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Göschenen

É veramente difficile fotografare Göschenen, il villaggio é “disperso, sparpagliato” ed é difficile identificare una piazza principale o punto di ritrovo. Gli stessi abitanti, come vedremo dopo, identificano nei ponti, e quindi le sue immediate vicinanze, i punti cardine del paese.

Per poter mostrare il villaggio nella sua interezza devo ricorrere alla foto della pagina del comune
La particolarità é che nella foto non é riportato l'ingresso del tunnel. si intravedono i binari in basso, l'imbocco del tunnel é a sinistra della foto

Il nome Göschenen und Geschinen sembra avere origini romane. È anche possibile che derivi dalla parola Geschi (capanna) dell'alemanno Geschi-Geschinen. Nello stemma ci sono il ponte doganale e il corno postale. Fino al 1830 al ponte doganale si pagava il dazio. È l'ultima testimonianza dell'epoca dei mulattieri. Per secoli mercenari, pellegrini, mulattieri, commercianti e mandrie di bestiame si spostavano da nord a sud. Il corno postale ricorda il servizio postale attraverso il Gottardo.

É incredibile come questo paese che dista solo 15km da casa mia sia percepito come un mondo parallelo, lingua, usanze, temperamento, ma una cosa 159 ani fa ci accomunava: la massiccia presenza di operai italiani prose scavate il tunnel ferroviario.

Göschenen con l'ingresso alla gola di Schöllenen, fine del XIX secolo (foto: SBB Historic)

Cercherò con questo post di portare alla luce particolarità inerenti Göschenen e soprettutto quello che ha comportato la costruzione del tunne ferroviario

Durante la costruzione della galleria del San Gottardo a Göschenen abitavano oltre 3000 persone, soprattutto italiani. Immagine: «Cambio turno» di Philipp Fleischer.
Deutsches Historisches Museum di Berlino, 1889.

Il ponte della dogana del 1500

Il centro di Göschenen si trova presso il ponte sulla Göschenerreuss, allora l'unico esistente. L'insediamento originario è piuttosto modesto e comprende la vecchia chiesa e una torre d'abitazione a ovest della chiesa, citata per la prima volta nel 1290 e oggi non più esistente. Nel 1556 viene creata una porta nell'arco del ponte, chiusa di notte. 

Göschenen.  Unterdorf  con  il ponte doganale e la vecchia chiesa vista da ovest.  Incisione al contorno di Caspar Leontius Wyss, intorno al 1780.

Il ponte con il portone della dogana è una delle più significative testimonianze ancora esistenti sull'epoca dei somieri.
Disegno: James P. Cockburn, 1820. ZHB Lucerna.

L'arco segna il confine meridionale del vecchio Uri, dove sono situate le dogane. Pellegrini, mercenari e somieri utilizzano il ponte per percorrere l'inospitale passo del San Gottardo; i tre muli che mediamente valicano ogni giorno il San Gottardo trasportano circa 200 tonnellate di merci all'anno. Il passo del Brennero, molto più basso, è l'itinerario preferito dai Kaiser tedeschi e dai commercianti e ogni anno è utilizzato per trasportare oltre 1200 tonnellate di merci attraverso le Alpi.


Il ponte del paese nel 1830

Tra il 1820 e il 1830 il Cantone di Uri e il Cantone Ticino costruiscono una strada diretta sul San Gottardo percorribile da carri e carrozze. Il ponte in pietra ad arco, progettato dall'ingegnere urano
Karl Emanuel Müller con una campata di 19,2 metri, viene completato nel 1830 e diventa il nuovo fulcro intorno al quale gravita la vita del paese. 

Con il completamento della strada nel 1830, il San Gottardo diventa percorribile in modo permanente da carri e carrozze. Disegno: M. Steiger del 7 luglio 1859. ZHB Lucerna.

Il traffico aumenta notevolmente: il volume annuo di merci passa dalle 200 tonnellate trasportate sulla mulattiera a oltre 30000 tonnellate. I somieri perdono il lavoro: chiunque ora può trasportare merci e persone con carri o carrozze. A partire dal 1842 ogni giorno d'estate circola sul San Gottardo, in entrambe le direzioni, una carrozza postale per dieci persone. Il viaggio da Basilea a Milano dura 49 ore.

Eroine ed eroi noti e meno noti

Alfred Escher, il più influente politico e capitano d'industria svizzero nonché presidente della Società Ferrovia del Gottardo, incarica il ginevrino Louis Favre di costruire la galleria a quel tempo più lunga al mondo. 

