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Termini storici intraducibili parte 1 - Giappone

Oltre che musei e castelli ho l'abitudine di passare molto tempo in libreria o biblioteca. Ogni volta che entro giro e rigiro, consapevole che da qualche parte si annida il libro che mi sta aspettando. E io so che in ogni libreria c'é , il difficile sta nell'identificarlo con certezza. Nella giornata dell 10.11.2023 stavo abbandonando l'idea mentre mi dirigevo verso l'uscita della libreria locarnese quando vicino alla cassa l'illuminazione.

Quello di mettere i libri alla cassa é come per i dolciumi al supermercato, ci sono prodotti che piacciono alla quasi totalità della popolazione e mentre si aspetta risulta difficile trattenersi nell'acquisto. Va detto che per i libri non sono la persona più facile di questo m0ondo ma mi é bastata sfogliare qualche pagina per capire che si, era lui il libro quotidiano


Copertina del simpaticissimo e curiosissimo libro da mangiarsi in un sol boccone

1. Tsuji-giri

"Provare l'affilatura di una spada su un passante" (operazione un tempo praticata dai samurai).

Un samurai, dopo aver ricevuto una nuova katana o aver sviluppato un nuovo stile di combattimento o un'arma, ne testa l'efficacia attaccando un avversario umano, di solito un passante indifeso a caso, in molti casi di notte. Gli stessi praticanti sono anche chiamati tsujigiri.

Sano Jirōzaemon di Tsukioka Yoshitoshi - Assassinio di una cortigiana (1886)

In epoca medievale, il termine si riferiva ai tradizionali duelli tra samurai, ma nel periodo Sengoku (1467-1600), la diffusa illegalità fece degenerare questa pratica in un omicidio indiscriminato, permesso dal potere incontrollato dei samurai. Poco dopo il ripristino dell'ordine, nel 1602 il governo di Edo proibì questa pratica. I trasgressori avrebbero ricevuto la pena capitale.

Libri sul tsujigiri

Spree Killer

L'unico incidente noto in cui un numero molto elevato di persone fu ucciso indiscriminatamente nel periodo Edo fu l'omicidio di Yoshiwara del 1696, Yoshiwara hyakunin giri; lett. "Centinaia di persone che tagliano"), quando un ricco signore, Sano Jirōzaemon, ebbe un attacco psicotico e uccise decine di prostitute con una katana a Yoshiwara, il quartiere a luci rosse di Edo (l'odierna Tokyo). Nonostante il suo ceto sociale e il suo patrimonio, fu trattato dalle autorità come un assassino a catena e in seguito fu condannato a morte e giustiziato.[4] In seguito, fu realizzata una rappresentazione teatrale kabuki sull'incidente, che ispirò l'adattamento cinematografico del 1960 Hero of the Red-Light District.

hero of the red light district

Mary Midgley: "Provare la propria nuova spada"

La filosofa britannica Mary Midgley ha scritto nel 1981 un saggio in cui si oppone al relativismo culturale e al relativismo morale. In "Trying Out One's New Sword", parla dello tsujigiri come esempio di una pratica abominevole che potrebbe essere condannata, pur non essendo un membro della società giapponese feudale. Un professore di storia giapponese, Jordan Sand, ha criticato Midgley per aver presumibilmente travisato le pratiche dell'antico Giappone. Egli sostiene che lo tsujigiri non è mai stato approvato, e non è nemmeno chiaro se avvenisse con una certa frequenza. Sand ritiene che i samurai che lo facevano erano rari e sarebbero stati considerati pazzi dalla cultura dell'epoca e che Midgley abbia sbagliato a presentare che si trattava di una pratica accettata

2. Seppuku

"Sinonimo di harakiri, ma eseguito con più stile"

Spesso chiamato "hara-kiri" in Occidente, il "seppuku" è una forma di suicidio rituale che ha avuto origine con l'antica classe di guerrieri samurai del Giappone. Il macabro atto consisteva nel pugnalarsi al ventre con una spada corta, squarciando lo stomaco e ruotando poi la lama verso l'alto per assicurarsi una ferita mortale.

Alcuni praticanti del seppuku si lasciavano morire lentamente, ma di solito si avvalevano dell'aiuto di un "kaishakunin", o secondo, che tagliava loro la testa con una katana non appena eseguiva il taglio iniziale. L'intero processo era accompagnato da una grande cerimonia. Tra gli altri rituali, l'individuo condannato spesso beveva sakè e componeva una breve "poesia di morte" prima di impugnare la lama.

