Passa ai contenuti principali

La campagna napoleonica in Russia al castello di Morges

La battaglia della Berezina é una vicenda che va raccontata più volte, prendendo diversi spunti da diverse fonti. In fondo la storia del Cristo é raccontata in loop continua, annualmente, fino alla noia, una vicenda ancor più tragica come l'attraversamento della Berezina ha il diritto di essere raccontata più volte.

Diorama al museo di Morges (VD)

Al castello di Morges l’evento é riportato qua e là, più volte, come un fil rouge, una trama di sottofondo che ci segue per tutta la visita. E qua e la si trovano incredibili cimeli provenienti da quella terribile (e altre) campagna militare, degli oggetti che se solo potessero parlare non finirebbero di narrare le atrocità e sofferenze patite nel gelo della pianura russa. Tutto per seguire un uomo: Napoleone!

Gli svizzeri al servizio di Napoleone

In base all'articolo 2 dell'alleanza offensiva e difensiva firmata il 2 fructidor dell'anno VI, cioè il 19 agosto 1798, il servizio alla Francia viene ricostituito con una semplice convenzione, una forma molto meno gratificante per gli svizzeri. Napoleone Bonaparte riprende le capitolazioni militari nel 1803, perpetuando uno degli elementi più originali dell'alleanza franco-svizzera sospesa tra il 1792 e il 1798.

Il 27 settembre 1803 (4 vendemmiaio dell'anno XII) viene firmato a Friburgo, tra la Francia e la Svizzera, un ultimo trattato di alleanza difensiva della durata di cinquant'anni, sulla base della pace perpetua del 1516. La grande novità sta nel fatto che i diciannove cantoni, tutti insieme, si arrendono alla Francia.

È un caso unico nella storia della Svizzera. La Confederazione si impegna a fornire alla Francia napoleonica quattro reggimenti di 4000 uomini ciascuno, «sempre al completo», arruolati ed equipaggiati a spese della Svizzera ma pagati dalla Francia. Ogni reggimento è composto da uno stato maggiore e quattro battaglioni, e ogni battaglione da dieci compagnie, di cui una di granatieri, otto di fucilieri e una di artiglieria a piedi.

Servizio francese - Restaurazione
Caricatura contro il servizio francese, tratta da
«Le Suisside Libéral»›, n° 2, luglio 1819
Litografia di «Féodal»
Inv. MMV 1009877

Diorama del passaggio della Berezina

Messa a dura prova dal freddo, dalla fame e dai contadini russi, la Grande Armata di Napoleone si ritira. 49.000 soldati, seguiti da 40.000 ritardatari disarmati, arrivano il 21 novembre 1812 nella zona di Borisov, sulle rive del Berezina, nell'attuale Bielorussia.

I russi hanno dato fuoco all'unico ponte sul fiume. Tre eserciti russi circondano ciò che resta delle truppe dell'Impero francese. Per sfuggire alla distruzione, la Grande Armata deve assolutamente rimettersi in marcia e, per farlo, attraversare il fiume.

Il 25 novembre, il generale Eblé, che comanda i pontieri, raggiunge la zona con 400 uomini e 6 carri di materiale. È il generale Jomini a individuare il punto più favorevole, di fronte al villaggio di Stoudienka: qui il Berezina è largo 100 metri e profondo 2 metri. Più a sud, Napoleone crea un diversivo per distrarre l'attenzione dei russi.

Battaglia della Berezina, nel cerchio giallo i due ponti costruiti dai pontonieri al servizio di Napoleone

I pontieri lavorano in condizioni terribili, con l'acqua gelata fino alle ascelle. Nonostante ciò, il 26 novembre verso le 16:00 vengono costruiti due ponti di legno distanti circa 200 metri l'uno dall'altro.

Grazie al sacrificio dei pontieri, 40.000 uomini riescono a raggiungere la riva destra del fiume. L'esercito sfugge ai suoi inseguitori e continua la sua terribile ritirata.


Il 29 novembre 1812 alle 9 del mattino, su ordine di Napoleone e dopo aver aspettato il più a lungo possibile, il generale Eblé dà fuoco ai due ponti per bloccare l'avanzata delle armate russe. Sulla riva orientale, circa 50.000 feriti e ritardatari che non vogliono attraversare di notte rimangono intrappolati. Ne segue una tragica calca verso i ponti in fiamme. La maggior parte annega, viene massacrata o fatta prigioniera dai cosacchi.



