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L’emigrazione nelle valli ambrosiane

Non ce ne sono tantissime, ma quando viene organizzata una conferenza sulla storia delle nostre vallate faccio il possibile per partecipare. A quella sulle emigrazioni dalle valle ambrosiane giungo appena in tempo e trovo la saletta delle conferenze del Museo di Leventina molto affollata. Giusto il tempo di trovare una sedie in seconda fila e la conferenza inizia.

 
 La compagnia Correcco-Bivio assicurava viaggi in tutto il mondo e con una traversata dice in sei giorni cui celerissimi vapori postali

Emigrazione e immigrazione

In realtà non si trattava solo di emigrazione, la trasversalità da montagna a montagna faceva sì che ci fossero delle famiglie che partivano dai comuni in altitudine per andare a lavorare nelle città d'Italia e contemporaneamente in questi comuni arrivavano persone da fuori a fare il boscaiolo , per esempio nel mendrisiotto arrivano dalla Val d'Antrona, dalla val Brembana, oppure spostamenti trasversali da valle a valle: dalla val Verzasca si spostavano verso la Leventina o viceversa

Valli ambrosiane

Essendo valle ambrosiane il richiamo più importante è proprio il capitolo di Sant'Ambrogio; queste radici medievali da un'appartenenza che resiste culturalmente e dal punto di vista religioso anche se poi le Valli diventano patrimonio dei cantoni primitivi e finiscono nelle loro gestioni. Tuttavia c'é l'attrazione per questi spazi già frequentati dal 400: si sa della presenza di cuochi della valle di Blenio rinomati e conosciuti presso gli Sforza e i vari casati ducali lombardi.

Fin dal medioevo le terre del Cantone Ticino hanno esportato cuochi in tutto il mondo. Il più conosciuto è il Maestro Martino, originario della valle di Blenio e cuoco presso la casa degli Sforza a Milano nel XV secolo. Oggi la Fortezza ospita tre ristoranti che offrono diverse cucine e formano futuri cuochi.

Integrazione

Ci sono partenze maschili ma anche quelle femminili sono molto significative e sono partenze che implicano due necessità, perché quelle migrazioni non sono tutte uguali: c'è l'immigrazione periodica e quella stagionale, e poi ci sarà anche chi si trova così bene e fa fortuna, fa i soldi, mette su famiglia.

L'integrazione nelle città estere passa attraverso vari step: si arriva, si fa fortuna, si compra la casa; in seguito si può acquisire la cittadinanza e avendo anche la cittadinanza, oltretutto magari la moglie che é del posto, a quel punto ci si può considerare integrati.

Finché non si ha una casa propria per esempio come si fa a pensare di dire alla moglie "vieni anche te a Milano che viviamo nella Taverna di Pinco Pallino" con un promiscuo di persone che non si conosce, oppure negli stalli dove vivevano molti dei facchini che erano delle specie di condomini dove si aveva la stanza con altre 3-4 persone, quindi zero intimità, zero rapporto personale nell'ambito familiare.

Società femminile 

Di conseguenza l'assenza maschile fa sì che sia una società femminile quella che resta nelle nostre Valli

Bellissima stampa del 1832 che trasmette anche una serenità che forse non era così evidente in quei tempi perché i lavori erano super faticosi. 
Queste signore se la raccontano, una é lì che struscia un po di bucato, l'altra passeggia; tutto molto estetico, molto bello, però è chiaro che è una mitizzazione di una realtà che non era così perché la vita era molto faticosa e il lavoro è estremamente pesante.

Si pensi solo fare la fienagione su quei sbricchi che si vedono ancora non era la cosa più evidente di questo mondo

Dettaglio di un ex voto : "Donna caduta in montagna" Olio su tela, cm 72x59 Maggia, Santa Maria di Campagna G.R. (Grazia Ricevuta) di G.A. Vanoni
È la più patetica figura creata dal pennello del grande
Vanoni, vero re dell'ex voto, in genere piuttosto alieno da sentimentalismi: gentile e romanticissima visione. La donna geme abbandonata sullo spiazzo erboso che fortunatamente ha interrotto la pericolosa caduta: a misurare la quale giovano la gerla e la pezzuola da testa fermate da un cespuglio. 

