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De miseria humanae conditionis e altre dottrine medievali

Scambio volentieri opinioni col mio dottore, oltre che ritenerlo un uomo estremamente saggio ha la possibilità di venire a contatto con un infinità di persone con diversi problemi di salute. Trovandosi ogni giorno dinnanzi a queste condizioni umane ha un unica e grande verità da rivelarmi: le persone che vivono meglio sono quelle che riescono ad accettare ed adattare il loro stile di vita in base alle possibilità che la salute gli permette 

Un conto poi é dirlo oggi nel 2024, proviamo a fare un salto indietro di mille anni, con le conoscenze mediche di mille anni fa, con le credenze di mille anni fa e ci troveremo in uno scenario molto diverso. Invece che un dottore saggio ci si appoggiava su dei libri di testo che apparentemente illuminavano la retta via...

1. De miseria humanae conditionis

La vita per l'uomo medievale poteva essere piacevole. Nonostante fosse breve.

Quant'è bella giovinezza, 
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia
del doman non v'è certezza

 Lorenzo de' Medici 

E non era il solo. Ma c'era anche chi, convinto che il poco tempo a disposizione dovesse essere utilizzato unicamente per cercare la salvezza, respingeva con decisione tutti i piaceri: il contemptus mundi, cioè il disprezzo del mondo, divenne una dottrina molto seguita soprattutto nei monasteri, e produsse trattati e poemi (celebre soprattutto quello composto alla fine del XII secolo da Lotario dei conti di Segni, futuro papa Innocenzo III) che elencavano le lusinghe terrene e i motivi per rifuggirle.

 La bellezza, la ricchezza, la giovinezza, gli onori, il potere: tutte chimere fallaci, destinate a svanire in fretta, non senza prima aver trascinato l'uomo nella perdizione.

De miseria humanae conditionis (in italiano, "Sulla miseria della condizione umana"), conosciuto anche come Liber de contemptu mundi (in italiano, "libro sul disprezzo del mondo"), è un testo religioso del XII secolo scritto in latino dal cardinale Lotario dei conti di Segni, futuro papa Innocenzo III.

Il testo è diviso in tre parti: nella prima parte vengono descritte la miseria del corpo umano e le varie difficoltà che si devono affrontare per tutta la vita; il secondo elenca le inutili ambizioni dell'uomo, cioè ricchezza, piacere e stima; il terzo affronta il decadimento del cadavere umano, l'angoscia dei dannati all'inferno e il giorno del giudizio.

Lothaire de Segni, futuro Papa Innocenzo III, De miseria humanae conditionis, tradotto in francese come Double lay de la fragilité d'humaine nature da Eustache Deschamps.
Fonte: gallica.bnf.fr

2. Secreta Mulierum

Il De secretis mulierum ("I segreti delle donne"), attribuito erroneamente al teologo Alberto Magno (1206 ca.-1280) - utilizza modi a volte empirici (ispezione delle urine, reazione a determinati cibi...) che oggi fanno decisamente sorridere.

Illustrazione di una stampa

Basandosi sulle teorie ippocratiche, galeniche e aristoteliche, questo testo discute la sessualità e la riproduzione da una prospettiva sia medica che filosofica. Sono state identificate più di ottanta copie manoscritte del trattato, che è stato tradotto in diverse lingue nel corso dei secoli. Ciò suggerisce che le idee espresse in quest'opera erano estremamente popolari e influenti. 

