La condanna a morte é una sentenza senza via d’uscita. Una volta decisa non rimane che attendere la parte pratica che in passato era quasi sempre a ridosso della sentenza. Sicuro sicuro sicuro? Oppure come nei film arriva il colpo di scena all’ultimissimo momento?
A quanto pare in passato era possibile cavarsela ma il destino non era nelle proprie mani, ci voleva il "fattore C".
A quanto pare in passato era possibile cavarsela ma il destino non era nelle proprie mani, ci voleva il "fattore C".

Mastro Titta mostra fiero il taglio netto e preciso
1. Boia maldestri
A chi non é capitato di chiedersi, magari durante una verifica di fisica dinamica, a che diavolo sarebbe poi servito tutto questo durante la vita? Ad essere un boia queste lezioni potevano sicuramente tornare utili, perché in gioco c’era non tanto la vita del condannato ma piuttosto la sua. Ma lasciamo parlare le cronache.
Sulla Place du Palais ad Avignone si sta per impiccare un temibile bandito e lo spettacolo si annuncia di grande interesse per la folla che vi si è radunata. Costui è stato condotto in processione verso la forca, dopodiché monta sulla scala e il boia gli passa la corda intorno al collo. Ma, quando giunge il momento del terribile salto nel vuoto, la corda risultò troppo corta e così si ritrovò con i piedi impigliati nella scala. Istintivamente fece resistenza infilando le gambe nei gradini e riuscendo a bloccare la caduta.
Ciò vedendo, il boia gli aveva coperto la faccia col suo giustacuore, e gli dava col ginocchio sullo stomaco e sul ventre. Ciò i presenti vedendo, che lo faceva troppo soffrire, e credendo persino che l'avrebbe sgozzato con la sua baionetta [...] mossi da compassione per il paziente e da furia contro il boia, gli gettarono dei sassi contro e nello stesso tempo presero a colpire quest'ultimo con delle pietre.
Nello stesso tempo il boia aprì le due scale e gettò il paziente di sotto, e gli saltò sopra le spalle e lo schiacciò, mentre la moglie del detto boia lo tirava per i piedi da sotto la forca. Essi gli fecero nello stesso tempo uscire il sangue dalla bocca.
Questione di calcoli. L’impiccato caracolla ma non muore, un uomo sopra di lui fa peso sulle sue spalle per facilitare l’asfissia. Analogamente un altro uomo da terra lo tira per le caviglie
L'esecutore diventa la vittima
Ma la gragnuola di sassi rinforzò sopra di lui, ce ne furono anche di quelli che raggiunsero l'impiccato sulla testa, il che costrinse il boia a guadagnare la scala, dalla quale discese con così grande precipitazione che cadde dal mezzo di essa, e arrivò a terra a testa in giù.
Ecco una folla di popolo su di lui. Egli si rialza con la sua baionetta in mano, minacciando di uccidere quelli che l'avvicineranno; ma dopo diverse cadute ed essersi rialzato, viene picchiato ben bene, tutto imbrattato e soffocato nel ruscello e trascinato con grande emozione fino all'Università e di là fino al cimitero dei Cordeliers.
Il suo servo, picchiato ben bene anche lui, la testa e il corpo ammaccati, fu portato all'ospedale dove è morto qualche giorno dopo. Nel frattempo alcuni stranieri e sconosciuti salirono sulla scala e tagliarono la corda dell'impiccato, mentre lo ricevevano di sotto dopo esser rimasto appeso più di un grande Miserere. E nello stesso tempo la forca fu rotta e il popolo fece a pezzi la scala del boia. I...] I ragazzi portarono in grandissima fretta la forca nel fiume Rodano.
La folla (nella quale non è difficile immaginare vi fossero alcuni amici e sodali del bandito), allo scopo di sottrarre il loro protetto dalle mani della giustizia, lo portò dapprima in un cimitero e da li all'interno della chiesa di Saint-Antoine. A questo punto interviene l'arcivescovo della città, che decise di accordargli la grazia, poi «lo fece trasportare all'ospedale e raccomandò agli addetti di prenderne una cura tutta particolare». Infine, aggiunge il redattore del verbale, «gli abbiamo fatto fare un abito nuovo, due paia di calze, delle scarpe, l'abbiamo vestito di nuovo da capo a piedi. I nostri confratelli hanno dato chi delle camicie, chi dei guanti e una parrucca».
