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Visualizzazione dei post da dicembre, 2022

Sonetti e odi per lanfogti

L'idea, forse distorta, che mi sto facendo del lanfogto in Ticino é quella di un tacito accordo tra le parti, un rituale che si é trascinato per 300 anni, e chissà per quanti altri sarebbe continuato se non fosse stato per l'arrivo di Napoleone che cavalcava venti rivoluzionari. Il balivo di Mendrisio nel suo palazzo. Acquerello di Hieronymus Holzach (balivo basilese, che si dilettava di pittura, ha ritratto se stesso nel 1774 mentre amministrava la giustizia) A testimoniare l'accordo e l'armonia tra le parti c'erano i sonetti composti da membri dei baliaggi al momento della partenza del Lanfogto a fine mandato (mandato che durava due anni), si tratta di glorificazioni esagerate, come quelle di un ragioniere che rivolgeva ampie leccate di culo al megadirettore galattico di fantozziana memoria, di documenti di buon uscita, per un funzionario che doveva comunque "limitarsi" a mandar avanti una macchina ben rodata.  Elogio verso il lanfogto di Valle Maggia e

Kiltgang o "naa a carèi"

Quando Tinder non era concepibile, quando c'era poco da nascondersi dietro ai filtri. "Molto radicata era nel comune di Airolo l'usanza di recarsi nottetempo a visitare le fanciulle da marito. I giovanotti facevano, parecchi insieme, e se qué d'una terra scontravansi con quelli d'un altra, allora o si cacciavano a sassi o si veniva alle mani. Ebbero luogo gravissimi disosrdini; e il buon senso ha quasi del tutto spenta cotesta pratica così cara agli alpigiani svizzeri sotto la denominazione di kiltgang" Stefano Franscini  Franz Niklaus König, Der Kiltgang, 1801 Il termine indica, soprattutto nelle aree rurali, l'usanza, praticata secondo precise norme morali, dei giovani maschi di fare la corte alle ragazze. Soli o in gruppo rendevano visita alle ragazze in età di matrimonio, entrando nelle loro camere o intrattenendosi nei salotti delle case. La richiesta di poter entrare in casa veniva spesso formulata alterando la voce, con belle parole o particolari fo

Fensterln

Il Fensterln è una forma di corteggiamento ormai quasi priva di significato, storicamente diffusa nella Germania meridionale (compresa l'attuale Austria). L'uomo ha reso segretamente omaggio alla sua amata di notte salendo su una scala fino alla finestra in questione. La tradizione trae origine dal Gasslgehen, in cui i giovani recitavano davanti alla finestra della loro "amata" frasi provate e standardizzate, alle quali si rispondeva con un controcanto tradizionale che esprimeva un atteggiamento positivo o negativo nei confronti della richiesta. Storicamente, né il "Gasslgehen" né il "Fensterln" implicavano l'ingresso nella stanza della giovane donna, se non altro perché le figlie di una famiglia di solito condividevano la camera da letto. L'amante in fuga,  A. Buzzi In realtà, l'ingresso nella camera da letto era talvolta considerato "ingresso frivolo" e veniva punito dai tribunali. Anche se l'avvio di relazioni sessuali

Il ticinese medio di inizio XIX° secolo secondo Heinrich Zschokke

 Heinrich Zschokke a partire dal 1798 svolge diversi incarichi in seno alla neonata Repubblica elvetica (quella portata da Napoleone in buona parte dell'Europa per intenderci), tra i quali la direzione dell'uffici della cultura nazionale e due missioni di pacificazione dovuti ai disordini intestini causati a loro volta dai drastici e repentini cambiamenti portati dal nuovo regime filofrancese . Ritratto di Heinrich Zschokke di L.-A. von Montmorillon, 1817. Nella seconda di queste missioni dovette recarsi nei cantoni di Bellinzona e Lugano (il canton Ticino vedrà la nascita con la mediazione del 1803) Quello che ne esce dalla sua osservazione é riportato sotto e ci aiuta a capire quale fosse la vera indole del ticinese, che a ben vedere non si discosta molto da quella che avremmo potuto fare noi stessi ticinesi in un immaginario collettivo. Zschokke tra gli altri, distingue nettamente gli abitanti del Ticino in due categorie: quelli di montagna e quelli di pianura, spaccatura p

