Passa ai contenuti principali

L'importanza della patata

Facile metafore si aggirano al nome "patata", ma poche cose come questo tubero furono determinanti per la storia dell'Europa e del nostro piccolo Canton Ticino.

L'input di trattare l'argomento mi viene durante una visita al castello di Jegenstorf dove una piccola sezione del museo é dedicata a questo argomento. Trovo poi altri spunti in altre letture, racconti o ritrovamenti casuali.

Castello Jegestorf: la patata diventa il pane dei poveri

La patata era conosciuta da tempo, ma solo nella seconda metà del XVIII secolo fu ampiamente coltivata sull'Altopiano svizzero. La svolta definitiva si ebbe durante la grave carestia del 1770/71.

GIOVANNI BATTISTA CIOLINA (Toceno 1870-1955)
La raccolta delle patate
Secondo decennio del Novecento 
Olio su tela  125 x 104 cm 

Un'area coltivata a patate forniva una resa calorica molto più elevata rispetto a un campo di cereali delle stesse dimensioni. Inoltre, all'epoca la patata era meno suscettibile dei cereali. Nonostante questi vantaggi, la patata rimase inizialmente un alimento per i poveri e un foraggio per gli animali. Era considerata solo un sostituto del grano, spesso mancante o troppo costoso. Pertanto, si cercò di utilizzarla come il grano: per fare la farina per il pane e per cucinare il porridge.

Diverse tipologie di patate presenti in Svizzera

Samuel Engel

Samuel Engel, lo specialista di patate della Società Economica, si occupò anche della loro lavorazione. Sperimentò mulini, grattugie e presse per patate. Il suo interesse principale, tuttavia, era l'approvvigionamento di semi. Se il numero di varietà utilizzate in Svizzera aumentò notevolmente dopo il 1770, fu grazie a lui. Ottenne informazioni sulle patate grazie ai suoi numerosi contatti epistolari internazionali e si fece inviare tuberi da tutto il mondo.

Mr. patata Samuel Engel



Diversi brevetti per lo stoccaggio e la lavorazione delle patate

Testimonianze di inizio XIX° secolo secondo Heinrich Zschokke

Le patate, prezioso dono dell'America, e più prezioso di tutto l'oro che l'Europa produce nelle sue miniere, sono a tutt'oggi così poco note allo Svizzero italiano come lo erano cinquant'anni fa al tedesco. Grazie alla coltivazione di questo tubero sano e nutriente la fame è divenuta quasi impossibile nelle nostre regioni. Ma sulle rive del Ticino questa nobile pianta, che pure attecchisce ottimamente in quel terreno leggero e fertile, viene coltivata pochissimo. Gli ostacoli stanno nell'ignoranza e nelle vecchie abitudini; ci si accontenta della raccolta annuale delle castagne, spesso molto incerta.

Ma anche i castagneti, che devono garantire il cibo quotidiano dei Ticinesi più poveri, vengono scarsamente curati. Maiali, pecore e capre vi pascolano, calpestando e scompigliando le nuove pianticelle, e rosicchiando malamente la corteccia dei giovani tronchi.
È fuor di ogni dubbio che gli abitanti del Ticino, migliorando l'agricoltura, potrebbero ricavare dalla terra abbondanti scorte di grano, verdure, tuberi e castagne, e addirittura ottenere un' eccedenza di prodotti alimentari. E invece ogni anno vi è penuria.

(fonte: La guerra civile nella Svizzera italiana - Heinrich Zschokke)

Plinio Martini (il fondo del sacco)

«Su, su, che quest'anno dobbiamo farne di castagne se vogliamo tirar là fino alle patate nuove».'
patate nuove: primaticce; possono maturare già nel mese di marzo.

La peronospora

Dal 1845 al 1848, la peronospora, malattia della patata, distrusse la maggior parte delle coltivazioni. La carestia non tardò a scoppiare violenta, provocando diverse epidemie (tifo, dissenteria, scorbuto). La gente moriva a decine di migliaia, ai bordi delle strade. Si ritrovavano cadaveri con l’erba in bocca.