Probabilmente una delle statue più viste di Svizzera: 
Alfred Escher davanti alla stazione centrale di Zurigo

Gli ingegneri, prevalentemente stranieri, gettano le basi tecniche per la realizzazione dell'opera. In poco tempo Göschenen si trasforma da piccolo paese di poche centinaia di abitanti a importante località con oltre 3000 abitanti. I nuovi abitanti provengono perlopiù dal Nord Italia, tre quarti solo dal Piemonte. Gli uomini lavorano in galleria, mentre diverse centinaia di donne gestiscono alberghi e negozi, insegnano in scuole private da loro stesse fondate o lavorano in hotel e ristoranti. Per la prima volta la Svizzera è interessata da un grande flusso di lavoratori stranieri.

La morte di Louis Favre nella galleria del Gottardo il 19.7.1879. Silografia (Bibliothèque de Genève).
L'avventura del traforo del Gottardo suscitò una grande ammirazione in Europa e diede origine a un'abbondante iconografia, soprattutto nelle riviste illustrate. La tragica morte dell'ingegnere è qui rappresentata per un'opera dedicata all'epopea dei grandi lavori ferroviari (Louis Figuier, Les nouvelles conquêtes de la science: grands tunnels et railways métropolitains, Parigi, 1884).

Cascinotta, Fiora e Cortinella

Per costruire il tunnel vengono chiamati migliaia di minatori. La maggior parte viene dal nord Italia. Sono soprattutto contadini poveri e disoccupati. Per Airolo e Göschenen l'ondata di immigrazione ha conseguenze enormi. Ad Airolo ora vivono quasi il doppio delle persone. La popolazione di Göschenen ottuplica in pochi mesi. I nuovi arrivati trovano rifugio in baracche, stalle e soffitte. La convivenza tra svizzeri e italiani non è sempre facile. Ci sono spesso litigi. 
Nel Natale del 1873, una lite finisce con la morte di un cittadino di Airolo. 

Il 18 settembre 1877, gli alloggi diventano ancora più scarsi di quanto non lo siano già: un incendio distrugge gran parte di Airolo. 2000 persone, tra cui 1000 operai, rimangono senza tetto. 

I prezzi dei generi alimentari aumentano. Per poter dormire otto ore nello stesso letto, un operaio paga cinque centesimi. Un letto in una stanza da 10 costa venti franchi al mese. 

Molti italiani sposano donne svizzere. Un matrimonio su cinque è tra un italiano e una svizzera. La gente che parla tedesco a Göschenen diventa presto una minoranza. Il 75% degli abitanti è improvvisamente italiano. 

Anche i nomi dei villaggi svizzeri tedeschi vengono italianizzati. Göschenen diventa Cascinotta, Flüelen diventa Fiora, Gurtnellen diventa Cortinella.

Provenienza della manodopera

Karl Arnold - buralista e sindaco

In qualità di buralista, come la maggior parte degli abitanti di Göschenen, Karl Arnold affitta ai minatori ampi spazi della sua casa (n. 4). L'anno dello sciopero nella sua abitazione vivono 64 italiani in 284 m2; in casa c'è un letto ogni tre operai. In seguito a un sopralluogo nel 1875 le condizioni abitative sono così descritte: «I corridoi sono sporchi come sentieri di campagna pieni d'acqua, c'è immondizia davanti alle porte, su alcuni parapetti delle finestre vi sono escrementi.» 

La Posta è molto importante per i minatori italiani in quanto permette loro di trasferire il denaro direttamente in Italia, un servizio non ancora disponibile nelle restanti regioni della Svizzera. Dalle somme trasferite è evidente come i lavoratori italiani non dilapidino il loro misero salario, ma ne spediscano la maggior parte in patria.

Dalla casa del buralista (n. 4), dove si svolge lo sciopero, una strada conduce direttamente al cantiere. La pianta del 1875 mostra le case in cui alloggiano gli italiani. Immagine:Archivio federale svizzero.

Mi reco sul posto, la casa del sindaco (n.4)  é stata ristrutturata e non lascia trasparire nulla di che. Ben diversa la situazione per la casa adiacente (n.3)

Casa n.3, Petzel (?)- Ex Hotel Banhof
L'edificio, con il suo design semplice e chiaro, mostra il tipo caratteristico di casa residenziale
dell'epoca della costruzione della ferrovia del Gottardo, che era caratterizzata da una struttura semplice e funzionale senza grandi decorazioni.

