Si nota particolarmente nel mio quartiere perché circondata da giardini e siepi ben curate. Ma quello che ci sta dietro come messaggio va ben oltre ad una questione puramente di giardinaggio; é una filosofia di vita.
La sistemazione della siepe rappresenta una pendenza dalla bassissima priorità nella mia agenda: la sua lavorazione mi prenderebbe preziosissime ore alle quali antepongo una sere di altre attività che amo particolarmente fare. La valorizzazione estrema del tempo porta a fare scelte che potrebbero sembrare "drastiche" o semplicemente "fuori luogo" da chi transita davanti al mio giardinetto. Per me invece rappresenta la mia filosofia.
Mi sono interrogato a lungo su quando sistemare la siepe, ma non riesco a trovare un momento per lei, così sceglierò di pagare qualcuno che lo faccia, dovrò pagarli, ma lo farò a cuor leggere perché sarà l'equivalente di comperare qualcosa che sulla carta é inacquistabile: il tempo.
Seneca corre in soccorso
Trovo un valido ispiratore e alleato nella mia filosofia in Seneca, antico romano già consigliere prediletto di Nerone (che detta così non sembra un gran pubblicità) Basta però andare in rete e cercare qualche semplice aforisma legato al personaggio per rendersi conto che si ha a che vedere con un uomo fuori dal comune.
1. La brevità della vita
La maggior parte dei mortali si lagna della malevolenza della natura: del fatto cioè che siamo generati per vivere uno spazio di vita quanto mai breve e che questo spazio trascorre con tanta rapidità e velocità che ne siamo abbandonati proprio quando cominciamo a comprenderlo.
2. Una vita indipendente
Nessuno vuole dividere con altri il proprio denaro, ma non c'è alcuno che non distribuisca ad altri la propria vita; si è oculatissimi nel tenere ben stretto il proprio patrimonio, ma quando si tratta di sprecare il tempo, ossia quella cosa per la quale solo è onorevole essere avari, si è sommamente prodighi.
Vedi di ricordare quante volte sei rimasto fermo nei tuoi propositi, quanti giorni sono trascorsi nel modo che avevi stabilito, quante volte ancora hai saputo far uso di te stesso o il tuo volto è rimasto nel suo aspetto naturale e il tuo animo intrepido. Pensa a che cosa mai hai compiuto in una vita così lunga; a quante persone hanno saccheggiato questa tua esistenza senza che tu ti accorgessi di quanto perdevi; quanto ti è stato sottratto da vani dolori, da sciocche allegrie, da insulsi desideri, da stolte lusinghe e quanto poco tempo ti è pertanto rimasto e finalmente comprenderai che muori prematuramente".
3. L'illusione della vita infinita
Quale dunque la ragione? Che si vive come se si dovesse vivere sempre, senza mai ricordarci della nostra precarietà e senza osservare quanto tempo è ormai trascorso quasi lo si attingesse da una provvista più che piena e abbondante; e non si pensa che forse il giorno che viene donato a qualcuno o a qualche cosa è l'ultimo per noi.
4. La pensione
Di tutto temete come mortali; tutto desiderate come immortali. Non saranno pochi coloro che risponderanno: "A partire dai cinquant'anni mi ritirerò in riposo e ai sessanta mi farò congedare da ogni ufficio".
Ma che garanzia hai che ti venga assicurata una vita più lunga e che quanto ora disponi si possa verificare davvero? Non è vergognoso riservare per te solo quanto rimane dell'esistenza e destinare alla saggezza solo quel tempo che non si può impiegare in alcun affare?
5. Prendersi il proprio tempo
Seneca di nuovo indica nella valorizzazione del tempo il segreto della lunghezza della vita. Mettersi al primo posto, liberarsi da ogni vincolo o impedimento permettendoci di fare quello che veramente vogliamo é la base di tuttoSolo colui che dedica a sé tutto il proprio tempo e dispone di ogni suo giorno come se fosse l'intera vita non desidera quello che verrà né lo teme. Qual nuovo piacere infatti potrà mai portare l'ora seguente se tutto si è già conosciuto e tutto provato fino alla sazietà? Disponga pure la fortuna a suo piacimento di ciò che resta: la vita è ormai al sicuro. Ad essa si può aggiungere qualcosa e nulla togliere; aggiungere comunque come si porge del cibo a chi ne è già sazio e prende quanto neppure desidera.
