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Degiorgi mediamente famosi: il delitto di Locarno (part I, la rievocazione)

 Ebbene si, Degiorgi é il mio cognome.

Ho sempre avuto la speranza saltasse fuori qualche Degiorgi dall'antichità che avesse fatto qualcosa, non dico di buono o cattivo, semplicemente avesse fatto qualcosa di abbastanza rilevante per finire nella storia.

Mia madre sostiene che siamo parenti del Degiorgi che ha dipinto la Chiesa degli Angeli a Lugano. La fonte non é confermata, e non voglio nemmeno ricercarla perché ho paura di trovare la conferma.

Ieri sera però navigando al link del link del link del link sono capitato su un Degiorgi presente in qualche archivio di seconda/terza fascia.

Finalmente un Degiorgi che si é dato da fare.

Il mio (o almeno finché nessuno me lo smentisce) avo mentre si da da fare in una bettola di Locarno

Stiamo parlando del Ticino di metà 800, quando il derby non era quello hockeistico ma quello politico: liberali vs conservatori. Il fatto di cronaca racconta che la sera del 20 febbraio 1855 l'energumeno ultraradicale Francesco Degiorgi si scatenò con un randello sugli avventori del caffé Agostinetti in piazza Grande a Locarno. Il bar era frequentato da conservatori.
Dopo aver colpito almeno 5 avventori e l'oste lo stesso Degiorgi fu ucciso da 5 coltellate, di cui una mortale, all'interno dello stesso bar.
Con lui un complice, Luigi Bizzozzero, il quale restô immobile con una sciabola ritta in mano sull'uscio; il suo unico compito quello di impedire agli avventori di uscire

Le prime deposizioni

Il caffettiere Agostinetti

Vengono interrogati i testi. Il caffettiere Agostinetti per primo: «Ieri sera verso le ore 7 e mezzo mentre io stavo seduto al banco con mia moglie, ho veduto entrare nel mio caffè il Sig. Francesco Degiorgi fornito di un bastone in compagnia di un’altro, ch’io non conosco, il quale aveva in mano una sciabola sguainata (al processo risulterà «sciabola da teatro», impugnata da Luigi Bizzozero, «che la portava perché l’aveva con sé in tutto quel pomeriggio in abito carnevalesco»), e senza dir parola menarono colpi a dritta e sinistra, e ho veduto che il Sig. Degiorgi ha colpito col bastone il Sig. Francesco Bustelli, suo nipote Luigi Bianchetti (il primo zio, il secondo fratello del Sindaco), il Sig. Dr. Fisico Giacomo Franzoni, il Sig. Tommaso Pozzi, ed il Sig. Avv. Alberto Franzoni, ed io stesso fui da lui colpito con un colpo di bastone nella nuca, al quale colpo sono caduto per terra non per il male ma per lo spavento. 
Dopo di ciò io e mia moglie ed il mio giovane di cucina, siamo sortiti a stento dalla bottega stessa e ci siamo chiusi in cucina, da dove (non) siamo più sortiti, se non quando venne il Sig. Sindaco Bianchetti a rimettere la tranquillità. 
Interrogato se abbia visto qualcuno che abbia esortato altri a tirar colpi e chi abbia realmente offeso il Francesco Degiorgi, risponde di no. Devo rettificare, soggiunse l’Agostinetti, che quello della sciabola non ho visto che abbia tirato alcun colpo, ma solo che teneva la sciabola ritta in mano. .. ».

La moglie Luigia

Si passa alla moglie dell’Agostinetti, Luigia.«Interrogata ove si trovava Ieri sera verso le 71/2 quando avvenne la catastrofe del... Degiorgi, risponde: Ieri sera sono stata qui in bottega, e ho visto solo quando il Sig. Degiorgi è entrato con altri, ed ho visto che si sono date delle percosse, e quindi mi sono ritirata, e mi pare che il Sig. Degiorgi entrando avesse detto: chi è che ha insultato i miei amici? Ma armi non ne ho visto e non so chi abbia incominciato e percuotere... » 

Il bocia di cucina

È interrogato il giovane di cucina, il quindicenne Antonio Pei- la di Pallanza. «Io mi trovava in bottega coi miei padroni, quando tutto ad un tratto ho visto che è stata tirata una bastonata al mio 
padrone sul collo e quasi cadere per terra e piangeva, ma io non ho conosciuto chi sia stato a tirare, e dopo la mia padrona ed io facevamo per sortire, ma sulla porta c’era un ’uomo colla sciabola sfoderata ad impedire l’uscita. Poi quest’uomo armato essendo venuto in mezzo alla bottega, noi allora siamo 
scappati tutti e tre in cucina, e più altro non vidi...» Gli si chiede «che cosa abbiano fatto il suo padrone e gl’altri che erano in bottega quando gli fu tirata la bastonata». Risponde: «Il mio padrone si ritirò in un canto insieme la moglie ed io, e gli altri gridavano: ferma e dai; e allora fu quando fummo sortiti» (Nella sentenza c’è tutto un campionario testimoniale: «tirare a terno secch», «dare addosso a terno secch», «degh! degh!», «degh, mola», «dògli, dògli», «ch’el moeura», «ch’el crepa», «démigh, dèmi gh», «dai a qui duu»). 

Un pazzo, un martire, uno che entra con una mazza in un bar pullulato da nemici come si può definire? Degiorgi?
Ancora molte le zone d'ombra su questo, per ora, misterioso caso

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