Passa ai contenuti principali

D.A.F. De Sade - Elogio dell’omicidio

Si proprio quel De Sade. Trovo un libricino in una altrettanto minuscola biblioteca a Biasca. Incuriosito da titolo ed evidente me autore ne prendo possesso.

Il racconto narra dell’incontro di Juliette con il pontefice Sisto VI. Juliette pone 4 richieste al pontefice in cambio dei suoi favori sessuali che si riveleranno poi dei più depravati.

Quello a colpire é il tema centrale del libro: il papa illustra a Juliette che l’omicidio non solo deve essere tollerato ma é necessario

Del divin marchese (1740-1814) la cui biografia oscilla tra il più spinto libertinaggio e lunghi anni di prigionia - in pochi ne hanno saputo parlare con tanta lucidità come George Bataille: "di Sade dovremmo poter prendere in considerazione unicamente la possibilità che offre di calarci in una sorte d'abisso d'orrore che dobbiamo esplorare, e che inoltre é dovere della filosofia esporre, chiarire e far conoscere. Considero che per chi voglia andar fin in fondo nella comprensione di ciò che significa l'uomo, la letteratura di De Sade é non solo raccomandata, ma fortemente necessaria

L’uomo e la natura 

L’elogio dell’omicidio si basa su una filosofia di De Sade che provo qui sotto a riassumere: egli sostiene che la natura e l’uomo non hanno un legame e che anzi, il procreare dell’uomo impedisce alla natura di creare nuove specie. Se al contrario l’uomo si estinguerebbe darebbe modo alla natura di esprimersi e svolgere il suo ruolo creando nuovi generi. 

A dar man forte a questa volontà della natura le innumerevoli sciagure che affliggono la terra, con l'evidente obiettivo di cancellare l'uomo.

Al momento dell'acquisto del libricino la commessa: "contiene delle belle immagini"

Scrive il De Sade:

Se la natura fosse soggetta ad altre leggi, le creature che risultano dalle leggi attuali non esisterebbero più sotto le nuove, mentre la natura esisterà sempre, pur con leggi diverse. I rapporti tra l'uomo e la natura o tra la natura e l'uomo sono quindi nulli; la natura non può costringere l'uomo con alcuna legge, l'uomo non dipende affatto dalla natura, essi non si devono nulla l'un l'altro e non possono né offendersi né rendersi utili a vicenda.

Al momento della sua creazione, l'uomo riceve leggi dalle quali non può più deviare; queste leggi riguardano la sua conservazione... la sua riproduzione, leggi che dipendono unicamente da lui... inerenti al suo esistere, ma che non sono affatto necessarie per la natura; perché egli non dipende più da quella stessa natura, ma ne è separato al punto che non è assolutamente utile al suo funzionamento, potrebbe benissimo quadruplicare la sua specie o estinguerla completamente, senza che l'universo ne risenta la minima alterazione. 

Se si moltiplica, gli opera in conformità ai propri interessi, dal suo punto di vista; se si distrugge invece, opera in senso opposto ai propri interessi, sempre secondo il proprio punto di vista; ma agli occhi della natura è diverso: se si moltiplica, ha torto, perché toglie alla natura l'onore di un fenomeno nuovo, in quanto il risultato delle sue leggi sono necessariamente le creature. Se quelle creature che vengono create non si riproducessero più, essa creerebbe nuovi esseri e godrebbe di una facoltà che non possiede più; non perché non possa più averla se volesse, ma poiché essa non fa mai nulla di inutile e finché i primi esseri creati si propagano mediante le loro stesse facoltà, la natura non genera più nuove creature: la moltiplicazione della nostra specie, che è diventata una delle leggi inerenti alla nostra realtà, danneggia decisamente i fenomeni di cui la natura é capace

Così, ciò che consideriamo virtù diventa un crimine ai suoi occhi; al contrario, se le creature si distruggono compiono opera meritevole nei confronti della natura, in quanto, in quel caso, cessano di utilizzare una facoltà ricevuta ma non una legge imposta, e rimettono la natura nella necessità di sviluppare una delle sue più belle facoltà che non adopera più in quanto costretta all'inutilità.

