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Stregoneria in Ticino - La febbre del sabba(to) sera, l'osculum infame ed altre bizzarre attività

Si, é un titolo pessimo, lo so, questo simpaticissimo giochino di parole non era sicuramente in voga nell'epoca della caccia alle streghe in Ticino (tutte le testimonianze riportate provengono da processi tenutisi nelle tre valli ticinesi), semplicemente perché non veniva chiamato con il più conosciuto nome di “sabba” ma con quello di  “barlott”. 
In questo post espongo le attività più comuni, legate alle streghe e le loro attività durante il tempo libero. C'é di tutto, tutti gesti quotidiani a ben guardare ma portati all'estremo sotto una cupa e mefasta luce.
Come trucco per ingannare il marito solevano mettere un bastone cosparso di unguento sotto le coperte. Un trucco parzialmente riciclato ad Alcatraz secoli dopo, ma questa é un altra storia...

Streghe prendono parte ad un sabba (David Tenier il giovane)

Ma vediamo le testimonianze dei tempi:

L'interrogatorio si divide, come detto, in due parti: la prima consiste nella tortura e la seconda nella conferma de plano; si apre con due domande classiche con le quali i giudici chiedono all'accusata se sa perché sia stata trascinata in giustizia, chi l'abbia ingannata e perché, cioè chi l'abbia per la prima volta condotta al sabba.

Il mezzo di trasporto

"....Jovanina racconta di aver nascosto la polvere e il grasso in un sacco posto sotto la grande pietra del focolare e, nell'angolo a destra del camino, il bastone di legno di castagno ungendo il quale volava al sabba..."

"....per recarsi al sabba, le streghe spalmano di grasso un bastone con la mano sinistra in nome del diavolo...il legno si trasforma in gatto, cane, cavallo, asino, bue, maiale o becco; animali di colore nero che trasportano gli adepti di Satana attraverso l'aria. La cavalcata delle streghe ricorda ciò che scrivono due inquisitori tedeschi, Institoris e Sprenger, nel Malleus maleficarum: talvolta trasporta le streghe servendosi di animali che non sono veri animali, ma diavoli che assumono queste forme..

Una vecchia e decadente strega cavalca al contrario un caprone

Le location

SI tratta sempre di un bosco o una radure di un bosco, La sola eccezione è costituita dal primo sabba al quale ha partecipato Carlo Menghetto. Nella sua testimonianza contro di lui Vanina, nipote del Vicario di Castro, racconta che Carlo l'ha pregata di dire per lui all'uomo di Chiesa un peccato che egli aveva paura a confessare di persona. Si trattava del sabba al quale Carlo era stato condotto durante l'infanzia e che aveva avuto luogo sotto i portici della casa dello scriba Bolla. Durante l'interrogatorio
Carlo confermerà il racconto di Vanina aggiungendo che l'avevano fatto sedere sotto il pero che si trova nel porticato.

Luoghi di provenienza delle streghe e luoghi dei barlotti

Le attività. l'abiura

. "....Maria racconta ancora d'esser stata sette volte al barlott; in queste riunioni si possono vedere grandi tesori e tutto ciò che i partecipanti toccano divino oro! Purtroppo, portandolo a casa, lo si ritrova, il giorno seguente tramutato in pietre..."

Sul luogo del sabba si trova un'assemblea, presieduta da Lucifero in persona seduto su una sedia al centro della sarabanda di streghe, stregoni e demoni. Satana è un uomo grande dal piede forcuto e le unghie lunghe e nere, è ben vestito e i suoi colori sono il nero ed il rosso

Sul capo porta un cappello piumato da sotto il quale spuntano Je corna

Un momento del sabba: i convenuti calpestano la croce (dal Compendium Maleficarum di Francesco Maria Guaccio, Milano 1626)

Dinanzi a Belzebù si rinnegano Dio, la Madonna, i santi, il battesimo e gli altri sacramenti. La protagonista scopre poi la parte meno nobile del corpo e si siede sulla croce che, in seguito, calpesterà. L'ostia, rubata in chiesa durante la comunione  (la strega tiene l'ostia in bocca e uscendo di chiesa la sputa, l'avvolge nel fazzoletto e la porta al barlott) subisce la stessa sorte e viene calpestata fino a quando non lascia uscire qualche goccia di sangue.

