto dell'Ufenau con i suoi 17 metri, si trova a destra del molo. Foto: Emanuel Ammon/Aura Cartina del 1844 dell'isola di Ferdinand Keller Dal 1857 i battelli a vapore attorcano a Ufenau. Da quel momento si assiste a un incremento di visite sull'isola e con esso souvenirs come questa cartolina degli anni 1900 Preistoria Le tracce della presenza umana su Ufnau risalgono alla preistoria. I resti di un tempio gallo-romano del II/III secolo d.C. dimostrano che l...