La natura non ci dimostra forse fino a che punto il nostro potere di riprodurci la intralci... e quanto invece vorrebbe rifuggirlo, distruggendolo? Non ci dimostra forse tutto ciò per mezzo delle calamità con le quali ci opprime costantemente, per mezzo delle divisioni e delle discordie che semina tra di noi... con la propensione all'omicidio che ci ispira in continuazione? Le guerre, le carestie con cui ci affligge, le pesti che invia di tanto in tanto sulla Terra per distruggerci, gli scellerati che moltiplica - quegli Alessandro, quei Tamerlano, quei Gengis Khan, tutti questi eroi che devastano la Terra-, tutto questo, dico, non dimostra in maniera inconfutabile che tutte le nostre leggi sono contrarie alle sue e che essa tende unicamente alla loro distruzione?


Tutte queste teorie sembrano voler giustificare e camuffare il vero obiettivo del De Sade: snocciolare tutti i macabri dettagli di esecuzioni contenute nella seconda parte del libretto, vera e propria fonte di godimento del marchese.

100 occasioni per uccidere 

Ancora più di nicchia é decisamente sbalorditive sono gli esempi che il pontefice snocciola in cui dimostra che l’uomo é un assassino nato. Ne riporto una parte

A Capodimonte, se una donna partorisce due figli contemporaneamente, il marito ne schiaccia immediatamente uno

I Messicani non partivano mai per una spedizione militare senza prima aver sacrificato bambini di entrambi i sessi.

Alle donne giapponesi è permesso abortire quante volte vogliono, nessuno chiede loro conto di un frutto che non hanno voluto portare.

Il re di Calicut ha, nel suo palazzo, una poltrona a molle sotto la quale è acceso un grande fuoco, e là, in certi giorni di festa, viene legato un bambino fino alla sua totale estinzione.

Nel regno di Zopit e nel Trapoban, i padri sgozzano essi stessi i propri figli di qualsiasi sesso, se il loro aspetto non li soddisfa o se pretendono di meglio. 

In Madagascar, tutti i bambini nati di martedi, giovedì e venerdì vengono dati in pasto alle bestie feroci dai loro stessi genitori. 

Fino alla fine dell'Impero romano i padri facevano morire i propri figli che non piacevano loro, a qualsiasi età. 

Lo zar Pietro rivolse al suo popolo una pubblica dichiarazione il cui sunto era che, secondo tutte le leggi divine o umane, un padre aveva diritto di vita o di morte sui figli, senza appello e senza dover ascoltare il parere di nessuno: egli stesso diede subito l'esempio del diritto che istituiva. 

Finché i sacrifici umani costituiscono uno spettacolo, non dovrebbero mai essere vietati in una nazione guerriera. 

Roma trionfò sull'universo finché ebbe spettacoli crudeli, e cadde nell'umiliazione e nella schiavitù non appena la stupidità della morale cristiana la persuase che era peggio veder uccidere gli uomini invece degli animali. Ma non era per umanità che i seguaci di Cristo ragionavano così, bensi per l'estrema paura che, se l'idolatria avesse ripreso il suo dominio, sarebbero stati loro stessi ad essere sacrificati per il divertimento degli avversari.

Quasi tutti i selvaggi d'America uccidono i loro anziani non appena li vedono malati, è un'opera di carità da parte del figlio e il padre lo maledirebbe se non lo uccidesse quando ormai non è più autosufficiente.

C'è un'isola nel Pacifico in cui si uccidono le donne non appena superano l'età di procreare, come creature che da quel momento diventano inutili al mondo; e in effetti, a cosa potrebbero servire dopo? 

In nessun serraglio dell'Asia è proibito uccidere donne e colui che uccide le sue è liberissimo di acquistarne altre.

Nell'isola di Borneo si crede che tutti coloro che un uomo uccide saranno i suoi schiavi nell'aldilà, di conseguenza, più un uomo vorrà essere servito dopo la morte, più dovrà uccidere in vita. 

Quando i Tartari di Karascan vedono uno straniero dotato di intelligenza, coraggio e bellezza, lo uccidono per appropriarsi delle sue qualità e diffonderle nella propria nazione. 

Nel regno di Tangut, in certi giorni dell'anno, un giovane vigoroso esce con un pugnale in mano e uccide impunemente tutto ciò che incontra; coloro che muoiono per mano sua sono sicuri - così si dice - di ricevere la più grande felicità nell'aldilà. 

