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Ordalie

La beata ignoranza, non finirò mai di ringraziarla; oltre a regalare esperienze da NON ripetere snocciola trovate cui oggi si fa fatica a credere ma sulle quali possiamo, fortunatamente, sorridere. In assenza di serie TV e film di fantascienza la fantasia umana trovava sfogo in questi show in un mix tra "apparizioni celestiali" e "lo show dei record"

La prova del nove

Il giudizio di Dio richiesto in vertenze giuridiche che non si potevano o non si volevano regolare con mezzi umani, praticato dai popoli germanici dell'Alto Medioevo in varie forme: duello giudiziario, prova del fuoco, dell'acqua, della croce, eccetera.

Le vittime venivano annegate nei fiumi, nei laghi e nei pontili dei villaggi, in vasche e barili e persino in ciotole e pentole. A volte venivano legate in un sacco con una dozzina di gatti. Il processo per ordalia era un'antica pratica giudiziaria in base alla quale la colpevolezza o l'innocenza dell'accusato veniva determinata sottoponendolo a un'esperienza dolorosa, o almeno sgradevole, di solito pericolosa. La prova era di vita o di morte e la prova di innocenza era la sopravvivenza.
Disse benissimo Robertson istorico, per ingegno e per erudizione chiarissimo, che fra tutte le istituzioni assurde e bizzarre partorite dalla imbecillità della umana ragione, niuna ve n'ebbe più stravagante di quella, che lasciava alla ventura o alla forza, ed alla agilità delle membra la decisione di punti gravissimi, che riguardavano le fortune e la vita degli uomini. 

Il ragazzo Hans Hegenheim, accusato di furto, viene annegato nella Reuss dal boia di Zurigo (1470)

Miniatura tratta dalla cronaca di Lucerna del 1513, fol 80v. Nota: nonostante il titolo dell'immagine, non si tratta di un "calvario acquatico", ma semplicemente di una punizione corporea, chiamata schwemmen. Nel 1470, il ragazzo Hans Hegenheim fu condannato per furto e per punizione fu gettato nel fiume Reuss legato con una corda e tirato dietro a una barca per una distanza prestabilita (da Peterskapelle a Reusbrücke). Sopravvisse, fu considerato in grado di espiare il suo crimine e visse a lungo.

Definizione

"Si chiama ordalia ogni procedimento a mezzo del quale si suppone di potere impegnare degli esseri soprannaturali a manifestare in un certo modo il loro giudizio su una questione da cui scaturisce una conseguenza giuridica".

Nei paesi e in epoche in cui la disorganizzazione della società umana non poteva contare sulla vigilanza della polizia e la chiaroveggenza dei tribunali, ma in cui, invece, la fede religiosa era generale e assoluta, si ritenne di poter rimettersi al giudizio di esseri spirituali contro la cui volontà, si pensava, nulla poteva accadere nel mondo. 

"Dio, si diceva, farà un miracolo piuttosto di lasciar perire un innocente".

Non sempre presente

Anzitutto, anche ammettendo l'ipotesi d'un Dio la cui volontà intervenga qualche volta nel corso degli avvenimenti della terra, non è assolutamente provato che questa divinità debba intervenire sempre e direttamente in favore dell'innocente minacciato. Per chi riferisce al Dio dei Cristiani, basterà ricordare che la Divinità non intervenne nemmeno quando i Farisei ingiuriavano il Cristo morente dicendogli: "Tu che distruggi il tempio di Dio e che lo ricostruisci in tre giorni, perché non salvi te stesso? Se tu sei il figlio di Dio, scendi dalla croce... Egli ha salvato gli altri e non è capace di salvare se stesso; se è il re d'Israele discenda dalla croce e noi gli crederemo. Pone la sua fiducia in Dio; se, dunque Dio lo anima, che lo liberi adesso"

Caso 1 - L'essere invisibile

Le poche ordalie meno irragionevoli sono dunque, sotto questo rapporto, quelle che implicano sempre la produzione d'un fatto supernormale che suppone l'intervento d'un essere invisibile. Tale era per esempio, la prova la cui descrizione fu fatta dal buddista HinenThang che la vide impiegare nell'India nel VII secolo. Si ponevano l'accusato e una pietra in un fiume. "Se l'uomo affondava e la pietra restava alla superficie dell'acqua, il prevenuto era ritenuto colpevole: se invece avveniva il contrario, era innocente". Per tal modo, l'accusato fosse colpevole o innocente, si esigeva almeno prima di giudicarlo, l'intervento d'una forza "soprannaturale", senza di che si dichiarava nulla la prova.

