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La biblioteca abbaziale di San Gallo

Finalmente! Nel 2025 si può fotografare! Si perché una delle perle, o forse LA perla per eccellenza sul nostro territorio era off limits alle fotografie. Non é in verità questo il motivo principale che mio (ri)porta all'abbazia di San Gallo,; sono piuttosto due mostre temporanee che presenterò più in la. Nelo frattempo credo sia giunto il momento di far chiarezza tra Gallo, Irlanda, biblioteca e mappamondi

La farmacia dell’anima 

Di primo acchito non è l'architettura della “farmacia dell’anima” (scritta sopra la porta di ingresso) a cinque arcate a catturare l'attenzione di chi entra. Infatti, l'impressione dominante è data dall'armonia tra i legni naturali degli armadi, le rilegature di cuoio, gli stucchi e gli affreschi della volta. Contrasti, colori e forme si accordano perfettamente nel progetto d'insieme.

La sala appare meno lunga di quanto sia realmente grazie alla galleria che corre a mezza altezza; curve concave e convesse restringono o allargano la prospettiva a intervalli regolari, in modo che unità più brevi dominino l'insieme. Le ondulazioni rompono in modo elegante l'altrimenti severa suddivisione in finestre e pilastri lungo i lati longitudinali.

22.03.2025 Visita alla biblioteca dell'abbazia di San Gallo

Gli inizi del monastero e della biblioteca (VII/VIII secolo)

Intorno all'anno 612, Gallo si stabilì nella foresta di Arbon sulle rive del fiume Steinach. Era giunto in Alemannia attorno al 610 insieme all'abate itinerante irlandese Colombano il Giovane e ai suoi compagni. Le origini irlandesi del santo costituiscono un punto fermo nella tradizione monastica sangallese, fissata per iscritto a partire dal IX secolo. Secondo un'ipotesi molto discussa emersa da alcune recenti ricerche, Gallo proveniva dal territorio al confine tra la Lorena e l'Alemannia e si sarebbe unito al gruppo di monaci irlandesi che viaggiavano con Colombano solo presso il convento di Luxeuil, nei Vosgi. Comunque sia, Gallo deve essere annoverato tra le figure del monachesimo irlandese.

L'immagine mostra la traversata sul Lago di Costanza di San Colombano e San Gallo intorno al 610 da Arbon a Bregenz (cap. 6). Colombano è identificato con il copricapo da abate e con il libro in mano da insegnante. Due chierici tonsurati remano sul lago con i due santi dotati di nimbo. Sullo sfondo si riconoscono a destra la città di Arbon e a sinistra la città di Rorschach (?), in primo piano la città di Bregenz. 

Quando, intorno al 612, Colombano lasciò Bregenz per passare le Alpi e trasferirsi nel regno dei Longobardi (dove sarebbe morto nel 615 presso il monastero di Bobbio, l'ultimo da lui fondato), Gallo si rifiutò di seguirlo e restò nella regione del lago di Costanza, 

San Gallo, che aveva almeno 60 anni ed era malato, si recò ad Arbon, dal sacerdote Willimar, che lo accolse e lo curò. Una volta guarito, Gallo chiese al diacono Hiltibod di indicargli un luogo nel deserto dove potersi ritirare. Giunto nei pressi di una cascata sullo Steinach (non lontano dal luogo in cui in seguito sarebbe stata costruita la chiesa del monastero di San Gallo), San Gallo decise di costruirvi la sua cappella. È qui che pare sia avvenuto l'incidente con l'orso, che viene raccontato nella biografia del santo e che lo ha portato a essere raffigurato nell'iconografia con un orso. 

Secondo la biografia, l'orso arrivò di notte e mangiò gli ultimi avanzi di cibo del santo. Questi si arrabbiò e, per punizione, ordinò all'orso di portargli della legna da ardere. L'orso fece immediatamente ciò che gli era stato detto e fu ricompensato con una pagnotta di pane, dopodiché il santo gli ordinò di lasciare la valle, in modo da non causare danni alle persone o agli altri animali, cosa che l'orso rispettò. In seguito i discepoli si riunirono intorno al santo, il cui numero si ridusse a dodici, seguendo l'esempio di San Colombano


L'orso porta la legna a San Gallo

L'eremita morì, ormai molto anziano, ad Arbon intorno al 650: era un 16 ottobre e fu sepolto nella sua cella. La popolazione locale cominciò ben presto a venerare Gallo come un santo, cercando protezione sulla sua tomba in caso di pericolo.

