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Seneca - La brevità della vita

Ho una siepe selvaggia, per non dire completamente abbandonata a se stessa.

Si nota particolarmente nel mio quartiere perché circondata da giardini e siepi ben curate. Ma quello che ci sta dietro come messaggio va ben oltre ad una questione puramente di giardinaggio; é una filosofia di vita.

La sistemazione della siepe rappresenta una pendenza dalla bassissima priorità nella mia agenda: la sua lavorazione mi prenderebbe preziosissime ore alle quali antepongo una sere di altre attività che amo particolarmente fare. La valorizzazione estrema del tempo porta a fare scelte che potrebbero sembrare "drastiche" o semplicemente "fuori luogo" da chi transita davanti al mio giardinetto. Per me invece rappresenta la mia filosofia. 

1962: taglio della siepe più alta di Inghilterra a Cirencester. 
La siepe é alta 11m ed é stata piantata nel 1720

Mi sono interrogato a lungo su quando sistemare la siepe, ma non riesco a trovare un momento per lei, così sceglierò di pagare qualcuno che lo faccia, dovrò pagarli, ma lo farò a cuor leggere perché sarà l'equivalente di comperare qualcosa che sulla carta é inacquistabile: il tempo.

Seneca corre in soccorso

Trovo un valido ispiratore e alleato nella mia filosofia in Seneca, antico romano già consigliere prediletto di Nerone (che detta così non sembra un gran pubblicità) Basta però andare in rete e cercare qualche semplice aforisma legato al personaggio per rendersi conto che si ha a che vedere con un uomo fuori dal comune.

Memento mori nel museo archeologico di Napoli

Il De brevitate vitae (spesso tradotto in italiano coi titoli Sulla brevità della vita o La brevità della vita) è un trattato filosofico che occupa il decimo libro dei Dialoghi di Lucio Anneo Seneca.

1. La brevità della vita

Il primo punto che sottolinea Seneca é proprio sulla brevità della vita, talmente breve che quando la si afferra é ormai troppo tardi

La maggior parte dei mortali si lagna della malevolenza della natura: del fatto cioè che siamo generati per vivere uno spazio di vita quanto mai breve e che questo spazio trascorre con tanta rapidità e velocità che ne siamo abbandonati proprio quando cominciamo a comprenderlo.

Cimitero monumentale Morcote

Seneca poi tranquillizza subito: la soluzione per vivere una vita lunga esiste

Non è che abbiamo poco tempo, ma ne abbiamo perduto molto. La vita è abbastanza lunga e ci è stata data con larghezza per far cose grandi se bene impiegata, ma se la si consuma nel lusso e nella trascuratezza, ove cioè la si spenda in nulla di utile, costretti dall'estrema necessità, ci accorgiamo che è trapassata senza averne avvertito lo scorrere. È proprio così: non che la vita che riceviamo sia breve, ma siamo noi a renderla tale; e non perché se ne sia poveri ma perché ne siamo prodighi: un grande e regale patrimonio, se finisce in mano a un cattivo gestore, in un momento si dissipa, mentre invece, se affidato a un buon custode, per modesto che sia esso cresce con il buon impiego. E così è per la nostra vita: per chi sa ben governarla si allunga di molto.

2. Una vita indipendente

Seneca indica subito uno dei punti chiavi inerente alla gestione del tempo ovvero farlo proprio, dedicarlo a se stessi e nessun altro, questo permette di decidere il suo impiego senza dover aver l'approvazione  di altre persone che ostruiscono un efficace utilizzo

Nessuno vuole dividere con altri il proprio denaro, ma non c'è alcuno che non distribuisca ad altri la propria vita; si è oculatissimi nel tenere ben stretto il proprio patrimonio, ma quando si tratta di sprecare il tempo, ossia quella cosa per la quale solo è onorevole essere avari, si è sommamente prodighi.  

Prendiamo dunque uno qualsiasi fra i più anziani e diciamogli: "Vediamo che sei ormai giunto all'ultimo gradino della vita umana, già oltre i cent'anni e più ancora. Fa' quindi il conto della tua età; calcola quanto di questo tuo tempo ti ha tolto un creditore, un'amante, un patrono, un cliente; quanto te ne ha strappato il litigare con la moglie, il castigare i servi, l'andare in giro per la città per i tuoi doveri sociali; aggiungici le malattie che ci siamo procurati da soli e tutto quello che hai perduto senza farne uso: dovrai ammettere che hai meno anni di quanti ne conti.