Per un attimo butto dentro lo sguardo in una finestra aperta. Evidentemente il mobilio non é quello presente ai tempi della costruzione  del tunnel anche se il disordine e la sporcizia potrebbe essere un punto in comune

L'odore che ne esce é quello di muri vecchi, stantii. All'interno tavolacci e sedie in disordine, per un secondo riesco a trasportarmi nel tempo, vedo gli operai nel sudiciume come in quei dipinti della Londra industriale di epoca vittoriana

Trovo nel museo sul Passo del San Gottardo degli schizzi dell'epoca che aiutano a capire lo stato di precarietà in cui vivevano gli operai 

Alloggi degli operai della ferrovia del Gottardo presso Göschenen, disegno dell'epoca
Museo storico di Baden, disegno di Joseph Nieriker

Alloggi degli operai della ferrovia del Gottardo presso Göschenen, disegno dell'epoca
Museo storico di Baden, disegno di Joseph Nieriker

La misurazione del tunnel

Affinché i due cunicoli di avanzamento di Airolo e Göschenen si uniscano esattamente a metà bisogna definire il luogo dell'inizio dei lavori e la direzione da seguire. Per sicurezza la Società Ferrovia del Gottardo incarica due ingegneri, Otto Gelpke nel 1869 e Carl Koppe nel 1875, di stabilire la direzione dell'asse della galleria in modo indipendente l'uno dall'altro. Per consentire una verifica regolare della direzione di scavo, la GBG realizza a Göschenen due tunnel di servizio, di cui uno è tuttora esistente. Attraverso questi due tunnel, dall'osservatorio sul lato nord della Reuss è possibile controllare la direzione dell'asse della galleria. 

In occasione della verifica del 29 febbraio 1880 le due gallerie divergono di 33 cm lateralmente e di soli 5 cm in altezza.

Il cantiere

Göschenen. Tunnel ferroviario del San Gottardo.
Mappa delle strutture per la costruzione del tunnel nel 1875. – 1 Edificio dei compressori a colonna d'acqua – 2 Edificio degli aspiratori – 3 Edificio delle officine – 4 Edificio dei compressori idropneumatici – 5 Grandi mense – 6 Piccole mense –7 Grande polveriera – 8 Polveriera per scongelare la dinamite – 9 Polveriera per innescare le cartucce – 10 Vecchia polveriera – 11 Fonderia –12 Fucine delle officine –13 Fucine per scalpelli –14 Maglio –15 Spogliatoio per i visitatori –16 Casa del guardiano –17 Scuderie –18 Magazzino del carbone –19 Magazzini –20 Officine dei falegnami –21 Officine dei carrai –22 Segheria –23 Guardaroba per gli operai –24 Magazzino, fucine e scuderia –25 Strada di accesso ai cantieri –26 Strada delle mense –27 Strada di servizio –28 Grande passerella sulla Reuss –29 Alloggi degli operai –30 Ospedale –31 Edifici della Società del Gothard. (ETH Rar 4626).

Installazioni da cantiere portale nord

Göschenen.
Vista dell'Usserdorf e dell'Oberdorf da nord durante la costruzione del tunnel. Xilografia di J.A.Honegger, insegnante di disegno a Trogen, intorno al 1875. Con le indicazioni dei singoli edifici: –1 Ufficio del signor Favre –2 Vecchio edificio del compressore –3 Officina di riparazione –4 Nuovo edificio del compressore –5 Rimesse per gli attrezzi dei lavori del tunnel –6 Ufficio della direzione della costruzione della ferrovia del San Gottardo –7 Annessi dell'Hôtel Göschenen –8 Hotel Göschenen –9 Ufficio postale –10 Vecchio ufficio postale –11 Hôtel Rössli –12 Pensione –13 Vecchio ospedale –14 Alloggi dei lavoratori –15 Mensa.

Gli scavi

Con i trapani pneumatici a percussione i minatori creano fori lunghi un metro che riempiono di dinamite e fanno esplodere (ne viene utilizzato un milione di chili); 

Il fronte della galleria ha una sezione traversale di 2,5 per 2,5 metri. Al termine la galleria viene allargata sui lati e verso il basso. Immagine: Museo Svizzero dei Trasporti.