La cella d'eremita continuò a esistere per numerosi decenni, fino a quando, nell'anno 719, il sacerdote alemanno Otmar, che aveva studiato presso la sede vescovile di Coira, assunse la guida della comunità come primo abate e la trasformò in un vero monastero.
Otmar morì al confino sull'isola renana di Werd, presso Eschenz, il 16 novembre 759; solo dieci anni più tardi i monaci riportarono a San Gallo il suo corpo.


Cripta di Otmar nella chiesa di San Gallo

La biblioteca

Già Gallo doveva aver posseduto una piccola biblioteca: alcuni testi liturgici erano indispensabili per la Messa quotidiana che egli celebrava con i giovani discepoli. Lo stesso dicasi per la comunità di sacerdoti che si riunì intorno alla tomba del santo. Le basi per una biblioteca furono poste al più tardi all'epoca di Otmar, con l'introduzione di una vita comunitaria basata sulla Regola benedettina, in quanto la Regola obbligava i monaci a letture quotidiane.

Sin dagli inizi del monastero i monaci, soprattutto retici e alemannici, coltivarono l'arte della calligrafia, allo scopo di produrre autonomamente i libri necessari per lo studio della Bibbia, per la chiesa, la scuola e l'amministrazione. Tracce di tale attività si trovano soprattutto nei documenti oggi conservati presso l'Archivio abbaziale di San Gallo.

L'esistenza di uno scriptorium è documentabile nel monastero di San Gallo dopo il 760. Fu allora che Winithario, il primo maestro copista di cui ci sia pervenuto il nome, insieme a una dozzina di amanuensi cercò di procurarsi edizioni corrette dei testi biblici e dei commenti dei Padri della Chiesa. Waldo proseguì tale lavoro con i circa 60 copisti a lui sottoposti, arricchendo notevolmente la biblioteca con opere di patristica, agiografia e grammatica.

Il monastero

Con l'abate Gozberto (816-837), uno dei più ferventi promotori della biblioteca, l'abbazia entrò nel suo primo, grande periodo di fioritura. A partire dall'830 egli fece costruire la nuova basilica a navata tripla dedicata a San Gallo e probabilmente anche un nuovo monastero. La costruzione doveva ottemperare ai requisiti della riforma monastica promossa da Ludovico il Pio (814-840) e alle svariate funzioni di un grande monastero carolingio. Verosimilmente per le sue opere Gozberto si ispirò a una piantina (ms. 1092), un progetto ideale a lui dedicato, realizzato da due monaci di Reichenau su incarico del loro abate nell'819 (secondo la tesi più recente) o nell'826/30 (secondo la datazione finora accettata).

La pianta di monastero esposta nella sala barocca (ms. 1092) è famosa in tutto il mondo. Secondo le ricerche più recenti si suppone che sia stata realizzata verso l'820 nel monastero dell'isola di Reichenau. Reca una dedica all'abate Gozberto di San Gallo. Nell'830 egli pose la prima pietra per la nuova chiesa abbaziale, che fu consacrata tra l'835 e 1'837, quindi la pianta potrebbe essere stata disegnata una decina d'anni prima in vista del progetto di costruzione di Gozberto e portata da Reichenau a San Gallo.

Pianta dell'abbazia di San Gallo. Disegno a inchiostro di china su pergamena realizzato attorno all'820 (Stiftsbibliothek St. Gallen, Cod. Sang. 1092; e-codices).La pianta del convento di San Gallo rappresenta una testimonianza eccezionale dell'architettura e dell'organizzazione monastica carolingia. Concepito come piano ideale, non venne mai realizzato in questa forma, ma grazie alle oltre 300 didascalie si possono identificare tutti gli edifici. La costruzione principale (al centro, sulla sinistra) è costituita dalla chiesa dell'abbazia con due torri rotonde (in basso). Alla sua destra si trovano il chiostro e il refettorio, a sinistra il palazzo dell'abate (esterno alla zona soggetta alla clausura), la scuola e la foresteria. In alto vi sono l'infermeria (a sinistra) e il frutteto e il cimitero (a destra). Nella parte inferiore e sulla destra della pianta sono raffigurati gli edifici utilitari, dal pollaio al birrificio.