Entrata nel linguaggio comune come sinonimo di disastro a causa del suo costo in vite umane, la «non sconfitta» della Berezina ha sancito due verità: lo stratega Napoleone aveva gravemente sottovalutato il rigore del clima russo ed è stata proprio la logistica a consentire una vittoria tattica inaspettata.

La storia incredibile di una cassa da campo napoleonica

Tra i pezzi rari che si possono vedere al Castello di Morges c'è questa cassa da campo dell'inizio del XIX secolo. Pochi oggetti di questo tipo sono sopravvissuti alle guerre e al tempo.

Voluminosi e ingombranti, questi bagagli o impedimenta, letteralmente «intralcio» in latino, venivano solitamente abbandonati lungo la strada o usati come legna da ardere.

Dopo una notte in cui il ponte é rimasto inutilizzato, con l'incalzare del nemico i civili al seguito dell'armata di Napoleone si decidono ad attraversare la Berezina. È una lotta contro il tempo. Si notano i numerosi "impedimenta" sopra i carri

È quindi un miracolo che il modello esposto sia sopravvissuto. Si dice che fosse usato come barella dal suo proprietario, Nicolas de Castella, colonnello-comandante friburghese del 1° Reggimento svizzero al servizio di Napoleone, ferito nella battaglia di Polotzk in Bielorussia. 

Testimone delle tragedie umane vissute durante la campagna di Russia del 1812, questo oggetto è arrivato fino a noi quasi intatto. Il motivo per cui è stato conservato è sicuramente sentimentale: ci si affeziona a ciò che ha salvato la vita.

La giacca di un sopravvissuto alle guerre napoleoniche

Questa giacca da ufficiale del reggimento svizzero apparteneva al capitano vodese Abraham Rey (1778-1859), veterano della Grande Armata. Guarda i suoi colori vivaci, le cuciture strette fatte a mano, le decorazioni sulle risvolti con un corno da caccia e una granata ricamati in cannetille d'argento. Fatta nel 1806, questa giacca è stata modificata per seguire l'ordinanza Bardin del 1812. A testimonianza di questa trasformazione, sono ancora visibili le vecchie posizioni dei bottoni. 


Questo pezzo è speciale perché apparteneva a uno dei pochi svizzeri sopravvissuti a una decina di guerre napoleoniche tra il 1798 e il 1815, tra cui la tristemente famosa campagna di Russia del 1812.

Bullone proveniente dalla berlina di Napoleone durante la campagna di Russia

Napoleone guidò per buona parte la ritirata di Russia, ma verso la fine del percorso dovette lasciare i miserabili resti dell'armata per rientrare di corsa a Parigi dove l'attuazione di un colpo di Stato era nell'aria.

Collezione del museo degli Svizzeri nel mondo, castello di Penthes/GE
Il pezzo sarebbe il perno per fissare la ruota alla berlina

Battuto nella campagna di Russia è tornato a Parigi:
 Napoleone I Bonaparte (1769-1821), 1921 (illustrazione)

Commenti

Post popolari in questo blog

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 5 - Il vecchio editore

Giungo da Roveredo in perfetto anticipo, ho il tempo anche di gustarmi un Campari soda in piazza grande; la giornata volge al termine ma ho ancora una tappa finale in programma. Essa ha luogo nella ridente Locarno dove per l’occasione sono stati trasportati due vagoni in piazza Grande Vagoni della Pace in piazza grande L’occasione é la presentazione di un libro legato ai patti di Locarno del 1925, tema già accennato nelle settimane scorse. La vera première della serata é la possibilità di visitare il palazzo della Sopracenerina, vera e propria icona della nostra storia Cantonale Il palazzo della sopracenerina alle spalle dei due vagoni Storia del palazzo La realizzazione del Palazzo oggi comunemente definito «della Sopracenerina» – proprietaria dello stabile – data degli anni Trenta dell’Ottocento ed è frutto di una contingenza storica particolare, quella della capitale itinerante, quando Bellinzona, Lugano e Locarno ospitano a rotazione le istituzioni cantonali. La Costituzione cant...