Caso 2 - Il tradimento

Un marito di Didimoteca (Tracia), dubitando della fedeltà di sua moglie, le propose di confessare la sua colpa, o di toccare un ferro rovente per provare la sua innocenza. Se essa avesse confessato sarebbe stata condannata, se avesse accettato la prova, la sua coscienza l'avvertiva che si sarebbe bruciata. Così andò a trovare il vescovo della città, prelato di valore, e piangendo gli confessò il suo peccato, promettendo di ripararlo. Il vescovo, il quale credeva che il pentirsi restituisse l'innocenza, le consiglio di sottomettersi alla prova senza paura. La donna prese il ferro rovente e fece tre volte il giro d'una sedia senza bruciarsi. Il marito rimase soddisfatto.

Caso 3 - In Africa

La prova del fuoco impiegata nel Benin, dove il prevenuto doveva provare la sua innocenza tenendo tra le mani, per qualche tempo, un ferro rovente, che talvolta un prete gli passava tre volte sulla lingua. 

A Loango si premeva sulla gamba dell'accusato un coltello rovente che doveva raffreddarsi istantaneamente

Presso gli arabi si faceva passare un coltello rovente sulla lingua del prevenuto. Si trova nel "Petit Parisien" del febbraio 1805 che, nella colonia francese dell'Africa Occidentale, è in uso ancora una simile prova!

I Malgasci si servono, per i loro giudizi, d'un potente veleno, chiamato "tangena", di cui parla il Dott. Ramisiray, nella sua tesi di. Laurea: " Croyances et Pratiques médicales de Madagascar" (Paris 1901).

Caso 4 - Ucciso dai fans

Alcuni anni dopo, nel 1098, mentre i crociati erano assediati in Antiochia, un contadino provenzale, chiamato Pietro Barthélemy, propose di sottomettersi alla prova del fuoco, per dimostrare l'autenticità della Santa Lancia da lui scoperta. 
In presenza di tutto l'esercito, egli passò tra due enormi roghi di ulivi secchi che non erano lontani l'uno dall'altro che di un piede soltanto; egli si fermò pure per qualche tempo nel mezzo dell'enorme fornace. Ne uscì incolume eccettuate certe scottature che riconobbe come punizione meritata per dei dubbi di cui la sua anima non era del tutto esente. Quattordici giorni dopo morì per le lesioni ricevute dalla folla che entusiasta si era stretta fortemente attorno a lui; a meno che ciò non fosse avvenuto in seguito alle scottature come affermarono i suoi nemici

Caso 5 - Come un mazzo di fiori

L'ordalia del ferro rovente (judicium ferri candentis) era più in uso di quella del rogo. Cunegonda, moglie di Santo Enrico, duca di Baviera, pur di scolparsi dalle imputazioni di adulterio, tenne nelle sue mani una sbarra di ferro rovente "come se fosse stato un mazzo di fiori".


Il sacerdote benedice il rituale del giudizio divino del ferro incandescente. Rituale Lambacense, Archivio dell'Abbazia di Lambach del XII secolo, raccolta di manoscritti Codex LXXII, f. 72r.

Caso 6 - Posso averne ancora?

Saxo Gramaticus  ci parla di Poppus che volle provare spontaneamente la verità del cristianesimo con la prova del ferro rovente. Il conte Furstenberg accordò a una strega la prova del fuoco; essa doveva fare tre passi tenendo nelle sue mani un ferro incandescente; ne fece sei lentamente e chiese di continuare

Caso 7 - Lo faccio al posto tuo

Verso l'anno 860 la regina Teutberge, nuora dell'imperatore Lotario, fu accusata di una colpa grave. Un suddito si offri spontaneamente di subire per la sua sovrana la prova dell'acqua bollente e, alla presenza di tutta la corte, egli tirò fuori dal liquido un anello benedetto senza riportare alcuna scottatura.

Caso 8 - Bagno degli stregoni

La prova detta "dell'acqua fredda" è, con quella del fuoco, l'ordalia che ha avuto la più grande importanza nella storia della stregoneria. Ecco come si procedeva. Si spogliava interamente il prevenuto, si attaccava il pollice della mano destra all'alluce del piede sinistro, poi, due uomini, tenendolo con una corda, lo immergevano tre volte nell'acqua. Se il prevenuto affondava, come normalmente doveva avvenire, era dichiarato innocente; se al contrario, inesplicabilmente, galleggiava durante uno spazio di tempo considerevole, da dieci a quindici minuti, lo si dichiarava colpevole.