Questo eccezionale documento misura 112 x 77,5 centimetri ed è formato da cinque fogli di pergamena, fatta con pelle di pecora, cuciti insieme. Su di essi delle linee rosse, illustrate da legende nere in latino, mostrano il progetto ideale di una città monastica altomedievale. Questa comprende circa cinquanta edifici, ciascuno con una specifica funzione: luoghi per il servizio divino, spazi abitativi per monaci e novizi, locali per lo studio e per la formazione, per ospitare poveri e visitatori, per provvedere al sostentamento della comunità, per attività artigianali e per i bisogni sanitari e igienici di tutti gli abitanti. Del sistema economico dell'abbazia fanno parte anche numerose stalle per gli animali domestici.
Al centro del complesso sono tuttavia situati chiesa e monastero, circondati dagli altri edifici abitati dalla comunità di fede e di lavoro dei monaci, tutti improntati al motto benedettino ora et labora.

Carta originale presso la sala delle esposizioni, complesso dell'abbazia di San Gallo

Il complesso è ben studiato dal punto di vista logico e organizzativo.
È stato progettato applicando principi sistematici e corrisponde all'«immagine ideale di una comunità esistenziale, economica e amministrativa chiusa e perfettamente trasparente» (Florens Deuchler). Proprio in questo risiede il fascino che il progetto esercita su di noi che viviamo una società in cui è tanto difficile orientarsi.
Il bibliotecario padre Ildefons von Arx, uno dei primi ricercatori a esprimersi su questo documento, lo riassume definendolo «idea monasterii», ossia idea tipo di monastero. 

Plastico dalla pianta carolingia di monastero secondo gli studiosi Walter Hom ed Ernest Born.

La pianta offre lo spunto ideale per costruire e organizzare un monastero benedettino e rispecchia la realizzazione dei principi definiti e prescritti nella Regola di S. Benedetto. Sarebbe invece sbagliato cercare di ricavare dalla pergamena un'immagine più esatta dell'antico aspetto del monastero di San Gallo, che fu realizzato solo parzialmente in base a tale pianta.

Questo progetto di monastero carolingio è la più antica pianta di edificio dell'Europa medievale che si sia conservata. I primi accurati codici, prodotti per la maggior parte sotto la direzione del maestro copista Wolfcoz, lasciano già presagire l'eccezionale importanza di San Gallo quale centro culturale in Alemannia.

L'arte della miniatura conobbe un periodo di splendore con capolavori quali il Salterio di Folchart o l'Evangelistario di Gundis.

L'iniziale Q del salmo 51 (52) nel salterio di Folchart (Stiftsbibliothek St. Gallen, Cod. Sang. 23, p. 135; e-codices).

La parola divina e la sua esegesi ad opera delle autorità ecclesiastiche rappresentano il fulcro tematico dei manoscritti pervenutici dall'Alto Medioevo. Testi biblici e relativi commenti costituiscono oltre la metà dei circa 500 codici creati nella Biblioteca abbaziale prima del 1200. Ad essi vanno aggiunti oltre settanta ulteriori manoscritti biblici, sparsi in biblioteche europee e americane, che a giudicare dalla scrittura vennero prodotti nello scriptorium sangallese altomedievale. In nessun altro luogo è possibile ricostruire tanto esattamente la storia della trasmissione dei testi biblici come a San Gallo.

L'invasione degli Ungari

Con la morte del vescovo abate Salomone avvenuta nell'anno 920 terminò l'«età aurea» di San Gallo. L'invasione degli Ungari nel 926 e l'incendio del 937 ebbero gravi ripercussioni per il monastero, pur senza causare danni diretti alla collezione di libri. 