È una società che necessita di bivalenza e di concordanza se si vogliono portare avanti dei progetti, si vede molto bene per esempio delle numerosissime procure che vengono fatte presso i notai; testamenti di ragazzini di 15 anni, si partiva ma non sapeva cosa sarebbe successo, qualsiasi imprevisto era dietro l'angolo, per cui ci sono dei bambini, anche molto giovani, che partono come apprendisti vanno dal notaio a dire "se mi succede qualche cosa voglio che la mia mamma abbia l’usufrutto della casa, che non venga fregata dai parenti"

Monatte e ricongiungimenti

Ci sono però anche donne che si spostano già all'inizio del '500 e questo lo sappiamo dagli stati delle anime della parrocchia, specialmente quella del Duomo teneva un rigorosissimo controllo di chi moriva perché a Milano una tantum c'era la peste; tra l'altro i nostri migranti diventano i preferiti presso la fabbrica del Duomo perché in tempo di peste si prestano anche come monatti (certificata la presenza di una donna di Airolo che compiva tale mestiere); hanno il coraggio di andarsi a portar via i morti per di questa malattia terribile che non aveva rimedi

Monatti all'opera durante la peste a Milano

Tra il 1500 tra il 1506 si contano ben 236 morti ticinesi (il Ticino ancora non esisteva ma per poter dare un punto di riferimento), di cui 93 uomini della valle di Blenio e 61 sono le donne. Altre 42 vittime risultano originarie dei capoluoghi in particolare di Bellinzona; sono ben 23 donne che dichiarano di essere di Bellinzona e solo due maschi della stessa cittadina quindi vuol dire che in qualche misura nel settore dei servizi e delle prestazioni di lavoro le donne già avevano il coraggio di spostarsi anche per i fatti loro.

Tendenzialmente si spostano come ricongiungimento cioè vanno a vivere quando il marito è stabile, il posto é sicuro e quindi sono sicure che si mangia tutti i giorni e hanno una casa loro.

C'è una mobilità molto femminile anche per l'ottocento in cui queste signore sono autonome, vanno a lavorare presso il marchese o il patrizio milanese con la villa sul lago di Como o a Milano; si trovano bene ci passano tutta la vita e alla fine restano giù.

Milano su tutte

Il facchino lascia qualche cosa all'uomo oppure lascia qualche cosa all'istituto di carità perché ha passato gli ultimi giorni proprio alla cà grande, l’ospedale maggiore che era già allora una cosa molto funzionante e molto efficiente.

Il 1797 é l'anno chiave perché le cose in Lombardia stanno cambiando, sta nascendo la Repubblica Cisalpina e c'è un controllo di tipo istituzionale da parte confederata: sono dati che si ricavano dalle potenziali richieste di leva militare, le assenze importanti riguardano alcuni comuni come per esempio Sobrio; all'estero 45 su un totale di 100. Sono tutti a Milano e poi fanno quasi tutti il facchino. Da Calonico gli assenti sono tutti in Francia, un' altro comune dove sono tutti a Venezia da altre parti si parte anche per l'Olanda; c'è una mobilità incredibile: Crema, Napoli, Bordeaux, Roma perché Osti necessita di trasportatori e sono estremamente richiesti.
 
C'è uno sciamare di questi uomini verso le città d'Europa, uno sciamare che ha come priorità sempre Milano per diverse ragioni: da un lato la presenza di una antica radice medievale che lega le nostre terre alla città e dall'altro anche perché era quella più vicina. i viaggi costavano tantissimo, era un investimento. Occorreva avere delle certezze, sapere che quando si arrivava in un determinato posto c'era veramente il lavoro

Di alcuni non si sa più nulla non hanno più il coraggio di tornare a casa perché hanno fallito

Facchini e carbonai

Cosa fanno a Milano i nostri della Leventina in parte anche della Val di Blenio (val di Blenio legato solo a Leontica e Corzoneso perché la valle di Blenio fa tutt'altro)

Anche quelli di Brissago fanno tutt'altro tutt'altro; Brissago anche se non è valle é però comunque ambrosiana.

