Ogni anno cerco di organizzare una gita particolare, fuori dagli standard, magari approfittando che sia in un normalissimo giorno in cui tutti il resto del mondo (o quasi) sta lavorando.
Tra gli obiettivi li nel cassetto una chiesa che ho sempre trovato chiusa; Santa Maria al castello di Mesocco. Con
Quindi per andare sul sicuro scrissi al comune: “Le chiavi sì possono ritirare in cancelleria.”
Il fil rouge dell’ultimo orso
Un destino segnato é alla base del primo soggetto significativo che incontro oggi: una morte prematura ha colpito questo orso immortalato in un enorme foto sfoggiata con orgoglio nella saletta laterale in cui sono appena entrato. Correva l’anno 1891.
Potenziale motivazione per autocelebrarsi e/o celebrare la vita Nr.01 Da tutto questo se ne deduce che ad essere esseri umani é già un bel vantaggio, specialmente quando WWF e Greenpeace non erano nemmeno un idea. Motivazione accettata
Stendhal e dintorni
Mentre la mia mente tergiversa su questi pensieri si fa l’ora di apertura della cancelleria; quando salgo l’ultimo scalino davanti all’ingresso del comune la campana della vicina chiesa scocca l’ultimo tocco della mezz’ora. Dopo brevi formalità l’addetta (in quel momento per me la donna più bella del mondo) mi consegna la chiave: Si! Ora sei mia! Tutta mia! Ora vengo e ti apro!Dopo un breve camminamento che intraprendo con lo stesso entusiasmo degli imperatori romani di ritorno dalle vittoriose campagne militari, mi ritrovo davanti alla porta perennemente chiusa; é una goduria sentire il meccanismo che scatta mentre giro la chiave. Emozione UP
Sono dentro! Chiudo subito la porta a chiave dietro di me, mi sono chiuso dentro creando quell’intimità già assaporata in altre occasioni….un improvvisa sensazione di benessere si impossessa di me, che si tratti forse della sindrome di Stendhal?
La parete occidentale e il soffitto sono un esplosione di colori. Quanti occhi mi osservano. Ma in quanti siamo qui dentro?
Decido di non accendere più la luce, potrebbe rilevare la mia presenza dall’esterno, roba da catalogare come nuova fobia sul manuale museale (capitolo XX)
L’uomo col gozzo
Un personaggio su tutti mi colpisce particolarmente, non é il biondissimo e aureo San Giorgio che infilza il dragone davanti alla pulzella a dire il vero con un espressione piuttosto corrucciata per una che sta per essere salvata.
E non sono nemmeno i due ladroni crocefissi senza l’ausilio di chiodi nel registro superiore a destare particolare ammirazione
Potrebbe essere il testamatta che suona il bicorno o la bellissima e abilissima coppia a cavallo e come se non bastasse con un rapace in mano.

No, nulla di tutto questo. Il vero eroe per me é l’uomo col gozzo, intento a far cadere castagne da una pianta mentre una donna le raccoglie da terra.
É macilento, malandato, con le pezze al culo, anzi nemmeno quelle. Malgrado la situazione di estrema povertà l’istinto di sopravvivenza ha la meglio, suda per portare avanti una vita fatta di sofferenza: fame, fumo, freddo e fastidi, ma pur sempre vita.
Come se non bastasse, per la serie che le disgrazie non arrivano mai sole c’è il gozzo che lo contraddistingue. Esso dovuto all'ingrossamento della ghiandola tiroidea e non una malattia specifica, ma un segno che può indicare diverse condizioni, la più comune delle quali è la carenza di iodioLa carenza di iodio é la causa più frequente, specialmente nelle aree geografiche remote o montagnose, dove lo iodio non è presente in quantità sufficienti nella dieta. L'uso di sale iodato aiuta a prevenire questa condizione.
Ironia della sorte domenica una donna anziana mi raccontava di essere patrizia di Locarno e di ricevere per questo motivo ancora del sale, non più grandi quantità come una volta ma una quantità simbolica. L’origine dell’usanza va proprio cercata nella carenza di iodio, evidentemente piuttosto presente nei ceti meno privilegiati
Cambiamenti improvvisi nello stato mentale o grave deterioramento cognitivo.
Sintomi dell'ipotiroidismo, come stanchezza estrema, depressione o significativo aumento di peso.
I miracoli
Amo essere qui dentro da solo. Cerco di immaginare tutte le persone che nei secoli sono passate di qui, e ora anch’io entro a fare parte di questa lista virtuale, questo momento nella linea del tempo sono é mio.
Trovo alcune testimonianze di gente stata qui nel passato, la prima é evidente; sono i bastoni e le stampelle lasciate in un box che li espone a mo di ex voto. É la prima volta che vedo qualcosa di simile. I bastoni sembrano messi lì in maniera plateale, come a pubblicizzare la bontà del luogo, come a convincerci che qui si, qui succede.
Apparentemente una volta la medicina era un optional del tutto trascurabile, bastava avere fede. Facile no?
Altro elemento ad appannaggio del credente é San Cristoforo, quello dipinto sulla facciata esterna é di grande utilità per chi vuole iniziare a darsi una ripulita all’anima ancor prima di varcare la soglia.

Riuscire a vederlo corrispondeva a resettare i peccati e di conseguenza poter eventualmente morire in maniera serena, senza temere dolorose permanenze in purgatorio in attesa della resurrezione e annessa salita al cielo. Concetto questo ancora presente ma in versione più ligh: la richiesta di confessarsi da parte degli anziani in vista della propria dipartita non é forse un eredità del San Cristoforo?

Potenziale motivazione per autocelebrarsi e/o celebrare la vita Nr.03
Sono quasi le 12. Sono stato più di un ora dentro chiuso. É con sentimenti contrastanti che lascio la chiesa di Santa Maria: da un lato la gioia di aver “profanato” anche questo luogo, dall’altra un velo di tristezza nel salutare i miei nuovi amici.
Nella programmazione della giornata si presenta ora un buco. La mia memoria però aveva ben riposto nei suoi meandri diversi punti di interesse nei dintorni. In particolare la zona di Roveredo ha una concentrazione di oggetti in un fazzoletto di terra, decido quindi di proseguire in questo ridente villaggio il mio percorso
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