Quando Engilberto viene avvertito dell'imminente arrivo dei Magiari a San Gallo, fugge verso l'omonima isola con i monaci rimasti. L'anno prima dell'attacco a San Gallo, la benedettina e mistica Wiborada aveva predetto la devastazione dell'abbazia da parte dei magiari. Secondo la Vita Sanctae Wiboradae, racconti compilati tra il 960 e il 1072, anche Engilberto la esorta a fuggire, ma lei rifiuta di lasciare la sua cella.

I magiari invadono San Gallo. Biblioteca dell'abbazia di San Gallo

Tre cronache scritte tra il 970 e il 1074 riportano diverse versioni di un attacco magiaro a San Gallo e dintorni. Negli Annales Alamannici, che risalgono al IX e X secolo, i Magiari sono citati nove volte, mentre gli Annales Sangallenses, redatti nel X secolo, ne fanno menzione quindici volte. 

Le informazioni più interessanti su questi attacchi provengono dalle cronache del monaco Ekkehard IV, vissuto più di un secolo dopo l'invasione. Secondo questi scritti, quando i Magiari attraversarono la Svevia e attaccarono le zone intorno al Lago di Costanza, l'abate Engilbert adottò misure di protezione per la sopravvivenza del monastero. Invia i monaci anziani e gli studenti sull'isola di Wasserburg, situata sul Lago di Costanza, vicino a Lindau, per aspettare l'assedio. I fratelli più giovani e più forti si rifugiano nei boschi e sulle colline vicino al villaggio di Bernhardzell, a nord-ovest di San Gallo. I libri e le reliquie, i beni più preziosi del monastero, vengono portati all'abbazia di Reichenau. 

Un incidente durante la fuga dai magiari. Biblioteca dell'abbazia di San Gallo

Il saccheggio e la sua iscrizione nella storia

Il 1° maggio 926, i Magiari invadono San Gallo. Gli assalitori avanzano fino alla chiesa di Sant'Agata e le danno fuoco. Tentano anche di incendiare l'eremo di Wiborada, ma non riescono a individuarne l'ingresso. Alla fine, si introducono dal tetto e trovano la suora che prega davanti a un altare. Uno dei guerrieri le assesta tre colpi mortali alla testa con un'ascia. Nel frattempo, gli altri assalitori saccheggiano il resto dell'abbazia e portano via tutto ciò che gli capita a tiro. Le cronache raccontano che due magiari cercarono di scalare il campanile della cattedrale, perché pensavano che la banderuola in cima fosse d'oro. Morirono nel tentativo e i loro corpi furono bruciati dai loro accoliti per motivi igienici. Secondo i racconti, nel mezzo di questo immenso scempio, i magiari risparmiano la vita a un monaco sempliciotto di nome Heribald.

Il martirio di Wiborada. I guerrieri magiari irrompono nella sua cella e le infliggono ferite mortali alla testa. Biblioteca dell'abbazia di San Gallo

Se le cronache descrivono la sete di bottino dei Magiari, lodano anche la loro capacità di prepararsi al combattimento in pochi secondi, il loro ingegnoso sistema di messaggeri per comunicare con le truppe lontane e la loro eccezionale padronanza delle diverse armi. I nemici sono anche rappresentati come amanti del vino, della musica, della danza e della carne fresca e saporita.

Dopo alcuni giorni di riposo, proseguono verso altre città sveve, lasciandosi alle spalle Heribald. Quando i monaci e i frati tornarono a San Gallo per constatare i danni, chiesero al sempliciotto di raccontare loro ciò che aveva visto. La storia riporta la seguente risposta: 

«Erano meravigliosi! Mi sembra di non aver mai visto visitatori così allegri all'interno del nostro monastero. Distribuivano cibo e bevande in abbondanza».

Rappresentazione dei sette capi militari dei Magiari risalente alla fine del XIX secolo. 
Wikimedia Commons

Il ricordo delle invasioni magiare del 926 e il martirio di Wiborada sono sempre rimasti presenti nel subconscio collettivo svizzero e ispirano storici, artisti e scrittori del paese da oltre un millennio. La martire Wiborada fu canonizzata per la sua devozione ed eroismo nel 1047. Oggi è la santa patrona delle biblioteche e figura tra i santi protettori della Svizzera. 


