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Anna Göldi, l'ultima strega

Più che ultima strega ultimissima; la sua esecuzione che anticipa di qualche anno la rivoluzione francese, resta a simboleggiare un ultimo orribile colpo di coda dell'era oscura legata alla stregoneria.

Qualcosa nel frattempo é già cambiato, si é passati dal rogo ad una più umana decapitazione con la spada (la ghigliottina vedrà la luce di li a poco). Anna Göldi é una presenza scomoda che, complice il suo status, é finita in una situazione più grande di lei. Banalmente alla base, come cantava Gazzé, di mezzo c'é  "il solito sesso"

Il romanzo femminista L'ultima strega (Anna Göldin. Letzte Hexe, 1982) di Eveline Hasler, da cui nel 1991 Gertrud Pinkus trasse un film, raggiunse grande notorietà

Anna essendo famosa per essere stat l'ultima strega d'Europa é stata anche una delle poche che ha potuto beneficiare della riabilitazione, sicuramente avvantaggiata dalla poco ambita 

Il francobollo "Anna Göldin - Letzte Hexe" (Anna Göldin - L'ultima strega), raffigurante l'attrice Cornelia Kempers dell'omonimo film di Gertrud Pinkus, è stato emesso nel 1995 come francobollo speciale in occasione dei "100 anni di cinema".

Il museo di Ennenda

Ad Ennenda, paese limitrofe alla Glarona dove si svolgono le vicenede le é stato dedicato un museo. Ecco quindi la sua storia accompagnati da vari punti esposti nel museo

Scorcio sull'esposizione permanente

Qualche dato

La convinzione che esistano persone in combutta con le forze del male è presente in tutte le società e in tutte le epoche. Questa credenza era diffusa anche nell'Europa cristiana. Le donne erano considerate deboli e si credeva che questo le rendesse particolarmente suscettibili al male. L'80% delle "streghe" giustiziate erano donne.

Tra il 1400 e il 1750, si dice che ci siano state circa 70000 esecuzioni di streghe e stregoni in tutta Europa. Non c'era differenza tra aree cattoliche e riformate.
Le persone venivano condannate come "streghe" se potevano "dimostrare" di aver stretto un patto con il diavolo e di aver eseguito incantesimi (dannosi) in suo nome. Questo significava apostasia da Dio, un'eresia che poteva essere punita solo con la morte.

in Svizzera, la persecuzione non fu ugualmente massiccia ovunque. Iniziò nella Svizzera francese e si diffuse a nord e a est.
Molte località della Svizzera centrale perseguirono le streghe in ritardo o non le perseguirono affatto. Gli accusati provenivano da classi diverse a seconda della regione; a Basilea, un numero considerevolmente elevato di donne borghesi o addirittura nobili fu accusato. Altrove, invece, si trattava senza eccezioni di persone di classe inferiore; a Zurigo, per esempio, dove solo le donne dei territori soggetti - cioè nessuna cittadina, furono accusate.

Graficamente parlando

Dal primo grafico si evince che la quantità di processi alle streghe rapportate al numero di abitanti in Svizzera era saldamente in testa, la seconda classificata, la Scozia, presente poco più della metà della media svizzera. Anche per quel che riguarda la percentuale di esecuzioni sul totale dei processi la Svizzera é in testa con circa il 60%. Osservando questo grafico si può affermare che la Svizzera fu il cuore pulsante della caccia alle streghe

Caccia alle Streghe. Il grafico pubblicato da The Economist nel 2017. I Paesi cattolici, come potete osservare, hanno un rapporto abitanti/processi molto più basso rispetto a quelli protestanti.


La mappa mostra lo stato attuale delle conoscenze sul numero di processi alle streghe e di esecuzioni in Svizzera. Le cifre esatte rimarranno nell'ombra, perché alcune circostanze rendono impossibile un calcolo preciso: ad esempio, i fascicoli sono andati persi o distrutti.

L'ultima strega

L'ultima donna a essere condannata a morte per stregoneria è Anna Göldi, condannata a Glarona, capitale dell'omonimo cantone svizzero, il 18 giugno 1782, alle soglie della Rivoluzione francese e di quella industriale, mentre l'Europa dibatte le idee di Rousseau, Diderot e Voltaire, e dei filosofi illuministi dell'Encyclopédie.

