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Martiri di Domodossola

È li ad un tiro di schioppo, inoltre raggiungibile sia da Locarno che da Briga in Vallese Domodossola era nel mirino da qualche mese. Ci sono già stato in passato, ma quel passato in cui guardavo le città con occhi diversi, senza assimilare. Una nuova immersione é d'obbligo, approfittando magari di una splendida giornata primaverile

Burgus Domi

Nel XII secolo chiamata Burgus Domi e Burgus Domi Ossule: la dicitura borgo deriva dalla presenza, oltre che della chiesa collegiata, anche del castello e del mercato. Il nome successivamente si trasforma in Domiossola, Duomo d'Ossola, Domo d'Ossola nell'Ottocento e, infine, nell'attuale Domodossola

Icona della città i palazzi in piazza mercato

Capoluogo della val d'Ossola (Piemonte), situato alla confluenza del torrente Bogna nel fiume Toce.
Durante il tardo Impero si affermò come presidio militare e amministrativo romano. Una lapide funeraria del VI sec. sul colle di Mattarella è la prima testimonianza del cristianesimo nella regione. Capoluogo della contea longobarda, si consolidò nell'alto medioevo come punto di difesa strategica; il castello di Mattarella fu, fino all'età moderna, il centro militare e amministrativo della valle. 

Sapore medievale nel nucleo

Centro religioso della pieve e sede di un mercato settimanale la cui origine risale al medioevo, sotto la signoria dei vescovi di Novara, conti dell'Ossola superiore, Domodossola consolidò lo spirito di indipendenza della sua borghesia. Dopo il saccheggio da parte dei Vallesani, nel 1301 i borghesi sfidarono l'interdetto del vescovo e cinsero il borgo di mura

Domodossola vista dal monte del calvario

Piazza mercato

Il cuore di Domodossola, salotto cittadino di grande fascino, è Piazza Mercato, simbolo della città.

La concessione del mercato settimanale al borgo di Domodossola, secondo la targa posta nel 1891 in piazza, sarebbe stata fatta da Berengario I il 19 dicembre 917. In realtà il diploma originale è stato alterato: certo è che tuttavia il mercato sia assai antico, probabilmente presente già all'epoca dei Leponzi

Caratteristica per i portici quattrocenteschi a sostegno delle case padronali a balconate e loggette del XV e XVI secolo, Piazza Mercato è scenograficamente perfetta nella sua asimmetria. I capitelli delle colonne che sostengono archi romanici e gotici sono finemente scolpiti e nelle testate recano gli stemmi delle grandi famiglie ossolane, tra le quali figurano i De Rodis, i Dalla Silva, i Da Ponte e i Ferrari.


Nel centro della piazza si ergeva l’antico palazzo trecentesco del Comune, demolito nel 1805 per aprire la strada napoleonica del Sempione. Sul palazzotto era posta la “campana del burro”, che con i suoi rintocchi disciplinava gli orari di vendita per i contadini dei dintorni. Sul lato settentrionale si ergeva il palazzo del vescovo-conte con la relativa torre, mentre a sud si impone ancor oggi il Teatro Galletti.

I martiri della prima repubblica

L'Ossola fu invasa dalle truppe repubblicane portate dalla rivoluzione francese. Non tutti gli ossolani però erano favorevoli a queste grandi folate di novità. Questa presa di posizione non era comunque unanime: ad esempio l'eroe della valle, il Giovan Marisa Salati, quello che attraversò la Manica a nuoto e di cui parlerò più in la, fu o un convinto sostenitore di Napoleone andando a combattere con fervore e determinazione per i nuovi principi di libertà.

Trovo una traccia di questi avvenimenti con una targa presente nel centro del borgo

La generosa rivolta libertaria dei primi partigiani ossolani fu soffocata nel sangue: sotto le mura di Domodossola, alla fine dell'aprile 1798, furono fucilati altri 64 volontari per la libertà

Torniamo all'Ossola e ai fatti della primavera del 1798 dove i Cisalpini, comandati dal Léoteaud, tentarono di proclamarvi la repubblica; occuparono Domodossola, ma la disastrosa giornata di Gravellona (22 aprile) segnò il fallimento del moto.

Ma andiamo con ordine, saputo che le truppe regie già si movevano da Arona, i patrioti decidono di attestarsi nell'Ossola, sperando anche di crescere in numero e forza. Vogogna, la capitale dell'Ossola inferiore, già abbastanza gasata, ne è entusiasta.

Un vessillo della Repubblica Cisalpina

Il 17 aprile 1798
Un manipolo di volontari entrò in Vogogna precedendo le truppe giacobine guidate dal generale Giovanni Battista Léotaud (Leotto). 