Esiste una netta spartizione dei lavori; ognuno sta al suo posto se no si va a litigare, questo succede anche tra i comuni della Leventina. Ognuno rispetta gli spazi degli altri: sono soprattutto facchini e carbonai  

Facchini

Caratterasc

In un documento spagnolo di inizio 600 testimonia che quando ci sono delle diatribe deve intervenire il governo a mettere a posto i litigi. Si dice che i vallerani "son bruschi, burberi, carattererasc" insomma hanno una parlata inavvicinabile. Erano probabilmente temuti per queste reazioni e inoltre anche tra loro potevano scoppiare delle liti.

A dirimere di solito questi conflitti era soprattutto il capitolo del Duomo che era il maggior committente tanto per la potenza della Chiesa ma anche perché controllava tutti gli spazi: tutto ciò che c'è intorno al Duomo era sotto la tutela del Duomo ed era il centro di Milano

C'è un sistema di Navigli che non potremmo neanche mai immaginare adesso: per noi Milano é una città circondata da strade dove tutti vanno a velocità frenetica ma sotto c'è l'acqua perché era una città che viveva della fortuna di avere queste strutture; alcuni molto famosi costruiti ai tempi di Leonardo ed erano i percorsi d'acqua che portavano le merci dal Adda o dall'Olona verso la città, quindi dal Verbano e poi ridistribuiscono verso il paese verso il parmigiano. Era una città stella circondata da mura e circondata appunto dal canale

A ognuno la sua zona


La città ha un cordone di acqua, dove c'è una porta c'è anche una chiesa, negli atti notarili di Sobrio e anche per qualche altra località compare Romeo Aquilino, Casimiro Aquilino, Marini Beltade: sono tutte le chiese di riferimento di questi migranti perché laddove c'è una chiesa esiste un network perché si va a messa.

Per esempio a San Pietroburgo i migranti che partono dal Malcantone e dal milanese sono tutti intorno alla chiesa di Santa Caterina perché è l'unica cattolica. Questo si ripete un po ovunque: c'è sempre una chiesa, un convento o qualche cosa che ha una sacralità e poi da questi luoghi si portano a casa doni, oggetti per la propria chiesa: un piccolo quadro, un calice, quindi c'è anche un trans culturale non c'è solo la rimessa di soldi ma si porta a casa anche cultura come scienza, novità, modernità. Un migrante é un elemento di rottura all'interno di una società.

Milano lottizzata e brulicante

Gli spazi  nella città erano o lottizzati e sappiamo per esempio che la zona del Broletto che è estremamente attaccata alla piazza del Duomo dove che è una delle parti più belle ancora della Milano tardo medievale, aveva la dominanza di quelli di Blenio. Questo in ricordo del fatto che loro avevano aiutato tantissimo durante la peste e quindi guai non si tocca
Alla porta del Leone lo stesso

Invece a porta Tosa c'erano gli spazi dove era privilegiata la presenza di quelli di Anzonico, se l’erano comperata, c'erano state trattative da parte della comunità con la città di Milano per avere determinate piazze, determinati privilegi comprati all'asta.

Di Sobrio e Anzonico e dall'altra parte Rossura che invece erano in rapporto conflittuale; anche tra compaesani poteva scattare le risse, pane e pane, l'amicizia finisce e laddove finisce anche il pranzo

In un angolo dietro il Duomo c'é un brulicare di lavori e di fermento in vista del mercato

Non solo facchini e carbonai, esiste il servizio della ristorazione dove i bleniesi sono i re dei dolcetti: a metà dell'Ottocento hanno ben 110 negozi. Non si tratta del marronaio che va in giro che si sposta ma si tratta di un vero e proprio negozio. La loro capacità dell'industria della cioccolata é rinomata e riconosciuta un po ovunque, anche quella del venditore di frutta, c'è ne sono una quarantina anche a Genova.

Cioccolataio all'opera

Da Brissago abbiamo il grande albergatori, gli alberghi più importanti di Milano sono gestiti da famiglie brissaghesi

Ci sono infinite possibilità, le donne a godere dei mariti che fanno il carbonaio hanno il piccolo negozio dei formaggi della valle, naturalmente quella pasta dura perché c'è il problema del viaggio, bisogna sempre considerare tutti questi aspetti.