Vedi di ricordare quante volte sei rimasto fermo nei tuoi propositi, quanti giorni sono trascorsi nel modo che avevi stabilito, quante volte ancora hai saputo far uso di te stesso o il tuo volto è rimasto nel suo aspetto naturale e il tuo animo intrepido. Pensa a che cosa mai hai compiuto in una vita così lunga; a quante persone hanno saccheggiato questa tua esistenza senza che tu ti accorgessi di quanto perdevi; quanto ti è stato sottratto da vani dolori, da sciocche allegrie, da insulsi desideri, da stolte lusinghe e quanto poco tempo ti è pertanto rimasto e finalmente comprenderai che muori prematuramente".

3. L'illusione della vita infinita

Ma quali le possibili cause di un simile spreco? Sarà forse perché attingiamo dalla vita come da una fonte che non si prosciugherà mai?

Quale dunque la ragione? Che si vive come se si dovesse vivere sempre, senza mai ricordarci della nostra precarietà e senza osservare quanto tempo è ormai trascorso quasi lo si attingesse da una provvista più che piena e abbondante; e non si pensa che forse il giorno che viene donato a qualcuno o a qualche cosa è l'ultimo per noi.

4. La pensione

Subentra il mito della pensione, del ritiro a vita privata. Si sa, si punta tutto su un futuro come se ci fosse la certezza di raggiungerlo integri, ed avendo sacrificato del tempo mentre si era nel pieno delle proprie forze

Di tutto temete come mortali; tutto desiderate come immortali. Non saranno pochi coloro che risponderanno: "A partire dai cinquant'anni mi ritirerò in riposo e ai sessanta mi farò congedare da ogni ufficio".
Ma che garanzia hai che ti venga assicurata una vita più lunga e che quanto ora disponi si possa verificare davvero? Non è vergognoso riservare per te solo quanto rimane dell'esistenza e destinare alla saggezza solo quel tempo che non si può impiegare in alcun affare? 
Non è tardivo cominciare a vivere quando si deve smettere? Non è da stolti dimenticare la nostra mortalità, rimandare ai cinquanta o ai sessant'anni i savi propositi e voler iniziare l'esistenza proprio là dove sono in pochi quelli che vi sono giunti?

5. Prendersi il proprio tempo

Seneca di nuovo indica nella valorizzazione del tempo il segreto della lunghezza della vita. Mettersi al primo posto, liberarsi da ogni vincolo o impedimento permettendoci di fare quello che veramente vogliamo é la base di tutto

A vivere bisogna imparare nel corso di tutta la vita ché anzi - cosa di cui più ti stupirai - è in tutta l'esistenza che bisogna imparare a morire.
È proprio di un uomo grande, credimi, proprio di un uomo che si eleva sopra gli umani errori, non permettere che niente venga sottratto al suo tempo, e proprio per questo la sua vita è lunghissima

Solo colui che dedica a sé tutto il proprio tempo e dispone di ogni suo giorno come se fosse l'intera vita non desidera quello che verrà né lo teme. Qual nuovo piacere infatti potrà mai portare l'ora seguente se tutto si è già conosciuto e tutto provato fino alla sazietà? Disponga pure la fortuna a suo piacimento di ciò che resta: la vita è ormai al sicuro. Ad essa si può aggiungere qualcosa e nulla togliere; aggiungere comunque come si porge del cibo a chi ne è già sazio e prende quanto neppure desidera.

Non faccio che meravigliarmi quando sento alcuni chiedere tempo e coloro che ne sono richiesti concederlo tanto facilmente: gli uni e gli altri ne spiegano il motivo, ma nessuno di loro considera il tempo in sé: lo si chiede come se fosse un nulla e come un nulla viene concesso.

6. La vita é ora

Questo passaggio si potrebbe riassumere in "non rinviare a domani quello che puoi fare oggi". 

Ci può essere qualcosa di più stolto di chi si vanta del proprio prevedere? Tali persone non fanno che impegnarsi tremendamente e per meglio vivere spendono la vita nell'organizzarla. I loro pensieri non si volgono che a ordinare il futuro, ma ciò costituisce il massimo spreco che si possa fare dell'esistenza: il continuo rinviarla ci toglie ciascuno dei giorni che via via ci vengono offerti, ci strappa il presente e ci promette cose che appartengono solo al futuro.

Il maggior ostacolo al vivere è l'attesa: tutta rivolta al domani, non fa che perdere l'oggi. Ti dai premura di disporre quanto è solo possesso del destino e ti lasci sfuggire ciò che hai in mano. Dove guardi, dove stendi le tue mire? Ciò che dovrà accadere è in balia dell'incertezza: godi dunque del presente. Ecco come canta il più grande dei poeti? quasi agitato da un fremito divino; ecco la sua fatidica voce ben atta a recare salute:

Se nel tempo concesso ai miseri mortali c'è un giorno davvero bello, esso è il primo che svanisce.