Caso 9 - Un caso molto recente

La prova dell’acqua fu applicata extragiudizialmente a pretesi stregoni parecchie volte nel Montenegro e in Erzegovina in pieno XIX secolo e nel 1836 nel villaggio di Cenova vicino a Danzica.
Colà, una vecchia donna fu accusata di aver lanciato un sortilegio su un uomo che si era ammalato. Minacciata dalla folla che le intimava di "levare il malefizio" alla supposta vittima e di restituirle la salute, la vecchia rispondeva, naturalmente, che non era in potere né di lanciare né di levare malefizi. Allora fu presa a bastonate, poi andata a mare, inesplicabilmente galleggiò: allora non si ebbe più alcun dubbio che era una stregona e fu uccisa. I responsabili di questo assassinio furono condotti a Danzica e consegnati alla giustizia.


Nel suo trattato scritto nel 1584, Hermann Neuwalt respinse come superstizione il test dell'acqua proposto da W. A. Scribo-nius per i sospettati di stregoneria e sortilegio. Il frontespizio mostra questo "bagno delle streghe", in cui il Fran di sinistra, che rimane in acqua, riesce a purificarsi - al contrario di quello di destra, che è affondato.


Il sacerdote benedice il rituale del giudizio divino della prova dell'acqua. Rituale Lambacense, Archivio dell'Abbazia di Lambach del XII secolo, collezione di manoscritti Codex LXXII, f.64v.

Caso 10 - La prova della bilancia

La prova della bilancia era regolata così. Si pesava una prima volta l'imputato, poi si ripeteva la stessa. operazione dopo di avere indirizzato uno scongiuro al dio: l'innocente doveva allora essere trovato più leggero della prima volta. 

In Europa, soprattutto in seguito all'idea ammessa a priori, che gli stregoni erano leggeri per la loro natura, bastava, il più sovente, constatare se il peso di una persona non era assolutamente sproporzionato con l'altezza. Ma è appena necessario dire che per essere riconosciuto stregone, occorreva una sproporzione enorme di peso: per esempio che un uomo di statura media invece di pesare 60 o 70 chili circa, non pesasse che dieci o venti chili

Una infinità di documenti che si hanno a questo proposito dimostrano ciò chiaramente. Nel famoso processo di Szégedin, nel 1728, si bruciarono vivi tredici stregoni i quali messi in acqua erano rimasti alla superficie come pezzi di sughero; erano stati pesati prima e non avevano superato il peso d'una mezza oncia

Nel secolo XVIII esisteva a Ondewater, in Olanda, l'uso di pesare su una grande bilancia della città, le persone accusate di stregoneria: la maggior parte si presentavano spontaneamente. Si facevano spogliare. Una levatrice diplomata serviva da teste con due uomini incaricati della pesatura. Lo scabino e il cammelliere dividevano, con questi tre singolari funzionari, i sei fiorini e dieci soldi pagati dagli individui che chiedevano la prova e ai quali 

si rilasciava un certificato comprovante che il loro peso era proporzionato alla statura e che non avevano nulla di diabolico nel loro corpo. 

Questo certificato non era caro poiché li preservava dal supplizio del fuoco.

Caso 11 - Sonnambulismo

Ugualmente la prova della bilancia ha delle analogie con le esperienze fatte da scienziati contemporanei sul cambiamento di peso di certi soggetti per alcuni minuti soltanto. Il processo verbale delle sedute medianiche, che ebbe luogo a Milano nel 1892 con Eusapia Paladino, ci dice che questo medio, essendo stato pesato a parecchie riprese soltanto a pochi minuti di distanza e con tutte le precauzioni necessarie per impedire frodi, dal suo peso normale di 62 chili cadeva a quello di 52. Siccome gli sperimentatori avevano espresso il desiderio di ottenere il fenomeno opposto, la bilancia sali sino a 72 chili. Questa esperienza fu ripetuta in cinque sedute diverse.

Questi fenomeni non si producono soltanto nello stato sonnambolico più o meno completo, come pare ritenga il Kerner, ma sempre con individui che hanno certe particolarità, altri diranno anormalità, psicofisiologiche: individui dai quali derivano gli estatici, gli stregoni, i soggetti ipnotici, i medi.

"Lo stato sonnambolico, scrive F. T. Gorres, il portavoce del misticismo cattolico moderno, libera spesso il corpo dalle leggi di gravità, come si è notato parecchie volte.