Piramide di poteri

All'interno della dinamica dell'uso degli spazi e nelle nell'attività di facchinaggio c'erano una piramide dei poteri: c'era il giostraro che gestiva la piazza poi c'erano i facchini: c'erano quelli che avevano il cavallo quindi trasportavano le merci stagionali particolarmente d'inverno, immaginate legna carbone e i cosiddetti brentatori che portavano le damigiane e questa era una categoria privilegiata perché i cavalli costavano un sacco.

Poi c'è il portatore semplice, quello della foto che è quello che fa i servizi, doveva essere una cosa stressante perché porta di qua, porta di là, tutto spalla, stradine strette, quindi non si riesce magari neanche passare col triage...ora si parla di Milano ma per c'è tutto un gruppo di facchini che lavora per il porto di Genova e deve infilarsi in queste stradine che sono delle cose strettissime, anche adesso sono il telaio della città

Il blocco austriaco

In seguito al tentativo di insurrezione di Milano del 6 febbraio 1853, il governo austriaco accusò il canton Ticino di praticare una politica liberale nei confronti dei rifugiati lombardi e di essere diventato un focolaio di agitazione antiaustriaco. L'Austria rimproverava inoltre al Ticino di avere espulso illegalmente e senza fornire garanzie di risarcimento alcuni frati cappuccini austriaci nel novembre del 1852. Quale misura di ritorsione, il 16 febbraio 1853, tutti i Ticinesi furono espulsi dalla Lombardia e l'Austria applicò il blocco alla frontiera ticinese, aggravando la situazione economica del cantone.

Il blocco austriaco significa per il Ticino il rientro di circa 6000 persone

Caricatura in riferimento alla questione dei rifugiati e all'espulsione di alcuni frati cappuccini austriaci dal Ticino nel 1853. Il ricavato dalla vendita di questa stampa andò a beneficio dei Ticinesi espulsi dalla Lombardia, secondo la didascalia (Archivio di Stato del Cantone Ticino, Bellinzona)

La Lombardia ti ha chiuso le porte? Si cerca un'altra soluzione: Francoforte, Genova. 
Mercanti, domestiche, marronai, fruttivendoli, albergatori, camerieri; il mondo dei servizi questo delle valle ambrosiane

Airolo sono lattai, commercianti di bestiame, domestiche, fantesche, cuoche... subito si mobilitano e al momento del rilievo sono già in Francia
Anzonico sono camerieri, caffettieri e vanno in Piemonte

Da subito c'è questa capacità di dire "no non si perde tempo", ci si sposta e effettivamente ci si sposta.

Differenze sopra e sottoceneri

Una realtà completamente diversa  quella del sottoceneri è il mondo dei mastri che è il mondo degli artigiani, degli architetti, degli scultori, dei decoratori e pittori; fanno lavori completamente diversi ed è  un mondo un po' alla rovescia: i mastri partivano poco prima della Quaresima dopo il carnevale e tornavano verso Natale perché poi si chiudevano i cantieri per ragioni ché faceva freddo soprattutto per le decorazioni; se non hai il caldo abbastanza non asciuga gesso non asciugano i colori... quindi si fermavano un po' di lavori

D'altro canto invece nella migrazione dei più poveri era stagionale (quelli che stavano bene magari stavano assenti per diversi anni) così d'inverno portavano carbone, legna tutte quelle cose che servivano per il riscaldamento e per altre attività, rifornivano il vino alle varie case e anche i monasteri, costavano i monasteri: si facevano servire sempre di pesce, vino e guai a non aver tutto.

