Col tempo ho imparato ad apprezzare anche le cose belle: così che se nei dintorni c'é una mostra d'arte mi ci fiondo. In particolare l'arte del XV e XVI secolo (così come le vicende storiche legate a quegli anni) hanno una marcia in più. Gli eventi, sembrano essersi condensati in questi due secoli, paragonabili alla hit della storia umana.
Tra i vari artisti attivi in questo periodo (Dürer, Graf, Bruegel, Holbein) uno ancora ne manca all'appello; quel Lucas Cranach intravisto in qualche opera qui e la ma mai approfondito seriamente. La sua presenza alla collezione Oskar Reinhart di Winterthur non é altro che un ulteriore incentivo per visitarla
Ritratto del Dr. Johannes Cuspinian, 1502/1503
Lucas Cranach il vecchio
La location
Ancora prima di avventarmi sulle opere un giro nella location "Am Römerholz" di Winterhur é d'obbligo
Oskar Reinhart (1885-1965), figlio di Theodor Reinhart e Lilly Volkart, discendeva da una dinastia di commercianti. Il padre dirigeva a Winterthur la ditta Gebrüder Volkart, che sotto la sua gestione assurse a ruolo di leader nell'importazione del cotone dall'India verso l'Europa.
Suo malgrado Oskar Reinhart entrò nell'impresa di famiglia. Soltanto a 39 anni nusci ad abbandonare il commercio per dedicarsi interamente alla sua passione di sempre: l'arte. La collezione, che inizio a costituire in giovane età, aveva allora fondamentalmente già assunto la fisionomia di quella odierna. Nel 1924 Reinhar doto la raccolta di uno spazio adeguato, eleggendo a propria dimora la villa «Am Romerhola», costruita nel 1915 da Maurice Turrettini (1878-1932), e affidando nel 1925 allo stesso architetto la costruzione di un'imponente galleria contigua all'editicio.
Fin dall'inizio l'intento di Reinhart fu quello di creare un museo di arte europea a complemento delle collezioni pubbliche svizzere. Nel 1940 realizzò il suo proposito cedendo alla Fondazione Oskar Reinhart per la città di Winterthur il nucleo del suo patrimonio artistico comprendente dipinti e disegni di scuola tedesca, austriaca e svizzera dal XVIII fino al XX secolo. Dal 1951 questo insieme è custodito nel Museum Oskar Reinhart.
La residenza privata del collezionista «Am Römerholz» continuò ad ospitare circa duecento opere, spazianti dal tardo Medioevo al primo Novecento, che unitamente alla cornice architettonica passarono per lascito testamentario alla Confederazione svizzera.
Cinque anni dopo la morte di Reinhart, la sua abitazione e l'annessa galleria furono aperti al pubblico. Il complesso, rinnovato nel 1998 e nel 2011 nel rispetto dell'architettura originaria, è immerso in un ampio e suggestivo parco e si sposa perfettamente con il suo prestigioso contenuto, formando un insieme armonioso che offre al visitatore un'esperienza ricca di suggestioni.
Cranach fuori dal Römerholz
Lucas Müller nacque in un villaggio a circa 90 km a nord di Norimberga. Sebbene fosse solo di un anno più giovane, sopravvisse ad Albrecht Dürer, il grande genio dell'arte tedesca, di 25 anni e, di fatto, sopravvisse a tutti i più importanti artisti tedeschi del suo tempo.
Confronto Dürer - Cranach
Albrecht Dürer, La crocifissione (dal pannello I sette dolori della Vergine), 1495/98 circa.
Arte di Stato di Dresda Collezioni Statali d'Arte di Dresda, Pinacoteca degli Antichi Maestri, inv. 1880
Lucas Cranach il Vecchio, Il lamento di Cristo ("Crocifissione di Schleissheim"), 1503.
Collezioni statali bavaresi di pittura, Alte Pinakothek, Monaco,
Il maestro di Lucas fu suo padre, il pittore Hans Müller, con il quale lavorò dal 1495 al 1498. Si sa che nel 1501 si trovava a Coburgo, ma le sue prime opere conservate risalgono al 1502 circa, quando aveva già 30 anni e viveva a Vienna. Fu in quella città che abbandonò il cognome Müller e si fece chiamare Cranach dal nome della sua città natale, che oggi si scrive Kronach.