Nel 1845 si diffuse all'improvviso un oomicete dal nome Phytophthora infestans, che, oltre a danneggiare le foglie delle patate, riduceva i tuberi in un ammasso marcescente immangiabile. Nel 1845 andò perduto fra il 33% e la metà del raccolto, con la conseguenza di far raddoppiare il prezzo delle patate nel corso dell'inverno. Una patologia simile si era verificata nel nord-America nella stagione precedente, perciò si suppone che l'oomicete fosse arrivato via nave, colpendo per prime le zone sud-occidentali del paese e diffondendosi poi nel resto dell'isola, portato dal vento.

1840 - Crisi alimentare e emigrazione 

Negli anni 1840-50 la peronospora della patata distrusse la metà circa del raccolto europeo. In Svizzera non ci fu un'altra carestia, ma molti esponenti dei ceti più bassi caddero in povertà e dovettero emigrare.

Danni causati da Phytophthora infestans su patata

L'ultima grande crisi alimentare per l'Europa si presentò alla metà dell'Ottocento e il Ticino ne dovette subire i danni moltiplicati e prolungati per colpa di avverse circostanze particolari. 
A partire dal 1845 si diffuse rapidamente ovunque, e persistette alcuni anni, una malattia delle patate che faceva marcire i tuberi e distruggeva quasi interamente i raccolti. Disgraziatamente in quegli anni furono piuttosto scarsi anche i raccolti di cereali. Le popolazioni che avevano sperato di sfuggire finalmente alle ricorrenti e inevitabili carestie di cereali, dandosi abbondantemente alla coltivazione delle patate, furono duramente colpite, ma ne soffrirono ancor più tragicamente quei popoli che avevano ormai affidato alla patata la loro sopravvivenza. Infatti, poiché la patata si adattava bene anche ai climi rigidi e umidi, e siccome rendeva in nutrimento da 3 a 5 volte più del frumento, consentendo così di sopportare senza troppi danni un rapido aumento demografico, alcune popolazioni si erano convertite alla coltivazione e al consumo quasi esclusivo delle patate, finendo in una tale dipendenza alimentare, da essere poi trascinate nella miseria dalla malattia del tubero. È ciò che accadde nella povera Irlanda: la sua popolazione crebbe da 7 a quasi 9 milioni di abitanti tra il 1820 e il 1840, ma perse in questa terribile crisi alimentare quasi un milione di abitanti per morte e un altro milione e mezzo abbandonò l'isola affamata emigrando nell'America settentrionale.

1845 - In Ticino

Nel Ticino la malattia delle patate si manifestò già nel 1845 e mise in difficoltà le popolazioni montane. Nel '46 in Valmaggia, Blenio e Leventina ci furono raccolti talmente scadenti e scarsi che molti contadini si mangiarono anche le patate riservate per la semina. La situazione peggiorò ancora nel '47, quando, per la scarsezza e per il caro dei cereali, si videro mercanti confederati fare incetta nel Ticino di castagne e fagioli. E poi il governo austriaco iniziò a bloccare per ritorsione politica le esportazioni lombarde verso il Ticino, quello piemontese aumentava i suoi dazi d'uscita sul mais e sul riso, mentre una strettissima vigilanza sul Verbano rendeva quasi impossibili i contrabbandi, una forma di commercio in cui i lacuali, compresi i ticinesi, erano maestri.