Data la natura sia medica che filosofica del testo, lo pseudo-Alberto tratta una varietà di argomenti. Mentre alcuni dei tredici capitoli sono strettamente medici, come quelli sui segni del concepimento, il periodo di gestazione e la natura delle mestruazioni, altri sono in gran parte teorici. Ad esempio, l'autore discute a lungo di come i pianeti e le costellazioni possano influenzare il feto in via di sviluppo. Non sorprende che le discussioni filosofiche dell'autore siano più approfondite e sviluppate, visto che la filosofia naturale era più importante della medicina nelle fonti, come Aristotele, da cui l'autore ha tratto le sue informazioni. 
Pertanto, la natura dei Secreta Mulierum è più precisamente classificata come cosmologica o filosofica e non medica. In effetti, l'autore dimostra una mancanza di conoscenze mediche di base, anche per l'epoca. Ad esempio, nella sua discussione sulle mestruazioni, l'autore afferma che l'urina e il sangue mestruale vengono espulsi dal corpo attraverso la stessa apertura. 
Gli studiosi hanno concluso che lo scritto potrebbe essere stato concepito per essere utilizzato come testo didattico sulla riproduzione umana per la comunità religiosa, data la sua natura, piuttosto che per la formazione medica.

Come molti filosofi dell'epoca, l'autore sostiene che gli embrioni umani sono formati dal seme del padre e dalle mestruazioni della madre. Si credeva che il sangue mestruale fosse un surplus di cibo non utilizzato dal corpo della donna. L'autore afferma che le mestruazioni arrivano una volta al mese a causa della natura fredda e umida delle donne e hanno il colore del sangue, tranne che nelle donne corrotte. Si pensava che le donne corrotte da umori cattivi o viscosi avessero mestruazioni del colore del piombo.
Quando avviene il concepimento, l'utero "si chiude come una borsa da tutte le parti" e quindi le mestruazioni si interrompono. Tuttavia, l'autore suggerisce che durante la gravidanza la donna continua ad assumere cibo in eccesso che non viene espulso e quindi sostiene che le donne incinte hanno un maggiore desiderio di rapporti sessuali.

L'autore suggerisce alle donne di tenersi lontane dagli uomini durante il flusso mestruale e ritiene che il flusso mestruale sia velenoso e possa persino danneggiare gli occhi dei bambini se vengono guardati dalla donna.

Quando le mestruazioni si interrompono in menopausa, la ritenzione delle mestruazioni si accumula e provoca un eccesso di umori maligni, che possono fuoriuscire attraverso gli occhi e infettare l'aria, inquinando il mondo.

3. Dies natalis 

L'esistenza era mediamente molto più breve della nostra anche perché altissima era la mortalità infantile. Si calcola che circa un terzo dei nuovi nati morisse entro i primi cinque anni di vita, e il 10% addirittura entro i primi mesi... La maggiore esposizione agli sbalzi termici e agli agenti atmosferici, la minore qualità della vita, la fatica fisica e la frequenza delle malattie rendevano molto raro, specie presso i ceti più umili, il raggiungimento della vecchiaia.

In media si moriva intorno ai quarant'anni, ragion per cui tutte le fasi della vita, soprattutto il passaggio dall'infanzia all'età adulta, il matrimonio e la procreazione, erano accelerate al massimo. Di solito ci si sposava presto, attorno ai vent'anni (le donne raggiunta la pubertà), si procreava in fretta e di frequente (il tasso di nascite per ciascuna coppia era piuttosto alto) e si lavorava fino alla morte, che sopravveniva, di solito, intorno ai quaranta-cinquant'anni. Almeno negli strati minori della società.

Andava un po' meglio nelle città rispetto alle campagne, e tra i ceti più ricchi. Ma vale la pena ricordare che non tutti ricordavano (o sapevano) la loro data di nascita, che del resto non era considerata fondamentale. Molto più importante, infatti, era la data di morte, che coincideva, secondo lo spirito cristiano, con il vero dies natalis, cioè la "data di nascita" alla vita eterna.

Gerald Finzi (1901-1956):
Dies Natalis, cantata per voce sola e orchestra d'archi, op. 8 (1939)

Quando nel 1300 Dante, che era nato nel 1265, compie il suo immaginario viaggio nell'aldilà sostiene di essere «nel mezzo del cammin di nostra vita»: poiché aveva trentacinque anni, se ne deduce che la sua aspettativa di vita era di settant'anni.

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