Nei secoli

Il seppuku si sviluppò per la prima volta nel XII secolo come mezzo per i samurai per ottenere una morte onorevole. Gli spadaccini eseguivano il rituale per evitare la cattura dopo le sconfitte sul campo di battaglia, ma funzionava anche come mezzo di protesta e come modo per esprimere il dolore per la morte di un leader venerato.

Il generale Akashi Gidayū si prepara al seppuku dopo aver perso una battaglia nel 1582. Ha scritto la sua ultima poesia, visibile nell'angolo in alto a destra del dipinto

A partire dal 1400, il seppuku si è evoluto in una forma comune di punizione capitale per i samurai che avevano commesso dei crimini. In ogni caso, era considerato un atto di estremo coraggio e abnegazione che incarnava il Bushido, l'antico codice guerriero dei samurai. Esisteva anche una versione femminile del seppuku, chiamata "jigai", che prevedeva il taglio della gola con un coltello speciale noto come "tanto".

Stampa su xilografia Ukiyo-e di un guerriero in procinto di compiere seppuku.

Nel XX secolo

Il seppuku cadde in disuso con il declino dei samurai alla fine del XIX secolo, ma la pratica non scomparve del tutto. Il generale giapponese Nogi Maresuke si sventrò nel 1912 per fedeltà al defunto imperatore Meiji e molte truppe scelsero la spada piuttosto che la resa durante la Seconda Guerra Mondiale.



Forse il caso più famoso della storia recente riguarda Yukio Mishima, un famoso romanziere e candidato al Premio Nobel che commise un seppuku rituale nel 1970 dopo aver guidato un fallito colpo di stato contro il governo giapponese.

Yukio Mishima, Discorso prima del suicidio rituale

«Dobbiamo morire per restituire al Giappone il suo vero volto! È bene avere così cara la vita da lasciare morire lo spirito? Che esercito è mai questo che non ha valori più nobili della vita? Ora testimonieremo l'esistenza di un valore superiore all'attaccamento alla vita. Questo valore non è la libertà! Non è la democrazia! È il Giappone! È il Giappone, il Paese della storia e delle tradizioni che amiamo.»

Al termine del discorso, entrato nell'ufficio, e dopo aver inneggiato all'Imperatore, si toglie la vita tramite seppuku, il suicidio rituale dei samurai, trafiggendosi il ventre e facendosi poi decapitare dal suo più fidato amico e discepolo, Masakatsu Morita, che sbaglia per tre volte il colpo di grazia previsto dal rito tradizionale. Lo scrittore viene quindi finito da un altro commilitone paramilitare, Hiroyasu Koga, poi anche Morita si uccide

3. Kintsugi

"Antica tecnica per riparare gli oggetti di ceramica utilizzando l'oro per saldare insieme i frammenti"

Le linee di rottura, unite con lacca urushi, sono lasciate visibili, evidenziate con polvere d’oro. Gli oggetti in ceramica riparati con l’arte Kintsugi diventano vere opere d’arte: l’impreziosire con la polvere d’oro accentua la loro bellezza, rendendo la fragilità un punto di forza e perfezione. Ogni ceramica riparata presenta un diverso intreccio di linee dorate unico e irripetibile per via della casualità con cui la ceramica può frantumarsi. La pratica nasce dall'idea che dall'imperfezione e da una ferita possa nascere una forma ancora maggiore di perfezione estetica e interiore


L’arte Kintsugi vede la sua origine in Giappone nel periodo Muromachi, sotto lo shogunato di Ashikaga Yoshimasa (1435-1490). Yoshimasa ruppe una delle sue tazze tenmoku; venne affidata a ceramisti cinesi che la cucirono, seguendo le linee di rottura, con graffe in ferro. Furiosa fu la reazione dell’ottavo shogun quando vide la sua tazza così rovinata. I maestri ceramisti giapponesi cercarono di mettervi riparo usando l’estetica del wabi sabi e i materiali a loro disposizione: per incollare i pezzi rotti della tazza venne usata la lacca urushi; le linee di rottura vennero ricoperte con polvere d’oro.

Il risultato ottenuto fu apprezzato da Yoshimasa; la sua tazza non solo era stata riparata ma aveva preso una vita nuova, carica delle sue imperfezioni e proprio per questo ricca di bellezza: era diventata unica.