Cranach é il leit motiv che mi giuda qui. Uno dei suoi disegni mi ha catturato l'attenzione mentre facevo una ricerca sui
mostri e creature fantastiche e da li in qualche maniera il suo nome é stato memorizzato nella mia, peraltro piena, memoria.
Un esempio di raffigurazione di un mostro a scopo politico è l'Asino Papale, una bestia presumibilmente reale che era stata trovata a galleggiare nel fiume Tevere. Le immagini dell'asino papale furono utilizzate da entrambe le parti nel dibattito sulla Riforma. Lucas Cranach il Vecchio (1472 - 16 ottobre 1553) è stato un pittore e incisore tedesco del Rinascimento. Produsse anche una serie di violenti dipinti anticattolici.
Lupo mannaro di Lucas Cranach il vecchio, 1512 circa, incisione, Gotha, Herzogliches Museum
L'incisione del 1512 di Lucas Cranach il Vecchio raffigurante un lupo mannaro è un'opera d'arte enigmatica e inquietante. L'uomo-bestia, contorto e sofferente, si staglia contro un paesaggio notturno, circondato da alberi spettrali e animali selvatici.
L'opera ha dato adito a diverse interpretazioni. Per alcuni, rappresenta una raffigurazione letterale della licantropia, una credenza popolare diffusa all'epoca. Altri la vedono come un'allegoria del male e della bestialità che albergano nell'animo umano.
Lucas Cranach il Vecchio (disegno), Pellegrini davanti alla Madonna di Altötting, xilografia del frontespizio di Jakob Issickemer "Das buchlein der zuflucht zu Maria der muter gottes in alten Oding", Norimberga (Kaspar Hochfeder)
La Caduta dell'uomo
La storia di Adamo ed Eva è uno dei pochi motivi dell'arte cristiana che, fin dal IX secolo, consentono ai pittori di raffigurare corpi nudi.
Le foglie di un rametto ne coprono solo apparentemente per caso le parti intime.
Adamo ed Eva, bottega di Lucas Cranach, Germania, prima metà del XVI secolo, olio su tavola.
Lanzichenecco e giovane donna - 1505
In questa stampa una coppia male assortita sembra trovarsi: a sinistra c'è un anziano landsknecht o soldato a piedi, a destra una giovane donna. Sono l'uno di fronte all'altra ma ognuno ha il proprio spazio pittorico chiaramente delineato dalla cornice. Sebbene gli sfondi siano stati lasciati nudi, entrambe le figure sono ancorate su un terreno chiaramente differenziato e adattato alle loro esigenze: il landsknecht si trova su un terreno nudo e sassoso accanto a rovi e a un basso tronco d'albero; la gentildonna è raffigurata tra alte erbe e felci che accarezzano la sua veste lunga fino al pavimento.'
Entrambe le figure sfoggiano grandi copricapi piumati; l'elegante fanciulla indossa un'ampia e lunga gonna e un corpetto allacciato, ma il soldato, nonostante i suoi sforzi, si sforza troppo e appare un po' ridicolo. La calza della gamba destra è arricciata sopra il ginocchio, esponendo un polpaccio peloso e un piede nudo, sul quale indossa una scarpa a forma di artiglio d'orso. All'epoca, molti landsknecht prediligevano abiti asimmetrici: spesso indossavano una sola calza o manica a righe e la abbinavano a una monocromatica - ma in questo caso il contrasto appare eccessivo e quasi una caricatura, impressione rafforzata dalla grande spada che penzola goffamente tra le sue gambe. Tuttavia, egli stringe saldamente la sua alabarda con la mano sinistra, ma questa è diventata un ostacolo che lo separa dalla giovane donna.