Caso 12 - Prova della bibbia

La prova della bilancia era talvolta fatta nel modo seguente: si metteva in uno dei piatti una Bibbia, nell'altro il prevenuto. Se quest'ultimo era meno pesante veniva condannato. Il Dr. Regnault scrive a queste proposito: "Era dunque ammesso che ogni persona più leggera di una Bibbia di chiesa era seguace di Satana".

Non è con tale semplicismo innocente che si possono comprendere e risolvere questi problemi perturbanti della storia! Come si può pensare che i nostri padri non capissero subito che non poteva esservi dubbio per considerare invariabilmente come stregoni i nani?

Nessuna Bibbia di chiesa si avvicina al peso di 25 chili; i più grossi di questi volumi possono pesare una diecina di chili, ciò che costituisce già un discreto peso. Non vi è che provare per convincersene.

Caso 13 - Gli isterici

L'immensa maggioranza degli isterici hanno tutto un lato del corpo insensibile. Più spesso il sinistro che il destro. Si può tagliarli, pungerli, bruciarli, essi non sentono nulla. Meglio ancora, questi punti assolutamente insensibili sono così male irrigati che, quando sono feriti non esce una goccia di sangue. Gli ammalati sono talvolta molto fieri di questa immunità e si divertono a conficcarsi dei lunghi aghi nelle braccia e nelle gambe.

Caso 14 - Il giudizio della bara

Ecco il primo fatto (avvenuto, come abbiamo detto, nel 1628) così come fu descritto da M. John Maynard: "Essendo stata fornita la prova della morte di Jane Norkott, seria e venerabile persona, il ministro della parrocchia di Hestfordshire, dove l'assassinio avvenne, dopo aver prestato giuramento depose che, essendo stato esumato il corpo alla presenza dei quattro accusati, ognuno fu richiesto di toccare il cadavere. La moglie d'Okeman cadde in ginocchio e supplicò di dare una testimonianza della sua innocenza. 

Essa allora toccò il cadavere; dopo di che la fronte del defunto, prima livida e cadaverica, a poco a poco si coprì d'un roseo colore vivo e fresco e il morto aprì uno dei suoi occhi e lo rinchiuse. 

Ciò avvenne per tre volte; aprì anche tre volte il dito anulare, lo richiuse e del sangue cadde dal suo dito a terra". Questa deposizione sembra esser stata accolta con qualche perplessità dal giudice, Sir Nicholas Hyde, il quale chiese al testimonio se all'infuori di lui nessun altro avesse visto queste cose. Il teste rispose di non poter dire ciò che avevano visto gli altri, ma riteneva che la compagnia avesse visto questo fatto.

Egli indicò specialmente suo fratello, ministro in una parrocchia vicina, il quale confermò in ogni punto la deposizione. I cambiamenti e i movimenti attribuiti al cadavere sono troppo pronunziati, o prolungati o ripetuti, perché si possa facilmente supporre che i testimoni avessero avuto le traveggole per vedere ciò che non esisteva. 

Caso 15 - La lingua

Durante il regno di Unnerico, re dei Vandali, scoppiò una persecuzione degli Ariani contro i Cattolici nell'Africa gotica.
Siccome la città di Tipasa, distante alcune miglia da Cartagine, rimane fedele a Roma, Unnerico vi manda un inviato militare che, adunati i Cattolici nel Foro, alla presenza della folla accorsa da tutte le parti, fece tagliare la mano destra e strappare la lingua a tutti coloro che non riuscì ad intimidire. 

Ma, ecco, che i coraggiosi martiri, tra lo stupore generale, continuarono a parlare senza lingua. 

E' facile immaginare l'impressione che questo fatto produsse nella città; tutti vollero vedere il prodigio, tutti poterono accertarlo.

A Costantinopoli, vi è un filosofo neoplatonico e cristiano, Enea di Gaza, che Gibbon definisce "un testimonio sapiente e profondo, disinteressato e spassionato", il quale parla così dei martiri: "Io li ho visti e li ho intesi; indagai accuratamente come poteva formarsi una voce articolata senza l'organo della parola; mi servii della vista per controllare ciò che risultava dall'udito; aprii loro la bocca e constatai che la lingua tutta intera era stata completamente strappata dalla radice, cosa che i medici in generale dichiarano mortale". Lo storico Procopio ne parla pure dopo averli visti. Vittorio di Tumone rileva che "tutta la città imperiale può attestare questo fatto".

Ascoltate le parole di un altro autore di quel tempo, Marcellino: "Unnerico fece tagliare la lingua ad un giovane cattolico, muto dalla nascita; subito si mise a parlare ed a lodare Dio.