Vengono trasportati all'esterno 0,9 milioni di metri cubi di materiale di scavo. 
Mediamente, in entrambi i lati, le squadre perforano ogni giorno ca. 4,5 metri di galleria; per ogni turno e su ogni lato della galleria lavorano circa 800 operai italiani. Gli operai si lamentano in continuazione per la cattiva qualità dell'aria; al centro della galleria la temperatura supera i 30°C. 

All'inizio i minatori lavoravano in tre turni di otto ore ciascuno. Il turno mattutino iniziava alle sei. Per ogni turno un minatore guadagnava quattro franchi, dai quali venivano detratti il prezzo della lampada a petrolio (cinque franchi) e l'olio per la lampada (cinquanta centesimi al giorno). Più i lavori di perforazione avanzavano, più lungo diventava il percorso per raggiungere il fronte di scavo. Nel 1877 era lungo cinque chilometri. Per questo Favre passò a due turni di dodici ore ciascuno. Dopo l'entrata, i minatori lavoravano quattro o cinque ore alla perforatrice. Durante l'esplosione e la successiva rimozione dei detriti da parte degli addetti allo sgombero, avevano quattro ore di pausa. Poi iniziava il secondo turno alla perforatrice. Infine, tornavano a piedi a Göschenen, dove alloggiavano. Le condizioni di lavoro sul posto erano davvero incredibili. Nel 1879, la temperatura nella galleria di accesso arrivò a 32,9 °C, con un'umidità che di solito era del 99,6%. I racconti dell'epoca dicono che spesso i minatori lavoravano nudi, con solo le scarpe ai piedi.

A causa delle infiltrazioni ad Airolo i lavoratori hanno le gambe nell'acqua fino al ginocchio; a Göschenen la polvere provoca la silicosi. Complessivamente nella galleria lavorano 11000 persone, di cui solo un centinaio rimane dall'inizio alla fine dei lavori.

Scena al portale sud della galleria del S. Gottardo,
durante i lavori di costruzione

Il traforo del San Gottardo è ancora oggi la pagina più triste della storia sociale del cantone, complici l'inesperienza, la fretta e l'assillo del risparmio. In effetti, annota Raffaello Ceschi: "Squadre di operai si avvicendavano ininterrottamente nel tunnel con sfibranti turni di otto ore, in un'atmosfera soffocante, insufficientemente ventilata dalle immissioni d'aria dei compressori, con una temperatura che raggiungeva a volte i 33 gradi, immerse nel fango.

Operai al lavoro nel tunnel 1875

Esplosioni durante la manipolazione incauta della dinamite, crollo di volte non fatte armare per non perder tempo e molti altri incidenti provocarono la morte di quasi 200 lavoratori e altri 400 infortuni gravi: gli ospedali della ditta erano alcuni disadorni locali del tutto insufficienti e privi di attrezzature"*
È preziosa in proposito la testimonianza di Celeste Taiana di Caslano, minatore in galleria dal 1879 al luglio 1880, che nel 1955, all'età di 94 anni, affermava:

"Era un lavoro molto gramo, in quel tempo che lavoravamo tutti solo con su le mutande per il calore e per il fumo delle esplosioni. E lavoravamo con la lucerna a olio, tutti lavori di mazza e mazzetta. Compressore non ce n'era, elettricità non ce n'era in quel tempo, c'era l'acqua con l'aria compressa che mandavano dentro in galleria per far respirare gli uomini."

Le squallide condizioni igieniche in galleria e negli alloggi favorirono il diffondersi di una malattia la cui causa, a lungo controversa, fu individuata in un parassita, l'anchilostoma duodenale, proveniente dalle regioni mediterranee e portato probabilmente nelle Alpi da lavoratori infetti. La malattia, battezzata anemia del Gottardo", indeboliva in breve tempo gli operai al punto da renderli inabili al lavoro e da provocare parecchi decessi, sui quali mancano tuttavia dati statistici.

Sciopero

Il 28 luglio 1875 a Göschenen si assiste al primo sciopero con vittime dalla costituzione dello Stato federale nel 1848. 
I minatori si rifiutano di lavorare, un gran numero di scioperanti bloccò l'accesso del traforo
 e si riuniscono davanti alla casa del sindaco (vedi sotto). 
Su richiesta dell'impresa, ad Altdorf la polizia radunò una mezza compagnia di privati cittadini, una specie di milizia popolare ma sottoposta a un comando militare.
Gli scioperanti accolgono l'ingresso a Göschenen della milizia scagliando con urla e pietre contro i 30 ausiliari armati chiedendo salari più elevati, una migliore aerazione della galleria e il pagamento dello stipendio in contanti. Le truppe di milizia sentendosi minacciata fece uso delle armi sparano contro gli operai disarmati uccidendone quattro e parecchi feriti. Lo sciopero non cambia nulla nelle precarie condizioni di lavoro: l'unica conquista è il versamento del salario in contanti e non più in francobolli spendibili solo nei negozi della società di costruzione. Il Cantone di Uri fattura 353.60 franchi alla società costruttrice per la repressione dello sciopero.