Questo è l'incredibile finale della storia, nella quale un pericoloso malvivente, grazie a un evento fortunato e alla sua destrezza fisica, si trasforma in un eroe popolare.
La confraternita della morte era alla testa del corteo, i confratelli indossavano i loro sai e avevano il viso coperto: salmodiavano con tono lugubre il miserere. Seguivano i penitenti turchini e i Bianchi, cui spettava il posto d'onore, venivano dietro. Cantavano lo stesso salmo con lo stesso tono e, per non interrompersi, si alternavano nel salmodiare, quando una compagnia cantava, gli altri tacevano.
La folla (nella quale non è difficile immaginare vi fossero alcuni amici e sodali del bandito), allo scopo di sottrarre il loro protetto dalle mani della giustizia, lo portò dapprima in un cimitero e da li all'interno della chiesa di Saint-Antoine. A questo punto interviene l'arcivescovo della città, che decise di accordargli la grazia, poi «lo fece trasportare all'ospedale e raccomandò agli addetti di prenderne una cura tutta particolare». Infine, aggiunge il redattore del verbale, «gli abbiamo fatto fare un abito nuovo, due paia di calze, delle scarpe, l'abbiamo vestito di nuovo da capo a piedi. I nostri confratelli hanno dato chi delle camicie, chi dei guanti e una parrucca».
Questo è l'incredibile finale della storia, nella quale un pericoloso malvivente, grazie a un evento fortunato e alla sua destrezza fisica, si trasforma in un eroe popolare.
2. Suolo sacro
Un luogo sicuro chiamato casa. Ma non la casa intesa come la nostra abitazione, in quanto comunque violabile, ma la casa dei giochi tra noi ragazzetti. Rifugiarsi nella casa significava essere inattaccabili perché le regole del gioco prevedevano appunto questo. E qual’é questo luogo rapportato alla vita di tutti i giorni? Dove si é veramente al sicuro?
Fratelli della confraternita della buona morte sotto l'ala protettrice di Santa Marta.
Chiesa Santa Marta Carona
I bargelli delle città circostanti e gli sbirri camminavano dietro le confraternite: erano vestiti come per un giorno di festa, con la gorgiera coperta da una gran placca d'argento, la pistola alla cintura e la carabina tra le braccia.
Marciavano su due fila e in mezzo a loro procedeva il condannato seguito, e tenuto, dal boia e dal suo aiutante. Attorno stavano il suo confessore e molti religiosi, consolatori e confortatori che reggevano in mano dei cartoni sui quali erano raffigurati i misteri della Passione di nostro Signore. Li tenevano davanti a lui per non fargli scorgere la forca sulla quale avrebbe dovuto terminare i suoi giorni.
In quest'ordine passarono per la seconda strada che porta alla piazza d'Armi: non sarebbe stato prudente passare per la prima strada, poiché è stretta e su di essa si affaccia il portale della Parrocchiale. Se fosse successo che, con un movimento ben congegnato, il paziente avesse potuto mettere piede sul terreno privilegiato che si chiama Sagrato, la giustizia e il boia avrebbero speso invano la loro fatica, il criminale si sarebbe trovato al sicuro e guai a coloro che avessero voluto fargli la minima violenza. Qualunque ripugnanza avessimo avuto noi uomini di chiesa a dare asilo a questa sorta di gente, sarebbe stato necessario riceverlo e proteggerlo, oppure rischiare di essere lapidati dal popolo che non avrebbe avuto nessun rispetto né delle nostre persone, né del luogo consacrato.