Si poteva rientrare in maggio, giugno per il periodo del lavoro di caricamento degli alpi, la fienagione la preparazione i formaggi eccetera; quindi c'è anche una bivalenza, son due mondi molto diversi

Richieste di nazionalità

Ma questo non vale per tutti andiamo a vedere come la controparte
A Milano si conservano le richieste di nazionalità: uomini, famiglie, donne chiedono la nazionalità.
Ci sono 700 richieste di cambiamenti di nazionalità, se a Milano hai belle cose, una bella casa, il negozio, un'attività avviata, non si rinuncia a tutto ciò

Sono molto interessanti le richieste perché riguardano anche la vedova che ha minori e si rende conto che se torna a casa quei minori lì non hanno l'opportunità di frequentare le scuole, non hanno l'opportunità di avere un futuro, delle prospettive. La vita in città ti dà la possibilità di fare un salto di qualità: il figlio di un facchino riesce a fare l'avvocato

Virginia fa parte di un ramo dei cugini di d'Alberti consigliere, restano a Milano perché hanno un negozio importante di cioccolata in centro

Virginia non si sposa e lascia tutta l'eredità all'ospedale maggiore: nella descrizione del suo legato viene detta donna colta, molto intelligente che parla le lingue ma questo succede perché sei a Milano, tornando a Olivone due lingue: l'italiano e il dialetto...
Questa donna ha una sua vita, i suoi interessi e alla fine lascia le terre ticinesi, perché non ha eredi diretti, all'ospedale della Beata Vergine di Mendrisio. 

La vita cittadina comunica un senso diverso dalla solidarietà che è più moderno, si cerca di aiutare tutti attraverso le strutture assistenziali che ci sono; invece la comunità ha il suo sistema patriziale in cui c'è un'assistenza, ma anche lì se sei Patrizio, se sei nato..., invece l'ospedale maggiore non faceva differenza: arrivavano che persone da fuori che avevano bisogno, venivano accolte, un atto di modernità che viene trasmesso dalla città verso le valli.

Un esempio proprio del di queste di questa valle: il signor Tommaso Giannelli questo signore avrà cominciato anche lui almeno gli antenati come facchini, brentatori insomma diventa mastro del cantiere dell'ospedale maggiore. Nel 53 le porte sono chiuse cosa fa? Lui è uno dei tanti che chiede e ottiene di restare a Milano

Naturalmente gli austriaci mica sono scemi, sono pochissime le situazioni in cui viene rifiutata la cittadinanza, perché tu non rifiuti a uno che ti porta i soldi, a uno che produce; la cittadinanza la rifiuti è uno che non ha la fedina penale pulita.

Farà studiare il figlio che a sua volta poi però tornerà a Sobrio e manderà i figli nella Svizzera tedesca perché passa il tempo nel frattempo e stan cambiando le cose: anche la vita del facchino non ha più il senso di una volta, cominciano ad arrivare i mezzi di comunicazione c'è un sveltirsi della consegna e dei traffici e dei transiti; pian pianino un mestiere che era sostanziale in una società preindustriale diventa sempre più obsoleto.

Non è l'unico che fa questa scelta: un'istitutrice che lavora a Como, donne che sono al servizio che preferiscono restare in Italia perché essere domestica in una famiglia per bene si fa una vita decorosa: magari ha trovato un fidanzato a Milano con tutta una serie di circostanze favorevoli per restare in Italia

Il sogno americano

Restare a Milano o adattarsi a fare altre scelte, e le altre scelte che si impongono non sono moltissime; se non ci sono opportunità bisogna tentare il mito americano.

C'è una bella lettera da Sobrio a questo proposito, alcuni sono già stanziati a Parigi, Bordeaux, eccetera poi qualcuno della famiglia decide di tentare l'avventura perché chi è partito all'inizio ha parlato anche di soldi, è chiaro che più tardi parti e le prospettive si chiudono perché chi arriva per primo si prende il ranch migliore, si prende la zona per un allevamento efficiente e si costruisce una ricchezza, chi parte dopo fa sempre più fatica a infilarsi in queste trame lavorative, sia che sia città, sia come per molti leventinesi soprattutto il lavoro di agrario

Partire vuol dire avere a disposizione un budget di partenza che ti consente perlomeno di fare il viaggio, senza quei soldi non puoi muoverti.

In tal proposito una bella lettera citata sopra da Parigi 5 settembre 1865 

"Carissimo amico del mio scrivere dove ti demanda in grazia il signor Giandeini se volete farmi un piacere fare i miei interessi perché parto per l'America sono ingaggiato da quattro anni (non si parte alla ventura, si parte perché sa che quando arriva c'è un posto per lui) io non posso aspettare la risposta perché mi è arrivata un'occasione di partire in pochi giorni e ho un debito con Antonio Defanti di 100 Fr con l'obbligo di pagare al 5% all'anno perché mi ha prestato per bisogno i soldi per fare il viaggio. Sono il vostro amico di fede.

