Che se ne possa dire non c'é nulla come andare direttamente in un luogo in cui sono successi avvenimenti storici per poter immergersi ulteriormente, per facilitare il viaggio a ritroso nel tempo, per far si che quel determinato evento non possa più esser semplicemente due righe lette su di un libro ma qualcosa di "toccato con mano". Lo so perché l'ho provato a Sempach, dove nel bel mezzo delle campagne si erge una semplice cappella a testimoniare una delle battaglie più iconiche per la confederazione.
Greifensee
Giunto al villaggio che da il nome all'omonimo lago mi sono divertito ad osservare le persone intente a passeggiare attorno al lago, quest'aria di estrema tranquillità e serenità stride fortemente con le immagini che mi frullano in testa di uno dei massacri più ignobili che la nostra storia ricordi.
L'assedio
Nel 1444 i confederati riuscirono a mettere a segno un successo, per quanto estremamente ignominioso: conquistarono la fortezza di Greifensee, sull'omonimo lago di fronte a Zurigo. Fu uno degli episodi più tristi nella storia delle guerre della Vecchia Confederazione, che rimase nella memoria come il "massacro di Greifensee"Quando le poche centinaia di abitanti della fortezza e del piccolo borgo di Greifensee si accorsero che le massicce truppe dei sette luoghi confederati si avvicinavano, in tutta fretta portarono al sicuro a Zurigo una parte delle donne e dei bambini. Molti civili rimasero tuttavia nella città.
La resa
Resistettero due settimane, poi cedettero. Presumibilmente il 25 maggio 1444, le facciate sud e ovest erano state parzialmente abbattute dagli Svizzeri centrali con un'azione di scalzamento, rendendo inutile un'ulteriore difesa. inoltre non trovavano più pietre da lanciare sugli aggressori, così il martedì prima della Pentecoste, il 26 maggio 1444, offrirono la resa. I confederati respinsero la richiesta di lasciarli ritirare "auf Gnade", con misericordia, cioè indisturbati. Avevano subito troppe perdite ed erano furiosi.Si spartirono tutto, poi distrussero la fortezza.
Un esempio che risuoni in ogni angolo del Paese
Il cronista Fründ (come testimone oculare tra i confederati) descrive l'esecuzione di 62 difensori del Greifensee in sole tre frasi, Edlibach fornisce un resoconto più dettagliato delle deliberazioni apparentemente lunghe dei confederati prima dell'inizio delle decapitazioni e dello svolgimento del massacro.
Ital Reding, il leader degli Svizzeri Centrali, avrebbe chiesto di "uccidere tutti tranne il servo della città di Zurigo Ueli Kupferschmid, che era nato a Svitto e il cui fratello era tra gli Svitto". Un altro (leader) aveva suggerito di risparmiare tutti i difensori, per lo più "contadini, dell'ufficio di Greifensee, poiché avevano fatto solo il loro dovere, ma non i mercenari" - presumibilmente il capitano, i suoi servitori cittadini e un piccolo numero di soldati asburgici al servizio della città di Zurigo. Una voce si schierò a favore del perdono di tutti, compreso il capitano Wildhans von Breitenlandenberg.
Anche il cronista espresse il suo sdegno: dopotutto i difensori della città erano dei civili, contadini che non avevano alcuna colpa della guerra, annotò. Le donne e i bambini piansero e implorarono pietà per i loro uomini. Anche tra i confederati vi fu chi esortò a risparmiare i prigionieri, ma non venne ascoltato. I Cantoni confederati discussero sulla condotta da seguire e infine decisero come far morire gli sconfitti. Gli svittesi di Ital Reding e i lucernesi erano per la dolorosa morte sul rogo; gli altri, la maggioranza, e tra loro gli obvaldesi, per la più rapida decapitazione. Fu l'unica pietà concessa ai prigionieri.
Assedio del castello di Greifensee nel maggio 1444 durante la Guerra di Zurigo. Sono raffigurati (da sinistra) l'assedio - l'esecuzione sulla "Blutmatte" - la cappella commemorativa.Dalla "Cronaca di Zurigo" 1485-1486 di Gerold Edlibach (1454-1530).
Dieci graziati
All'alba di quel buio giovedì 28 maggio 1444, a pochi giorni dalla Pentecoste, i confederati condussero tutti i prigionieri su un grande prato, tra i lamenti delle donne e dei bambini. Prima scelsero nel gruppo i cinque più anziani e i cinque più giovani, ancora fanciulli, e li lasciarono liberi ("con la barba grisen [grigia]" e i più giovani, ancora adolescenti). La maggior parte delle fonti parla di due soli sopravvissuti, che dovettero la loro fuga più al caos del luogo dell'esecuzione che alla clemenza della Svizzera centrale. Poi diedero ai sessantadue prigionieri rimasti la possibilità di confessarsi. Ci vollero alcune ore.
Si dice che, sul luogo del massacro, padri, madri, mogli e figli dei condannati abbiano pianto e implorato i capi della Svizzera Centrale di avere pietà delle loro vittime e della condizione dei sopravvissuti, perché giustiziandoli avevano privato le famiglie dei loro capifamiglia. Ogni supplica è stata vana.
Commenti
Posta un commento