Vidi a Costantinopoli parecchi membri di questo gruppo sacro: tutti con la lingua strappata, parlavano tuttavia perfettamente... Al contrario, due di questi mutilati, avendo commesso una grave fornicazione, perdettero immediatamente per sempre la parola".

Caso 16 - Insensibilità

Riscontriamo spesso dei casi di anestesia totale. Il corpo intero è insensibile. Mi ricordo di aver visto una giovane donna di 19 anni, che in un momento di tristezza si gettò da un quarto piano. Essa si ruppe le due cosce. Mentre la trasportavano all'ospedale, rideva e si divertiva a togliere i frammenti delle ossa rotte. Per un altro, ciò sarebbe stato un orribile supplizio".

Caso 17 - I fachiri

D. Hykmet ha assistito agli esempi dei dervisci Ronfaj, a Tripoli di Barberia, e a Bassova e, grazie alla sua qualità di mussulmano, ha potuto esaminarli da vicino... 
Essi prendono un'asta di ferro sporca, arrugginita, dello spessore del mignolo, della lunghezza di un metro circa, che appoggiano alla regione cervicale vicino al muscolo esterno mastoideo e con un colpo brusco, lo fanno passare dietro il pomo d'Adamo tra la laringe e i muscoli prevertebrali e uscire dall'altro lato. Si sa che la regione prevertebrale è provvista di un tessuto cellulare poco denso e non vascolare. Per una mezz'ora e anche per un'ora passeggiano nel bazar portando quest'asta così fissata. 

"Un eminente missionario, Padre Huc (1818-1860), attraversando la Tartaria, incontrava una folla di pellegrini che si recavano al convento dei lama di Rache Tchusin e veniva a conoscenza che lo scopo del pellegrinaggio era quello di assistere a ciò che 

un lama Botke si proponeva di fare, e cioè aprire il ventre, estrarne gli intestini, porli dinanzi a sé per poi ricollocarli come nulla fosse nella loro posizione normale.

"Questo spettacolo per quanto atroce e disgustoso - dice Padre Huc - è tuttavia comunissimo nei conventi di lama della Tartaria. Il Botke che vuol dimostrare la sua potenza si prepara a quest' atto terribile con lunghi giorni di digiuno e di preghiera. Durante questo tempo egli deve astenersi da ogni comunicazione con gli uomini e imporsi il silenzio assoluto. Quando il giorno è arrivato, la moltitudine dei pellegrini si riunisce nel cortile del convento e un grande altare è innalzato davanti la porta del tempio. Infine appare il Botke.

Fachiro a Varanasi (India), 1907.

Egli avanza gravemente tra le acclamazioni della folla, si siede sull'altare e estrae dalla sua cintura un grande coltello che posa sulle ginocchia. Ai suoi piedi, numerosi lama disposti in circolo, cominciano le terribili invocazioni di questa spaventosa cerimonia. 
Man mano che la recita delle preghiere progredisce si vede il Botke tremare e entrare gradualmente in convulsioni frenetiche. I lama si abbandonano con forza alle invocazioni; le loro voci si animano, il canto precipita disordinatamente, ed il mormorio delle preghiere si tramuta in gridi ed in urli.
Allora il Botke scioglie la sua cintura, afferra il coltello sacro e squarcia il proprio ventre in tutta la sua lunghezza. Mentre il sangue scorre da tutte le parti, la moltitudine si prosterna davanti a quest'orribile spettacolo e interroga questo estasiato su questioni e cose occulte, sul futuro, e sul destino di alcuni personaggi. Il Botke dà a tutte le domande delle risposte che sono considerate da tutti come oracoli.

Quando la devota curiosità, dei numerosi pellegrini è soddisfatta, i lama riprendono con calma e gravità le preghiere. Il Botke raccoglie nella sua destra il sangue della ferita, lo porta alla sua bocca, vi soffia tre volte e lo butta in aria provocando un grande clamore. Rapidamente passa la mano sulla ferita e tutto ritorna allo stato precedente senza che gli rimanga di questa diabolica operazione la minima traccia, tranne un estremo abbattimento".

Caso 18 - Incombustibilità

Qualche caso di cui parliamo concerne Caterina da Siena. Tra l'altro, una volta era inginocchiata in chiesa; una candela, cadde sulla sua testa mentre era in contemplazione, e non si spense che dopo essersi bruciata tutta, senza nemmeno sciupare il suo velo. Questo fatto fu attestato dalle sorelle Lisa, Francesca e Alessia, che erano presenti. Un altro giorno, essendo caduta in estasi in cucina, cadde con la testa sui carboni accesi di cui ve ne erano una grande quantità: poco dopo la si trovò così; essa non era stata bruciata.