Non faccio che meravigliarmi quando sento alcuni chiedere tempo e coloro che ne sono richiesti concederlo tanto facilmente: gli uni e gli altri ne spiegano il motivo, ma nessuno di loro considera il tempo in sé: lo si chiede come se fosse un nulla e come un nulla viene concesso.
6. La vita é ora
Questo passaggio si potrebbe riassumere in "non rinviare a domani quello che puoi fare oggi".Ci può essere qualcosa di più stolto di chi si vanta del proprio prevedere? Tali persone non fanno che impegnarsi tremendamente e per meglio vivere spendono la vita nell'organizzarla. I loro pensieri non si volgono che a ordinare il futuro, ma ciò costituisce il massimo spreco che si possa fare dell'esistenza: il continuo rinviarla ci toglie ciascuno dei giorni che via via ci vengono offerti, ci strappa il presente e ci promette cose che appartengono solo al futuro.
Il maggior ostacolo al vivere è l'attesa: tutta rivolta al domani, non fa che perdere l'oggi. Ti dai premura di disporre quanto è solo possesso del destino e ti lasci sfuggire ciò che hai in mano. Dove guardi, dove stendi le tue mire? Ciò che dovrà accadere è in balia dell'incertezza: godi dunque del presente. Ecco come canta il più grande dei poeti? quasi agitato da un fremito divino; ecco la sua fatidica voce ben atta a recare salute:
Se nel tempo concesso ai miseri mortali c'è un giorno davvero bello, esso è il primo che svanisce.
"A che indugi?" dice il poeta. "A che ti soffermi? Se non lo afferri, questo giorno subito fugge"; fugge anzi quand'anche l'hai afferrato.
7. L'ozioso affaccendamento
Il tempo libero di certuni è sempre pieno di occupazioni: siano nella loro villa o nel loro letto in piena solitudine e completamente appartati, infastidiscono se stessi, sì che non si deve dire che vivano una vita sfaccendata, ma un ozioso affaccendamento.
Non sono forse sfaccendati quelli che passano molte ore dal barbiere ora strappandosi un pelo spuntato nell'ultima notte ora tenendo un consulto su ogni capello, ora rimettendosi a posto la chioma spettinata e ora riportandosela da un lato e dall'altro sulla fronte stempiata? E come si sdegnano se per qualche disattenzione il barbiere non s'è reso conto di stare tosando un vero uomo! Come danno in escandescenze se si taglia qualcosa della loro criniera, se c'è qualcosa fuori posto e se tutto non ricade in singoli riccioletti!
Chi di costoro non preferirebbe vedere sconvolto lo Stato piuttosto che la propria pettinatura? Chi non si preoccupa più del suo aspetto che dell'incolumità della propria testa? Chi non preferisce vedersi ben pettinato invece di ben costumato? Puoi dunque chiamare sfaccendate queste persone che passan la vita tra il pettine e lo specchio?
8. Non vedere l’ora
E non è prova che vivano a lungo neppure il fatto che sovente il giorno sembra loro eterno, e che in attesa dell'ora convenuta per il pranzo si lamentano che il tempo non passa mai; se poi le loro occupazioni li abbandonano, allora, rimasti in ozio, non fanno che agitarsi senza sapere come disporre di tale ozio e uscirne. Si propongono pertanto un'occupazione qualsiasi e tutto il tempo che intercorre è loro gravoso, proprio come, quando viene fissato il giorno di un combattimento fra gladiatori o quando si attende quello stabilito per qualche altro spettacolo o piacere, si vorrebbe saltare tutto il tempo che ancora s interpone.
In questa riflessione, la colonna sonora più adatta:
RispondiElimina“When I'm Sixty-Four” - The Beatles
[NB: scritta da Paul all’età di 14 anni…(!) in una strofa parla anche di quel giardinetto da curare]
L.G.