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Cristallina

Si fa presto a dare il nome Cristallina; che sia un ristorante o un garage, ma poi qualcuno ha in mente di come sia il Cristallina?

Prima di tutto va differenziata l'alpe Cristallina dalla capanna Cristallina; la prima si trova all'imbocco della val Torta mentre la seconda si trova al suo limite superiore, sul confine tra Leventina e valle Maggia.

La capanna che é anche la meta finale della gita odierna

Già, la val Torta, é forse lei la vera protagonista della Capanna cristallina sul versante leventinese (quello che per ragioni di domicilio sono solito salire).

Si tratta di una salita che da poco fiato, 1280m di dislivello spalmati su poco più di 7km, una preparazione é d’obbligo.

Quello che però da in cambio la val Torta é impagabile; la valle si può dividere in diversi tronconi, la parte bassa, una piccola parte intermedia, la parte media, per poi passare alla parte alta e altissima che porta fino alla capanna. Ogni parte della valle ha le sue highlight e i suoi scenari da offrire, la val Torta propone diversi cambi scena degni di un opera teatrale.

Ma bando le ciance e facciamo parlare gli scenari.

La prima tratta del percorso porta da Ossasco all'alpe di Cristallina, é quesi tutta all'ombra, nel bosco, e neanche ce ne accorgiamo é forse la parte più dura, ma essendo all’inizio ci pesa poco

Parte bassa

Dopo pochi minuti di cammino dall'alpe Cristallina si sbuca nella parte bassa della val Torta.

Essa separa con la parte intermedia da un piccolo step, contraddistinto da una piccola cascata

Parte media

La parte media dopo un piccolo step é caratterizzata da un piccolo pianoro, risulta diffici.e non fermarsi per ammirare il placido scorrere del fiume

Spianata parte media val Torta, la capanna del Cristallina rimane sulla sinistra ma non é ancora visibile

Sulla sinistra salendo riusciamo ad apprezzare la salita verso il passo Naret

Vista sul passo Naret, ci sono due punti in cui si può deviare verso il passo dalla val Torta. Sul fianco della montagna a destra si intravede il sentiero

Tragedia del Naret

Il passo Naret non é tecnicamente difficile e nemmeno troppo lontano da raggiungere partendo sia dalla val Torta che dalla diga del Naret. Esso però porta con se una storia che ben ci ricorda di prestare sempre la massima attenzione. Come imparai molti anni fa da un forestale bernese mentre ero intento a piazzare strumenti di misura su pareti particolarmente esposte "Keine Angst, nur Respekt" (nessuna paura, solo rispetto). In tal proposito ripropongo qui gli eventi successi nel 1997.

TRAGEDIA SULLE ALPI SVIZZERE 

Tormenta in alta quota, morti assiderati due escursionisti LOCARNO 

 Corriere della Sera - Pagina 49 domenica 12.10.1977

La prima neve sulle Alpi svizzere Valmaggesi, a quota 2400, ha provocato due morti per assideramento. Le vittime, di una una comitiva di 6 persone che domenica erano dirette verso il rifugio Cristallina, sono Taddeo Quadranti, 45 anni, di Ronago (Como), e Damiana Chiesa, 34, cittadina italiana domiciliata a Bellinzona in Svizzera. La gita, organizzata dall'Associazione Amici del Trekking di Vacallo, prevedeva la partenza dal lago Naret dove erano state lasciate le auto: 5 - 6 ore di marcia, 1500 metri di dislivello.

Domenica alle 9.30 il piccolo gruppo si era incamminato quando gia' un settimo escursionista aveva rinunciato. E dopo soli 15 minuti altri due gitanti si sono ritirati. I quattro rimasti, continuando la marcia, hanno raggiunto il rifugio verso le 15. Uno spuntino e poi di nuovo in cammino verso il passo del Naret.

E' a questo punto che sono stati sorpresi dal maltempo. Banchi di nebbia gelida accompagnati da una fitta nevicata che in pochi minuti ha ricoperto tutto il sentiero sorprendendo i quattro escursionisti in abbigliamento non certo idoneo alle condizioni meteorologiche improvvisamente precipitate.

Allarmato dal fatto che il Quadranti e la Chiesa manifestavano segni di assideramento, il capogita ha deciso di proseguire da solo verso la diga del Naret, dove erano state parcheggiate le auto, per dare l'allarme lasciando sul posto ad assistere gli amici un quarto escursionista. Salita sull'auto la guida si e' diretta verso Fusio ma, a causa del terreno scivoloso sempre per il maltempo, quasi subito ha perso il controllo del veicolo che e' finito fuori strada.

Ha perciò dovuto continuare a piedi la disperata corsa in cerca di aiuto e ha potuto lanciare l'allarme, via radio, solo in località Grasso: erano gia' le 23. Da due ore una colonna del Club alpino svizzero era stata allertata dalla polizia cantonale che aveva raccolto l's.o.s lanciato da uno di coloro che aveva rinunciato all'escursione preoccupato del mancato rientro.

"Dopo i primi soccorsi al capogita - spiega Federico Terzi del Cas di Locarno - che accusava principi di assideramento, anche perché aveva lasciato alcuni vestiti ai suoi compagni in difficoltà, abbiamo raggiunto la zona segnalata ma solo dopo l'una di notte le grida disperate della donna rimasta ad assistere i due ci hanno condotti sul posto. Troppo tardi: Taddeo Quadranti e Damiana Chiesa non davano più segni di vita".