Bernardina, la giovane contadina che fu la prima causa della devozione alla Vergine di Lourdes, si recò un giorno nella famosa grotta munita d'una grande candela accesa.
Essendosi inginocchiata si mise a pregare e cadde in un'estasi a lei familiare.
Poco dopo le sue mani giunte, essendosi spostate, si posero sulla fiamma, e tutti videro che per lungo tempo le fiamme lambirono le dita. Bernardina non fu bruciata.

Santo Epifanio, dottore della Chiesa, nel suo "Panarium", non teme di riconoscere che 

preti egiziani si gettavano in una caldaia, d'acqua bollente e ne uscivano freschi e svelti come prima della loro immersione. 

Attribuiva questo prodigio a delle droghe con le quali i preti si sarebbero spalmati il corpo,

"I Roufay prendono un piatto di ferro, lo fanno arroventare, lo prendono con le due mani, lo mettono sulla testa e ve lo tengono finché si raffredda, un quarto d'ora circa. I capelli si bruciacchiano, ma la pelle non si brucia, l'epidermide è semplicemente verniciata".

Paolo Bert vide un Kabile leccare con delizia una pala arroventata.

"I " chamans" consacrati dallo Spirito del fuoco che si chiama Klesatphililamas, saltano su dei roghi, si dondolano sulle fiamme appesi ad una corda, ingoiano della brace, tengono in bocca dei ferri roventi, ecc. Un'altra prova più meravigliosa è quella di aprirsi il ventre, in modo che gli intestini ne escano e pendano fino al suolo".

Un altro ne esce con un carbone infiammato, grosso come un uovo di gallina, incollato alla sua gamba, e parla per otto o dieci secondi con gli astanti senza esserne disturbato, infine lo avvertono, e se ne sbarazza".

Caso 19 - Chiaroveggenze

Ci rimane d'occuparci d'una classe di fenomeni sopranormali che si ricollegano alle ordalie propriamente dette nel senso che hanno un carattere giudiziario o almeno poliziesco; soltanto, invece di essere destinati a stabilire se un individuo, già prevenuto, sia innocente o colpevole, hanno per fine di scoprire il delinquente, se ancora non lo si conosce, o di scoprire dove si nasconde, se è conosciuto; o ancora di trovare gli oggetti rubati, il corpo del delitto.

 Ne risulta che, nei "giudizi di Dio", l'imputato è il protagonista della prova ordalica, mentre nelle prove di cui ci occuperemo, si ricorre ad uno o più soggetti che con le loro facoltà sopranormali, mettano la giustizia sulle tracce del colpevole e del corpo del reato

 Queste operazioni sono d'una usanza antica e generale come il "giudizio di Dio" propriamente detto. E anche, mentre questi ultimi sono quasi scomparsi dappertutto tranne presso qualche popolo selvaggio, la ricerca del colpevole e del corpo del delitto con mezzi sopranormali continua ad essere praticata, benché non ufficialmente e piuttosto clandestinamente, in certi casi, da agenti di paesi civili.


L'Abissinia merita un posto speciale in questa relazione, essendo il solo paese non selvaggio e cristiano nel quale ancora oggi queste specie di prove vengono praticate correntemente e ufficialmente.

L'ingegnere svizzero Ilg, ministro degli affari esteri dell'imperatore Menelik, in un'intervista con un redattore della Neue Zuricher Zeitung (1903) riferita allora da alcuni giornali, diede delle informazioni molto interessanti sugli stregoni Lobachas, leibachas, o lebachas, scopritori di criminali in Etiopia.

Questi sono dei bambini di dodici anni, che vengono messi in stato ipnotico; in questo stato scoprono i criminali rimasti sconosciuti e gli oggetti rubati.

Ilg parla di molti casi veramente notevoli di cui personalmente ebbe la cognizione. "In un incendio doloso ad Addis-Abeba, dice, fu chiamato il lobasha sul posto. Gli si fece bere in una coppa del latte mescolato con un po' di polvere verde, dopo di che gli diedero da fumare la pipa, dove era stata messa della polvere nera. Il bambino cadde in stato ipnotico e, dopo qualche, minuto, si rialzò bruscamente e cominciò a correre verso Harrar. Corse senza interruzione per sedici ore. I corridori di professione si stancarono di seguirlo. Presso Harrar, il lobasha lasciò bruscamente la via, entrò in un campo e toccò con la mano un Galla che stava lavorando; il Galla confessò il suo crimine.