Cartolina di fine 800 di Bodio che rappresenta esplicitamente proprio la via principale all’interno del villaggio con il servizio di emigrazione nel primo stabile a sinistra

Il desiderio di partire, la necessità di lavorare e la necessità anche di avere anche una solidarietà di comunità.

Se si perde il battello vuol dire restare un altro mese a Le Havre o in qualche altro posto ma soprattutto si perde un mese.

Giorgio Cheda riporta un emigrazione di successo: la terra soprattutto la prima ondata quelli che sono arrivati dagli anni 50 60 eccetera mentre quelli che sono arrivati fino a 800 inizio 900 poi sono tornati spesso, hanno guadagnatolo dimostrano le case più belle
 L'immigrazione dell'età moderna sono poche e del tutto eccezionali, invece dopo abbiamo veramente diverse famiglie che sono arrivate si sono fatte la villa ma come si deve eh come si deve se uno pensa anche solo villa argentina che adesso sede dell'accademia. Croce è andato via che aggiustava scarpe, il primo che è partito.

Emigrazione in Australia

A proposito del blocco austriaco Giorgio Cheda ha detto che la prima immigrazione oltremare era quella australiana che è stata un fallimento e poi successivamente c'è stata quella americana

Si può anche capire che l'Australia possa essere stata una grandissima delusione perché le prospettive sono completamente diverse: sono a Carson City, si occupano di formaggi, si occupano cioè delle cose di cui si occupano a casa, si va e si fa quello che sa fare, il proprio mestiere; non ci si ritrova in una realtà che è completamente dissociante

L'Australia é comunque repulsiva: a parte un bordino intorno il resto é deserto, in mezzo li mandavano a scavare per ricavare l'oro, a Ballarat per esempio, o finivano nelle piantagioni, era un lavoro durissimo. Oppure finivano in miniere dove prima di trovare una pepita, quindi arricchirsi, voleva dire tanto vale stare a casa e giocare al gratta e vinci

Per l'Australia c'é la scoperta della carne, si consuma carne quasi tutti i giorni con il riso, bevevano il tè, non è una cosa che piace da morire.

Particolare di un ex-voto nella chiesa della Madonna del Sasso di Orselina: emigranti ticinesi in navigazione verso l'Australia salvati da un naufragio nel 1856 
(Bibliothèque de Genève, Archives Nicolas Bouvier).

È complessissimo il discorso dell'immigrazione, può essere una risposta soggettiva non possiamo dire c'è una tendenza perché poi anche il modo di reagire è molto diverso.

C'è l'indole in questo meccanismo del sistema migratorio, non siamo tutti uguali per cui c'è chi va e prova e chi invece preferisce restare e fare il pastore

Ad esempio ci sono due sorelle che si sposano con due fratelli, sono tutti e due architetti, uno è architetto a Milano l'altro architetto a Genoa
La moglie di quello di Milano non si schioda dalla val di Muggio neanche a morire, l'altra che invece ha il marito a Genova si innamora di Genova e ci va fino all'età di settant'anni anche quando già da 20-30 anni é vedova.

Può andare bene così come può andare male

Occorre fare una certa distinzione tra molti che hanno veramente fatto fortuna sono tornati ricchi nei nostri paesi qui e penso a Faido penso Osco e alle case più grandi ed eleganti ma c'è anche di migrazione di miserie di povertà: penso alla famiglia Gendotti: quelli che sono andati a Lione a Parigi sono tornati abbastanza ricchi, quelli che sono andati in California son morti di fame: in alcune lettere scrivevano "ci scusiamo non abbiamo potuto scrivere non avevamo i soldi per il francobollo" oppure "il zio Vero è morto non avevamo i soldi per le medicine"

C'è una parte di emigrazione che partivano per una miseria totale; in Verzasca davano i sussidi per emigrare, una grossa percentuale specialmente presso la California in certi anni hanno trovato miseria

È chiaro che è un mito; l'idea del sogno americano perché c'è questo coinvolgimento, questo concetto dell'aspettativa che non funzionava non funzionava neanche prima e anche neanche a Milano: dei poveri facchini di 83 anni che sono ancora giù e l'unica cosa che riescono a fare è dare il fieno ai cavalli, vivono di quello e di elemosina

C'è anche quello che magari si adatta a fare dei lavori come i giostrai a Milano: erano quasi al limite della legalità insomma e anche nel loro affarucci e nel dominare la piazza e poi ci sono quelli che per carattere dicono non è una cosa da fare.