Tre medici perplessi che visitano le patate ammalate, consigliano costosi rimedi,
mentre il contadino chiede chi pagherà il conto.
(Schweizerischer National-Kalender für das Schaltjahr 1848, Thun)

Nel cantone la crisi del 1847 si prolungò fino al 1854-55 perché la malattia delle patate perdurò ben oltre il 1850 e anche altri raccolti furono in quegli anni piuttosto grami. Ma fu prolungata e aggravata soprattutto per colpa del conflitto con le autorità austriache in Lombardia, che rimproveravano a quelle ticinesi di mantenere un atteggiamento ostile e provocatorio, di concedere larga ospitalità a cospiratori e agitatori antiaustriaci, quali Giuseppe Mazzini, di tollerare complicemente la loro propaganda e azione rivoluzionaria. E cosi, nel 1848, il Ticino, già sovraffollato da circa 20'000 profughi lombardi, accorsi nel cantone dopo il fallimento delle loro insurrezioni, dovette cominciare a subire un blocco economico e i suoi numerosi emigranti a patire angherie. Il blocco continuò, con qualche interruzione, fino alla metà del 1850. Fu rinnovato e inasprito nel 1853-54, quando, non solo vennero chiuse le frontiere ai commerci, ma circa 6000 ticinesi furono espulsi sui due piedi dal Lombardo-Veneto, perdendo con il lavoro i guadagni.

1879 - Furto di patate

A testimoniare ulteriormente l'importanza di questo alimento é il documento del 1879 che ho casualmente trovato nei registri di processi civili della Leventina durante un altra ricerca.

Mentre al giorno d'oggi non sarebbero sicuramente le patate ad essere il bottino più ambito nel XIX° secolo la situazione era assai diversa, i bisogni della gente erano i primari, quelli alla base della piramide di Maslow; questo fino a rendere plausibile un accusa di furto di patate, accusa che al giorno d'oggi in Europa recepiremmo come battuta di spirito perché non plausibile


Il documento parla di un accusa ritenuta calunniosa fatta dal macellaio Croce di Ambri al capoposto Meroni. 

"sia permesso di dire in presenza dei Signori [...] si faccian lecito di rubare clandestinamente delle patate nei campi nei dintorni del paese [...]. Un accusa veste un carattere di speciale gravità riferendosi a persone investite del mandato di tutelare il buon ordine [..]

1939 - Piano Wahlen"

I racconti di mia nonna sui tempi di guerra ricoprivano alcuni punti saldi che tornavano ciclicamente nei suoi discorsi: l'oscuramento per proteggersi da i bombardamenti, i buoni per fare provviste, il nonno alla frontiera su al San Giacomo e le patate; si le innumerevoli patate che il governo aveva trovato come piano di resistenza per sconfiggere la fame mentre il paese era completamente circondato da paesi belligeranti.

L'espressione "piano Wahlen" designa un piano per l'estensione delle superfici coltivate e l'aumento della produttività agricola al fine di garantire gli approvvigionamenti e l'autosufficienza alimentare durante la seconda guerra mondiale

«Giovani ...! È il vostro turno! Contribuite al piano Wahlen». Manifesto realizzato da Noël Fontanet (Museum für Gestaltung Zürich, Plakatsammlung, Zürcher Hochschule der Künste).
La campagna del 1941 venne promossa dall'Aide volontaire à l'agriculture di Ginevra.

Le origini del piano Wahlen vero e proprio risalgono al 15 novembre 1940, quando Friedrich Traugott Wahlen studiò i modi con cui la Svizzera avrebbe potuto accrescere il peso della campicoltura nell'ambito della produzione agricola e assicurare l'approvvigionamento della popolazione nel caso di un arresto totale delle importazioni. Per raggiungere tale obiettivo, secondo Wahlen erano necessari quattro requisiti fondamentali: la gestione oculata delle scorte (scorte domestiche), lo sfruttamento dell'intero potenziale agricolo, il riutilizzo delle risorse e l'impiego razionale dei mezzi di produzione, ad esempio del lavoro umano, «limitando senza distinzioni tutte le attività non vitali».