Interrogata che dica la verità che cosa l'ha fatta fare d'altro, risponde: «Mi hanno fatto andare su la croce con li piedi». Interrogata che cos 'altro l'ha fatta fare con la croce, risponde: «Nient'altro». Levata in piedi alla corda (sollevata con la corda, la forma di tortura classica) et interrogata che cosa l'ha fatta fare d'altro con detta croce, risponde: «Lasciateme giù che lo voglio dire». Lasciata giù et interogata che ora dica che cosa l'hanno fatta fare di più con la croce, risponde: «Mi hanno fatta sentare sopra». Interrogata come sentare et in che maniera, risponde: «Nuda, cioè biotta».

Basom el cu

Dopo l'abiura viene suggellato un patto tra Belzebù e il suo nuovo adepto, che lega quest'ultimo al maligno senza possibi-ma di scampo. Quando le chiedono cos'abbia dovuto fare al sabba, Maria Boleta risponde che il diavolo tiene un libro nel quale scrive e che i partecipanti devono toccare con la mano sinistra. Maria ha posto la mano sul volume. Carlo Menghetto  spiega che volevano fargli scrivere nel registro, naturalmente ha rifiutato. La cerimonia che lega definitivamente il neofita a Satana è suggellata dall'omaggio che il primo rende al secondo baciandogli il fondo della schiena. 

L'osculum infame, ovvero il bacio delle natiche, 
prova di fedeltà e di sottomissione nei confronti del Diavolo

Terminata tale fase del rituale, ogni strega si vede assegnare un compagno nella persona di un diavolo. I «fidanzati diabolici» sono sempre giovani ben vestiti e portano nomi sotto la dialettizzazione dei quali è facile riconoscere l'origine biblica: Balzabuzo, Canibel, Lucifel, Lucifello, Giosafatto, Barabam, Chaim ed Anticristo

Il solito sesso

Con loro le streghe hanno rapporti sessuali, naturalmente i giudici vogliono conoscerne i dettagli. Veniamo così a sapere che la strega si fa sodomizzare tenendosi inginocchiata con la mano sinistra e la bocca in terra, mentre con la destra solleva gli abiti. L'atto dura da un minimo di dieci minuti ad un massimo di trenta. La descrizione non soddisfa ancora gli uomini della legge, ci spingiamo quindi oltre scoprendo che l'amplesso diabolico dà una sensazione di freddo e di dolore e non è accompagnato da orgasmo e piacere

Ecco come Mathia Falgigia racconta la sua esperienza: "...et puoi mi diedero un moroso giovine per nome Lucifel. Vestito di negro, con su una bareta negra, con su una pena negra e un par di corni negri come de un bego. Il quale ballò mego una volta alla pegio, come fanno li stregoni, et sonavano la piva". Interrogata chi cosa l'ha fatto far d'altro doppo balato, risponde: «Mi tirò da una parte e poi mi basso, brassio, Et puoi mi salio su per ha schena, e ussò mego di dietro via, per il spacio de mezza orra, che non aveva gusto nesuno, anzi mi faceva male, et erra una cosa freda. Facendomi tener la mano sinistra pogiata in terra, con li ginoci in terra, et facevano tutti detti gioghi del diavolo, alla peggio...

Il rapporto tra stregone e diavolo è sempre omosessuale e nei processi verbali viene sottinteso, mai descritto. Tutti gli incarti ribadiscono come Lucifero incoraggi la promiscuità e l'orgia.

Unica eccezione è la storia narrata da Stefano Malingam. Quando i giudici vogliono sapere da lui chi fosse la sua fidanzata, risponde che si trattava di una diavolessa bella e ben vestita con la quale, contrariamente alle rivelazioni degli altri stregoni, ha vissuto amplessi che gli hanno procurato piacere.