Il fallimento taciuto

Molti non tornano: illudono la famiglia dicendo di stare bene. Le lettere bisogna sempre rileggerle con molta criticità perché non sai mai fino a che punto stanno raccontando la verità, soprattutto nella sfortuna perché magari uno ha problemi, sta male ma non osa scrivere a casa alla mamma guarda che qui un disastro e quindi maneggiano un po intorno ai problemi, giustifica un la sua situazione fino a che è disperato e dice  non si mangia neanche 

Tendenzialmente in questi casi c'è un annullamento; non si torna più, non si torna non si vuole neanche dimostrare il fallimento, oppure non si torna più perché si sta così bene e si è trovato il proprio spazio, si riesce a ad avere una bella vita a Milano è certo che ci restino 

A Roma già nel 500: se hai un minimo di casa che quindi un reddito eccetera chi te lo fa fare ritornare a Gorla,  una frazioncina vicino Coldrerio....

Mandami la cioccolata


Simone Cantoni che era uno dei due quello con la moglie che non si muoveva dalla valle di Muggio che ha fatto il suo palazzo ducale a Genova Serbelloni a Milano, villa Olmo a Como gente al top... difficile capire questa donna; lui vive a Milano alla villa del 700 lei sta in valle di Muggio e gli scrive mandami la cioccolata fa passare il mal di testa

Strumenti di lavoro del cioccolataio

Dall'età moderna questa gente migra perché guadagna di più, perché se non guadagni di più cosa te ne fai di andare da un'altra parte? Per il periodo tra il 600 e 700 anche salarialmente quanto si viene pagati a casa per fare il capomastro nel mendrisiotto e quanto invece si viene pagati se lo si fa a Genova piuttosto che a Roma. La differenza è importante.

Emigrazione in Uruguay e Paraguay

C'è un prete pettegolo della valle di Muggio che quando parlo fine dell'Ottocento per parlare gli stati delle anime naturalmente la società si segna anche i fatti degli altri eh, in osteria ma non solo....chiaro che lo stato delle anime al massimo se lo guardava l'inviato del vescovo no ma per esempio quando parla di tutti quelli che tornano dall'Uruguay e il Paraguay e poi ho controllato le lettere in cui consegnano tre dichiarano la rinuncia alla chiesa e si lamenta "Porca miseria tornano indietro sono atei e socialisti. State in Uruguay! Non venite a danneggiarmi le parrocchie cattoliche!”

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Approfitto della mia tre giorni in "estremo oriente" (con le dovute proporzioni), per penetrare in Italia, o meglio ancora nel ambiguo territorio della Val Venosta. Dopo aver visitato Curon mi sposto a sud per visitare Glorenza. Glorenza é affascinante per una sua caratteristica che difficilmente si riscontra nei villaggi nelle Alpi: le sue mura. Quando si entra da una delle sue tre porte si ha la voglia di scoprirne ogni angolo, di non lasciarsi sfuggire l’occasione di sentirsi catapultati in un altra epoca ad ogni passo che si fa. Per dare un’immagine dell’urbanistica della cittadina la miglio soluzione é dall’alto.  Foto scattata all’esterno del museo storico di Glorenza Ma non bisogna fantasticare troppo, avere la testa tra le nuvole potrebbe diventare estremamente pericoloso, meglio guardare chi arriva, soprattutto dai due assi principali che tagliano la cittadina; se una volta era cavalli oggi i tempi di reazione devono essere più scattanti, perché chi sopraggiunge po...