Santa Wiborada, patrona delle biblioteche. Dipinta attorno al 1430/36. Ms. 586, pag. 280.Fu canonizzata dal papa nel 1047 (la prima santa ufficiale nella storia della chiesa!) e oggi è venerata come patrona delle biblioteche e dei bibliofili.

Anche la storica vicenda dell'attacco degli Ungari a San Gallo fa parte dell'identità nazionale dell'Ungheria. È persino iscritta nel programma scolastico: ogni anno nuovi studenti scoprono le gesta dei loro antenati in Svizzera, quel paese lontano. Nonostante la loro crudeltà, entrata negli annali della storia europea, i magiari si sono infine convertiti al cristianesimo e hanno regnato su uno dei più prosperi, potenti e dinamici imperi del Medioevo europeo. La dinastia ungherese degli Árpád ha persino donato più santi alla Chiesa cattolica di qualsiasi altra famiglia. La storia si chiude quando gli ungheresi subiscono a loro volta le invasioni di altre civiltà: i mongoli negli anni 1240, poi i turchi nel XVI e XVII secolo - un popolo anch'esso originario delle steppe dell'Asia centrale spazzate dal vento.

Si perdono pezzi

I libri vennero salvati anche in occasione del disastroso incendio del 937. Tuttavia, a causa del trasferimento e della conseguente dispersione della biblioteca, si verificarono delle perdite, come del resto avveniva anche in occasione di visite di personaggi eminenti. Per esempio, durante la visita dell'imperatore Ottone I il Grande nel 972, suo figlio, il bibliofilo Ottone II, si fece mostrare la biblioteca e, come racconta Ekkeardo IV, portò via «molti dei libri migliori».

Una pagina della più antica copia attestata dei «Casus sancti Galli» («Cronache di San Gallo») di Ekkeardo IV. Attorno al 1200. Ms. 615, pag. 54. 
Casus sancti Galli, la storia del monastero dalla metà del IX secolo al 972, raccontata in forma vivace e ricca di aneddoti, è annoverata tra i libri di storia più interessanti e divertenti del Medioevo.

Durante il Concilio di Costanza (1414-1418) numerosi dei partecipanti italiani visitarono la biblioteca del monastero, che allora era situata in una torre fortificata accanto alla chiesa abbaziale. Tra di essi l'umanista Poggio Bracciolini (1380-1459) che, con il permesso dell'abate, si portò via alcuni dei più preziosi manoscritti della classicità come l'Institutio oratoria di Quintiliano e gli Argonautica di Valerio Flacco.

Vadiano e la riforma

Rafforzata dal rinnovamento interno, tra il 1529 e il 1532 l'abbazia di San Gallo riuscì a superare i turbamenti della Riforma protestante, seppure non senza l'aiuto dei vittoriosi cantoni cattolici della Confederazione. Se Biblioteca e Archivio abbaziale sopravvissero alla tempesta iconoclasta del 1529 lo si deve al borgomastro della città, il riformatore Joachim von Watt (1484-155T), detto Vadiano.


Il riformatore sangallese Joachim von Watt, detto Vadiano, nell'anno 1545.
San Gallo, Museo storico. Inv. n. 13495.

L'umanista conosceva il valore della biblioteca come sacrario della cultura occidentale per aver usato già in gioventù alcuni dei manoscritti della biblioteca per le sue ricerche e per le sue edizioni di opere latine. Più tardi aveva consultato i testi dei cronisti del monastero per redigere la sua cronaca degli abati di San Gallo. In numerosi manoscritti della Biblioteca abbaziale si trovano commenti e annotazioni di suo pugno.

Statua di Vadiano a San Gallo


Intorno al 1570 i due monaci sangallesi Joachim Opser e Mauritius Enck acquistarono a Parigi centinaia di libri a stampa, soprattutto opere teologiche, ma anche numerosi libri rappresentanti i più disparati settori del sapere, dall'astronomia all'architettura passando per la geografia, con alcuni preziosi atlanti. Sempre a Parigi questi volumi furono fatti rilegare in modo dispendioso a spese dell'abbazia. L'abbazia ereditò inoltre intere collezioni di libri e fondi, come per esempio i libri del notaio sangallese Augustin Fechter o le dozzine di volumi di carattere medico-farmaceutico lasciati in legato nel 1573 dal medico Jakob Brülisauer.

