Quando si viaggia nella storia può capitare di imbattersi in vocaboli obsoleti o di raro utilizzo. Qui ne riporto due, incontrati rispettivamente durante la visita a Pavia inerente la battaglia del 1525 e il secondo durante un esposizione temporanea al muso nazionale di Zurigo inerente il femminismo
L'origine del termine "lapalissiano" deriva da un errore di trascrizione dell'epitaffio del maresciallo, morto nella battaglia di Pavia.
Lapalissiano
Lapalissiano deriva dal nome di un maresciallo di Francia alla corte di Francesco I : Jacques II de Chabannes (La Palice)
Egli era tra i più anziani ufficiali dell'esercito francese e continuò a prestare servizio pur essendo ignorato nei consigli di guerra dai colleghi più giovani. Aveva combattuto nella spedizione genovese di Luigi XII del 1507 ed era diventato governatore di Milano nel 1510. Si era battuto con coraggio a Ravenna (1512) nell'avanguardia della cavalleria, ma nel successivo ruolo di comandante dell'esercito non aveva mostrato altrettante capacità ed era stato scacciato dall'Italia.
Combatté intorno a Pamplona e in Piccardia, e prese parte all'inutile Battaglia degli speroni (Guinegatte, 1513), dirigendo ancora una volta la ritirata dei francesi. Nonostante ciò, venne nominato maresciallo di Francia nel 1514 e combatte con Francesco I a Marignano (1515). Inoltre partecipò alla battaglia della Bicocca (1522), dove consigliò al comandante francese di non attaccare.
Quale cognato del re, dunque ritenuto uomo affidabile, gli venne assegnato il compito di eliminare ogni traccia della ribellione borbonica, e poi di organizzare la difesa della Provenza dall'invasione delle truppe imperiali del 1524. Durante la campagna di Pavia ebbe un comando indipendente, ma si batté accanto al sovrano nel corso della battaglia.
A dispetto dell'età, La Palice era famoso per avere un approccio moderno (non cavalleresco) all'arte della guerra, e ci si chiede quale sarebbe stato l'esito della campagna se Francesco I si fosse avvalso dei suoi consigli.
A dispetto dell'età, La Palice era famoso per avere un approccio moderno (non cavalleresco) all'arte della guerra, e ci si chiede quale sarebbe stato l'esito della campagna se Francesco I si fosse avvalso dei suoi consigli.
Morì durante la battaglia di Pavia, e la sua morte venne celebrata in una canzone divenuta popolare tra i soldati.
Jacques II de Chabannes (La Palice) (1470–1525)
Stampa tratta da «Louis XII et Anne de Bretagne» di Paul Lacroix, pubblicata da Georges Hurtrel
Anziano ed esperto comandante al tempo della campagna di Pavia, si rivelò una grande risorsa durante l'invasione francese dell'Italia. Nel corso della battaglia principale prese parte alla carica di cavalleria e morì immediatamente.
L'epitaffio originale recitava: "Se non fosse morto, farebbe ancora invidia" ("S'il n'étoit pas mort, il feroit encore envie"), ma fu confuso, a causa di un errore di ortografia, con "Se non fosse morto, sarebbe ancora in vita" ("S'il n'étoit pas mort, il seroit encore en vie").
La frase divenne così un simbolo di ovvietà, definendo da allora una verità o un fatto talmente palese da risultare ridicolo esprimerlo.

Forcipe
Il parto é uno dei grandi momenti segnanti la vita di una donna. Noi uomini ci "limitiamo" a tenere la mano alla compagna mentre tra enormi sofferenze gli organi si espandono all'inverosimile per permettere la fuoriuscita del nascituro. Tra i vari oggetti per aiutare questo delicato momento un oggetto che suscita curiosità ad una prima vista.
Forcipe - museo nazionale di Zurigo - mostra sul femminismo
SI legge poi sul trafiletto che é un attrezzo utilizzato per il parto. Non é abbastanza chiaro? Ci vuole il disegnino? Si, ci vuole il disegnino

Pochi i dubbi che rimangono
In rete trovo poi un immagine accompagnato da un racconto al limite della fantascienza, é la narrazione vista dalla parte di un ostetrica che assiste ad un parto in cui si é ricorsi all'utilizzo del forcipe. Risulta un racconto da brivido e al limite della credibilità.
Prese coraggio e presto, vedendo che stava facendo progressi, iniziò a tirare con tutta la forza delle braccia e delle gambe ad ogni contrazione, tanto che facevo fatica a moderarla. Notai che istintivamente cercava di tirare nella direzione di minor resistenza e nel modo migliore, cioè, per noi, secondo gli assi del bacino. Infatti, all'inizio, quando la testa era ancora nella parte superiore, il corpo della donna era disteso sul letto, il bacino sollevato in modo che la linea di trazione fosse completamente diretta all'indietro; quando la testa era nella cavità, la donna era distesa sul letto con le gambe molto divaricate e i piedi saldamente appoggiati. Verso la fine, quando la testa arrivò alla vulva, la donna era quasi seduta sul letto, piegata in avanti con le gambe molto divaricate e i piedi saldamente appoggiati.
La fonte é Aneddoti e curiosità storiche sul parto del 1892
".... trasversale ai piedi del letto, come su una carrucola, poi ho messo ogni estremità della corda nelle mani della donna. Lei ha iniziato a tirare, all'inizio con esitazione, poi scivolando sul materasso, i suoi piedi hanno incontrato la barra ai piedi del letto su cui si sono appoggiati.
Prese coraggio e presto, vedendo che stava facendo progressi, iniziò a tirare con tutta la forza delle braccia e delle gambe ad ogni contrazione, tanto che facevo fatica a moderarla. Notai che istintivamente cercava di tirare nella direzione di minor resistenza e nel modo migliore, cioè, per noi, secondo gli assi del bacino. Infatti, all'inizio, quando la testa era ancora nella parte superiore, il corpo della donna era disteso sul letto, il bacino sollevato in modo che la linea di trazione fosse completamente diretta all'indietro; quando la testa era nella cavità, la donna era distesa sul letto con le gambe molto divaricate e i piedi saldamente appoggiati. Verso la fine, quando la testa arrivò alla vulva, la donna era quasi seduta sul letto, piegata in avanti con le gambe molto divaricate e i piedi saldamente appoggiati.
Il mio ruolo si limitava a tenere i bracci del forcipe, sostenere il perineo e moderare l'ardore della partoriente. In 7-8 minuti di trazioni, che furono certamente molto vigorose, il bambino nacque asfissiato, ma riuscii a rianimarlo. Le conseguenze di questo singolare parto furono semplici e naturali. Quando sono arrivato, questa donna urlava in modo orribile ad ogni inutile dolore; non appena ha avuto tra le mani le corde del parto, non ha più emesso un solo lamento; ad ogni contrazione uterina si sollevava, si aggrappava alle corde e tirava senza respirare con tutta la forza raddoppiata...."




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