"A che indugi?" dice il poeta. "A che ti soffermi? Se non lo afferri, questo giorno subito fugge"; fugge anzi quand'anche l'hai afferrato. 
Bisogna quindi gareggiare in velocità col tempo e attingerne presto come da un rapido torrente che potrebbe pure esaurirsi

A riprendere tutte le vane considerazioni che si perdono all'infinito, il nostro poeta s'avvale anche della bella espressione usata: non dice infatti "l'età più bella" ma "il giorno più bello". Perché mai, senza curarti della fuga così precipitosa del tempo, non fai che stendere lentamente davanti a te, come in una lunga serie, mesi e anni secondo un tuo avido disegno? E il poeta parla soltanto di un giorno, e di un giorno che non ta che svanire.

7. L'ozioso affaccendamento

Ma come utilizzare il tempo conquistato? Cosa da veramente valore alla vita? Cose ci rende sazi di essa fino a riuscire di non temere la morte? Seneca fa diversi esempi ma riporto uno dei più significativi: quello del barbiere

Il tempo libero di certuni è sempre pieno di occupazioni: siano nella loro villa o nel loro letto in piena solitudine e completamente appartati, infastidiscono se stessi, sì che non si deve dire che vivano una vita sfaccendata, ma un ozioso affaccendamento.

Non sono forse sfaccendati quelli che passano molte ore dal barbiere ora strappandosi un pelo spuntato nell'ultima notte ora tenendo un consulto su ogni capello, ora rimettendosi a posto la chioma spettinata e ora riportandosela da un lato e dall'altro sulla fronte stempiata? E come si sdegnano se per qualche disattenzione il barbiere non s'è reso conto di stare tosando un vero uomo! Come danno in escandescenze se si taglia qualcosa della loro criniera, se c'è qualcosa fuori posto e se tutto non ricade in singoli riccioletti!

Chi di costoro non preferirebbe vedere sconvolto lo Stato piuttosto che la propria pettinatura? Chi non si preoccupa più del suo aspetto che dell'incolumità della propria testa? Chi non preferisce vedersi ben pettinato invece di ben costumato? Puoi dunque chiamare sfaccendate queste persone che passan la vita tra il pettine e lo specchio?

8. Non vedere l’ora

Quando si dice "non vedo l'ora del giorno x" si tende a vivere i giorni che ci separano ad esso in modalità di attesa, giorni che devono passare velocemente, completamente svalorizzati. Ogni singolo istante va vissuto al meglio, sfruttando al massimo le potenzialità che la vita ci offre, la vita é ora, in ogni singolo respiro

Piena di turbamenti è l'esistenza di coloro che dimenticano il passato, non si curano del presente e temono il futuro: giunti all'ultima ora, questi infelici comprendono troppo tardi d'essere stati per tanto tempo occupati nel non far nulla.

E non è prova che vivano a lungo neppure il fatto che sovente il giorno sembra loro eterno, e che in attesa dell'ora convenuta per il pranzo si lamentano che il tempo non passa mai; se poi le loro occupazioni li abbandonano, allora, rimasti in ozio, non fanno che agitarsi senza sapere come disporre di tale ozio e uscirne. Si propongono pertanto un'occupazione qualsiasi e tutto il tempo che intercorre è loro gravoso, proprio come, quando viene fissato il giorno di un combattimento fra gladiatori o quando si attende quello stabilito per qualche altro spettacolo o piacere, si vorrebbe saltare tutto il tempo che ancora s interpone.

9. Consigli finali

Seneca si rivolge ad un personaggio che ha rivestito una carica pubblica per molti anni e lo esorta a prendersi e godersi il tempo rimanente faticosamente guadagnato.
Il consiglio é tutt'altro che fuori luogo; dopo una vita al servizio degli altri il pericolo di trovarsi all'imporvviso con molto tempo a disposizione potrebbe essere destabilizzante. Seneca spinge a usare il tempo per un miglioramento del proprio io, dell'intelleto, della conoscenza. Io da anni utilizzo questo tempo per la conoscenza della storia e della cultura. Giunto a questo punto sono sicuro risulti molto più comprensibile lo stato attuale della mia siepe

Staccati dunque dal volgo e dopo tante traversie non proporzionate ai tuoi anni, ritirati finalmente in un porto più tranquillo. Pensa a quanti flutti hai affrontato, quante tempeste hai sopportato nella tua vita privata e quante te ne sei attirato in quella pubblica. Hai già mostrato a sufficienza il tuo valore attraverso prove faticose e quanto mai agitate; sperimenta ora ciò che puoi fare in assenza d'impegni. La maggior parte della tua esistenza, e certo la migliore, è ormai stata dedicata alla vita pubblica; prendi dunque un po' di tempo anche per te.


Commenti

  1. In questa riflessione, la colonna sonora più adatta:

    “When I'm Sixty-Four” - The Beatles
    [NB: scritta da Paul all’età di 14 anni…(!) in una strofa parla anche di quel giardinetto da curare]

    L.G.

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