I Radiohead non figurano nella TOP 5 dei miei gruppi preferiti. Devo però riconoscere che ad intervalli regolari escono con dei grandissimi pezzi. Uno di questi é "burn the Wich". Non sono solito a guardare i video musicali per non farmi condizionare nelle fantasticherie che faccio mentre ascolto i brani, un video mi condizionerebbe il pensiero portandomi a portare quello che la band desidera.
Per burn the Wich é diverso: il video é assolutamente godibilissimo: un non ben precisato ispettore visita un villaggio sulla carte perfetto ma che invece nasconde atrocità di altri tempi camuffati (ma non troppo) a festa. La scena finale poi é quella da "finale col botto" in cui l'ispettore viene rinchiuso in un uomo di vimini a cui viene poi appiccato il fuoco.
L'uomo di vimini, assieme ad un riferimento alla sedia della streghe, é un elemento di nicchia che compare nel video.
Non intraprendo ricerche particolari sull'uomo di vimini, aspettando certo che in futuro prima o poi mi ritroveró l'argomento in braccia senza bisogno di cercarlo. Un po' come quando si va in soffitta a cercare una cosa e ne saltano fuori delle altre che si cercavano tempo prima
Le origini
Il rituale dell'uomo di vimini è stato descritto da Giulio Cesare nel sesto libro della guerra gallica, in cui descrive le usanze dei Celti di Gallia.
Un uomo di vimini, pieno di sacrifici umani, in attesa di essere bruciato.
Thomas Pennant, A Tour in Wales, 1781, in Nathaniel Spencer, The Complete English Traveller (London: Cooke 1782; repr. 1854). Wikimedia Commons.
Tratto del de bello gallico:


Quando pensiamo ai sacrifici il pensiero solitamente corre alle popolazioni centroamericane quali i maya. Non va quindi dimenticato che anche nella vecchia Europa non siamo secondi a nessuno in fatto di fantasiose atrocità.
Tutto il popolo dei Galli è molto dedito alle religioni, e per questo motivo chi è affetto da malattie abbastanza gravi e chi è coinvolto in pericoli e combattimenti, o sacrifica uomini come vittime o fa voto di sacrificarli, e usa, per questi sacrifici, i druidi come officianti, poiché ritengono che la volontà degli dei immortali non si possa placare se la vita di un uomo non è data per la vita di un uomo, e sacrifici dello stesso genere hanno usanza pubblicamente.
Altri hanno statue di immane grandezza, le cui parti del corpo intrecciate in vimini essi riempiono con uomini vivi; dopo aver incendiato questi, gli uomini periscono, avvolti dalla fiamma. Ritengono che i supplizi di coloro che siano stati catturati in un furto, o in briganteggio o in qualche colpa siano più graditi agli dei immortali. Tuttavia, quando manca abbondanza di questo genere, si riducono anche a sacrifici di innocenti.
Strabone (Geogr. IV, 5), scrive:
I Romani posero fine a queste usanze, nonché ai sacrifici e alle pratiche divinatorie contrastanti con le nostre istituzioni. Così un uomo era stato consacrato agli dei, lo si colpiva alla spalla con una spada da combattimento e si divinava il futuro a seconda delle convulsioni dell’agonizzante. Non si praticavano mai sacrifici senza l’assistenza dei druidi: così talora uccidevano le vittime a colpi di frecce, o le crocifiggevano nei loro templi o, ancora, fabbricavano un colosso di fieno e di legno, vi introducevano animali domestici e selvatici di ogni tipo assieme a degli uomini e vi appiccavano fuoco.
Ed ecco, infine, cosa dice Diodoro Siculo:
Essi sono - è una conseguenza della loro natura selvaggia - di un’ empietà mostruosa nei loro sacrifici. Così, tengono imprigionati i malfattori per un periodo di cinque anni e poi, in onore ai loro dei, li impalano e ne vanno degli olocausti, aggiungendo ad essi molte altre offerte, su immense pire appositamente preparate. Trasformano anche i prigionieri di guerra in vittime per onorare i loro dei. Alcuni usano allo stesso modo anche gli animali catturati in guerra. Li uccidono unitamente agli uomini o li bruciano, o li fanno perire con altri supplizi.
Strabone (Geogr. IV, 5), scrive:
I Romani posero fine a queste usanze, nonché ai sacrifici e alle pratiche divinatorie contrastanti con le nostre istituzioni. Così un uomo era stato consacrato agli dei, lo si colpiva alla spalla con una spada da combattimento e si divinava il futuro a seconda delle convulsioni dell’agonizzante. Non si praticavano mai sacrifici senza l’assistenza dei druidi: così talora uccidevano le vittime a colpi di frecce, o le crocifiggevano nei loro templi o, ancora, fabbricavano un colosso di fieno e di legno, vi introducevano animali domestici e selvatici di ogni tipo assieme a degli uomini e vi appiccavano fuoco.
Ed ecco, infine, cosa dice Diodoro Siculo:
Essi sono - è una conseguenza della loro natura selvaggia - di un’ empietà mostruosa nei loro sacrifici. Così, tengono imprigionati i malfattori per un periodo di cinque anni e poi, in onore ai loro dei, li impalano e ne vanno degli olocausti, aggiungendo ad essi molte altre offerte, su immense pire appositamente preparate. Trasformano anche i prigionieri di guerra in vittime per onorare i loro dei. Alcuni usano allo stesso modo anche gli animali catturati in guerra. Li uccidono unitamente agli uomini o li bruciano, o li fanno perire con altri supplizi.
Britannia Antiqua Illustrata: ovvero, le antichità dell'antica Britannia, con una storia cronologica di questo regno, ecc. Per l'autore: Londra, 1676.
Al giorno d'oggi
L'immagine potente dell'uomo di vimini non poteva passare inosservata, la sensazione di terrore mista a originalità ha fatto che film o video musicali (come scritto all'inizio) lo ripresentassero in chiave moderna. Ecco allora apparire un film horror del 1973 dove il protagonista viene spogliato, vestito in paludamenti cerimoniali e condotto su una collina con le mani legate. In cima alla collina viene imprigionato in un enorme statua di vimini riempita d'animali. La statua viene incendiata, e gli isolani cominciano a cantare. Howie inutilmente grida tra le fiamme che fu Dio a devastare i raccolti, per punire il loro paganesimo. Il film si conclude con la testa della statua di vimini che cade e con il corpo bruciato del sergente diretto verso il mare.
Il film viene poi rivisitato nel 2006 e l’uomo di vimini torna a far la parte da protagonista sulla locandina incuriosendo non poco gli amanti del genere.

Le fattezze dell’uomo di vimini sono molto simili a quelle di quello che appare nel video dei Radio Head.

Quando pensiamo ai sacrifici il pensiero solitamente corre alle popolazioni centroamericane quali i maya. Non va quindi dimenticato che anche nella vecchia Europa non siamo secondi a nessuno in fatto di fantasiose atrocità.
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