Il monastero di Claro

“Posso farle una domanda?”- era da parecchio tempo che aspettavo questo momento, quello di porre una semplice domanda, molto probabilmente ingenua dal punto di vista della monaca di clausura che si appresta ad ascoltarla, ma così carica di significati per me. Sarei però un folle a riportare qui il punto apice della mia visita al monastero benedettino di Santa Maria assunta sopra Claro , questo il nome ufficiale che per motivi di scorribilità della lettura non ripeterò più in maniera completa  Il monastero da un depliant presente al monastero. La zona aperta al pubblico é assai limitata, consiste nella terrazza che da sulla valle (tutta a sinistra) con annessa chiesa e localino per gli acquisti (vedi sotto) L’itinerario odierno parte e finisce nell’abitato di Claro, ridente agglomerato ai piedi del monastero. Prima di salire al monastero faccio un giro alla ricerca dei luoghi di interesse in paese. Mentre cammino per i vicoli noto gente indaffarata: un'intera famiglia sta partecipan...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 1 - L’uomo col gozzo

Festeggiare il tempo che passa é deleterio, così come passare il giorno del proprio compleanno lavorando é umiliante. Lavoriamo una vita intera, evitiamo di farlo anche il giorno in cui tutti ci dicono "Auguri! E ora torna a lavorare!" Ma che senso ha festeggiare il proprio compleanno quindi? Spesso si dice che dagli anta in su andrebbe passato in sordina. Potrebbe però essere la possibilità di aggiungere un giorno di libero con la scusa di autocelebrarsi. Da qualche anno infatti (la prima volta fu a Vufflens le Château ) in corrispondenza di questa ricorrenza, ho preso l'abitudine di farmi un regalo, a dire il vero me ne faccio in continuazione, organizzare trasferte per alimentare le mie passioni sono gesti d'amore verso se stessi. Ogni anno cerco di organizzare una gita particolare, fuori dagli standard, magari approfittando che sia in un normalissimo giorno in cui tutti il resto del mondo (o quasi) sta lavorando. Tra gli obiettivi li nel cassetto una chiesa che h...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 4 - Le tre colonne

Ci vogliono pochi minuti dalla chiesa di San Giulio alle famigerate tre colonne nella campagna di Roveredo. La mia prossima tappa é semplice, spartana dal lato concreto ma carica di significati. Le tre colonne Ci sono tre colonne nella campagna di Roveredo, un collega originario di li mi ha riferito che quando hanno costruito l'autostrada hanno previsto una curva per preservare il sito. Tutto per tre piccole colonne, anzi, avanzi di colonne.... Le tre colonne di Roveredo Incrocio due signore a qualche centinaia di metri dal posto, scambio due parole, sono tentato di chier loro cosa sanno in proposito ma non lo faccio. Avrò modo di scoprire più tardi che le persone del luogo sono tutti a conoscenza della loro presenza e spannometricamente della loro funzione. Nessuno però sa indicare con precisione cosa si svolgeva. Sulla sinistra si intravedono i resti delle tre colonne Dopo pochi minuti giungo in vista del luogo. È a qualche metro dalla strada che costeggia il fiume e che una volt...

Belli i capelli

La lunghezza massima dei miei capelli l’ho raggiunta nel 1994 quando mi arrivarono quasi alle spalle. Durò poco. Ora a 20 anni di distanza il mio pensiero inerente i capelli é "meglio grigi che assenti".  Non fanno sicuramente parte della mia quotidianità ma tornano saltuariamente nei miei pensieri quando lo scarico della doccia si ottura.  Al castello di Valangin ho modo di approfondire il tema e rendermi conto che anche loro fanno parte in qualche modo della storia Volantino dell mostra temporanea NON C'È NESSUN PELO IN CIÒ CHE PORTA FORTUNA: IL PIEDE, IL TALLONE E LA LINGUA Detto di Trinidad e Tobago Peli e capelli come barriera contro le aggressioni esterne  Proprio come la pelle, anche i peli hanno diverse funzioni. Prima di tutto, fanno da barriera fisica e aiutano a regolare la temperatura, soprattutto grazie al sudore.  I capelli proteggono dal sole, una funzione che i peli hanno perso perché ormai sono troppo sparsi per essere davvero efficaci. I peli pubici...

Glorenza

Approfitto della mia tre giorni in "estremo oriente" (con le dovute proporzioni), per penetrare in Italia, o meglio ancora nel ambiguo territorio della Val Venosta. Dopo aver visitato Curon mi sposto a sud per visitare Glorenza. Glorenza é affascinante per una sua caratteristica che difficilmente si riscontra nei villaggi nelle Alpi: le sue mura. Quando si entra da una delle sue tre porte si ha la voglia di scoprirne ogni angolo, di non lasciarsi sfuggire l’occasione di sentirsi catapultati in un altra epoca ad ogni passo che si fa. Per dare un’immagine dell’urbanistica della cittadina la miglio soluzione é dall’alto.  Foto scattata all’esterno del museo storico di Glorenza Ma non bisogna fantasticare troppo, avere la testa tra le nuvole potrebbe diventare estremamente pericoloso, meglio guardare chi arriva, soprattutto dai due assi principali che tagliano la cittadina; se una volta era cavalli oggi i tempi di reazione devono essere più scattanti, perché chi sopraggiunge po...