Georg Specht raffigura in modo non veritiero lo sciopero davanti al portale della galleria ad Airolo con truppe regolari e scioperanti armati. Illustrierte Zeitung Lipsia, 21 agosto 1875.

Louis Favre, che il giorno prima era giunto in fretta da Airolo e aveva trattato senza successo con alcuni minatori, in quel momento era nuovamente ripartito. Con il ritiro della "truppa" ritornò di nuovo l'ordine. Semplici, parsimoniosi e spassionati, i lavoratori italiani non potevano e non volevano arrivare a un inasprimento o a un allargamento temporale del conflitto. L'avvenimento rimase isolato; nessuno pensò di ripeterlo ad Airolo.

Sui due versanti furono ingaggiati circa 5000 operai regnicoli, giunti cioè dal Regno d'Italia, in particolare lombardi e piemontesi. Ai secondi fu attribuito, forse a seguito del loro atteggiamento, il soprannome di bugianen, oltre a quello di piemuntés, riferito specificamente ai minatori". All'imbocco sud la media della manodopera giornaliera passò da un minimo di 432 uomini nel 1873 a un massimo di 1833 nel 1877.

La popolazione di Airolo, che attorno alla metà degli anni settanta doveva superare nei mesi estivi le 4000 unità, si riassestò poi rapidamente sui precedenti equilibri: 1540 abitanti nel 1891. 

Installazioni da cantiere portale sud

Il cimitero del 1875

Nel 1875 Göschenen si separa da Wassen e costruisce un proprio cimitero. Domenico Negro di Locana, vicino a Torino, è la prima persona a esservi seppellita il 21 luglio 1875 dopo un infortunio mortale in galleria. Delle totali 199 vittime conosciute, in questo cimitero vengono seppellite anche altre persone decedute in galleria ad Airolo e Göschenen. Durante una colletta nel 1880/81 per la costruzione di un monumento, gli ingegneri della Società Ferrovia del Gottardo raccolgono 3499 franchi a Göschenen e 1553 franchi ad Airolo. Poiché le due commissioni non riescono a trovare un accordo, la GBG lancia un progetto per realizzare il monumento a Lucerna. A seguito delle forti critiche espresse a Göschenen e Airolo, la GBG commissiona all'italiano Pietro Andreolotti la realizzazione di un monumento in ognuno dei due cimiteri.

Un operaio ai piedi del monumento dedicato a Favre nel cimitero di Göschenen

Il folletto del tunnel

Se il folletto c'era, per ben tre volte ha giocato un tiro mancino, sia ai semplici minatori, sia ai più bravi specialisti:

1. Nel 1874, due anni dopo l'inizio dei lavori sul lato sud, l'occhio esperto del geologo scoprì, nelle rocce messe allo scoperto dall'avanzamento, tracce di oro puro; la voce giunse anche all'orecchio di manovali e minatori. A quei tempi era ancora vivo il ricordo dei grandi ritrovamenti d'oro in California; nessuna meraviglia che i minatori, a questa notizia, credessero di scorgere dell'oro luccicante in semplici piriti di colore giallo, ne riempissero dei sacchi e cercassero segretamente di metterle al sicuro.
Presto, però, arrivò l'amara delusione, unita agli scherni e alle beffe dei compagni di lavoro.

2. Un altro fatto, invece, avrebbe potuto avere conseguenze funeste, anzi disastrose: lo stesso anno, sul lato nord, si scoprì che l'avanzamento aveva deviato, su un tratto di soli 200 m, di quasi 15 m in senso laterale. Una faccenda incresciosa, che però intelligentemente non venne ingigantita: si murò, semplicemente, la galleria scavata per errore, scoperta fortunatamente prima che fosse troppo tardi.

3. Ma come si spiega che 58 anni dopo la caduta del diaframma (1880) le misure di lunghezza effettuate allora, una volta ripetute, abbiano dato un errore di 5,3 m per difetto? (Proprio per questo si dovette procedere, nel 1939, alla corrispondente correzione dei dati sia nei progetti d'archivio sia negli estratti d'orario).

