01. Nicolao della Flüe
Non tanto per la questione spirituale ma per il lato "mollo tutto e vado a vivere per i fatti miei in perfetto isolamento". Non é da tutti, ci vuole coraggio, ma più passa il tempo e più riesco a condividere questa posizione.
Una cosa simile la fanno quelle famiglie che dopo anni passati in città nel terziario mollano tutto e vanno a ritirarsi una casa/baita diroccata in qualche valle per vivere di pastorizia. Certo tra questi due c'é ancora un bel divario, isolamento completo é isolamento completo.
E sta proprio qui il problema principale degli eremiti; ancor più che la grande sfida di vivere in maniera completamente autosufficiente c'é il lato psicologico di dover vivere completamente isolati.
Sempre per restare nell'esempio noto Nicolao quando tornò da Liestal decise di ritirarsi in montagna, e sarebbe rimasto isolato, forse sarebbe anche morto se dei cacciatori non l'avessero trovato. Ormai scoperto e vittima di diversi visitatori decise di trasferirsi in un eremo ma vicino al villaggio in cui era cresciuto .
02. Simeone eremita
Simeone (390-459) visse oltre trent'anni in cima a una colonna (e quindi fu soprannominato "lo Stilita").
A tredici anni smise di fare il pastore per entrare in un monastero. Dopo un lungo e doloroso noviziato, durante il quale più volte rischiò di morire a causa della severità delle pratiche ascetiche cui si sottoponeva, fissò la sua dimora su un monte distante una trentina di miglia da Antiochia
Simeone cercò un'eminenza rocciosa sui pendii di quello che ora è lo Montagna Sheik Barakat e decise di rimanere in uno spazio avente meno di 20 metri di diametro. Una moltitudine di pellegrini iniziò ad accorrere per chiedergli un consiglio o una preghiera e questo disturbò molto Simeone in quanto non gli lasciava più tempo sufficiente per la preghiera. Questo lo condusse ad adottare un modo nuovo di vivere.: sali su una colonna dapprima alta tre metri e poi innalzata a quindici, dove trascorse trenta estati e altrettanti inverni. Alla cima del pilastro era situata una piattaforma grande non più di 4 metri.
È stato affermato che, poiché pensò di non essere capace di scappare dal mondo in orizzontale, decise di fuggire in verticale.
L'abitudine e l'esercizio gli consentirono di perseverare in tale pericolosa situazione senza paura o senso di vertigine e di sperimentare le diverse posizioni di preghiera. Egli talvolta pregava in posizione eretta con le braccia aperte a forma di croce, anche se la sua pratica più frequente era quella di piegare il suo scheletro macilento dalla fronte ai piedi. Uno spettatore curioso, dopo avere contato 1244 ripetizioni di queste "flessioni", desistette dal contarle.
Il progredire di un'ulcera alla coscia potrebbe aver accorciato, ma non troppo disturbato, questa sua esistenza celestiale; e il paziente eremita morì senza esser sceso dalla colonna!03. Antonio abate
Il celeberrimo Antonio abate (250 ca.-356), di cui conosciamo bene la vita grazie alla biografia scritta dal discepolo Atanasio, nacque a Coma, sulla riva sinistra del Nilo, intorno all'anno 250. Nonostante fosse di famiglia agiata, preferiva alle feste e ai banchetti il lavoro e la meditazione.La sua fama di anacoreta si diffuse così tanto che fu costretto a cambiare varie volte dimora per sfuggire alla ressa di quanti accorrevano a lui per chiedere consiglio e per vederlo.
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