In Italia si trovano assassini su commissione che possono essere utilizzati allo stesso modo in caso di necessità; dovrebbero essere tollerati in un governo saggio. Perché poi solo il governo dovrebbe avere il diritto di disporre della vita degli uomini?

Quando i Cartaginesi videro il nemico alle porte, immolarono duecento figli dell'alta nobiltà; una delle loro leggi ordinava di offrire a Saturno soltanto figli di quella casta. Le madri che mostravano anche il minimo segno di tristezza venivano multate, e questi bambini, immolati davanti ai loro occhi. Era la sensibilità ad essere considerata un crimine! 

Un re del nord, di cui mi sfugge il nome, sacrificò nove dei suoi figli con l'unico scopo, disse, di prolungare i propri giorni a spese di coloro che ne venivano privati.

Erode, re degli ebrei, nel momento di rendere l'estremo sospiro, fece radunare tutta la nobiltà della Giudea nell'ippodromo di Gerico, poi ordinò alla sorella Salomè di farli morire tutti nell'istante stesso in cui lui avrebbe chiuso gli occhi, affinché il suo lutto diventasse universale e che gli ebrei, piangendo amici e parenti, si trovassero costretti, loro malgrado, a bagnare le sue ceneri di lacrime. Che forza deve avere una passione i cui effetti si protraggono oltre il dramma! Tuttavia, quest'ordine non venne eseguito.

Maometto II tranciò con la propria mano la testa dell'amante Irene, per mostrare ai suoi soldati che l'amore non era in grado di intenerire il suo cuore, nonostante avesse appena trascorso la notte con lei e soddisfatto tutti i suoi desideri. 
Quando scoprì che uno dei suoi favoriti destinati ai suoi piaceri ebbe mangiato nascostamente un cetriolo dei suoi giardini, fece aprire il ventre a tutti quelli che si trovavano nel serraglio finché il frutto non fu scoperto nelle viscere di uno di loro. 
Avendo trovato poi qualche difetto in una Decapitazione di San Giovanni Battista, fece tagliare il collo di uno schiavo in presenza dell'artista Bellini, veneziano, e autore del dipinto oggetto della sua critica, per mostrargli che la natura non era stata da lui ben rappresentata.  

"Ecco" gli disse "così dev'essere una testa tagliata".

È anche lo stesso grand'uomo che, filosoficamente convinto che la vita dei sudditi fosse fatta solo per soddisfare le passioni dei sovrani, fece gettare, come fascine, centomila schiavi nudi nei fossati di Costantinopoli per colmarli, durante l'assedio di quella capitale.

Ma nulla eguaglia la crudeltà degli Indiani nei confronti delle loro vittime: tutti devono divertirsi a colpirle e straziarle mentre, al contempo, le obbligano a cantare.
Incredibile raffinatezza nella crudeltà che non permette nemmeno che le vittime piangano.

I negri del fiume Kalabar prendono i bambini e li consegnano vivi agli uccelli rapaci che ne divorano le carni, spettacolo che diverte immensamente questi selvaggi. 

In Messico tenevano la vittima in quattro, il grande sacerdote la fendeva in due, ne strappava il cuore con cui ungeva l'idolo, e talvolta si trascinava il sacrificato su una pietra tagliente per squarciarlo fino a farne uscire le viscere. Tra questa immensa folla di popoli che abitano il nostro globo, a malapena se ne trova uno che abbia attribuito la minima importanza alla vita umana perché, di fatto, non esiste nulla di meno importante.

Sacrificio umano raffigurato all'interno del Codice Magliabechiano

Gli Americani infilano nell'uretra un bastoncino irto di spine e lo girano a lungo diverse volte, causando terribili dolori. 

Gli Irochesi attaccano l'estremità dei nervi delle loro vittime a dei bastoni che poi vengono fatti ruotare, cosi vi avvolgono sopra i nervi come fossero delle corde. I corpi si slogano e si piegano in modo bizzarro, e la loro visione doveva essere davvero molto stuzzicante...

Nelle Filippine una donna colpevole viene legata nuda a un palo con la faccia rivolta al sole e la si lascia morire così.

A Juida, si sventra, si strappano le viscere, si riempie il corpo di sale e si lega al palo la donna in mezzo alla piazza. 

