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Napoleone sul Gran San Bernardo

Capita che ogni tanto mi intrufolo in un museo di tipologia diverso dalla storia, quelli di storia naturale ad esempio potrebbero contenere delle piccole chicche su cui non si chinano i musei tipicamente storici.

Così infatti capita nella sezione "Barry" al museo di scienze naturali di Berna, dove Barry é un cane San Bernardo. Questi cani sono legati indissolubilmente al passo del Gran San Bernardo, proprio come testimonia il loro nome; e quando si nomina Gran San Bernardo é impossibile non ricordare la famosa attraversata dell'esercito di Napoleone in viaggio verso la campagna di Italia e la sua famosa vittoria a Marengo. Il museo di storia naturale non é da meno a fornire lo spunto

Napoleone sul Gran San Bernardo

Fu con la traversata delle Alpi da parte dell'armata d'Italia il 13 maggio 1800 che Napoleone intervenne nella seconda campagna d'Italia, determinato a prendere Milano che era stata nel frattempo riconquistata dagli austriaci. Egli fu in grado di sorprendere gli austriaci del generale von Melas e sfruttare questo vantaggio. Con il proprio esercito Napoleone passò il colle del Gran San Bernardo, il corpo del generale Moncey valicò il colle del San Gottardo ed il corpo del generale Turreau si diresse verso il colle di Montgenèvre.

Quello che colpisce é l'immagine iconica di Napoleone, con il cavallo imbizzarrito, il mantello rosso al vento mentre con una mano riesce a gestire le briglie e con la destra indica la via; immagina fortemente iconica, che trasmette calma, determinazione e pieno controllo della situazione 

Sin dall'origine, il ritratto ebbe una funzione propagandistica. Bonaparte supervisionò personalmente il lavoro di David, e nelle sue prime biografie, si ricorda come egli avesse chiesto di essere rappresentato "calmo su un cavalo focoso"

Charles Paul Landon, nei suoi Annales du musée et de l'école moderne des Beaux-arts, fa l'elogio della tela di David:
«Ricordando l'audace passaggio delle Alpi che aprì la gloriosa campagna dell'anno VIII in Italia, e portando alla luce gli sforzi fatti per contrastare i nemici della Francia, monsieur David ha realizzato un ritratto in una composizione interamente storica.
I grandi nomi di Annibale e di Carlomagno si abbinano così naturalmente a quello dell'imperatore, al punto tale che il suo nome pareva quasi inutile da scrivere in basso. L'idea dell'arista è stata ad ogni modo non meno ingegnosa. L'insieme delle figure è eroico, aggiustato con una perfezione tipica di un'artista francese. Infine il disegno, il tocco, il colore sono riuniti tutti a rendere la composizione degna di essere consegnata alla posterità.»

Il museo espone anche questo reperto storico: un bicorno francese perso da un soldato durante l'attraversamento del colle

Cala do dit

Accompagnato da circa 46 000 soldati e 30 cannoni, Napoleone attraversò il passo diretto in Italia e alla battaglia di Marengo. Le canne dei cannoni furono trasportate su per i ripidi sentieri di montagna in tronchi d'albero scavati, trasportati da contadini locali. Si dice che questi portatori non abbiano mai ricevuto il pagamento promesso. All'ospizio, i chierici rifornivano le truppe di vino, formaggio, carne e pane: un tour de force logistico da parte dei padroni di casa.

Preparativi per il passaggio delle Alpi di Charles Thevenin 1808 castello di Versailles.

Ridimensionamento

Léon Rosenthal su dipinto di Napoleone sul colle, ha dato invece un giudizio negativo all'opera di David:
«Il Bonaparte al monte San Bernardo; l'opera è celebre, ma la composizione è forzata e poco verosimile. È modellata più sull'idea di una statua che su quella di un dipinto. Infine il colore monotono non suscita interesse. Lo sforzo di fare un'opera significativa, dunque, ha così fine davanti alla verità»

Il 18 maggio, Bonaparte lasciò Martigny e si mise in viaggio verso il Gran San Bernardo. Il 20 maggio, vestito con un'uniforme blu e la redingotte bianca e con in testa un bicorno di tela cerata, montò a bordo di una mula guidata da Dorsaz e si diede ad attraversare il passo montano.

Ecco la realtà dei fatti: in un dipinto postumo del 1848 vediamo un Napoleone visibilmente esausto su un mulo guidato da un altra figura. Sono spariti i colori sgargianti del mantello rosso così come lo sguardo penetrante e carico di determinazione del primo dipinto. 

Già nel 1840 Luigi Filippo aveva acconsentito al ritorno del corpo di Napoleone per una sepoltura di Stato a Les Invalides, incorporandolo così ufficialmente nella storia francese. Ma con questo continuo processo di riabilitazione arrivò anche un nuovo apprezzamento della vulnerabile umanità del grande uomo. Nel 1848 il pittore di storia preferito da Luigi Filippo, Paul Delaroche, dipinse il proprio racconto della traversata del San Bernardo di Napoleone. Stanco ma determinato, il mulo guidato procede, con in groppa un Napoleone malandato. Il contrasto con l'artificio di Jacques-Louis David è estremo, ma la posizione di Delaroche era tutt'altro che ostile. Era affascinato da Napoleone, a cui somigliava molto e di cui paragonava successi e rovesci. A suo avviso, l'icona non avrebbe perso rivelandosi come un uomo credibile.

Finale amaro

Il museo chiude la sezione (in gran parte ampliata poi per questo pezzo) inerente il connubio cane San Bernardo e esercito francese con una finale tragico, come se il passaggio dei francesi, l'armata che portava principi di grande progresso come la carta dei diritti dell'uomo lascia in se il retrogusto amaro, di quanto l'impresa di liberazione sia costata, concentrandosi più sulle sofferenza immediate invece che ai benefici a lungo termine.

In un ipotetica vita eroica di questo cane esso infatti viene ucciso da un soldato napoleonico che lo confonde per un lupo mentre gli portava soccorso

La perlustrazione del passo da parte di Barry lo conduce a un soldato napoleonico ferito. Quando il cane si avvicina, il veterano indebolito lo scambia per un lupo, raccoglie le ultime forze e lo pugnala.
Barry crolla in una pozza di sangue.
Dopo aver salvato 40 persone nel corso della sua vita, l'eroico cane viene ucciso dal 41°. Poco tempo dopo, il fidato animale muore per le ferite riportate nel rifugio.

Il museo di scienze di Berna é una fucina propagandistica: a oggi ci saranno al mondo migliaia di bambini che odieranno incondizionatamente l'esercito rivoluzionario francese, ma c'era anche forse da aspettarselo in una città come Berna che a suo tempo fu umiliata dall'esercito francese che la invase e non disdegnò neppure di rapire i tanto amati e simbolici orsi.

I francesi cercavano denaro e oro. Gli orsi portati a Parigi erano catture accessorie.
Immagine: Balthasar Anton Dunker (Bernisches Historisches Museum)

Anche Karl Jauslin immortala il momento simbolo della presa di vecchie bandiere e soprattutto dei  dei tre orsi bernesi portati in trionfo

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