La stazione di Göschenen

L'edificio originario del 1881 viene sostituito già nel 1884 dalla Società Ferrovia del Gottardo (GBG)
che lo smonta per ricostruirlo ad Airolo. La seconda costruzione, progettata dall'architetto Gustav Moosdorf, è la più importante stazione tra Lucerna e Biasca. I treni devono sostarvi 20 minuti per fare il carico d'acqua e lubrificare i componenti. Il gestore del ristorante della stazione propone ai viaggiatori un menu a tre portate da pagare in anticipo. Stando a quanto si racconta, la sua zuppa è così bollente che quando la si finisce non c'è più tempo per il dessert. 

La stazione di Göschenen, con veduta sulla gola della Schöllenen. Dipinto a olio di Jost Muheim, 1890/91. Direzione del Il Circondario FFS, Lucerna

Göschenen è la località di cambio per il viaggio in carrozza verso la fiorente località turistica di Andermatt. Il momento culminante della storia della stazione è rappresentato dai banchetti del governo svizzero con il Re d'Italia Umberto I nel 1889 e con Vittorio Emanuele II nel 1902.

La stazione e gli impianti di binari sono situati sullo scavo della galleria. 
Immagine ca. 1900, Museo della comunicazione di Berna

Dopo l'apertura della ferrovia del Gottardo viene creato un regolare servizio di carrozze da Göschenen ad Andermatt per i turisti stranieri. Immagine: Michael Aschwanden. Museo Svizzero dei Trasporti.

Göschenen. Ex hotel Göschenen. Vista idealizzata con dependance (in seguito ostello della gioventù e HotelBahnhof). Biglietto da visita del 1885 circa.

Orario dei treni della Ferrovia del Gottardo per l'anno 1902

Chi festeggia e chi meno

L'opera fu conclusa con oltre un anno di ritardo e con un considerevole superamento di spese, penalizzato alla ditta appaltatrice. 

Con l'apertura del tunnel del San Gottardo nel 1882, 
la Svizzera e l'Italia si avvicinano. Illustrazione dell'epoca.

Il 22 maggio il tunnel viene inaugurato con una cerimonia ufficiale. A Lucerna c'è una festa con giornalisti da tutta Europa. Gli autori scrivono: «Se crediamo al giornalista della “Gazzetta Ticinese”, quel 22 maggio a Lucerna c'era un'atmosfera di festa. Alle finestre del centro storico sventolavano le bandiere della Svizzera, della Germania e dell'Italia, dai balconi pendevano nastri colorati e sui davanzali sventolavano gagliardetti colorati con gli stemmi dei cantoni svizzeri. A Lucerna erano presenti 360 ospiti illustri provenienti dall'Italia, 100 dalla Germania e 300 dalla Svizzera, tra cui 5 consiglieri federali». 

I festeggiamenti si svolgono il giorno dopo, il 23 maggio, in Piazza del Duomo a Milano. Il tunnel è una cosa, l'infrastruttura ferroviaria un'altra. Bisogna costruire gallerie di ritorno e ponti. Sulla linea del San Gottardo vengono costruiti 101 ponti ferroviari.

Festeggiamenti ufficilai del 22 maggio 1882 ai due portali

E, con un velo di tristezza, rammentava i festeggiamenti in occasione della caduta dell'ultimo diaframma, il 29 febbraio 1880: Quando hanno terminato il traforo della galleria, hanno fatto una gran festa. D'una parte era un'allegria, ma anche d'un'altra parte faceva compassione, perché c'erano quelli che piangevano i loro cari parenti che hanno perso la vita in galleria.

Il 22-23 maggio 1882 il treno inaugurale transitò da Immensee a Chiasso. Alle manifestazioni di trionfo e di plauso indette ovunque alle stazioni fece da contrasto l'atteggiamento del Canton Uri, che si vedeva svanire gli introiti legati ai transiti sul valico.

Alois Zgraggen (nato nel 1822 a Erstfeld; morto nel 1888) è stato l'ultimo conduttore postale che ha accompagnato una carrozza postale attraverso il Passo del Gottardo.