I Quoia perforano la schiena a colpi di lancia, poi squartano il corpo e costringono la moglie del morto a mangiarlo.

Gli Uroni sospendono un cadavere sopra la vittima in modo che essa possa ricevere sul viso tutto il lerciume che fuoriesce da quel corpo morto e tormentano il poveretto finché non muore.

I Cosacchi legano la vittima alla coda di un cavallo che fanno galoppare su un sentiero accidentato; fu questo, come sai, il supplizio della regina Brunilde. 

L'esecuzione di Brunechilde, miniatura da: Giovanni Boccaccio,
 De casibus virorum illustrium, libro 9, Parigi ca. 1475.

Gli antichi Russi impalavano dai fianchi e appendevano per le costole. I Turchi fanno lo stesso, ma dall'ano.

Il viaggiatore Gmelin vide in Siberia una donna sepolta viva fino al collo, alla quale veniva portato da mangiare; visse così tredici giorni.

In Marocco e in Svizzera, il colpevole viene segato tra due tavole. 

Ippomene, re d'Africa, fece divorare il figlio e la figlia da cavalli privati a lungo di cibo. Fece questo senza neppure riflettere alla sublimità dei loro legami di parentela; probabilmente è da qui che deriva il suo nome Ippomene.

I Persiani, il popolo più ingegnoso nella creazione di supplizi, rinchiudevano la vittima tra due piccole barche in modo che piedi, mani e testa passassero attraverso delle aperture, la costringevano allora a mangiare e a bere in quella posizione, forandogli gli occhi con punte di ferro, talvolta spalmavano il viso di miele, in modo che le vespe ne fossero attratte; i vermi la divoravano così, viva. Chi lo crederebbe? Spesso sopravvivevano diciotto giorni in questa situazione atroce. Che sublime raffinatezza! Ecco l'arte, che consiste nel far morire, il più a lungo possibile, un poco ogni giorno.


[Il re] decretò che Mitridate fosse messo a morte su barche, la cui esecuzione avviene nel modo seguente: prendendo due barche uguali, si adagia su una di esse il malfattore sulla schiena; poi, coprendolo con l'altra, e mettendole insieme in modo che la testa, le mani e i piedi rimangano fuori e il resto del corpo giaccia chiuso dentro, gli offrono del cibo e se rifiuta di mangiarlo, lo costringono a farlo pungendogli gli occhi; poi, dopo che ha mangiato, lo inzuppano con una miscela di latte e miele, versandola non solo in bocca, ma su tutto il viso. Quindi mantengono il viso continuamente rivolto verso il sole, e viene completamente ricoperto e nascosto dalla moltitudine di mosche che vi si posano sopra. E poiché nelle barche fa ciò che devono fare quelli che mangiano e bevono, dalla corruzione e dal marciume degli escrementi sgorgano animali striscianti e parassiti, e questi entrano nelle sue viscere e il suo corpo viene consumato. Quando l'uomo è palesemente morto, mentre la barca più in alto viene tolta, trovano la sua carne divorata e sciami di tali creature nocive che predano e, per così dire, crescono al suo interno. In questo modo Mitridate, dopo aver sofferto per diciassette giorni, alla fine morì.

Il supplizio alla moda inflitto oggi nei serragli quando le donne commettono qualche errore, consiste nell'incidere le carni in tutte le direzioni e successivamente far gocciolare del piombo fuso nelle ferite, impalare dalla matrice o lardellare la vittima con stoppini imbevuti di zolfo che vengono poi accesi, i quali prendono alimento dal grasso stesso della vittima.

Spesso, squartavano vive le proprie vittime legandole a quattro giovani alberi ricurvi che venivano rilasciati di colpo. 

Mezio Fufezio fu squartato da quattro carri. 

Sotto gli imperatori si usava frustare a morte. Si avvolgeva la vittima in un sacco di cuoio con serpenti, e si gettava il sacco nel Tevere. 

Altre volte si metteva la vittima su una ruota, la si faceva girare a lungo con violenza in una direzione poi improvvisamente nell'altra, il che squarciava le viscere che spesso venivano vomitate dopo innumerevoli orribili sforzi.

Apuleio parla della tortura di una donna, i cui dettagli sono persino abbastanza divertenti: la cucirono dentro il ventre di un asino a cui si erano strappate le interiora, ma la testa stava fuori; così l'esposero alle belve feroci. 