Pare anche che sia accaduto che dei ladri abbiano pagato il lobacha affinché questi designasse un innocente al loro posto. Abbiamo visto nelle prigioni di Addis-Abeba un lobacha accusato dai suoi colleghi d'avere ingiustamente indicato quale responsabile d'un furto commesso da lui stesso, un disgraziato.

Caso 20 - Il savonarola

Anche il famoso frate domenicano protagonista nella Firenze di Lorenzo il magnifico fu sottoposto ad ordalia prima dio venir processato

Savonarola era stato scomunicato e anche i suoi seguaci volevano sapere se fosse un profeta o un impostore. A lanciare la sfida il 7 aprile 1498  furono proprio i francescani, che si dissero disposti ad attraversare, in andata e ritorno, uno stretto corridoio tra due alte palizzate di legno infuocato e imbevuto d'olio e invitando il frate a fare lo stesso. Savonarola accettò la sfida ma delegò un confratello.


Girolamo Savonarola by Fra Bartolommeo (1497)

In Piazza della Signoria tutto era pronto: frati, tifoserie e cataste di legna, ma francescani e domenicani continuavano a procrastinare l'inizio con cavilli e pretesti finché non si scatenò su Firenze un forte temporale che infradiciò i partecipanti e, soprattutto, la legna per il fuoco. L'ordalia fu annullata dimostrando agli occhi del popolo che Savonarola non era un profeta né un protetto da Dio.
La pioggia non spense gli animi e il giorno dopo ci fu l'assalto al monastero di San Marco con l'arresto di Savonarola.


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Giacomo Mottino, un nome che nei miei paraggi rievocherà il cognome Mottini, piuttosto presente sul territorio (ne abbiamo nel comune di Airolo e Quinto, in particolare nella frazione di Altanca). Come ho modo di leggere nelle pagine riportate dagli storici svizzeri il Mottino si rese protagonista in eventi nel momento caldissimo in cui gli svizzeri erano al centro del mondo, (da me nominato l’era delle picche ) giusto prima della epica battaglia di Marignano , alla quale però non prese parte perché morì nella battaglia di Novara due anni prima. Lasciamoci quindi cullare da queste epiche righe che danno modo a noi abitanti di una vallata di gonfiarci il petto e creare qualche canzone a mó di sfottò hockeystico Giacomo Mottino   Due mercenari alla battaglia di Novara del 1513. In questa battaglia ci furono svizzeri sui due fronti e Giacomo Mottino di Leventina fu un protagonista di primissimo piano  Dal Dizionario leventinese Personaggio storico illustre ma pressoché ignoto in ...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 1 - L’uomo col gozzo

Festeggiare il tempo che passa é deleterio, così come passare il giorno del proprio compleanno lavorando é umiliante. Lavoriamo una vita intera, evitiamo di farlo anche il giorno in cui tutti ci dicono "Auguri! E ora torna a lavorare!" Ma che senso ha festeggiare il proprio compleanno quindi? Spesso si dice che dagli anta in su andrebbe passato in sordina. Potrebbe però essere la possibilità di aggiungere un giorno di libero con la scusa di autocelebrarsi. Da qualche anno infatti (la prima volta fu a Vufflens le Château ) in corrispondenza di questa ricorrenza, ho preso l'abitudine di farmi un regalo, a dire il vero me ne faccio in continuazione, organizzare trasferte per alimentare le mie passioni sono gesti d'amore verso se stessi. Ogni anno cerco di organizzare una gita particolare, fuori dagli standard, magari approfittando che sia in un normalissimo giorno in cui tutti il resto del mondo (o quasi) sta lavorando. Tra gli obiettivi li nel cassetto una chiesa che h...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 4 - Le tre colonne

Ci vogliono pochi minuti dalla chiesa di San Giulio alle famigerate tre colonne nella campagna di Roveredo. La mia prossima tappa é semplice, spartana dal lato concreto ma carica di significati. Le tre colonne Ci sono tre colonne nella campagna di Roveredo, un collega originario di li mi ha riferito che quando hanno costruito l'autostrada hanno previsto una curva per preservare il sito. Tutto per tre piccole colonne, anzi, avanzi di colonne.... Le tre colonne di Roveredo Incrocio due signore a qualche centinaia di metri dal posto, scambio due parole, sono tentato di chier loro cosa sanno in proposito ma non lo faccio. Avrò modo di scoprire più tardi che le persone del luogo sono tutti a conoscenza della loro presenza e spannometricamente della loro funzione. Nessuno però sa indicare con precisione cosa si svolgeva. Sulla sinistra si intravedono i resti delle tre colonne Dopo pochi minuti giungo in vista del luogo. È a qualche metro dalla strada che costeggia il fiume e che una volt...