Trasformazione di un terreno di calcio a terreno agricolo

Gli obiettivi immediati vennero raggiunti solo in parte. Grazie a bonifiche e migliorie fondiarie, alla trasformazione di prati in campi coltivati, all'obbligo per le industrie di coltivare il suolo e al sostegno ai piccoli coltivatori, la superficie coltivata passò da 183'000 a 352'000 ettari nel 1945, un risultato comunque ben inferiore ai 500'000 ettari previsti inizialmente. Resistenze nelle zone dove prevaleva l'allevamento, l'esaurimento del suolo, la mancanza di manodopera e la possibilità di ricorrere alle importazioni furono le ragioni principali per cui l'attuazione del piano conobbe un rallentamento dopo la quinta tappa (1942). L'autosufficienza rimase un obiettivo irrealizzabile; il grado di autoapprovvigionamento passò ad ogni modo dal 52% al 59%, anche se con una riduzione del consumo calorico medio pro capite (da 3200 a 2200).

Nella lingua parlata

Il significato di un verbo in lingua tedesca riassume bene l’importanza di questo tubero 

stoppeln (tedesco) Raccogliere manualmente le patate rimaste sul terreno dopo il passaggio della raccoglitrice meccanica.

Commenti

Post popolari in questo blog

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 5 - Il vecchio editore

Giungo da Roveredo in perfetto anticipo, ho il tempo anche di gustarmi un Campari soda in piazza grande; la giornata volge al termine ma ho ancora una tappa finale in programma. Essa ha luogo nella ridente Locarno dove per l’occasione sono stati trasportati due vagoni in piazza Grande Vagoni della Pace in piazza grande L’occasione é la presentazione di un libro legato ai patti di Locarno del 1925, tema già accennato nelle settimane scorse. La vera première della serata é la possibilità di visitare il palazzo della Sopracenerina, vera e propria icona della nostra storia Cantonale Il palazzo della sopracenerina alle spalle dei due vagoni Storia del palazzo La realizzazione del Palazzo oggi comunemente definito «della Sopracenerina» – proprietaria dello stabile – data degli anni Trenta dell’Ottocento ed è frutto di una contingenza storica particolare, quella della capitale itinerante, quando Bellinzona, Lugano e Locarno ospitano a rotazione le istituzioni cantonali. La Costituzione cant...

Il monastero di Claro

“Posso farle una domanda?”- era da parecchio tempo che aspettavo questo momento, quello di porre una semplice domanda, molto probabilmente ingenua dal punto di vista della monaca di clausura che si appresta ad ascoltarla, ma così carica di significati per me. Sarei però un folle a riportare qui il punto apice della mia visita al monastero benedettino di Santa Maria assunta sopra Claro , questo il nome ufficiale che per motivi di scorribilità della lettura non ripeterò più in maniera completa  Il monastero da un depliant presente al monastero. La zona aperta al pubblico é assai limitata, consiste nella terrazza che da sulla valle (tutta a sinistra) con annessa chiesa e localino per gli acquisti (vedi sotto) L’itinerario odierno parte e finisce nell’abitato di Claro, ridente agglomerato ai piedi del monastero. Prima di salire al monastero faccio un giro alla ricerca dei luoghi di interesse in paese. Mentre cammino per i vicoli noto gente indaffarata: un'intera famiglia sta partecipan...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 1 - L’uomo col gozzo

Festeggiare il tempo che passa é deleterio, così come passare il giorno del proprio compleanno lavorando é umiliante. Lavoriamo una vita intera, evitiamo di farlo anche il giorno in cui tutti ci dicono "Auguri! E ora torna a lavorare!" Ma che senso ha festeggiare il proprio compleanno quindi? Spesso si dice che dagli anta in su andrebbe passato in sordina. Potrebbe però essere la possibilità di aggiungere un giorno di libero con la scusa di autocelebrarsi. Da qualche anno infatti (la prima volta fu a Vufflens le Château ) in corrispondenza di questa ricorrenza, ho preso l'abitudine di farmi un regalo, a dire il vero me ne faccio in continuazione, organizzare trasferte per alimentare le mie passioni sono gesti d'amore verso se stessi. Ogni anno cerco di organizzare una gita particolare, fuori dagli standard, magari approfittando che sia in un normalissimo giorno in cui tutti il resto del mondo (o quasi) sta lavorando. Tra gli obiettivi li nel cassetto una chiesa che h...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 4 - Le tre colonne