Notte dal 19 al 20 aprile
Un distaccamento penetra a Domodossola, assale il castello, fa prigioniere le guardie, s'impadronisce di due piccoli cannoni, armi, munizioni, alcuni cavalli e poi infila la val Vigezzo per congiungersi con i dragoni saliti dalla vai Cannobina verso Finero.

Chiasso ovunque in omaggio alla libertà: alberi, contributi forzati, proclami incandescenti.

Giunta notizia che l’esercito regio proveniente da Arona era ormai in prossimità di Stresa, l’esercito lascia la Val Vigezzo con l’intenzione di unirsi al grosso delle forze repubblicane concentrate a Ornavasso. 

21 aprile mattino
Giungono a Gravellona 250 dragoni del re e 1500 fanti. Un distaccamento va in ricognizione ad Ornavasso; è accolto a fucilate da 500 patrioti. Tenta tre volte di sloggiare i patrioti dalle case. ma deve ritornare a Gravellona lasciando sul campo 5 morti e 6 feriti gravi (2 soldati e 4 ufficiali).

22 aprile - La battaglia di Ornavasso
Nuovo attacco; ad Ornavasso sono 1200 patrioti. I regi sono 4.000, di questi, 1.500 sono già schierati ai prati " Primieri " a poca distanza da Ornavasso, ed al nostro " Campone ". Il grosso si sposta da Gravellona. La difesa repubblicana è più forte dalla parte del Toce.

Alle 10 inizia il fuoco sparso della fucileria. Da una parte i tamburi rullano la Marsigliese, dall'alta e Viva il Re! ".

A mezzogiorno lo scontro è nei suo pieno. I repubblicani sembrano prevalere. Ma i regi riescono a passare il Toce: li prendono ai fianco, alle spalle e di fronte.
I patrioti si scompaginano, lasciano 150 morti e 400 feriti. I feriti vengono portati ad Omegna su carri adibiti a letto con fieno dei Sig. Ferdinando Pattoni.

I fuggiaschi cercano di salvarsi sui corni del Nibbio, alcuni cadono e si troveranno gli scheletri negli anni seguenti, altri, mirando alla Svizzera, attraverso Coiloro, vanno verso vai Vigezzo; faceva freddo e nevicava.

Alle 4 del 23 aprile, anche il contingente che era a Domodossola prende la via della val Vigezzo, ma a S. Maria Maggiore, tradito viene ucciso nel sonno.

Quelli che erano fuggiti da Colloro a val Vigezzo, arrivando a piccoli drappelli cadono nelle mani della popolazione armata e vengono consegnati a S. Maria Maggiore in numero di 300. 

La mattinata del 24 sfiniti e stremati vengono fatti sfilare a due a due per le vie di Domodossola. Sommariamente processati 64 di essi vengono fucilati davanti alla Madonna della Neve (attuale collegio Rosmini) nei giorni 28, 29 e 30 aprile (vedi targa sopra)
Gli altri furono portati a Casale Monferrato e là giustiziati.

A Vogogna il 30 maggio viene giustiziato l'avvocato Grolli, colui che era designato al primo posto della sognata repubblica Lepontina. Nella triste scena sono al suo fianco, tra il rintocco delle campane per confortarlo due sacerdoti. Chi erano? Uno era il parroco di Pallanza e l'altro era il parroco di Gravellona. Questo come si chiamava? Don Antonio Baronio (sepolto sotto il pulpito).
Giunto al luogo dell'esecuzione sul viale dei mulini verso Megolo, il condannato con gli occhi bendati si inginocchia, alla fine Don Baronio gli dà l'assoluzione in extremis gli fa baciare il Crocifisso e piange....

Ai plotone di esecuzione il comune di Vogogna ieri pienamente avverso in nome della libertà..., ora paga 21 pinte di vino e 81 panini....

Cosi si concluse il moro insurrezionale che mirava all'annullamento dei privilegi feudali e a maggiori libertà per la borghesia.

La seconda repubblica d'Ossola

La Repubblica dell'Ossola è stata una repubblica partigiana sorta nel Nord Italia il 10 settembre 1944 e riconquistata dai fascisti il 23 ottobre 1944. Durante i seppur brevi Quaranta giorni di libertà, personaggi illustri collaborarono alla redazione di riforme ad orientamento democratico, che sarebbero poi state d'ispirazione per la stesura della Costituzione italiana.

Il governo della Repubblica dell'Ossola era composto da sette uomini. Il presidente Ettore Tibaldi divenne sindaco di Domodossola e politico nazionale dopo la guerra.

La Piazza Repubblica dell'Ossola, dove ha sede il Palazzo di Città, ci rimanda all'autunno del 1944, quando nel breve tempo di sei settimane si realizzò l'esperimento di autogoverno democratico della "Giunta Provvisoria di Governo dell'Ossola".