Il monastero di Claro

“Posso farle una domanda?”- era da parecchio tempo che aspettavo questo momento, quello di porre una semplice domanda, molto probabilmente ingenua dal punto di vista della monaca di clausura che si appresta ad ascoltarla, ma così carica di significati per me. Sarei però un folle a riportare qui il punto apice della mia visita al monastero benedettino di Santa Maria assunta sopra Claro , questo il nome ufficiale che per motivi di scorribilità della lettura non ripeterò più in maniera completa  Il monastero da un depliant presente al monastero. La zona aperta al pubblico é assai limitata, consiste nella terrazza che da sulla valle (tutta a sinistra) con annessa chiesa e localino per gli acquisti (vedi sotto) L’itinerario odierno parte e finisce nell’abitato di Claro, ridente agglomerato ai piedi del monastero. Prima di salire al monastero faccio un giro alla ricerca dei luoghi di interesse in paese. Mentre cammino per i vicoli noto gente indaffarata: un'intera famiglia sta partecipan...

Glorenza

Approfitto della mia tre giorni in "estremo oriente" (con le dovute proporzioni), per penetrare in Italia, o meglio ancora nel ambiguo territorio della Val Venosta. Dopo aver visitato Curon mi sposto a sud per visitare Glorenza. Glorenza é affascinante per una sua caratteristica che difficilmente si riscontra nei villaggi nelle Alpi: le sue mura. Quando si entra da una delle sue tre porte si ha la voglia di scoprirne ogni angolo, di non lasciarsi sfuggire l’occasione di sentirsi catapultati in un altra epoca ad ogni passo che si fa. Per dare un’immagine dell’urbanistica della cittadina la miglio soluzione é dall’alto.  Foto scattata all’esterno del museo storico di Glorenza Ma non bisogna fantasticare troppo, avere la testa tra le nuvole potrebbe diventare estremamente pericoloso, meglio guardare chi arriva, soprattutto dai due assi principali che tagliano la cittadina; se una volta era cavalli oggi i tempi di reazione devono essere più scattanti, perché chi sopraggiunge po...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 2 - Il Dio di lamiera

Il tragitto in postale tra Mesocco e Roveredo dura pochi minuti, non c'é nemmeno il tempo di sentiere le emozioni della prima tappa scendere che già si giunge nella ridente capitale della Moesa.  Roveredo Roveredo ha preso il suo nome dai folti boschi di rovere che lo circondano. Negli antichi documenti troviamo spesso le impronte del sigillo di Roveredo. Il più antico porta la data del 1615 e non rappresenta altro che un rovere con sei rami, tre per lato, armonizzati in uno stemma. Attorno sta la dicitura “Sigilium Roveredi Comunitatis”. Roveredo (GR): casa Zuccalli con i suoi graffiti risalenti alla metà del sedicesimo secolo. Nella foto il graffito presente sulla facciata della casa risalente alla metà del sedicesimo secolo riscoperto e restaurato. Al primo piano, dopo un restauro parziale eseguito dal restauratore Marco Somaini nel 2004, possiamo ammirare  il dio greco Hermes dai piedi alati, messaggero degli dei e protettore dei mercanti (il dio Mercurio romano) e i...

Insulti e similitudini in dialetto di Airolo

La globalizzazione sta standardizzando tutto, siamo in balia di un appiattimento generale, insulti compresi. Quelle belle chicche di nicchia, sortite da personaggi estremamente arguti e salaci rischiano di andare perse. E sarebbe un peccato, perché almeno gli insulti possono essere riutilizzati con una certa frequenza. Quotidianamente. Ma farlo con una certa estrosità non ha prezzo, insulti talmente fini ed elaborati che potrebbero nemmeno essere capiti dai destinatari. Un rischio che va corso. Assolutamente. Detto questo mi permetto di snocciolare una serie di affermazioni, rigorosamente di Airolo e dintorni,  da sfoggiare nel momento giusto, imperativamente, la gente va insultata con regolarità, il rischio é quello di perdere questo meraviglioso patrimonio.  Leggere e propagare Mocciosi che ciondolano sulla via principale di Airolo, sanababicci Difetti fisici (dalla nascita, malattia o dall’invecchiamento) U pèr un ğatt tirò fò d'um büi : é malconcio, fa pietà; letteralmente...