L'origine
Nel 1343 Ganī Bek invitò gli italiani a ritirarsi dalla Crimea. I genovesi respinsero questo ultimatum, e i mercanti italiani di Tana ripiegarono su Caffa, che era meglio difesa e beneficiava di un migliore approvvigionamento via mare. Dopo la perdita di quasi 15 000 soldati mongoli negli scontri, Ganī Bek ordinò ai suoi uomini di distruggere i pezzi di artiglieria rimanenti e di togliere l'assedio.
Ganī Bek, khan dell'Orda d'Oro dal 1342 al 1357 (riproduzione nell'Atlante catalano)
L'anno successivo, Ganī Bek assediò di nuovo Caffa, ma la città era ancora ben difesa e fornita di cibo, materiale bellico e rinforzi, mentre l'esercito mongolo, già provato da un precedente combattimento, fu colpito da un'epidemia di peste nera. I mongoli, la cui esperienza bellica si limitava alle battaglie terrestri tra Cina ed Europa, non riuscirono a imporre un embargo in grado di tagliare i rifornimenti agli italiani Al termine di due anni di assedio, la città non era indebolita mentre l'esercito mongolo, ridotto di numero e poco equipaggiato, subiva perdite importanti. I suoi ripetuti assalti ruppero le mura della città, e l'epidemia di peste provocò un massacro tra le loro file. Un notaio della città di Piacenza, Gabriel de Mussis, ha descritto questo evento nelle sue memorie, sebbene la sua presenza nel luogo dell'assedio sia controversa:
«Tutto l'esercito fu colpito da una malattia che infestava i Tartari e li uccideva quotidianamente a migliaia. Sembrava che le frecce piovessero dal cielo per colpire e schiacciare l'arroganza dei Tartari. Tutti i consigli e le cure mediche risultarono vani.»
Conscio dell'impossibilità di prendere la città con le armi, Ganī Bek ordinò l'uso dei trabucchi per gettare i cadaveri infetti dalla peste oltre le mura di Caffa.
I mongoli assediano la città di Caffa
Anche questo atto di guerra batteriologica è stato raccontato da Gabriel de Mussis:
«Si gettarono nella città quelle che sembravano montagne di morti, e i cristiani non potevano nascondersi da loro, né sfuggirvi, anche se ne gettarono quanti più potevano in mare. Presto, i corpi in decomposizione macchiarono l'aria e l'acqua.»
I marinai genovesi scappando da Caffa portarono la peste nei porti del Mediterraneo iniziando da Messina, e da lì la malattia si diffuse in tutta Europa. E in Europa rimase come endemica, tornando a cicli di 10-12 anni, per i successivi tre secoli almeno.
La peste su ferma qualche mese, poi riparte, così dal 1348 al 1350 che é anche il tempo tempo che impiega la malattia per andare dalla Sicilia alla Svezia
L'arrivo della peste nera in Europa
Alcuni dati
La seconda pandemia curiosamente entrò in Europa da Messina nel 1348 e finì sempre Messina nel 1743
La popolazione in Europa era aumentata esponenzialmente, specialmente tra l'anno 1100 e 1300 raddoppiò, tuttavia negli ultimi anni prima della pandemia ci furono delle carestie, esse furono causate da un abbassamento delle temperature, a delle stagioni produttive più corte dove i prodotti della terra erano sempre meno di fronte ad una popolazione sempre più numerosa.
La diffusione della peste nera in Europa, in verde sono focolai minori
Come se non bastasse arrivò nel 1319 una pestilenza bovina che decimò il bestiame in tutta l'Europa settentrionale, privando la maggior parte della popolazione di latte e carne e compromettendo la produzione agricola a causa della presenza di animali da lavoro e del loro letame.