Parte iniziale del sentiero che collega il lago della diga al passo Naret, 
in alto la zona della disgrazia

La Regione del 14.10.2023

Da una lettera ipotetica di Antonio Citti

Ho cercato notizie più precise e ho letto i giornali svizzeri per capire cosa fosse successo e mi sono figurato tutto come in un documentario tragico della mente.

Vi ho visti partire per una passeggiata in montagna: in sei, tempo bello, fine estate, felpe e calzoncini, una passeggiata facile fino al rifugio, uno spuntino, due risate, il ritorno nei colori del tramonto. Già arrivati al parcheggio il tempo si oscura, l’amico che conosce il posto insiste: siamo vicini, ormai è stupido tornare indietro, ci roviniamo la giornata… non so cosa abbia detto per convincere voi tre. Sì, perché una coppia rinuncia e vi lascia: la radio dice che il tempo brutto avanza velocemente. Il cielo è nero. Che facciamo? Si va ugualmente. Chissà forse hai cercato di dissuaderli, forse hai pensato: è meglio che resto con loro, ormai sono decisi, posso essere d’aiuto.

Si va veloci mentre comincia a nevicare prima piano poi pesantemente, andiamo, manca poco, arriviamo al rifugio e ci fermiamo lì, tanto è gestito e aperto.

Non sapevano che il gestore, sentita la previsione meteo disastrosa, in assenza di prenotazioni, da svizzero preciso aveva chiesto di poter chiudere e se n’era andato solo mezz’ora prima del loro arrivo, prendendo un altro percorso per arrivare al parcheggio.

Porc.. è sbarrato, se n’è andato.. ecco le impronte.. che freddo.. che facciamo? Torniamo indietro.. no seguiamo le orme.. veloci! Veloci!

La neve cade e cade e cade… intralcia il passo,,, il vento ti turbina intorno,,, non ci si vede,,, che freddo.. non ce la faccio più! Mi fermo un po’! Non bisogna fermarsi –ti sento dire nella mia mente
-avanti ti tengo io, andiamo… datemi una mano…

Ecco il momento fatale: l’amico che conosceva il posto si rende conto che manca poco al parcheggio e magari può trovare il gestore o qualcuno che si è attardato… vado avanti, se trovo qualcuno lo mando a chiedere aiuto.. voi seguite le mie orme.. coraggio.. siamo vicini..

In breve supera le poche centinaia di metri dall’auto tirando fuori tutte le sue energie perché forse si sente colpevole del dramma che sta travolgendoli, ma lì non c’è nessuno e la neve già quasi copre la macchina… bisogna metterla in moto sennò non ce la facciamo a scappare da qui… togli la neve con le mani diventate blu dal gelo, infila la chiave e gira e gira e prova e prova.. parte! parte! Via usciamo da qui!!

-vedo l’auto che si scrolla della coltre di neve e sbalza in avanti, vedo l’auto che slitta e gira su se stessa, vedo l’auto che si rovescia nella cunetta, vedo lui che sbatte la testa e resta immobile-

-vedo Damiana che cerca di non far capire che è disperata, vedo gli amici, lui ormai livido dal freddo non ce la fa non ce la fa, lei non ha più forze, è stravolta, si dispera, Damiana li incita ancora, non ce la fanno, basta basta, non posso non posso andare avanti, lasciaci qui lasciaci basta… basta-

Damiana cosa hai pensato? Io ti ricordo Damiana, ti ricordo generosa, ti ricordo sensibile, ti ricordo tenace.. Damiana avevi già scelto? Hai deciso in quel momento? Non vi lascio no non vi lascio, adesso arriveranno, stringiamoci, facciamoci calore, adesso arrivano, non possono essere lontani…

Il tuo amico si riprende, è stordito, la macchina è inutilizzabile, esce e si avventa sulla strada, vaga finché la tormenta non è più che un muro grigio vorticante… è finita, pensa, è finita. Ecco invece che bagliori dorati fendono la cortina di grigio: è una casa siamo salvi!   Aiuto! Aiuto!

-gli svizzeri sono efficienti e allertati, in un’ora arrivano i soccorsi alla casa, un’altra ora per raggiungere Damiana, due ore erano già passate, forse si sarebbe potuta salvare se avesse lasciato i suoi amici, forse si sarebbe potuta salvare se non fosse stata lei a coprirli col suo corpo-


 Si salverà solo l’amica, al centro del gomitolo di corpi.

Damiana no.


Parte alta


È solo dopo che il sentiero ricomincia a salire che di vede per la prima volta la capanna in lontananza


Aguzza la vista: la capanna rimane proprio sulla bocchetta del passo.

Non bisogna però lasciarsi andare a facile entusiasmi, malgrado l'obiettivo é stato avvistato manca ancora parecchio prima che lo si possa raggiungere. La capanna si vedrà a più riprese ma, complice la salita alle spalle e la stanchezza che si fa largo, sembrerà non arrivare mai.

Ci aspettano ancora dei scenari da favola salendo, in particolare nella zona di un piccolo laghetto (senza nome) dai colori fenomenali.


Il sentiero ora si é spostato sulla sinistra sotto a fianco della parete rocciosa, é ilo pezzo più stretto del percorso ma nulla di particolarmente preoccupante, finalmente ci ritroviamo negli ultimi trionfali metri sotto la capanna


Arrivati in cima poi buttiamo un occhio sul versante della valle Maggia

Un primo laghetto in primo piano, dietro si intravede il catino che contiene il lago Sfundau mentre alle spalle il ghiacciaio del Basodino



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