Scioperi svizzeri

Mia nonna diceva sempre di non parlare né politica né di religione durante gli incontri conviviali. A casa però le discussioni più accese ruotavano proprio attorno al tema politico. Con il susseguirsi delle epoche le ideologie hanno mutato assai l’impatto sulla società. Ho però sempre pensato che se fossi vissuto ai tempi della nonna sarei stato con ogni probabilità della sua stessa fazione. Basta vedere cosa proponeva il comitato di Olten nel 1918: il diritto di voto e di eleggibilità per le donne, l'introduzione della settimana di 48 ore e l'assicurazione per la vecchiaia e l'invalidità. Come non essere d'accordo? Oggi questi punti sono delle ovvietà, ma non fu sempre così...anzi come vedremo sorprendentemente durante le ondate di peste, nella perenne guerra padrone - operaio ,  il coltello dalla parte del manico passò decisamente in mano a questi ultimi....e se così non era bastava a ricorrere all’arma dell’ultima spiaggia, arma potentissima: lo sciopero. Alexandre ...

Motivazioni per festeggiare il proprio compleanno - parte 2 - Il Dio di lamiera

Il tragitto in postale tra Mesocco e Roveredo dura pochi minuti, non c'é nemmeno il tempo di sentiere le emozioni della prima tappa scendere che già si giunge nella ridente capitale della Moesa.  Roveredo Roveredo ha preso il suo nome dai folti boschi di rovere che lo circondano. Negli antichi documenti troviamo spesso le impronte del sigillo di Roveredo. Il più antico porta la data del 1615 e non rappresenta altro che un rovere con sei rami, tre per lato, armonizzati in uno stemma. Attorno sta la dicitura “Sigilium Roveredi Comunitatis”. Roveredo (GR): casa Zuccalli con i suoi graffiti risalenti alla metà del sedicesimo secolo. Nella foto il graffito presente sulla facciata della casa risalente alla metà del sedicesimo secolo riscoperto e restaurato. Al primo piano, dopo un restauro parziale eseguito dal restauratore Marco Somaini nel 2004, possiamo ammirare  il dio greco Hermes dai piedi alati, messaggero degli dei e protettore dei mercanti (il dio Mercurio romano) e i...

Dürer tatuato - prima parte

Ho un debole per Albrecht Dürer, molto marcato. Molto meno per i tatuaggi. Diciamo che se proprio fossi obbligato a tatuarmi qualcosa, la scelta potrebbe facilmente cadere su un opera dell’incisore tedesco. Pensieri ben distanti da me nella giornata del 8 febbraio 2025. L’obiettivo odierno era il moulage di Zurigo appena finito di visitare. La strada di rientro verso la città vecchia passa davanti all' ETH di Zurigo (politecnico). Edificio principale rispettivamente Graphische Sammlung, Politecnico federale svizzero (ETH Zürich) in Svizzera Ero passato di lì ore prima in direzione del moulage e sulle sue fiancate, tra tanti personaggi non mi é scappato, con grande sorpresa, quello di Albrecht Dürer. E li ero già contento, la giornata era già guadagnata, un accenno ad uno dei miei artisti preferiti, che volere di più? Lo spicchio della facciata del Politecnico di Zurigo dedicato a Dürer Il resto poi l’ha fatto la mia curiosità: notare che l'edificio era aperto al pubblico, entr...

Patto di Locarno

Sono divorziato. Da molti anni ormai.  Il divorzio non deve essere letto come qualcosa di negativo, spesso é un miglioramento delle condizioni di vita. Spesso? Diciamo sempre. Quando quel giorno nella sala del pretorio di Locarno ero intento a battagliare con l'avvocato della mia ex non sapevo che circa 90 anni prima nella stessa aula si tenevano discorsi ben più importanti per l'umanità intera. Presenti tutti i pezzi grossi dell'Europa In breve Dal 5 al 16 ottobre 1925 si svolse a Locarno una conferenza diplomatica tra le delegazioni di sette stati europei: il Belgio, la Francia, la Germania, il Regno Unito, l’Italia, la Polonia e la Cecoslovacchia.  Dopo dieci giorni di trattative, furono parafati sette trattati e convenzioni, di cui il principale fu un trattato di garanzia reciproca – chiamato anche Patto Renano – tra il Belgio, la Francia, la Germania, il Regno Unito e l’Italia, con il quale la Germania accettava la frontiera lungo il Reno scaturita dal trattato di Vers...