Anche Anna è una donna fuori dal comune. Bella, formosa e sensuale; molto elegante nonostante sia soltanto una serva che lavora nelle case degli altri. È nata a Sennwald, nel 1734, in una famiglia allora benestante che ben presto ha perso tutti i suoi privilegi e si è ridotta in estrema povertà. Finché è stato possibile ha frequentato la scuola, però poi i suoi hanno dovuto ritirarla, e così Anna ha imparato a leggere ma non a scrivere. Dall'età di dodici anni lavora come domestica cambiando numerose famiglie, perché è brava nel suo lavoro, tuttavia ha anche un carattere deciso e indipendente. La sua bellezza attira le attenzioni dei padroni, e quando la situazione diventa insopportabile Anna lascia il lavoro e se ne va in un altro paese, addirittura in un altro cantone.

Pur non essendo una ragazza facile, Anna ha un temperamento appassionato e un paio di volte si innamora sinceramente. Prima di Jacob, un falegname del suo paese, e poi di Melchior, il figlio del pastore di Mollis, presso il quale è a servizio. Resta incinta tutte e due le volte, ma nessuno dei due uomini è disposto a sposarla: il falegname scappa ad arruolarsi e il figlio del pastore appartiene a un ceto troppo elevato rispetto a quello di una povera serva senza arte né parte, così il bambino viene affidato a un'altra famiglia, mentre quello avuto con il falegname è morto pochi giorni dopo il parto.
La accusano di averlo ucciso, e, nonostante la mortalità infantile sia cosa frequente in quella parte della Svizzera, Anna viene condannata a sei anni di arresti domiciliari a casa della sorella.
Ci resta un po', poi parte, cambia cantone e trova altre famiglie da cui andare a servizio.
Nel 1781 la troviamo a Glarona, presso la casa del giudice Tschudi. È un buon posto, la famiglia del giudice è più che agiata, il lavoro non è pesante e Anna deve occupar Si soprattutto della secondogenita, Anna Maria, una base bina di sette anni. Anna Maria è una piccola peste ed e legatissima ad Anna, quasi fosse la sua 
vera mamma al posto della signora Tschudi, che invece è una donna piuttosto fredda.
Le è legatissima, anche se spesso la tratta molto male, insultandola e a volte picchiandola. Ma è pur sempre e soltanto una bambina che deve crescere, e Anna ne ha già viste tante, nei suoi quarant'anni di vita, per preoccuparsi di questo.
Sembra essersi finalmente sistemata, e vivrebbe un'esistenza tranquilla in quella piccola cittadina un po' opprimente, un po' retrograda, in una di quelle che un viaggiatore aveva definito «ridenti vallate racchiuse da montagne spaventose», però tutto sommato soddisfacente.
Se non fosse per due motivi.
Uno è il giudice Tschudi, che è molto attratto da quella bella donna, così strana, così sensuale, una mora formosa dai riccioli neri che le escono ribelli da sotto la cuffia, e spesso la corteggia, così spesso che, dopo un po', di tanto in tanto la domestica cede alle sue avance.
L'altro è la signora Tschudi, che si è accorta delle attenzioni del marito nei confronti di Anna, ma lascerebbe perdere, se non fosse che quella serva, così più emancipata, così più originale e notevole di lei, brava donna di paese, la infastidisce violentemente.

Anna, per esempio, ha un ottimo gusto nel vestire; non guadagna molto, tuttavia sa come spendere i soldi perché porta un abito alla moda di un marrone luminoso, cangiante diremmo oggi, come quelli che si usano a Parigi. Lei, povera serva di umili origini. Come si permette?

La misera vita di una domestica di fine XVIII° secolo riassunta in 6 vignette

Gli spilli di Anna Maria

La mattina del 19 ottobre 1781 la piccola Anna Maria trova uno spillo nella tazza della colazione. La signora Tschudi si arrabbia con Anna, la quale si difende, sorpresa: versa lei il latte per la bambina e ci sta sempre molto attenta; se ci fosse stato uno spillo se ne sarebbe accorta.

Il giorno dopo, però, succede lo stesso, e così via, ogni mattina, per tutta la settimana. A quel punto la signora Tschudi licenzia Anna e il 25 ottobre 1781 la caccia di casa.