L'attività della Giunta Provvisoria di Governo, presieduta da Ettore Tibaldi con la partecipazione di personaggi di rilievo nazionale dell'antifascismo, futuri protagonisti della nascita della Repubblica Italiana, andò ben oltre l'ordinaria amministrazione, destando l'attenzione della stampa e dell'opinione pubblica internazionale.

I confini della repubblica d'Ossola e le posizioni dei partigiani

Settembre ottobre 1944

Il territorio liberato venne riconquistato dai nazifascisti nel mese di ottobre e in quei giorni caotici, temendo rappresaglie sui civili, in collaborazione con le autorità della vicina Svizzera e la Croce Rossa dei due Paesi, fu organizzata una vera e propria operazione umanitaria che portò oltre confine circa 2500 bambini italiani dai 4 ai 14 anni, accolti nella Confederazione Elvetica da centinaia di famiglie.
La Svizzera offrì rifugio anche a migliaia di persone tra combattenti e popolazione civile, confermando la sua antica tradizione di ospitalità, ed ancora oggi Domodossola e l'Ossola intera ricordano come un dono straordinario il calore della solidarietà umana e l'aiuto fraterno generosamente offerto in quel difficile momento.

Bambini rifugiati ossolani davanti al castello Stockalper di Briga in Vallese

Rappresentazione geografica dei luoghi della memoria presenti nell’Ossola e in Ticino

Nella prossima mappa si notano i percorsi di fuga dall'Ossola al Ticino, si tratta degli itinerari 1, 2 , 3, 6, 8. Partecipai ad una conferenza anni fa in Val Bedretto dove si discuteva delle conseguenze dell'emigrazione di questi profughi, specialmente per quel che riguarda il valico attraverso il passo San Giacomo.

In particolare ricordo che l'arrivo di signore provenienti dalle sponde del lago Maggiore, sfuggite poi attraverso l'ossola fino a giungere in Ticino non passò inosservata. In particolare secondo il relatore queste signore era solite abbadarsi e incipriarsi il nasi, cosa poco comune dalle nostre parti, destrando una certa "attenzione" dei maschietti della valle. Le donne autoctone reagirono poco bene creando qualche malumore ad Airolo 


1. Sentiero della memoria tra la Valle Bedretto (TI) e la Val Formazza (VCO)
È il sentiero per il quale fuggì, il 22 ottobre 1944, la Giunta provvisoria di Governo assieme a molti civili, segnando così la dine della “Repubblica” dell’Ossola. La fotografia illustra il passaggio di alcuni civili.


2. Sentiero della memoria tra la Valle Maggia (TI) e la Valle Antigorio (VCO)
3. Sentiero della memoria tra la Valle Onsernone (TI) e la Valle Vigezzo (VCO)
l’avvenimento più significativo avvenuto in questa zona fu la battaglia dei Bagni di Craveggia – Spurga (18 ottobre 1944). Si tratta di una delle battaglie svoltesi dopo l’attacco nazifascista del 9 ottobre. I partigiani si erano diretti verso la frontiera con i civili, che furono accolti in Ticino, quando il nemico attaccò. Dopo qualche tempo i soldati svizzeri permisero anche ai partigiani di ripiegare su suolo elvetico, tuttavia uno di essi, Federico Marescotti, venne ucciso sul suolo ticinese. I fascisti, inoltre, esigevano che i partigiani venissero loro consegnati, seguirono dunque momenti di tensione in cui si temette un attacco in Svizzera. 
6. Sentiero della memoria tra le Centovalli (TI) e la Val Vigezzo (VCO)
8. Sentiero della memoria tra Ascona (TI) e Cannobio (VCO)

Regio Carcere Mandamentale


Nel periodo 1943 - 1945, in questo carcere furono detenute alcune famiglie di ebrei italiani arrestati mentre tentavano di cercare rifugio nella vicina Confederazione Elvetica per sfuggire alle persecuzioni razziali attuate dai nazi - fascisti.


La targa murale ricorda i giovani Antonio Scapin (22 anni) di Masera, Renato Bertolotti (18 anni) di Besozzo, Luigi Francioli (25 anni) di Domodossola, detenuti e fucilati per rappresaglia dai tedeschi nel cortile interno del carcere il 26 agosto 1944.

La mattina di sabato 26 agosto, alle h 9.30, un plotone nazista entra nelle carceri mandamentali, preleva a caso un ostaggio (Antonio Scapin), lo trascina in cortile, lo sbatte contro il muro e lo fucila. Sono appena suonate le h 12.00. L'abominio si ripete. 
Gli ostaggi, questa volta, sono due, Renato Bertolotti e Luigi Francioli. Anche loro vengono fucilati.

Per la sua partecipazione alla lotta di resistenza, culminata nel significativo episodio della zona liberata, nel settembre 1945 la Valle dell'Ossola venne decorata di Medaglia d'Oro al Valor Militare. La decorazione fu assegnata alla Cittá di Domodossola, quale capoluogo della regione interessata.

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