Lo spaghettata di fine nottata

Dopo la danza sabbatica, ha luogo il banchetto cucinato in un grande calderone e servito su un tavolo; si mangiano alimenti variati ma senza gusto, mancano di sale e non saziano.

Jovanina de Rodi confessa che: "..Mi hanno datto da mangiar del pane, formagio, carne che cosinava ivi in un caldaro, un omo negro. Quali robbe mi parevano insipide, fatte, senza sapor alcuno, che restavimo più affamati di prima!"

Cucina delle streghe (Frans Francken il giovane)

In seguito, i partecipanti alla riunione ottengono regali che consistono in soldi, ornamenti e provviste. Tali oggetti si trasformano in carbone quando vengono portati a casa. Gli adepti di Satana ricevono anche grasso e polvere neri. Il primo serve ad ungere il fuso per recarsi al sabba, la seconda è il mezzo per compiere innumerevoli malefatte.

Le trasformazioni

Caterina del Cillia" racconta che il demonio, geloso delle genti che si trovano sugli alpi di Leventina, ha comandato i suoi adepti di tramutarsi in serpenti rossi con la coda bianca: sotto queste spoglie essi vanno per i pascoli a mordere mortalmente i vitelli. Alla domanda perché non siano aggredite anche le mucche, Caterina risponde che sono troppo vecchie e non muoiono. Confesserà in seguito d'aver ucciso in questo modo anche capre e pecore. L'unico rimedio contro tali serpenti è la prevenzione: bisogna benedire i pascoli all'inizio della stagione.
Per trasformarsi in serpi, streghe e stregoni si recano sull'alpe prescelto, si svestono, nascondono gli abiti e si rotolano tre volte sul terreno tramutandosi in serpenti rossi con la coda bianca e gli occhi come tizzoni.

Giovanni de Sasso confessa d'essersi unto allo scopo di prendere le sembianze di un lupo e divorare pecore e polli.

Allo stesso modo Joanina Mafinetti ha preso le apparenze di un cane e d'un gatto. Per tornare esseri umani è sufficiente togliersi il grasso.

L'allattamento, l'aborto , la sterilità' e l'impotenza della coppia.

Quest'ultima imputazione appare un'unica volta, a carico di Antoni del Giovan Tonino la cui procedura era stata aperta in Leventina nel 1653. Nove anni prima una certa Margarita aveva lasciato Antoni e si era sposata con un altro; la voce pubblica sostiene che, durante la prima notte di nozze, il matrimonio non ha potuto essere consumato. Margarita compare dinanzi ai giudici per smentire quest'affermazione, ma anche per raccontare come, per quattro mesi, lei e suo marito non abbiano potuto avere rapporti sessuali, tutto è tornato normale solo quando la coppia si è fatta leggere addosso dal curato (praticato un esorcismo).
Margarita sa che Antoni è ancora innamorato di lei e geloso della sua felicità, perciò dubita di lui, tanto più che conosce la sua reputazione di stregone.

La sentenza di morte

Esecuzione di quattro streghe per impiccagione XVI° secolo

Ecco dunque un esempio di sentenza di morte, breve e conciso, contenente tutti gli elementi classici: l'enunciazione delle autorità, la condanna e le modalità della sua messa in atto, la confisca e la celebrazione di una messa in suffragio dell'anima della condannata:
Adì 10 Jullio in Faido in sabato.

Avanti li molto illustri signori ambasciatori: Landtvogt Caspar Tros et Landtscriba Carlo Untener, Landtvogt Jacomo Zyeri, Locotenente Banerher, Giurati et Consiglieri leventinesi, con suoi Congiudici.

Dopo aver sentito la confesione fatta da Margarita Andriolo, hanno per loro sententia condenata deta Margarita Andriolo che sia datta al mastro di giustitia, quale la conduca al patibolo et ivi li tagli la testa, di modo che tra il corpo e la testa possa passar una roda di un caro. Et poi sia il corpo abrugiato et sepelita la cenere, a ciò non possa nocere né a gente né alle bestie. Et la di lei facoltà sia confiscata alla magnifica camera et in cospeto de Signori deputati sia della facoltà sua cellebrata a lei una mese per l'anima sua.

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