Il tiranno Massenzio faceva marcire un uomo vivo sul cadavere di un morto.

Ci sono paesi in cui si lega la vittima vicino a un gran fuoco, le si apre il ventre con delle lesine in modo che le fiamme si insinuino nelle viscere, consumandola gradualmente. 

Durante il periodo delle Dragonate si prendevano le ragazze che non volevano convertirsi e, per far loro amare la messa, le si riempiva di polvere da sparo con un imbuto infilato nell'ano e nella vagina, poi le si faceva saltare in aria come delle bombe. È incredibile quanto questo facesse loro amare l'ostia e la confessione all'orecchio del prete! Come non amare un Dio nel nome del quale si fanno cose tanto belle?

E ritornando agli antichi supplizi, vediamo Santa Caterina legata su un cilindro cosparso di punte, rotolare così giù dall'alto di una montagna.

In Siam, le fanno calpestare dai tori. Il re di quel paese fece morire un ribelle nutrendolo con la sua stessa carne, dalla quale ogni tanto tagliava un pezzo. 

Gli stessi talvolta serrano il corpo della vittima, la pungono con strumenti molto acuminati per costringerla a trattenere il fiato poi tagliano bruscamente il corpo in due, pongono la parte superiore su una lastra di rame incandescente, arrestando così l'emorragia e prolungando la vita dello sfortunato in una sola metà del corpo.

I fratelli Moravi facevano morire le persone col solletico. Si è provato un supplizio simile su alcune donne: le si masturbava fino alla morte.

Tutti questi popoli, hanno sgozzato uomini sugli altari dei loro dèi: da sempre, l'uomo ha provato piacere a versare il sangue dei propri simili e, per soddisfare questo desiderio, talvolta ha travestito questa passione col velo della giustizia, talvolta con quello della religione; ma il fondo, lo scopo reale era - fuor d'ogni dubbio - lo stupefacente piacere che vi provava.

Al momento dell'acquisto del libricino la commessa: "contiene delle belle immagini"

Commenti

Post popolari in questo blog

Tradizioni molto svizzere

Dopo anni di tentennamenti decido finalmente di partecipare ad un avvenimento che nella Svizzera tedesca é assolutamente irrinunciabile: la festa federale che si tiene ogni tre anni. Oggi saró circondato da svizzeri che fanno cose molto svizzere. Moltissime tradizioni svizzere in questo disegno creato appositamente per la festa federale 2025, se volgiamo cercare il pelo nell'uovo manca l'Hornuss La prima cosa che noto già nell’avvicinamento sul treno é il consumo di birre in lattina con conseguente coda davanti alle toilette, questo anche se ci troviamo a primo mattino I più impavidi sortiscono dagli zainetti i bicchierini da cichett e brindano a non meglio identificate entità. Il lieve aroma di schnapps alle prugne si diffonde nell’area del vagone. Seguono racconti gogliardici accompagnati da grasse risate. Purtroppo non conosco bene l’idioma svizzerotedesco e non riesco a percepire se il genere di sense of humor degli allegri compagni di viaggio farebbe sganasciare pure me....

Anima di donna dannata scovata!

Due anni! Due anni per trovare questo misterioso ed unico quadro nel suo genere in terra ticinese. O almeno che io sappia. Anonimo l’autore mentre il titolo che lo accompagna recita “ anima di donna dannata ”. Purtroppo é andata persa la fonte dove ho preso questa informazione così come una foto piuttosto sfuocata dell'opera. Impossibile trovare il quadro in rete. Non restava che trovarlo in carne e ossa.  Oggi con grande piacere lo schiaffo bellamente dietro il mio faccione sotto qualche riga di testo introduttivo con tanto di indicazione nella didascalia di dove si può ammirare.  Così come a Parigi ci si selfa davanti alla torre Eiffel ad Ascona lo si fa davanti ad anime dannate Toh! “Anima di donna dannata», tela di autore anonimo della prima metà del Seicento (Ascona, Museo parrocchiale presso l’oratorio dei santi Fabiano e Sebastiano ). P.S. E fattelo un selfie ogni tanto...si cazzo! Oggi si! Mi sembra di essere il cacciatore che si fa fotografare con il cervo subito dopo...