Ne seguì una colluttazione nel corso della quale il prete perse la vita. I suoi complici furono presi e immediatamente impiccati, ma egli riuscì a rifugiarsi in chiesa e fu pertanto condannato in contumacia. Il Sant' Uffizio fece sapere tuttavia che «haveva proferito più volte derisioni contro la nostra Santa Fede» e dunque, nonostante avesse appunto trovato ricovero in un luogo sacro, fu preso e condotto in prigione, dove rimase tre mesi.
...l'esecutore, dopo aver scosso a dovere quel miserabile cadavere e avergli fatto fare qualche piroetta, gli tolse tutte le corde con le quali gli aveva stretto le mani e le braccia, poi gli levò le manette mentre il tirapiedi gli sfilava le brache, poi lo lasciarono così, con la sola camicia, appeso sulla forca. A quel punto fu aperta la porta della darsena e tutti poterono entrare. In questo momento si svolse una scena curiosa: i padri che avevano condotto lì i loro figli, dopo avergli fatto osservare il cadavere e avergli impartito delle ramanzine adatte alla loro età e alla loro capacità di comprensione, gli mollavano dei sonori schiaffoni, al fine di fargli ricordare ben bene ciò che avevano visto e ciò che avevano udito.
Esempio pratico
Esse riguardano un giovane dell'età di venticinque anni nato nei pressi di San Severino Marche. Costui, assieme ad alcuni compagni, si recò un giorno nell'abitazione del suo curato per derubarlo.Ne seguì una colluttazione nel corso della quale il prete perse la vita. I suoi complici furono presi e immediatamente impiccati, ma egli riuscì a rifugiarsi in chiesa e fu pertanto condannato in contumacia. Il Sant' Uffizio fece sapere tuttavia che «haveva proferito più volte derisioni contro la nostra Santa Fede» e dunque, nonostante avesse appunto trovato ricovero in un luogo sacro, fu preso e condotto in prigione, dove rimase tre mesi.
3. La prevenzione
I famigerati ben assestati ceffoni, quelli che non ho preso nemmeno io ma che in alcun episodio mi sono ampiamente meritato. Perché da studi su studi é emerso che sono controproducenti, che deviano le crescita, che creano disagio e generano potenziali serial killer.... Così non era ai tempi di mastro Titta...

“Il giorno che impiccarono Camardella/ io mi ero appena cresimato. Mi sembra ora che il padrino al mercato mi comprò un pupazzo e una ciambella. Mio padre prese poi il carrozzino, ma prima volle godersi l’impiccagione e mi teneva in alto sollevato dicendo: 'Guarda la forca quant'è bella!'.
Tutt'a un tratto al paziente, mastro Titta diede un calcio nel sedere e papà a me diede uno schiaffone sulla guancia con la mano destra. “Tieni!” - mi disse - “ e ricordati bene che questa fine è destinata a mille altri che sono meglio di te.”
Dettagli post esecuzione
Il cadavere rimase appeso sulla forca fino al tramonto del sole, quando giunsero in processione i penitenti Neri per tirarlo giù.Uno di loro a sorte tagliò la corda e la gettò al boia che era in piedi sotto il patibolo. Questi accese un fuoco sul posto e la bruciò, assieme a tutte le altre che erano servite per l'esecuzione, per timore che potessero essere usate per qualche sortilegio. Egli smontò poi la forca e la lasciò sul luogo insieme alle scale. Petrinetti, al quale tutto quel legname apparteneva, non osò riprenderselo dopo che era servito a tale uso. I cappuccini invece, che stavano costruendo il loro convento fuori le mura della città, se ne servirono per la costruzione, e fecero benissimo.
4. Falsi miti
L'affermazione che si è liberi dopo tre scosse di sedia elettrica è un falso mito; non esistono prove che una singola esecuzione tramite sedia elettrica sia incompleta, anche se in alcuni casi si sono verificati malfunzionamenti che hanno prolungato la sofferenza del condannato. In casi eccezionali, come quello di William Francis, ci sono stati episodi in cui l'esecuzione è stata inizialmente interrotta a causa di un malfunzionamento, ma è stata poi completata successivamente.
Sing Sing 1900



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