Che il Ticino fosse l'osso ambito da Confederati e Lombardi é noto. Ancor più che del Ticino intero le mire principali di allora era il controllo dei passi e di conseguenza delle vie commerciali e di transito per gli eserciti. La Leventina strettamente collegata con il Passo del San Gottardo era in testa alla lista dei desideri, non da meno Bellinzona, chiamata anche la chiave delle Valli.
Poster per incitare l'arruolamento nell'esercito svizzero, fu usato per entrambi i conflitti mondiali
Ancora nel medioevo Bellinzona diventò Svizzera definitivamente e secoli più tardi si aggiunse anche il resto del Cantone. Nulla ha più minacciato questa appartenenza fino almeno alla seconda guerra mondiale dove dopo pochi mesi dall'inizio delle ostilità, più precisamente dal 25.06.1940, giorno di resa della Francia, la Svizzera si trova completamente circondata dalle forze dell'asse. Ci si stava preparando in fretta e furia a resistere ad una possibile invasione. Nome dell'operazione dell'invasione: operazione Tannenbaum (albero di Natale)
Operazione Tannenbaum: le manovre previste per l'invasione della Svizzera, le due direttrici principali puntano su Berna e Lucerna
Per quel che riguarda il nostro Cantone Ticino le direttrici di invasione erano diverse ed entravano un po' da ogni settore
Piano di invasione del Ticino 1940
Molte direttrici poi confluivano a nord del Cantone, in particolare verso il passo del San Gottardo, una direttrice direttamente dalla valle Leventina, una seconda da Fusio (passo Naret?) e una terza salendo dalla Val Formazza fino al passo San Giacomo.
In particolare ci si aspettava una forte invasione dal passo del San Giacomo, Mussolini aveva fatto trasportare fino a pochi metri dal passo dei vagoni ferroviari. Una chiara provocazione, come a dire "se porto su dei vagoni posso tranquillamente portare su cannoni ed esercito"
La provocazione di Mussolini sul passo San Giacomo
Per proteggersi da questa invasione il piano degli Svizzeri era quella di ritirarsi sulle Alpi e da li, nel ridotto nazionale, resistere ad oltranza al nemico.
In blu l'ultimo baluardo che in sostanza corrisponde alle Alpi, lungo tutto il corso delle Alpi svizzere, sa Saint Maurice (VS) a Sargans (SG) sono disseminati fortificazioni
Sul passo nel San Gottardo diverse fortificazioni scavate nella montagna , e in particolare diversi obici pronti ad essere puntati sulle possibili direttrici di attacco nemico
Obice puntato verso occidente, il passo San Giacomo a 14km di distanza sarebbe stato di sua competenza
Campo di azione per i cannoni orientati a Ovest, si noti nel cerchio giallo il passo del San Giacomo perfettamente al centro
Malgrado le poco promettenti affermazioni di Goebbels "
I piccoli Stati sono cianfrusaglie per l'Europa e devono essere liquidati il più rapidamente possibile" o quelle dello stesso Hitler "
Uno Stato come la Svizzera non é altro che un bubbone pieno di pus per tutta l'Europa" l'attacco previsto non avverrà mai, il motivo non é del tutto chiaro, forse Hitler aveva puntato gli occhi sella Gran Bretagna e la Russia.
Il passo del San Giacomo invece sarà una delle vie intraprese da parte dei partigiani in fuga dai rastrellamenti nazisti,. Siamo verso la fine della guerra, i partigiani hanno creato per poche settimane la repubblica dell'Ossola ma sono poi costretti a subire la dura reazione dei nazisti.
"Per i partigiani, sfuggiti alla “tenaglia” prevista dal piano tedesco, non restava che cercare la salvezza nella vicina Svizzera. Con loro anche i membri del governo attraverso il Passo di San Giacomo abbondantemente innevato il 22 ottobre 1944 ripararono nel Ticino preceduti da una cinquantina di prigionieri fascisti e da una ventina di militi del “Folgore”, tra cui una donna, catturati dalle retroguardie partigiane negli ultimi disperati combattimenti di qualche giorno prima"
L'arrivo dei partigiani e più in particolare delle partigiane ad Airolo surriscalderà gli animi dei leventinesi, poche volte infatti capitava di vedere in cima alle valli alpine donne agghindate e truccate come le ossolane che provenivano dalle rive del Lago Maggiore, ma questa é un altra storia
Settimanale satirico «Nebelspalten»: Le nostre montagne «sputafuoco». Reminiscenza delle esercitazioni militari in montagna, 1909 (Biblioteca nazionale svizzera)
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