Oltre a tutti questi fattori va aggiunto che i ricchi fecero di tutto per non diminuire il loro tenore di vita, quindi quando gli introiti derivanti della coltivazioni diminuirono essi si limitarono ad aumentare le tasse. Le conseguenze compromisero seriamente la resistenza delle malattie negli individui nati dopo il 1315. A causa della denutrizione sofferta durante gli anni dello sviluppo, quando le navi genovesi attraccarono a Messina essi erano diventati adulti immunodepressi
Si stima che nel corso della prima ondata , tra il 1347 e il 1353, la peste abbia ucciso metà della popolazione europea.
Il nome peste nera fu coniato molti secoli dopo, ai tempi si parlava di "grande moria", "grande peste", o "piaga di Firenze". La malattia dopo aver colpito una regione si sposta e ricompare da un altra parte.
L'influenza sulla società
La peste viaggia sui topi, l’uomo è l’ospite casuale, la pulce vi si passa sopra quando non ha altro mezzo, quando il topo morto diventa freddo, ma questo venne scoperto solo molti secoli più tardi, per il momento la gente, o almeno parte di essa arriva persino a credere che si trasmette con lo sguardo, oppure solo pensandoci (!).
Peste fiorentina del 1348
Flagellanti anti religiosi
La popolazione si chiede se sia giunta l'ora della fine del mondo, molti si comportano come se fosse l’ultimo giorno sulla Terra, si é confrontati ad un morale decadimento, ci si lascia andare a bere e darsi ai piaceri.
Peró la fine del mondo è descritta nella Bibbia, é l'apocalisse, prima che giunga devono capitare eventi ben precisi; deve compariere l'anticristo e si deve assistere alla conversione degli ebrei, tutte cose che non avvengono…
Ma quali sono le colpe che hanno scatenato la furia divina? Sono i peccati della dottrina cattolica, tutti sono peccatori.
A differenza di chi si lascia andare ai piaceri della vita consumando così gli ultimi scampoli di vita c'é chi cerca di quietare la furia divina, nascono così movimenti di flagellanti che percorrono l'Europa, autoflagellandosi a sangue cercando di redimersi dai peccati e calmare dio.
Flagellanti. L'arrivo di un gruppo di flagellanti portava spesso alla violenza contro la comunità ebraica. (Miniatura di Pierart dou Tielt nel Tractatus quartus di Gilles Li Muisis).
Alla disperata caccia dei colpevoli
Altri invece identificano nei capri espiatori di sempre i colpevoli, gli ebrei.
Nel luglio del 1348 dal Delfinato partirono le prime accuse di aver avvelenato pozzi e fontane, causando così il dilagare della peste tra i cristiani. Le confessioni estorte con la tortura dal conte d'Aosta Amedeo VI non fecero che avvalorare le tesi antiebraiche e alimentarne l'ostilità.
Il panico si diffuse presto in Svizzera e nelle vicine città tedesche, dove si verificarono episodi di brutale violenza esercitata dalla popolazione ai danni di ebrei. A Strasburgo, nel febbraio del 1349,
quando ancora la peste non minacciava la città, duemila ebrei vennero bruciati sul rogo. Il mese successivo a Worms 400 ebrei preferirono la morte nelle proprie abitazioni, dopo averle incendiate, piuttosto che essere vittime della ferocia della folla. Lo stesso episodio si verificò nel mese di luglio a Francoforte e in seguito anche a Magonza, dove risiedeva la più grande comunità ebraica d'Europa.

Pogrom di Strasburgo nel 1349 (Èmilie Schweitzer, 1894)
I pogrom della Morte Nera costituiscono uno spartiacque funesto nella storia della persecuzione ebraica, poiché instillarono nella mentalità popolare il germe dell'antisemitismo. I massacri perpetrati contro gli ebrei avvenivano non più per il rifiuto della conversione al cristianesimo, ma perché l'ebreo incarnava il male e il turbamento di un equilibrio che aveva scatenato la peste.
Il papa li difende affermando che anche loro sono al fianco di tutta la popolazione durante questa tragedia e muoiono esattamente come tutti gli altri.
Persino la cultura, l'arte e la musica furono influenzati da questa epidemia, ma storia per il prossimo capitolo
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