Strada dei banchi e lago di Sabbioni

La strada dei banchi per un airolese é un classico, anzi un must. È la strada che corre in alto sul fianco della montagna lungo tutta la valle Bedretto. È esattamente l'equivalente della strada alta, quella della "famosa canzone" di Nella Martinetti, ma dall'altro versante della valle Bedretto. Oggi in aggiunta un bonus, che si rivela una perla che impreziosisce e di molto il giro, una deviazione al lago di Sabbioni. La strada dei banchi La strada dei banchi rispetto all strada alta presenta delle differenze sostanziali, ha molta poca ombra, é molto meno frequentata e all'apparenza potrebbe risultare più monotona. Per buona parte la strada é costituita da una carrabile che serve per collegare le varie alpi, poi ad un certo punto diventa sentiero, più precisamente in vista dell'arrivo del riale di Ronco che presente l'unico vero e proprio strappo del percorso. Come dicevo la strada dei banchi é un must per un Airolese, in pratica questa strada porta ai pied...

Chasa Chalavaina

Non son solito fare post dedicati agli alberghi, ma questo, come l’ hotel Dakota,  riporta eventi storici e merita una menzione  a parte. Chi entra in questa casa respira la storia e per uno come me non c'é nulla di più entusiasmante L'albergo sulla centralissima piazza di Müstair. Il monastero é a circa 100 passi di distanza Sopra la porta tutta a destra la mia stanza per una notte Nel 1254, la Chasa Chalavaina fu menzionata per la prima volta come locanda.  Questa casa è unica perché rappresenta l'hotel più antico della Svizzera.  1930 (?) La locanda, situata nella strada principale di Müstair, si trova a pochi passi dal monastero di St. Johann, patrimonio dell'Unesco. L'hotel comprende 18 camere, un ristorante, una cucina "colorata" di nero dalla fuliggine e un ampio giardino. Dove un tempo dormivano galline, gatti e capre, oggi ci sono camere per gli ospiti. Le stanze sono in parte arredate con mobili in legno secolari e in tutta la casa si trovano ute...

Il Dazio Grande e la via delle genti

Orson Wells afferma che gli svizzeri in 500 anni sono riusciti a creare ben poco, in particolare: "In Italia sotto i Borgia, per trent'anni, hanno avuto assassinii, guerre, terrore e massacri, ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e che cos'hanno prodotto? Gli orologi a cucù." Orson Wells - Il terzo uomo - fim 1949 Possiamo tranquillamente affermare che gli urani hanno seguito la stessa falsa riga per quanto riguarda il baliaggio di Leventina: in oltre 300 anni sono riusciti “solo” a migliorare la viabilità presso la gola del piottino (e di conseguenza fabbricarci il redditizio Dazio grande) . Le virgolette sul solo stanno comunque a sottolineare la difficoltà di costruire una strada in quel punto, questo senza nulla togliere alla difficoltà nel costruire un orologio a cucù che meritava forse anch’esso sarcasticamente le stesse virgolette nella battuta di Well...

Sulla strada per Beromünster

Domenica 10 agosto 2025. Sono seduto su di un bus in stazione a Lucerna. A momenti partirà e in men che non si dica lascerà la città per addentrarsi nelle campagne lucernesi. Ed é proprio questo che amo, essere portato in quello che nel film Trainspotting viene definito “il nulla”. La mia esplorazione oggi mi porterà da una cappella in piena campagna fino al villaggio di Beromünster. La cappella e il nome del villaggio posto come traguardo intrigano (Beromünster si chiamava fino al 1934 semplicemente Münster, monastero). Sono 7 km completamente piatti in una rovente giornata d’estate. Mi aspetto di vedere forse qualche giocatore di golf ad inizio percorso per poi isolarmi completamente tra campi e boschi fino all’arrivo, la tappa di per se non ha nulla che attiri le grandi masse, in Svizzera Mobile non fa nemmeno parte di un percorso a tema. Ma oggi per stare nella pace occorre ricorrere a questi tragitti di “seconda fascia”. La vera gioia sta nell’apprezzare quello che la natura o ...