4. Hibakusha

 "I sopravvissuti alle radiazioni delle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki"

Una delle mie prime riviste di storia sfogliate dedicava un numero speciale alla atomiche di Hiroshima e Nagasaki.

Tre immagini mi rimasero scolpite nella memoria: l'ombra, la città e la bottiglia. Sono andato a scavare nell'archivio alla ricerca della rivista ed eccola qui:

L'ombra, conosciuta anche come Ombra umana impressa nella pietra è l'impronta di una persona impressa sulle scale mentre era in attesa dell'apertura della Sumitomo Bank Company a Hiroshima; la sagoma è rimasta impressa a causa del bombardamento atomico avvenuto alle ore 8:15 del 6 agosto 1945.

La temperatura a ground Zero ha raggiunto i 3 000-4 000 gradi; l'anziana guida del museo di Hiroshima, Yoshinori Oobayashi, nelle visite guidate si rivolgeva ai giovani visitatori talvolta dichiarando che al momento dell'esplosione le persone sono scomparse lasciando dietro di sé solo ombre, al contrario, in un'analisi più scientifica, la professoressa emerita dell'università di Hiroshima Minako Otani afferma che è impossibile che un essere umano scompaia senza lasciare traccia perché comunque anche se l'intero corpo è stato carbonizzato questo lascia dietro di sé tracce di tessuti organici od ossa; in un rapporto sugli effetti della bomba del 1971 si afferma che le persone entro il raggio di 500 m sono scomparse, tuttavia secondo il professor Masaharu Hoshi, anch'esso dell'università, il corpo non può essere svanito nel nulla dato che è costituito di carbonio ma deve aver lasciato almeno della cenere e afferma inoltre che anche se completamente carbonizzato è più realistico pensare alcuni corpi carbonizzati sono stati spazzati via dall'esplosione che l'idea che essi sono stati completamente inceneriti e scomparsi".

I resti delle persone rimasero per alcuni giorni o settimane dopo l'esplosione fino a quando non vennero rimosse, nell'ottobre 1945 vennero tolte le macerie dalle strade, quando si accorse che l'ombra della persona sulle scale della banca stava per scomparire venne recintata e poi messa in una cupola di vetro fino a quando non venne donata al Museo nel 1971

Ombra causata dalla bomba atomica nella filiale della Sumitomo Bank Company di Hiroshima - WEB

Un plastico della città distrutta, in primo piano si nota, passato il ponticello sul fiume Ohta, la cupola del Palazzo dell'Esposizione che fu l'epicentro dell'esplosione - Storia illustrata giugno 1969

Bottiglie piegate dall'ondata di calore radioattivo sprigionato dalla bomba - Storia illustrata giugno 1969

5. Kodokushi

"La morte in solitudine". Sono le centinaia di anziani che nelle grandi città si lasciano morire nei loro appartamenti, e i cui cadaveri vengono spesso trovati dopo vari mesi.

A causa del progresso della società è diventato uno dei maggiori problemi nazionali del Giappone.
I lavoratori giapponesi che si occupano di traslochi spesso vengono in contatto con casi di kodokushi. Una società privata ha calcolato che circa 300 dei propri 1500 lavoratori si siano imbattuti in un kodokushi. 

La maggior parte dei corpi kodokushi sono trovati in luoghi molto disordinati ed appartengono a uomini sulla cinquantina. Ciò probabilmente è dovuto al rapporto tra la trasandatezza dei soggetti colpiti (nella maggior parte dei casi dovuta a problemi economici) e la loro mancanza di relazioni sociali. In alcuni casi, anche se aventi problemi finanziari, economici e di salute, molte persone sono riluttanti a chiedere assistenza all'autorità, preferendo morire piuttosto che subire l'umiliazione di chiedere aiuto

I giapponesi hanno generalmente una tendenza culturale che cerca di ignorare la morte, invece di affrontarla. Molte tradizioni giapponesi che coinvolgono direttamente la morte, come feste in ricordo di un parente scomparso o cerimonie di sepoltura pubbliche, sono state interrotte per evitare che contribuissero al drastico aumento di kodokushi.


Alcuni ritengono che attribuito al kodokushi ci sia un aspetto psicologico molto più grande. Degli psicologi indiani dicono che l'apatia e lo stress della vita siano possibili cause dell'incremento di “morti solitarie”. Molte persone scelgono di morire nei propri appartamenti perché non hanno più desiderio di comunicare e socializzare. Molti psicologi credono che lo stress del lavoro e le aspettative sociali inducano questo comportamento.

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