Scioperi svizzeri

Mia nonna diceva sempre di non parlare né politica né di religione durante gli incontri conviviali. A casa però le discussioni più accese ruotavano proprio attorno al tema politico. Con il susseguirsi delle epoche le ideologie hanno mutato assai l’impatto sulla società. Ho però sempre pensato che se fossi vissuto ai tempi della nonna sarei stato con ogni probabilità della sua stessa fazione. Basta vedere cosa proponeva il comitato di Olten nel 1918: il diritto di voto e di eleggibilità per le donne, l'introduzione della settimana di 48 ore e l'assicurazione per la vecchiaia e l'invalidità. Come non essere d'accordo? Oggi questi punti sono delle ovvietà, ma non fu sempre così...anzi come vedremo sorprendentemente durante le ondate di peste, nella perenne guerra padrone - operaio ,  il coltello dalla parte del manico passò decisamente in mano a questi ultimi....e se così non era bastava a ricorrere all’arma dell’ultima spiaggia, arma potentissima: lo sciopero. Alexandre ...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 2 - Il Dio di lamiera

Il tragitto in postale tra Mesocco e Roveredo dura pochi minuti, non c'é nemmeno il tempo di sentiere le emozioni della prima tappa scendere che già si giunge nella ridente capitale della Moesa.  Roveredo Roveredo ha preso il suo nome dai folti boschi di rovere che lo circondano. Negli antichi documenti troviamo spesso le impronte del sigillo di Roveredo. Il più antico porta la data del 1615 e non rappresenta altro che un rovere con sei rami, tre per lato, armonizzati in uno stemma. Attorno sta la dicitura “Sigilium Roveredi Comunitatis”. Roveredo (GR): casa Zuccalli con i suoi graffiti risalenti alla metà del sedicesimo secolo. Nella foto il graffito presente sulla facciata della casa risalente alla metà del sedicesimo secolo riscoperto e restaurato. Al primo piano, dopo un restauro parziale eseguito dal restauratore Marco Somaini nel 2004, possiamo ammirare  il dio greco Hermes dai piedi alati, messaggero degli dei e protettore dei mercanti (il dio Mercurio romano) e i...

Dürer tatuato - prima parte

Ho un debole per Albrecht Dürer, molto marcato. Molto meno per i tatuaggi. Diciamo che se proprio fossi obbligato a tatuarmi qualcosa, la scelta potrebbe facilmente cadere su un opera dell’incisore tedesco. Pensieri ben distanti da me nella giornata del 8 febbraio 2025. L’obiettivo odierno era il moulage di Zurigo appena finito di visitare. La strada di rientro verso la città vecchia passa davanti all' ETH di Zurigo (politecnico). Edificio principale rispettivamente Graphische Sammlung, Politecnico federale svizzero (ETH Zürich) in Svizzera Ero passato di lì ore prima in direzione del moulage e sulle sue fiancate, tra tanti personaggi non mi é scappato, con grande sorpresa, quello di Albrecht Dürer. E li ero già contento, la giornata era già guadagnata, un accenno ad uno dei miei artisti preferiti, che volere di più? Lo spicchio della facciata del Politecnico di Zurigo dedicato a Dürer Il resto poi l’ha fatto la mia curiosità: notare che l'edificio era aperto al pubblico, entr...

Patto di Locarno

Sono divorziato. Da molti anni ormai.  Il divorzio non deve essere letto come qualcosa di negativo, spesso é un miglioramento delle condizioni di vita. Spesso? Diciamo sempre. Quando quel giorno nella sala del pretorio di Locarno ero intento a battagliare con l'avvocato della mia ex non sapevo che circa 90 anni prima nella stessa aula si tenevano discorsi ben più importanti per l'umanità intera. Presenti tutti i pezzi grossi dell'Europa In breve Dal 5 al 16 ottobre 1925 si svolse a Locarno una conferenza diplomatica tra le delegazioni di sette stati europei: il Belgio, la Francia, la Germania, il Regno Unito, l’Italia, la Polonia e la Cecoslovacchia.  Dopo dieci giorni di trattative, furono parafati sette trattati e convenzioni, di cui il principale fu un trattato di garanzia reciproca – chiamato anche Patto Renano – tra il Belgio, la Francia, la Germania, il Regno Unito e l’Italia, con il quale la Germania accettava la frontiera lungo il Reno scaturita dal trattato di Vers...