Anna va a vivere dalla sorella, a Wandemberg, eppure, nonostante la sua assenza, gli spilli continuano a comparire nel cibo della bambina. Di più, ad Anna Maria succedono anche altre cose, ancora più strane. E inquieta, smette di mangiare e a volte si contorce come in preda a convulsioni. Non riesce a camminare per via di una gamba che le si è irrigidita con un piede che sporge verso l'interno e passa
gran parte del tempo a letto.
Gli spilli, poi, non si trovano più nel latte, ma direttamente nella bocca della bambina. Le amiche della signora Tschudi assistono a quelle strane manifestazioni riunite in salotto per il tè. Si scambiano chiacchiere e pasticcini e poi, all'improvviso, Anna Maria comincia a piangere, contorce il volto in una smorfia e sputa uno spillo. Di tutte le forme e di tutte le misure, grossi, piccoli, ricurvi. Mai più di uno alla volta, però tante volte al giorno. Alla fine, saranno più di un centinaio.

L'allegato n. 13 conclude l'opuscolo di Lehmann. Vi elenca meticolosamente gli spilli («Gufen»), i fermagli («Haeftlein»), i fili e i chiodi di ferro, nell'ordine cronologico in cui Anna Maria Tschudi li avrebbe sputati.

Il padre di Anna Maria oltre a essere un giudice è un medico. Visita la bambina e chiede un consulto a un luminare dell'epoca, il dottor Martì. Tutti e due condividono la diagnosi, che è la stessa del pastore di Glarona. E, ovviamente, della signora Tschudi.
Anna Maria è vittima di un maleficio a distanza. Il maleficio di una strega potente, capace di colpire pure E quella strega, naturalmente, è Anna Göldi.

Tortura e processo

Inseguita dalla legge, Anna scappa di paese in paese finché non viene raggiunta e arrestata. 
Dopo un braccio di ferro sulla competenza in materia tra il Consiglio cattolico e il Consiglio riformato del canton Glarona, quest'ultimo il 9 febbraio 1782 mise una taglia sulla testa di Göldi e diffuse i suoi dati segnaletici sui giornali. Göldi fu arrestata il 2 marzo 1782 a Degersheim, dove era a servizio presso un oste. Riportata a Glarona, la incatenano nella soffitta del Municipio.

Mandato di cattura per Anna Göldi, pubblicato nella Neue Zürcher Zeitung del 9 febbraio 1782 (Zentralbibliothek Zürich).
Il mandato di cattura fu emesso dal Consiglio riformato di Glarona. Come ricompensa per la consegna di Anna Göldi alla giustizia fu stabilita la considerevole somma di 100 talleri (Kronentaler)

 Anna Maria non vomitava più spilli, ma continuava ad avere «accessi di gotta»; in particolare le si era ristretto il piede sinistro, tanto che non riusciva più a camminare. Tra il 21 e il 29 marzo 1782 Göldi poté guarire la bambina, rafforzando ulteriormente la sua nomea di «strega», un termine che le autorità, fatta salva un'eccezione, evitavano peraltro accuratamente di usare.

Il 21 marzo la interrogano la prima volta, per quattro ore. Hanno scoperto tante cose su di lei: i suoi precedenti penali per l'omicidio del figlio, che lei smentisce di aver commesso, la sua passione per l'erboristeria e i rimedi naturali, che lei non rinnega; voleva anche costruire un piccolo orto di piante officinali nel cortile della famiglia Tschudi, ma non glielo hanno permesso.
Anna Maria, la bambina, ha detto di essere stata avvelenata da Anna con la complicità di Ruedi Steinmüller, il farmacista di Glarona, un tipo sospetto, che nella sua libreria custodisce testi proibiti. Un giorno avrebbero dato alla bambina un läkerli, un biscotto di pasta frolla e frutta secca, intriso di un misterioso, diabolico veleno. Anna nega, e con lei anche il farmacista, ma non le credono.