Molti dotti provenienti dall'esterno visitarono l'istituzione per le proprie ricerche storiche e filologiche, per esempio l'umanista glaronese Aegidius Tschudi (1505-1572) per le sue opere storiche. Il giurista sangallese Bartolomäus Schobinger (1566-1604), con i suoi molteplici interessi scientifici, permise a Melchior Goldast (1576-1635) di Bischofszell l'accesso ai manoscritti della biblioteca. Se da un lato la variegata attività di Goldast come collezionista ed editore ne ricevette un impulso decisivo, egli ne approfittò anche per appropriarsi di diversi manoscritti medievali che dopo la sua morte giunsero attraverso molte peripezie in possesso della regina Cristina di Svezia e infine nella Biblioteca Apostolica Vaticana a Roma, dove si trovano tuttora.

Torre di Hartmodo

Dalla fine del IX secolo i manoscritti furono conservati nella cosiddetta Torre di Hartmodo, una torre fortificata fatta costruire a nord della cattedrale dal decano Hartmodo, in seguito divenuto abate. Lì erano al sicuro dal fuoco e dai saccheggi e infatti superarono illesi l'incendio del convento nel 937 e anche i disastrosi incendi che colpirono la città nel 1314 e nel 1418. Fu solo tra il 1551 e il 1553 che il principe abate Diethelm Blarer sostitui la torre, ormai sorpassata, con un vero e proprio edificio per la biblioteca. La Torre di Hartmodo fu abbattuta nel 1666.


Torre di Hartmodo (H) e biblioteca rinascimentale (B) sulla più antica piantina di San Gallo, disegnata da Melchior Frank nel 1596. Archivio comunale di San Gallo.

Guerra del Toggenburgo

Nel 1712 la guerra del Toggenburgo, l'ultima guerra di religione della vecchia Confederazione, inflisse profonde ferite al monastero in piena fioritura barocca. L'abbazia e soprattutto la biblioteca subirono gravi danni quando le vittoriose truppe zurighesi e bernesi occuparono e saccheggiarono il monastero. I vincitori portarono via come bottino di guerra la maggior parte dei manoscritti e degli stampati. Dopo la firma del trattato di pace del 1718, i libri tornarono al monastero, ma Zurigo non li restituì tutti: dozzine di importanti manoscritti medievali e centinaia di stampati si trovano ancor oggi in una biblioteca di Zurigo.

Il bombardamento di Wil (Svizzera) il 21 maggio 1712 da parte dell'artiglieria di Zurigo e Berna

Tra i tesori in mostra figurava il globo terrestre e celeste acquistato dall'abate Bernhard Müller nel 1595: alto oltre due metri, era stato probabilmente realizzato ad Augusta. Nel 1712 fu sottratto dagli Zurighesi e si trova oggi in deposito presso il Museo nazionale svizzero a Zurigo.

Il globo originale al museo nazionale di Zurigo

Dettaglio di confronto. A sinistra il globo originale di Zurigo appare più smunto e con i colori più opachi vitrtima del tempo. A detrsa nel globo di San Gallo i contorni sono mopltoi più delineati e i colori splendenti, l'immagine risulta più facile ada vedere. Malgrado questo si nota che nel globo di Zurigo ci sono dettagli non riportati nel globo di San Gallo, ad esempio gli alberi e le corde della nave in procinto di affondare. Semplice dimenticanza?

Repubblica Elvetica

Johann Nepomuk Hauntinger salvò la collezione di manoscritti durante il periodo rivoluzionario del 1797-1804, trasferendoli dapprima a Mehrerau, poi a Füssen e infine a Imst in Tirolo, dove continuò ad averne cura. 


Padre Johann Nepomuk Hauntinger (1756-1823).
Dipinto di Felix Maria Diogg. Attorno al 1820.
Collezione di quadri della Biblioteca abbaziale.

Il 10 maggio le truppe francesi entrarono a San Gallo e stabilirono il loro quartier generale nello Stiftsbezirk. Il principe abate fuggì a Vienna; solo qualche monaco rimase nel convento per garantire le funzioni religiose.