Curon sul lago di Resia

Diciamo subito che io sappia non esistono altri Curon per cui si necessita aggiungere la precisazione “sul lago di Resia”. La scelta di aggiungere l’indicazione del lago é per facilitare la messa a fuoco del lettore. Se poi vogliamo esagerare sarebbe bastato dire “dove c’è la chiesa sommersa ed emerge solo il campanile." Sarebbe poi bastato aggiungere due foto del caso, da due angolazioni diverse e chiuderla lì, verso nuove avventure. Ma sarebbe stato “facile”, superficiale e maledettamente incompleto. Se il campanile compare un po’ ovunque, sulle portiere dei veicoli della municipalità agli ingombranti souvenir (vedi sotto) un motivo ci sarà.  Il classico dei classici. E non é legato all’aspetto “wow” che questo edificio immerso in uno scenario idilliaco suscita alla prima vista, come se si trattasse di un opera artistica moderna. C’è dell’altro. Basterebbe porsi semplici domande, ad esempio come si é giunti a tutto questo? Un inondazione? Una tragedia? Oppure é una semplice attr...

Kyburg e la vergine di Norimberga

Il tempo passa ma per la vergine di Norimberga presente al castello di Kyburg sembra non incidere, ache se poi vedremo che qualche ritocco l'ha necessitato pure lei. Che poi se ne possano dire finché si vuole ma la vera superstar del castello del castello di Kyburg é lei, proprio come aveva ben visto chi l'acquistò proprio per questo scopo «Vergine di ferro» I visitatori del castello si aspettavano sempre di vedere armi storiche e strumenti di tortura.  Appositamente per loro venivano realizzate delle «vergini di ferro». Matthäus Pfau acquistò il suo esemplare nel 1876 in Carinzia per mettere in mostra «il lato più oscuro del Medioevo».  A quel tempo, le forze conservatrici cercavano di reintrodurre la pena di morte, che era stata abolita poco prima in Svizzera. Attrazione turistica È risaputo che la Vergine di ferro fu inventata nel XIX secolo. Non vi è alcuna prova che in una simile cassa dotata di lame e con una testa di donna sia mai stata uccisa o torturata una persona....

Da Campo Valle Maggia a Bosco Gurin - parte II - Da Cimalmotto al passo Quadrella

Sbuco su Cimalmotto dal sentiero proveniente da Campo Valle Maggia verso mezzogiorno. Non mi aspetto di trovare spunti storici altrettanto avvincenti che a Campo, sarebbe impensabile in così pochi ettari sperare in tanto. Eppure.... Vista da Cimalmotto in direzione di Campo Valle Maggia di cui si intravede il campanile in lontananza Ci sono due elementi geologici che caratterizzano questa parte della valle: la frana che domina la parte inferiore e il pizzo Bombögn che sovrasta la parte superiore. Campo Valle Maggia e Cimalmotto sono l'affettato di questo ipotetico sandwich Chi visita Campo e le sue frazioni con occhio attento non può non rimanere esterrefatto dal contrasto fra la bellezza paesaggistica della zona e la ricchezza dei monumenti storici da un lato e la desolante povertà demografica dall’altro. I motivi sono diversi: innanzitutto Campo, al momento dell’autarchia più dura, era uno dei comuni più popolati della Valmaggia (nel XVIII superava i 900 abitanti; nel 1850 erano...

Mosé Bertoni

C'é una piccola sala nel museo di Lottigna, resta staccata dal complesso principale del museo, una piccola sala che per eventi sfortuiti (si con la "s" davanti) sono riuscito a vedere solo di sfuggita. Però quello che sono riuscito a assaggiare nei pochi momenti mi ha affascinato. Il classico ometto nato in un piccolo villaggio in una valle discosta per poi costruirsi una vita tutt'altro che scontata. Un personaggio amante delle tradizioni svizzere e dei principi anarchici, una combinazione piuttosto bizzarra per non dire incomprensibile. Si capisce fin dai primi momenti che si ha a che fare con un personaggio di nicchia, degno di un approfondimento. Mosè Bertoni verso il 1910 Foto F. Velasquez, Asuncion (Coll. priv.) Mosè Bertoni non è un uomo comune. Giovane irrequieto, dai molteplici interessi, impegnato politicamente tra i liberali innovatori e vicino all'anarchismo, a 27 anni decide di «dare un calcio a questa vecchia Europa» . Non è neppure un emigrante comu...