Il 4 aprile, dalla vicina Wyl, dove c'è il castello, arriva il signor Volmar, che di lavoro fa il boia ed è l'ufficiale preposto alla tortura, assieme al figlio diciannovenne che gli fa da assistente poiché vuole imparare il mestiere. L'uomo rimane minacciosamente al fianco di Anna mentre la interrogano, senza fare nulla, perché la prima fase della tortura consiste nell'intimidazione, così come la seconda, quando il signor Volmar le mostra ancora più minacciosamente i ferri del mestiere: stringipollici, cordicelle, tenaglie e la scala a cui verrà appesa.
Il giorno dopo comincia la tortura vera e propria: Anna viene legata alla scala con un peso attaccato alle caviglie, nuda, e tormentata con una pinza rovente per settimane.

Göldi esitò a lungo, prima di denunciare Steinmüller e affermò infine che era stato il diavolo a darle il dolce assumendo le sembianze di un gatto; confessa tutto, gli spilli, il läkerli, il Diavolo, la complicità con il farmacista, che intanto si è impiccato con un lenzuolo a una grata della porta della cella.

II 1° giugno 1782 Anna viene portata nella piazza di Glarona, e le viene letta la sentenza di morte emessa al termine del suo processo per maleficio. Poi il signor Volmar la fa inginocchiare e le spicca la testa dal busto con un colpo di spada.
A differenza di quanto succedeva negli anni passati, però, la morte di Anna Göldi lascia il segno, entra in un dibattito pubblico piuttosto intenso e viene definita, fin da subito, un «assassinio giudiziario», che si sospetta compiuto per altri motivi, come l'ostilità della signora Tschudi e anche quella del marito, che aveva paura di essere ricattato. Con la complicità, o quantomeno l'autosuggestione, della piccola Anna Maria.
Avvenuta in pieno secolo dei Lumi, per quanto in un'oscura e retrograda valle svizzera, la morte di Anna arriva, per così dire, fuori tempo massimo, e questo fa di lei, almeno ufficialmente, l'ultima strega.

Esecuzione

Prima dell'esecuzione, la donna fu torturata, presumibilmente con il tiraggio e la tortura per stiramento. L'esecuzione avvenne sotto l'attuale Sonnenhügel di Glarona, dove oggi si trova il parcheggio dell'ospedale cantonale. Hauser: "Almeno all'epoca di Göldi, il diritto penale era così avanzato, che i condannati non venivano più impiccati e le streghe non venivano bruciate". I resti di Göldi furono sepolti sulla piazza del patibolo dopo l'esecuzione.

Questa rappresentazione dell'esecuzione è conservata al Museo Göldi

La spada dell'esecuzione

Quella appesa al museo non si tratta della spada originale ma di una copia


La spada originale, come indicato nel museo, si trova all'Enker Museum di Sissach, che ho poi visitato in un secondo tempo

La spada di San Gallo

La spada svasata risale alla seconda metà del XVIII secolo e ha un'impugnatura molto semplice.
Misura 110 cm, ha un pomo ottagonale a forma di prugna, un'impugnatura lunga per due mani, cannoncini ottagonali dritti e un ampio anello a doppio taglio con punta smussata. Anche il fodero in cuoio rinforzato con legno e dorato con ottone è conservato, cosa estremamente rara. Sulla lama è presente un marchio di forgia a forma di quadrifoglio, al di sotto del quale è impresso in caratteri molto piccoli VI ZAEHNER. Probabilmente si tratta della bottega che ha realizzato la seguente incisione RICHTSCHWERT VON ST.GALLEN.
L'incisione fu naturalmente realizzata nel XIX secolo da Friedrich Bürki 1819-1880, consigliere comunale di Berna e collezionista di antichità, che possedeva diverse spade svizzere e che, per evitare confusioni, le incise in base alla loro origine, analogamente alle spade di Uri, Svitto e Soletta. La spada di San Gallo portava il numero 300 della collezione Bürki.