La sua mano destra è alzata in segno di saluto, con il pollice e il palmo della mano rivolti verso il cielo. Troviamo un saluto simile nella xilografia di Cranach Un principe sassone a cavallo (1506) e nel disegno La passeggiata (1505/09 circa)3 Qui, un elegante gentiluomo cammina a braccetto con la sua compagna ma, a differenza del nostro landsknecht e della giovane donna, sembrano appartenere alla stessa classe sociale.
Anche artisti precedenti, come il Maestro del Libro della Casa o Albrecht Dürer, avevano realizzato simili raffigurazioni di coppie.
La firma
La firma vicino ai piedi del lanzichenecco (iniziali intrecciate ma senza le armi sassoni) si trova spesso nelle prime opere di Cranach - vedi, ad esempio, il disegno San Martino e il mendicante o il pannello Riposo sulla fuga in Egitto . In questo modo Cranach, ancor prima di ottenere una concessione d'armi nel 1508 (anno in cui iniziò a firmare le sue opere con un serpente alato), creò una sorta di "marchio di fabbrica". Le lettere intrecciate sono chiaramente ispirate alla firma di Dürer; anche lui firmava con il suo monogramma le xilografie vendute singolarmente. La xilografia risale probabilmente ai primi anni di Cranach a Wittenberg, quando spesso sceglieva scene cortesi o cavalleresche per le sue opere grafiche.
Alcuni artisti firmano le loro opere con un simbolo invece che con il loro nome scritto. Di sicuro impatto tra tutti questi simboli d'artista è quello utilizzato dal grande pittore gotico tedesco Lucas Cranach. Ferrebeekeeper ha già scritto dell'inquietante allegoria della Malinconia di Lucas Cranach, del suo fascino per le teste mozzate e le femme fatales e della sua magnifica rappresentazione di animali. Cranach è solito firmare le sue opere con un serpente nero alato che tiene tra le fauci un anello di rubino e indossa una corona
Cranach al Römerholz
Il dipinto del Cranach é tra i primi a capitarmi a tiro. Per onor di cronaca l'immagine di apertura fa coppia con quest'altro che ritrae la moglie
Ritratto di Anna Cuspinian-Putsch, 1502/1503
Lucas Cranach il Vecchio,
Nella stessa (bellissima) sala trovo poi un altra piacevolissima sorpresa
La sala del rinascimento
Brugel il vecchio
La neve, certo. Una delle primissime rappresentazioni visive della neve su tavola nella storia dell’arte occidentale. Ma soprattutto la sensazione di gelo. Gelo climatico ed atmosferico ( come ormai quasi non sappiamo più concepire) ma anche gelo morale e umano di un universo così preso dalle difficoltà quotidiane del sopravvivere da non accorgersi dell’evento rivoluzionario che si è appena verificato, nell’indifferenza generale, in un miserabile angolo di uno sperduto e metaforico villaggio fiammingo.
Pieter Bruegel il Vecchio, Adorazione dei Magi nella neve (1563), olio su tavola,
Tra le varie scene invernali di Bruegel, questa è l'unica che mostri anche l'evento atmosferico della nevicata. La scena evangelica è ambientata in un villaggio fiammingo (come nel Censimento di Betlemme), con la capanna del sacro evento all'estrema sinistra, tagliata dal bordo appena dopo la figura della Vergine col Bambino. Davanti ad essa si stendono due dei Magi, mentre i terzo, quello di colore, si sta avvicinando. Come in altre opere a tema sacro dell'artista, il tema principale è relegato a una posizione secondaria, mentre l'attenzione è tutta dedicata alla rappresentazione della vita quotidiana nei suoi aspetti più realistici e minuti.
Fanno da sfondo le abitazioni, coi tetti coperti di neve, e il profilo di una chiesa, a destra; in basso a sinistra si intravede un fossato ghiacciato, dove un bambino gioca con lo slittino fatto col mascellare di un cavallo macellato, spingendosi con le punte di ferro di due bastoni, e due figure si affaticano a prendere acqua con dei secchi attraverso un buco.
Il resto
L'onda
Se pensiamo all'arte di onda ne esiste una sola: La Grande Onda di Kanagawa.