Il Duomo di Milano

Par ovvio non poter concentrare in poche righe, e in poche ore di visita, la descrizione di un monumento che per la sua realizzazione ha preso 550 anni (1386 - completamento 1386) Mi gumma invece l'idea che malgrado non sia di Milano o dintorni, ho avuto modo di visitarlo a fondo ben prima che molti residenti. Con me avevo mia figlia, e non ci sono storie, quando ci si trova per la prima vota d'innanzi a questa immensa opera si rimane sbigottiti, lo stessa espressione che ho letto sul suo volto. Vista sulla città dalla sommità raggiungibile del Duomo Come sempre il mio intento quotidiano era quello di trovare delle chicche storiche in questo enorme monumento storico. Il protagonista di oggi Ci sono riuscito? Non lo so. Le terrazze L'impressionante contrasto tra la parete ampiamente decorata con la piazza e lo sfondo della città Giustamente mia figlia mi fa notare che tra le 1000 cose che non si possono fare mentre visitate il Duomo é fare una capatina del giorno "più b

Alberto Cerro e la prima rivolta della Leventina

Nel 1290, un anno prima del patto del Grütli,  i Leventinesi capitanati da Alberto Cerro di Airolo, si rivoltarono contro i soldati di Ottone Visconti. Ma come si era giunti a tutto questo? I Della Torre persero il controllo su Milano e le sue terre nella battaglia di Desio del 21 gennaio 1277. Ottone Visconti, si era, alcuni anni prima, rifugiato nel Castello di Giornico da dove scese al Lago Maggiore con Simone d'Orello e la turba montanara a ritentare la conquista di Milano. Nella battaglia di Desio, che diede al Visconti la vittoria definitiva, combatterono truppe ticinesi raccolte dall'Orello a Bellinzona, a Lugano e sul Lago Maggiore. Con la vittoria Ottone Visconti era divenuto l'arcivescovo di Milano e per assicurarsi i passi delle Alpi egli prende direttamente in affitto dai Conti Canonici la Signoria delle Valli di Blenio e Leventina, per il canone annuo di 20 Lire imperiali. Così la Leventina si vide passare da un governo nominale ad uno più energico e centralizz

Armoriale Ticinese - Nota introduttiva

 Biblioteca cantonale di Locarno, martedi 20.12.2022, ore 09:40 circa, ho appena richiesto un libro, la bibliotecaria mi comunica ci vorranno due minuti perché si trova nell'archivio. Per me impensabile riuscire a stare fermo ad aspettare con tutti quei libri tutt'attorno. Chiedo dove si trova il reparto di storia del Ticino e come di incanto mi imbatto in questo tomo SI tratta del SUPPLEMENTO all'armoriale ticinese, questo significa che minimo un primo volume é già uscito. Così infatti é. e oltretutto é li di fianco, ma i colori sgargianti mi hanno dirottato sul supplemento. Lo sfoglio e inizio subito a prendere nota di stemmi famigliari alquanto bizzarri o che richiedono approfondimento. In totale gli stemmi presenti nel libro sono ben 3310. Impiego 6 ore non stop il giorno stesso e altre 4 ore il giorno seguente per annotarmi i 146 stemmi degni di nota che riporterò qui in 16 capitoli. Mi sono ripromesso poi di passare al tomo 1, da dove in realtà era più logico iniziare

Il danaro a cospetto della legge e della morte

 Un topo, ecco in cosa mi potrei trasformare, in un classico topo da biblioteca. Oggi sono entrato con il chiaro obiettivo di mettere mani, occhi, cervello e cuore sulle 20 illustrazioni di Cassina (materiale didattico per gli alunni di metà XX° secolo) ma già mentre aspettavo che me lo consegnassero, questione di un minuto neh, avevo già preso in mano altri tomi. Dopo sei ore di biblioteca non stop e diversi libri fatti passare in rassegna, due immagini particolarmente significative e in apparente contrasto tra loro mi sono rimaste impresse. Il danaro, il vile danaro per il quale tanto ci danniamo, tradiamo, malediciamo e quant'altro, tutto il suo potere, così apparentemente decisivo nel corso delle nostre vite, svanisce  all'istante di fronte all'ultimo viaggio, così come un pallone gonfiato all'inverosimile sappiamo già sin d'ora sia destinato a sgonfiarsi in un batter d'occhi. Una considerazione da tenere sempre presente, quella che i nostri vecchi comunemen