Nel maggio del 1799, all'inizio della seconda guerra di coalizione, l'esercito austriaco occupò la Svizzera orientale. Tornato nel convento, l'abate Vorster cercò di ripristinare il principato abbaziale. Già alla fine di settembre successivo il suo tentativo poteva però dirsi fallito, per cui riprese la via dell'esilio, questa volta in maniera definitiva.

L'Atto di mediazione del 1803, con cui Napoleone Bonaparte diede un nuovo assetto federalistico alla Conf., portò alla nascita del canton San Gallo. La carta garantì da un lato l'esistenza dei conventi, ma dall'altro confermò anche l'elevazione degli ex Paesi soggetti a cantoni dotati di pieni diritti. Vorster, che non riconobbe mai la soppressione del monastero e dall'esilio continuò a lottare instancabilmente per il ripristino del principato abbaziale, si rifiutò di rinunciare alla sovranità.

La biblioteca nel XX secolo

Frequentata assiduamente dal XIX secolo da ricercatori di tutte le discipline, nel XX secolo l'antica biblioteca monastica si è sviluppata in una biblioteca specializzata in paleografia, storia medievale e monachesimo. All'inizio del secondo millennio essa racchiude, oltre ai circa 2100 manoscritti (cfr. pag. 69 sgg.), 1650 incunaboli e opere stampate fino al 1520, nonché circa 160'000 ulteriori libri (ossia altrettante unità biblio-grafiche). La biblioteca è a disposizione delle ricercatrici e dei ricercatori di tutto il mondo. Dal 1996 esiste un catalogo elettronico collegato al sistema bibliotecario sangallese, consultabile da qualsiasi luogo.

Veduta della chiesa e del chiostro dell'abbazia. Acquaforte colorata realizzata attorno al 1790 da Johann Conrad Mayr sulla base di un disegno di Johann Michael Beer von Bildstein (Kantonsbibliothek Vadiana St. Gallen, GS o 35/23a).
Il complesso conventuale (Stiftsbezirk) di San Gallo, fino al 1798 centro della signoria del principe abate, è dominato dalla chiesa dell'abbazia a due torri, costruita tra il 1755 e il 1765 sotto la direzione di Johann Michael Beer von Bildstein, architetto del Vorarlberg. A destra è raffigurata la cappella dell'Angelo custode (1764), demolita nel 1807. A sinistra, adiacente alla chiesa, l'"ala della corte" (Hofflügel), realizzata tra il 1665 e il 1668, che ospitava l'appartamento del principe abate, le stanze per la sua corte nonché la cappella di S. Gallo.

La chiesa 22.03.2025

La ricatalogazione in corso permetterà di integrare progressivamente in tale sistema bibliotecario anche l'antico catalogo su schede, comprendente i libri acquisiti fino al 1995. Tutti i manoscritti e alcune rare opere a stampa sono stati riprodotti su microfilm. Nell'anno 2002 la biblioteca ha cominciato a digitalizzare integralmente una selezione dei suoi codici.

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 Intro Questa piccola guida ai musei e affini non era programmata e nemmeno un obiettivo dichiarato. È nata con le esperienze accumulate nel vario girovagare per musei, monumenti vicoli più e meno grandi. Piccole accortezze, da applicare con lo scopo di migliorare qualitativamente le giornate dedicate alla visita di qualsiasi tipo di oggetto culturalmente rilevante. "L'opera" é in continuo aggiornamento, una versione finale sarà in coincidenza con la mia dipartita. La vergine di Norimberga presente nel museo del castello di Kyburg;  trattasi di un falso acquistato nei secoli passati dai proprietari del castello per sorprende e intrattenere gli ospiti  La Vergine di Norimberga, spacciata come uno strumento di tortura medievale, è in realtà un prodotto del XIX secolo, un’epoca in cui l’Europa era affascinata da una visione romantica e distorta del Medioevo. Questa riscoperta del Medioevo non era basata su una comprensione storica accurata, ma piuttosto su una visione teatra...