Il Dovere del 24 maggio 1882 chiudeva così la cronaca: "I poveri paesi urani si tennero invece in maggiore riserbo e la loro festa si manifestò in proporzioni molto più modeste. Quei buoni urani erano abituati alle loro diligenze, alle loro vetture, al taglio delle nevi, e da ciò ritraevano i loro guadagni. Ora temono che l'esercizio della ferrovia debba arrecare loro un grave discapito nelle entrate"

Anche al portale sud l'atmosfera non é migliore

I nuovi posti creati con l'avvento della ferrovia non sostituiscono, nei primi anni, che in misura scarsissima quelli che ha soppresso. Nel 1883 alla stazione di Airolo vi sono in tutto 7 persone: di queste, tre sono di Airolo, le altre provengono dalla Svizzera tedesca, tre, e dall'Italia, una. Gli addetti alla manutenzione della linea sono 15: sette sono nominati e fra essi sei sono gli airolesi; otto, tutti cittadini di Airolo sono assunti a giornata, in dipendenza delle necessità.

Non meraviglia perciò che, in occasione dell'inaugurazione della linea ferroviaria del Gottardo il 1° giugno 1882, mentre i giornali di mezza Europa si affannavano a tesserne i più alti elogi, sfoderando la retorica delle grandi occasioni e i brindisi e le feste si susseguivano un po' ovunque, il municipio di Airolo decideva che «in presenza delle continue ingiustizie che la Gotthardbahn commette a danno del nostro paese ( . .. ) si trova di limitare le ns. manifestazioni all' ornamento del campanile con bandiere, e invitare la musica locale a suonare al passaggio dei treni inaugurali.»
(Archivio Comuinale Airolo, , Risoluzione municipale 941, 1882)

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La strada dei banchi per un airolese é un classico, anzi un must. È la strada che corre in alto sul fianco della montagna lungo tutta la valle Bedretto. È esattamente l'equivalente della strada alta, quella della "famosa canzone" di Nella Martinetti, ma dall'altro versante della valle Bedretto. Oggi in aggiunta un bonus, che si rivela una perla che impreziosisce e di molto il giro, una deviazione al lago di Sabbioni. La strada dei banchi La strada dei banchi rispetto all strada alta presenta delle differenze sostanziali, ha molta poca ombra, é molto meno frequentata e all'apparenza potrebbe risultare più monotona. Per buona parte la strada é costituita da una carrabile che serve per collegare le varie alpi, poi ad un certo punto diventa sentiero, più precisamente in vista dell'arrivo del riale di Ronco che presente l'unico vero e proprio strappo del percorso. Come dicevo la strada dei banchi é un must per un Airolese, in pratica questa strada porta ai pied...

Chasa Chalavaina

Non son solito fare post dedicati agli alberghi, ma questo, come l’ hotel Dakota,  riporta eventi storici e merita una menzione  a parte. Chi entra in questa casa respira la storia e per uno come me non c'é nulla di più entusiasmante L'albergo sulla centralissima piazza di Müstair. Il monastero é a circa 100 passi di distanza Sopra la porta tutta a destra la mia stanza per una notte Nel 1254, la Chasa Chalavaina fu menzionata per la prima volta come locanda.  Questa casa è unica perché rappresenta l'hotel più antico della Svizzera.  1930 (?) La locanda, situata nella strada principale di Müstair, si trova a pochi passi dal monastero di St. Johann, patrimonio dell'Unesco. L'hotel comprende 18 camere, un ristorante, una cucina "colorata" di nero dalla fuliggine e un ampio giardino. Dove un tempo dormivano galline, gatti e capre, oggi ci sono camere per gli ospiti. Le stanze sono in parte arredate con mobili in legno secolari e in tutta la casa si trovano ute...

Il Dazio Grande e la via delle genti

Orson Wells afferma che gli svizzeri in 500 anni sono riusciti a creare ben poco, in particolare: "In Italia sotto i Borgia, per trent'anni, hanno avuto assassinii, guerre, terrore e massacri, ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e che cos'hanno prodotto? Gli orologi a cucù." Orson Wells - Il terzo uomo - fim 1949 Possiamo tranquillamente affermare che gli urani hanno seguito la stessa falsa riga per quanto riguarda il baliaggio di Leventina: in oltre 300 anni sono riusciti “solo” a migliorare la viabilità presso la gola del piottino (e di conseguenza fabbricarci il redditizio Dazio grande) . Le virgolette sul solo stanno comunque a sottolineare la difficoltà di costruire una strada in quel punto, questo senza nulla togliere alla difficoltà nel costruire un orologio a cucù che meritava forse anch’esso sarcasticamente le stesse virgolette nella battuta di Well...