La spada è stata esaminata da diversi esperti nel campo delle armi da taglio, come ad esempio Martin Sauter del Museo Storico di Basilea. Secondo questi, non c'è motivo di credere che questa spada sia stata realmente utilizzata per le esecuzioni, sebbene presenti alcune peculiarità.
La lama proviene da una spada da combattimento a due mani del XV secolo, una pratica che veniva utilizzata di tanto in tanto. La sezione trasversale è lenticolare, ma presenta una debole cresta centrale. La punta è tagliata in modo piatto e angolare e presenta ancora un notevole spessore di circa 3 mm in corrispondenza della punta. Questo conferisce alla pesante e affilata spada del boia la penetrazione di un grosso ramo.
Nel corso delle indagini sono emersi risultati sorprendenti, che hanno sempre più indicato il riferimento al caso Anna Göldi

La spada della giustizia di San Gallo che fu impiegata per la decapitazione di Anna Göldi

Boia dilettanti

Quando Göldi fu decapitata, furono nominati due boia con lo stesso cognome, cosa che spesso generava confusione. In primo luogo, Leonhard Vollmar 1734-1785 di Kaltbrunn Fischhausen, un piccolo borgo tra il lago di Zurigo e il lago di Walen, che più che un boia era un agricoltore e un arrotino e forse non aveva mai eseguito una decapitazione; in secondo luogo, Johann Jakob Volmar II 1749-1808, boia del principe abate di San Gallo. Anche lui non era un boia impegnato, si conosce solo un'esecuzione (l'assassina di bambini Veronika Schmid di Wasserburg nel 1771) per la quale potrebbe essere stato incaricato come boia. Questo spiegherebbe, tra l'altro, le caratteristiche particolari della spada. Una buona spada da esecuzione per un boia professionista veniva solitamente realizzata in una fucina di Solingen e costava circa il salario annuale di un artigiano. Per i boia che venivano utilizzati raramente, c'era l'opzione più economica di acquistare una buona spada collaudata dall'armeria e farla modificare da un fabbro in una spada da boia. Una buona spada da boia era l'assicurazione sulla vita del boia, perché in caso di decapitazione fallita, ad esempio se la spada si piegava o addirittura si rompeva, poteva accadere che venisse lapidato dai numerosi spettatori.

All'epoca dell'esecuzione di Anna Göldi, a San Gallo erano impiegati due boia, Johann Jakob Vollmar per il principe abate e Christian Bettenmann di Altstätten per la città.
Bettenmann subentrò al boia Johannes Näher nel 1747 ed entrambe le loro spade da esecuzione sono esposte nei musei. Quella di Näher nel Museo Storico di San Gallo e quella di Bettenmann nel Museo di Altstätten Prestegg.
L'attuale spada da esecuzione è quindi l'unica rimasta di questo periodo e si riferisce a San Gallo; può quindi essere assegnata ai Vollmar e molto probabilmente è stata utilizzata per la decapitazione di Anna Göldi. Questa opinione è stata ritenuta possibile e probabile anche da diversi esperti.

Il post mortem

Gli atti del processo Göldi finirono nelle mani di due giornalisti tedeschi. Wilhelm Ludwig Weckherlin (o Wekhrlin) nell'ottobre 1782 accusò nei suoi Chronologen la bambina Anna Maria e suo padre. Heinrich Ludwig Lehmann nel 1783 pubblicò due fascicoli con lettere e documenti fittizi; finse di sostenere la posizione delle autorità glaronesi, ma in realtà si burlò di loro. Nell'autunno 1782 a Glarona aveva ottenuto buona parte degli atti processuali dal cancelliere cantonale Johann Melchior Kubli. Nel gennaio 1783 August Ludwig Schlözer, professore di diritto pubblico all'Università di Gottinga, coniò il termine assassinio giudiziario («Justizmord») proprio in relazione al caso Göldi. Probabilmente il 13 dicembre 1783 a Glarona lo scritto di Weckherlin fu dato alle fiamme per oltraggio, forse insieme a una sua silhouette, che egli stesso aveva inviato a Glarona per essere bruciata insieme al testo. Agli occhi delle élite colte illuminate, i Glaronesi non persero un'altra occasione per rendersi ridicoli.

Conclusioni

Il processo ad Anna Göldi appare meno «fuori tempo», se paragonato a casi analoghi del XVIII secolo. Le accusate erano quasi sempre donne e serve, spesso vittime di abusi sessuali perpetrati dai loro datori di lavoro, che risultavano in gravidanze indesiderate e, di conseguenza, possibili infanticidi. Questi tardivi o ultimi processi per stregoneria si tennero spesso in territori piccoli o molto piccoli delle regioni meridionali e occidentali del Sacro Romano Impero, come pure nella Confederazione

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