La cronaca di Etterlin

In ogni film che si rispetti si riesce sempre ad identificare chiaramente un buono e un cattivo. Nei miti fondatori della Svizzera gli eventi iniziarono ben prima della vicende del rifiuto di Tell ad inchinarsi davanti al cappello del balivo. Ben altro era successo in precedenza, tanto per rincarare la dose, tanto per definire ancora più chiaramente che il cattivo era qualcosa di più di un semplice cattivo: crudele, infame e persino libidinoso. Questo anche per giustificare la rivolta dei contadini sottomessi ai voleri di questi arroganti signorotti.  Tra i primi a raccontarci questi episodi Pettermann Etterlin nelle sue cronache ad inizio XVI  Frizioni tra la popolazione e il balivo. Sullo sfondo l'uccisione del balivo nella vasca Petermann Etterlin Figlio del cancelliere della città Egloff Etterlin, nacque a Lucerna intorno al 1440. Imparò a leggere e a scrivere e padroneggiava il latino e il francese. Come molti suoi contemporanei, Petermann Etterlin fu attivo come soldato ...

Napoleone re di Milano

"Dio me l’ha data e guai a chi me la toglie" ecco la frase ad effetto detta da Napoleone dopo l'autoincoronamento nel Duomo di Milano. Avevo già accennato all'oincoronazione durante la visita del Duomo di Monza che conserva la corona ferrea utilizzata per l'occasione. Poco male, infatti buona parte del corredo legato all'incoronazione é rimasto a Milano, più precisamente nel museo del rinascimento, obiettivo della mia visita odierna Oggettistica per incoronazione - museo della riforma - Milano Il triennio rivoluzionario 1796 - 1799 L'avvio del Risorgimento italiano è strettamente legato all'arrivo delle truppe napoleoniche, che portarono un rinnovamento politico decisivo nella storia dell'Italia. Le idee rivoluzionarie del 1789 conquistarono intellettuali, uomini dei ceti medi, una parte della nobiltà e i patrioti giacobini decisi a battersi a costo della vita per la libertà e l'autonomia. I nuovi organismi municipali costituiti sotto la prot...

Svitto, la storia di un cantone in pochi oggetti

Ingiusto limitare la storia di un cantone in pochi oggetti. Ancora più ingiusto escludere una parte di essi perché non inerenti il periodo da me più apprezzato Svitto ha una storia movimentata: dalle prime tracce di attività umana 12.000 anni fa alla ripresa economica nel XX secolo, c'è stato un affascinante sviluppo. Questa storia non è affatto lineare, ma presenta rotture e svolte. Anche le influenze esterne hanno sempre plasmato Svitto. La mostra illustra questo sviluppo attraverso alcuni oggetti selezionati. Ognuno racconta la propria storia e permette così anche di dare uno sguardo alla storia di Svitto. Svitto appare nella storia Le più antiche tracce di attività umana nell'attuale cantone di Svitto risalgono al 10.000 a.C. circa. I cacciatori attraversano la zona alla ricerca di prede. Presso il lago Sihlsee sono stati rinvenuti insediamenti di cacciatori e raccoglitori dell'età della pietra. Anche nella valle della Muta, ritrovamenti di ossa o corna lavorate testimo...

L’arte di conoscere se stessi

Le prime avvisaglie di una propensione per starmene per i fatti miei ho cominciata ad averla durante i miei frequenti viaggi in treno. Osservando gli altri viaggiatori sovente il pensiero che si faceva largo era quello di gioia di non dover condividere nemmeno un minuto con nessuno di loro. Il tempo sottrattomi per conversazioni poco arricchenti sfocianti nella noia più assoluta hanno col tempo rafforzato questa mio desiderio di solitudine. Cosa c’è di meglio della solitudine per conoscere se stessi? E poi perché solitudine? Non siamo forse sempre con noi stessi? Sorprendentemente il pessimistico Schopenhauer é dello stesso avviso e la lettura dei suoi pensieri raccolti nel libricino "L'arte di conoscere se stessi" rafforzano questo mio pensiero di base Specchio, Argovia, ca. 1670, vetro a specchio parzialmente dipinto Museo nazionale Zurigo La conoscenza di sé è l'inizio della saggezza.  «Conosci te stesso!»  è l'insegnamento di vita attribuito a uno dei Sette Sa...