Curon sul lago di Resia

Diciamo subito che io sappia non esistono altri Curon per cui si necessita aggiungere la precisazione “sul lago di Resia”. La scelta di aggiungere l’indicazione del lago é per facilitare la messa a fuoco del lettore. Se poi vogliamo esagerare sarebbe bastato dire “dove c’è la chiesa sommersa ed emerge solo il campanile." Sarebbe poi bastato aggiungere due foto del caso, da due angolazioni diverse e chiuderla lì, verso nuove avventure. Ma sarebbe stato “facile”, superficiale e maledettamente incompleto. Se il campanile compare un po’ ovunque, sulle portiere dei veicoli della municipalità agli ingombranti souvenir (vedi sotto) un motivo ci sarà.  Il classico dei classici. E non é legato all’aspetto “wow” che questo edificio immerso in uno scenario idilliaco suscita alla prima vista, come se si trattasse di un opera artistica moderna. C’è dell’altro. Basterebbe porsi semplici domande, ad esempio come si é giunti a tutto questo? Un inondazione? Una tragedia? Oppure é una semplice attr...

Kyburg e la vergine di Norimberga

Il tempo passa ma per la vergine di Norimberga presente al castello di Kyburg sembra non incidere, ache se poi vedremo che qualche ritocco l'ha necessitato pure lei. Che poi se ne possano dire finché si vuole ma la vera superstar del castello del castello di Kyburg é lei, proprio come aveva ben visto chi l'acquistò proprio per questo scopo «Vergine di ferro» I visitatori del castello si aspettavano sempre di vedere armi storiche e strumenti di tortura.  Appositamente per loro venivano realizzate delle «vergini di ferro». Matthäus Pfau acquistò il suo esemplare nel 1876 in Carinzia per mettere in mostra «il lato più oscuro del Medioevo».  A quel tempo, le forze conservatrici cercavano di reintrodurre la pena di morte, che era stata abolita poco prima in Svizzera. Attrazione turistica È risaputo che la Vergine di ferro fu inventata nel XIX secolo. Non vi è alcuna prova che in una simile cassa dotata di lame e con una testa di donna sia mai stata uccisa o torturata una persona....

Da Campo Valle Maggia a Bosco Gurin - parte II - Da Cimalmotto al passo Quadrella

Sbuco su Cimalmotto dal sentiero proveniente da Campo Valle Maggia verso mezzogiorno. Non mi aspetto di trovare spunti storici altrettanto avvincenti che a Campo, sarebbe impensabile in così pochi ettari sperare in tanto. Eppure.... Vista da Cimalmotto in direzione di Campo Valle Maggia di cui si intravede il campanile in lontananza Ci sono due elementi geologici che caratterizzano questa parte della valle: la frana che domina la parte inferiore e il pizzo Bombögn che sovrasta la parte superiore. Campo Valle Maggia e Cimalmotto sono l'affettato di questo ipotetico sandwich Chi visita Campo e le sue frazioni con occhio attento non può non rimanere esterrefatto dal contrasto fra la bellezza paesaggistica della zona e la ricchezza dei monumenti storici da un lato e la desolante povertà demografica dall’altro. I motivi sono diversi: innanzitutto Campo, al momento dell’autarchia più dura, era uno dei comuni più popolati della Valmaggia (nel XVIII superava i 900 abitanti; nel 1850 erano...

Mosé Bertoni

C'é una piccola sala nel museo di Lottigna, resta staccata dal complesso principale del museo, una piccola sala che per eventi sfortuiti (si con la "s" davanti) sono riuscito a vedere solo di sfuggita. Però quello che sono riuscito a assaggiare nei pochi momenti mi ha affascinato. Il classico ometto nato in un piccolo villaggio in una valle discosta per poi costruirsi una vita tutt'altro che scontata. Un personaggio amante delle tradizioni svizzere e dei principi anarchici, una combinazione piuttosto bizzarra per non dire incomprensibile. Si capisce fin dai primi momenti che si ha a che fare con un personaggio di nicchia, degno di un approfondimento. Mosè Bertoni verso il 1910 Foto F. Velasquez, Asuncion (Coll. priv.) Mosè Bertoni non è un uomo comune. Giovane irrequieto, dai molteplici interessi, impegnato politicamente tra i liberali innovatori e vicino all'anarchismo, a 27 anni decide di «dare un calcio a questa vecchia Europa» . Non è neppure un emigrante comu...