Ci vogliono pochi minuti dalla chiesa di San Giulio alle famigerate tre colonne nella campagna di Roveredo. La mia prossima tappa é semplice, spartana dal lato concreto ma carica di significati. Le tre colonne Ci sono tre colonne nella campagna di Roveredo, un collega originario di li mi ha riferito che quando hanno costruito l'autostrada hanno previsto una curva per preservare il sito. Tutto per tre piccole colonne, anzi, avanzi di colonne.... Le tre colonne di Roveredo Incrocio due signore a qualche centinaia di metri dal posto, scambio due parole, sono tentato di chier loro cosa sanno in proposito ma non lo faccio. Avrò modo di scoprire più tardi che le persone del luogo sono tutti a conoscenza della loro presenza e spannometricamente della loro funzione. Nessuno però sa indicare con precisione cosa si svolgeva. Sulla sinistra si intravedono i resti delle tre colonne Dopo pochi minuti giungo in vista del luogo. È a qualche metro dalla strada che costeggia il fiume e che una volt...

Belli i capelli

La lunghezza massima dei miei capelli l’ho raggiunta nel 1994 quando mi arrivarono quasi alle spalle. Durò poco. Ora a 20 anni di distanza il mio pensiero inerente i capelli é "meglio grigi che assenti".  Non fanno sicuramente parte della mia quotidianità ma tornano saltuariamente nei miei pensieri quando lo scarico della doccia si ottura.  Al castello di Valangin ho modo di approfondire il tema e rendermi conto che anche loro fanno parte in qualche modo della storia Volantino dell mostra temporanea NON C'È NESSUN PELO IN CIÒ CHE PORTA FORTUNA: IL PIEDE, IL TALLONE E LA LINGUA Detto di Trinidad e Tobago Peli e capelli come barriera contro le aggressioni esterne  Proprio come la pelle, anche i peli hanno diverse funzioni. Prima di tutto, fanno da barriera fisica e aiutano a regolare la temperatura, soprattutto grazie al sudore.  I capelli proteggono dal sole, una funzione che i peli hanno perso perché ormai sono troppo sparsi per essere davvero efficaci. I peli pubici...

Glorenza

Approfitto della mia tre giorni in "estremo oriente" (con le dovute proporzioni), per penetrare in Italia, o meglio ancora nel ambiguo territorio della Val Venosta. Dopo aver visitato Curon mi sposto a sud per visitare Glorenza. Glorenza é affascinante per una sua caratteristica che difficilmente si riscontra nei villaggi nelle Alpi: le sue mura. Quando si entra da una delle sue tre porte si ha la voglia di scoprirne ogni angolo, di non lasciarsi sfuggire l’occasione di sentirsi catapultati in un altra epoca ad ogni passo che si fa. Per dare un’immagine dell’urbanistica della cittadina la miglio soluzione é dall’alto.  Foto scattata all’esterno del museo storico di Glorenza Ma non bisogna fantasticare troppo, avere la testa tra le nuvole potrebbe diventare estremamente pericoloso, meglio guardare chi arriva, soprattutto dai due assi principali che tagliano la cittadina; se una volta era cavalli oggi i tempi di reazione devono essere più scattanti, perché chi sopraggiunge po...