Una decisamente meno epica é presente al Römerholz di Gustave Courbet
Courbet fu imprigionato per sei mesi nel 1871 per il suo coinvolgimento nella Comune di Parigi e visse in esilio in Svizzera dal 1873 fino alla sua morte, avvenuta quattro anni dopo.
Gustave Courbet - L'onda, 1870
Ecclesiastico quattrocchi
Altro quadro sicuramente destinato a rimanere impresso nella memoria é di questo ecclesiastico. Inutile dire che la montatura spessa degli occhiali la fanno da padrona e rendono il quadro semplicemente indimenticabile
EL GRECO, IN REALTÀ DOMINIKOS THEOTOKÓPULOS (1541-1614)
RITRATTO DI UN CARDINALE INTORNO AL 1600-1614
Olio su tela 74,5 x 51 cm
Giardino selvaggio
La prossima opera mi ha fatto tornare alla mente il giardino di casa lasciato solo a se stesso e in situazione deplorevole se confrontato con quelli dei vicini. D'altronde preferisco usare il mio tempo ad andare a vedere dipinti di giardini disastrati piuttosto che usare il tempo per sistemare il mio
VINCENT VAN GOGH (1853-1890)
GIARDINO IN PROVENZA 1888
Matita, penna di canna con inchiostro marrone su carta 49x61
Assorto nei tuoi problemi, nei tuoi pensieri
Piuttosto bizzarro il prossimo dipinto in cui un uomo sembra ignorare completamente frotte di donne evidentemente interessate in qualche maniera a lui. L'uomo sembra dover chinarsi sui problemi ben più gravi e di non aver energie da impiegare per ulteriori distrazioni. La perfettamaterializzazione del famoso passo di Vasco come da titolo
Ferdinand-Victor-Eugène Delacroix
Tasso all'ospedale Sant'Anna di Ferrara 1839
Ma indaghiamo: Senza neppure aspettare il marchese d’Este, che gli aveva promesso di condurlo con sé nella prossima quaresima, il Tasso lasciava Torino e giungeva a Ferrara il 21 o 22 febbraio 1579, due giorni prima che la novella sposa facesse il suo solenne ingresso nel ducato.
Egli giunse a Ferrara nel momento meno propizio; il duca era andato ad incontrare la sposa, a causa dell’imminente sposalizio tutta la città era in fermento, si preparava ad accogliere i tanti invitati.
Torquato stanco dal lungo viaggio, non potendo ottenere udienza né dal duca, né dalle principesse ed ancor meno dai ministri stessi, proruppe in escandescenze pronunciando parole ingiuriose contro tutta la corte Estense. Quando il duca ne fu informato ordinò che il Tasso fosse rinchiuso nell’ospedale di Sant’Anna a pochi passi dal Castello e come pazzo fosse diligentemente custodito. Questa pietosa scena accadeva intorno alla metà del marzo 1579. Intorno alla prigionia del Tasso si formò una leggenda che ispirò numerosi artisti.
Il cantore delle crociate riebbe la libertà dopo una prigionia di sette anni.
C'é una colomba per te
Ultimo quadretto che scelgo é una scena sacra. A colpirmi é il tracciante dello sguardo che scaraventa una colomba (?) verso la madonna
MAESTRO DELL'ALTO RENO
L'ANNUNCIAZIONE A MARIA INTORNO AL 1420-30
Tempera su legno di quercia
23,5 × 19 cm
Le ultime due opere d'arte sono di nuovo legate alla locatione; la prima é l'ala nuova della villa costruita in un secondo tempo per contenere i vari quadri
L'ultima immagine che vedo prima di lasciare il Römerholz corrisponde anche alla prima che ho viusto appena arrivato; é opera di madre natura ed é proprio sulla fontanella davanti alla porta che da accesso ai giardini
Muschio
Madre Natura 2024
C'é indubbiamente voluto molto tempo perché così tanto muschio crescesse, senza che nessuno osasse toccarlo, ed é proprio questa la nota più bella, il profondo rispetto che ogni singolo visitatore ha dimostrato verso questa piccola opera d'arte, così come per tutte le opere contenute nel Römerholz e qualsiasi altro museo d'arte
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