MEG - Capitolo III - bastoni da pastore

Per i contadini del XIX secolo, la gerarchia degli esseri viventi si estendeva dalla terra al cielo, ponendo gli esseri umani tra dominio e subordinazione. Gli oggetti che simboleggiano il potere ci ricordano che l'equilibrio tra prerogative e doveri inizia in casa e si estende alla terra e alla società. Governare una casa, radunare il bestiame o guidare un'assemblea richiede competenze tecniche, conoscenze rituali e qualità individuali. Da sinistra verso destra Bastone da passtore bulgaro, albero da frutto, 19°-20° secolo Bsatone da pastore ungherese, alberto da frutto, 19°-20° secolo Bastone-fischietto da pastore, Francia, Savoia, salice e albero da frutto Bastone-fischietto da pastore, Francia, Dolfinato, salice e albero da frutto Due bastoni da pastore in legno, provenienti dalla Savoia, circa 1900

La peste in Europa - Capitolo IV - La prima pandemia, la peste di Giustiniano

Le pandemie di peste riconosciute sono tre, la prima di queste é quella di Giustiniano, dal nome dell'imperatore bizantino Giustiniano I, sotto il cui regno fece la sua comparsa. Secondo lo storico Procopio, alcuni sostennero che fossero stati i suoi misfatti ad attirare la collera divina, tuttavia, i moderni genetisti pensano che probabilmente ebbe inizio come zoonosi, una malattia epidemica che può trasmettersi dagli animali agli esseri umani, partendo da un "focolaio" (o area infettiva locale) africano.  Nel 541 d.C. cominciò ad attaccare l'uomo a Pelusio, nel delta del Nilo, per poi propagarsi in diciotto ondate successive per un periodo di duecento anni fino al 755, quando scomparve improvvisamente e misteriosamente com'era arrivata. Sono sopravvissuti pochi resoconti diretti di quel disastro, ma quelli esistenti di testimoni oculari come Gregorio di Tours, Giovanni da Efeso, Beda e Procopio concordano sulla sua entità. Secondo quest'ul-timo, "scopp

X Files: Santa Pelagia pensaci tu

 

La peste in Europa - Capitolo III - La peste nell'antichità

Le prime pandemie di peste di cui si ha notizia in realtà si trattavano di altre malattie messe velocemente sotto il grande cappello di "peste", riporto qui le due più famose La peste di Atene Ad esempio una delle prime ondate di cui si ha notizia é la peste di Atene (430 A.C.) dove perse la vita Pericle, ebbene questa "peste" con ogni probabilità non era nient'altro che tifo. L'epidemia tornò altre due volte, nel 429 a.C. e nell'inverno del 427/426 a.C.. Gli storici hanno a lungo cercato di identificare la malattia nota come la peste di Atene. La malattia è stata tradizionalmente considerata un focolaio di peste bubbonica nelle sue molteplici forme, ma riconsiderazioni dei sintomi riferiti e dell'epidemiologia hanno portato gli studiosi ad avanzare ipotesi alternative. Queste comprendono tifo, vaiolo, morbillo e sindrome da shock tossico. La natura esatta della peste ateniese non potrà mai essere conosciuta. Inoltre, l'affollamento causato dall&

MEG - Capitolo II - Vita tra i ghiacci

GLI INUIT DELL'ALASKA Gli Inuit, le popolazioni indigene dell'estremo Nord, sono distribuiti sull'area più vasta del pianeta: dalle coste della Siberia alla Groenlandia, passando per l'Alaska e tutto il Canada settentrionale, una distanza di oltre 10.000 chilometri. Nonostante questa dispersione, la cultura Inuit è unificata da lingue affini e da uno stile di vita di sussistenza comune adattato alle regioni artiche. IL MONDO DEGLI SPIRITI  Per gli Inuit, il paesaggio polare è in continua evoluzione; gli spiriti dei venti e delle tempeste riorganizzano la natura a loro piacimento, facendo scomparire in un colpo solo tutti i vecchi punti di riferimento. Nessuna attività, nessun rapporto con la natura si svolgeva senza l'intervento del mondo degli spiriti. Per garantire condizioni di vita adeguate, come la presenza dei mammiferi nei luoghi previsti, le notti invocavano molti di questi spiriti attraverso canti rituali. Spesso hanno anche dato forma, sotto forma di picco