Scioperi svizzeri

Mia nonna diceva sempre di non parlare né politica né di religione durante gli incontri conviviali. A casa però le discussioni più accese ruotavano proprio attorno al tema politico. Con il susseguirsi delle epoche le ideologie hanno mutato assai l’impatto sulla società. Ho però sempre pensato che se fossi vissuto ai tempi della nonna sarei stato con ogni probabilità della sua stessa fazione. Basta vedere cosa proponeva il comitato di Olten nel 1918: il diritto di voto e di eleggibilità per le donne, l'introduzione della settimana di 48 ore e l'assicurazione per la vecchiaia e l'invalidità. Come non essere d'accordo? Oggi questi punti sono delle ovvietà, ma non fu sempre così...anzi come vedremo sorprendentemente durante le ondate di peste, nella perenne guerra padrone - operaio ,  il coltello dalla parte del manico passò decisamente in mano a questi ultimi....e se così non era bastava a ricorrere all’arma dell’ultima spiaggia, arma potentissima: lo sciopero. Alexandre ...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 2 - Il Dio di lamiera

Il tragitto in postale tra Mesocco e Roveredo dura pochi minuti, non c'é nemmeno il tempo di sentiere le emozioni della prima tappa scendere che già si giunge nella ridente capitale della Moesa.  Roveredo Roveredo ha preso il suo nome dai folti boschi di rovere che lo circondano. Negli antichi documenti troviamo spesso le impronte del sigillo di Roveredo. Il più antico porta la data del 1615 e non rappresenta altro che un rovere con sei rami, tre per lato, armonizzati in uno stemma. Attorno sta la dicitura “Sigilium Roveredi Comunitatis”. Roveredo (GR): casa Zuccalli con i suoi graffiti risalenti alla metà del sedicesimo secolo. Nella foto il graffito presente sulla facciata della casa risalente alla metà del sedicesimo secolo riscoperto e restaurato. Al primo piano, dopo un restauro parziale eseguito dal restauratore Marco Somaini nel 2004, possiamo ammirare  il dio greco Hermes dai piedi alati, messaggero degli dei e protettore dei mercanti (il dio Mercurio romano) e i...

Dürer tatuato - prima parte

Ho un debole per Albrecht Dürer, molto marcato. Molto meno per i tatuaggi. Diciamo che se proprio fossi obbligato a tatuarmi qualcosa, la scelta potrebbe facilmente cadere su un opera dell’incisore tedesco. Pensieri ben distanti da me nella giornata del 8 febbraio 2025. L’obiettivo odierno era il moulage di Zurigo appena finito di visitare. La strada di rientro verso la città vecchia passa davanti all' ETH di Zurigo (politecnico). Edificio principale rispettivamente Graphische Sammlung, Politecnico federale svizzero (ETH Zürich) in Svizzera Ero passato di lì ore prima in direzione del moulage e sulle sue fiancate, tra tanti personaggi non mi é scappato, con grande sorpresa, quello di Albrecht Dürer. E li ero già contento, la giornata era già guadagnata, un accenno ad uno dei miei artisti preferiti, che volere di più? Lo spicchio della facciata del Politecnico di Zurigo dedicato a Dürer Il resto poi l’ha fatto la mia curiosità: notare che l'edificio era aperto al pubblico, entr...

Patto di Locarno

Sono divorziato. Da molti anni ormai.  Il divorzio non deve essere letto come qualcosa di negativo, spesso é un miglioramento delle condizioni di vita. Spesso? Diciamo sempre. Quando quel giorno nella sala del pretorio di Locarno ero intento a battagliare con l'avvocato della mia ex non sapevo che circa 90 anni prima nella stessa aula si tenevano discorsi ben più importanti per l'umanità intera. Presenti tutti i pezzi grossi dell'Europa In breve Dal 5 al 16 ottobre 1925 si svolse a Locarno una conferenza diplomatica tra le delegazioni di sette stati europei: il Belgio, la Francia, la Germania, il Regno Unito, l’Italia, la Polonia e la Cecoslovacchia.  Dopo dieci giorni di trattative, furono parafati sette trattati e convenzioni, di cui il principale fu un trattato di garanzia reciproca – chiamato anche Patto Renano – tra il Belgio, la Francia, la Germania, il Regno Unito e l’Italia, con il quale la Germania accettava la frontiera lungo il Reno scaturita dal trattato di Vers...