Nella primavera 2022 un mio grande sogno si é avverato, mi sono recato nella città su cui tanto avevo letto e su cui avevo tanto fantasticato: Roma.
Tra le moltissime foto scattate una mi rimase impressa, era quella riguardante i musei vaticani e raffiguranti la scuola di filosofia. Ho preso anche una cartolina con questo soggetto all'uscita. Mentre tutti sono portati ad osservare i due i filosofi che svettano belli dritti in cima alle scale non può non sfuggire il personaggio un po' buttato la, con una tunica azzurra e completamente solo a metà scalinata. In data odierna ho avuto modo di capire di che personaggio fuori dal comune fosse: Diogene il cinico
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Diogene il cinico più o meno al centro della scena. Di certo non si contraddistingue già qui per la sua compostezza. Nel 350 a.C, viveva a Corinto Diogene il Cinico, un filosofo considerato da molti un folle per il suo pensiero radicale e le sue azioni poco convenzionali, Diogene riteneva che gli uomini fossero schiavi delle abitudini e della necessità di apparire sempre civilizzati. Secondo il filosofo l'unica felicità era riscontrabile nell'abbandono delle ipocrisie dell'ordine e della civiltà. Per dimostrare la sua tesi, Diogene abbandonò ogni comodità e avere, vivendo alla giornata per le strade della città e dormendo dentro una botte. Per superare ogni barriera sociale, si esibiva in atti osceni come la libera masturbazione nelle piazze cittadine, defecava nel teatro cittadino e lanciava insulti a coloro che vivevano schiavi delle loro maschere. Un giorno si presentò al mercato e chiamò a gran voce tutti gli uomini presenti, che gli si affollarono attorno per sentire cosa avesse da dire. Diogene iniziò allora a colpirli con il bastone, dicendo: «Ho chiamato uomini, non merde!». Diogene nella sua botte Un altro aneddoto narra che Alessandro Magno, incuriosito da una personalità tanto eccentrica, si recò a Corinto per incontrare Diogene e lo trovò disteso al sole in una via cittadina. Il re macedone salutò quindi il filosofo e gli chiese se avesse bisogno di qualcosa, e quello rispose: «Che ti sposti dal sole». Alessandro rimase talmente ammirato da quell'uomo senza regole che non lo temeva minimamente che disse ai suoi compagni: «Se non fossi Alessandro, io vorrei essere Diogene» La messa in pratica degli ideali di ascetismo in netta opposizione al conformismo imperante gli meritò il soprannome di "cane": «Durante un banchetto gli gettarono degli ossi, come a un cane. Diogene, andandosene, urinò loro addosso, come fa un cane.» (Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, VI, 46)
Una volta il filosofo Diogene stava cenando con un piatto di lenticchie. Per caso lo vide Aristippo, filosofo che passava la vita negli agi, trascorrendo i suoi giorni a corte e adulando il re. Disse Aristippo: - Caro Diogenee, se tu imparassi ad essere ossequioso con il re, non saresti costretto a dover vivere mangiando robaccia come quelle lenticchie. Al che Diogene gli rispose: - E se tu avessi imparato a vivere mangiando lenticchie, ora non saresti costretto ad adulare il re. |
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