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Leventina nera: Angelo Della Casa

 Questa serie "Leventina nera" é una semplice costola derivata da una ricerca più ampia che mi sta occupando da mesi. Come già detto é l'equivalente di trovare qualcosa che non si stava cercando mentre non si trova quello che si sta cercando.

Una storia che si avvia dalla fine

Tra i vari fascicoli che mi passano delle mani all'archivio cantonale di Bellinzona alcuni catturano la mia attenzione e decido quindi di dedicargli del tempo. 

Scorcio sull'Archivio Cantonale di Bellinzona

Il caso di Angelo Della Casa mi ha catturato per le righe finali del rapporto che descrivono la condanna. Va anche detto che questo é uno dei documenti con una grafia più semplice da capire e mi ha invogliato a chinarmi su di essa.

Una storia che inizia dalla fine; Angelo Della Casa, un 31enne calzolaio proveniente dalla contea di Torino viene condannato niente di meno che a morte tramite taglio della testa in località Piano di Forca a Faido. Corre l'anno 1868, relativamente recente, malgrado sapessi che l'ultimo ghigliottinato in Svizzera fu nel 1940 ad Obvaldo fa sempre un certo senso leggere che queste cose succedevano anche nelle nostre vallate.

Alla scoperta dei fatti

Il secondo step é stato quello di capire che cosa avesse combinato il Della Casa per meritarsi tanto. Il fatto che il fascicolo consta di ben 18 pagine mi dava buone speranze che però con il proseguire della lettura si fecero sempre più vane. Il documento é estremamente ripetitivo, il concetto di omicidio premeditato a scopo di lucro viene ripreso almeno 6 volte senza però mai accennare a quello che é sostanzialmente successo.
Ecco comunque gli indizi che trapelano sulla vicenda e che permetteno una relativa ricostruzione degli avvenimenti.
(in italico 1:1 dall'incarto)

Faido 25 maggio 1868

Il tribunale composta dai Signori.........sedente nella chiesa dei Reverendi Padri Capuccini
-interessante sapere che non c'era un locale esplicitamente adibito a tale scopo, probabilmente la chiesa era l'unico a poter contenere la nutrita presenza tra avvocati, giudici e testimoni, ben 12 questi ultimi-

.....per giudicare Angelo della Casa, di Andozano* circondiario di Torini d'anni 31 anni ammogliato, senza prole,.... (*illeggibile)
-più avanti il quadro dell'imputato verrà completato con calzolaio. Come nel caso di Pietro Cristina si tratta di uno stagionale, gli anni sono gli stessi, in cerca di guadagnarsi la vita in Svizzera. A differenza di Pietro Cristina non si sa se il Della Casa fosse fisso o itinerante, ma presumibilmente queste professioni, così come altre, richiedevano il continuo spostamento delle persone in cerca di clienti-

Calzolaio itinerante

....colpevole di omicidio premeditato confesso ed oggetto di lucro sulla persona di Barnaba Domeniconi di Bidogno sul finire della prima metà dello scorso 16 marzo sul territorio di Chiggiogna
-il capo d'accusa. Sono alla pagina 1 di 18, ancora non lo so ma emergeranno ben pochi altri dettagli per comprendere la vicenda nelle 17 pagine rimanenti-

......Interpellato l’imputato se aveva qualche cosa da aggiungere in sua discolpa rispose negativamente...
-altro punto interessante é la passività dell'imputato, difficile capire il perché, rassegnato al destino che probabilmente l'avvocato già conosce e gli ha comunicato, o forse consapevole di avere ancora qualche carta da giocarsi in altra sede-

Palla alla difesa

....Il Signor Avvocato Carlo Olgiati difensore d’Angelo Della Casa .... sostenne che la pena della morte comminata per omicidio premeditato può subire una commutazione per circostanze speciali attenuanti accompagnanti il fatto; accennò alla debolezza e quasi nullità degli indizi scaturiti in processo il che deve condurre il giudice ...a temperare il rigore della pena
-a differenza dei tempi recenti dove la lotta tra la vita e la morte sta nella capacità di intendere e volere nel 1868 si ricorreva ad altri metodi per cercare far commutare la pena di morte in carcere a vita-

....il quale deve essere solo riservato all’omicidio premeditato accompagnato da tre o due qualifiche, e non applicarsi al caso attuale, in cui si ha una qualifica sola...
-la difesa sostiene che per reputare un omicidio come premeditato ci vogliono almeno 2 o 3 prove, mentre in questo caso se ne ha una sola

....rilevo come il dolo non deve asserire l’unica misura determinante l’applicazione della pena, ma deve essere confrontato col danno ....che la società della morte del Domeniconi non fu allarmata, come lo sarebbe stato dalla morte d’un padre di famiglia....
- questa fatico a comprenderla, sembra che l'avvocato faccia leva sul fatto che la persona uccisa fosse "di poco conto" o altrimenti detto "non ricopre un ruolo importante nella società come quello di un padre che deve portare avanti una famiglia intera". Tesi assolutamente inamissibili al giorno d'oggi-

 ...che il danno derivato all’ucciso non può essere valutato per ommizione della sezione cadaverica della quale avrebbe potuto risultare che attesta la di lui gracile struttura poco gli rimanesse a vivere
-durante l'autopsia del corpo si é potuto constatare come la vittima, Barnaba Domeniconi, fosse in ogni caso destinato a morte prossima, come a sostenere che il Della Casa avrebbe solo anticipato di poco il suo destino, anche questa al giorno d'oggi sarebbe una tesi inammissibile

....la premeditazione ritenuta dal Giuri è nota incerta e non ha l’eguale dolosità della premeditazione profonda....concluse domandando che il suo difeso sia condannato alla pena dei lavori forzati lasciando alla saggezza della camera criminale il determinare la durata.
-La difesa ha calato i suoi assi, nessuno dei quali contesta il fatto che il Della Casa abbia commesso l’omicidio ma si mette in serio dubbio la sua premeditazione, questo perché come vedremo poi, l’assassinio con premeditazione porta diritto alla pena di morte. Curioso che nella seconda parte l’avvocato porta avanti punti come “comunque la sua scomparsa non cambierà la vita a nessuno e comunque era già con un piede nella fossa”. Queste sono attenuanti che oggi indignerebbero e ad alcuni farebbero persino sorridere.

Risposta del giurì

....Ritenuto che il giudice nell’applicazione della pena non può lasciarsi indurre d’una commutazione o riduzione della stessa dal riflesso come nel caso attuale, che l’ucciso sia gracile salute e senza impegni di famiglia, perché una tale teoria anziché frenare, ammetterebbe i delitti di sangue, ed anziché una difesa, costituirebbe un pericolo continuo ai membri della società....Risultò in processo che questi fu già per due volte servo della pena per diversi titoli di reato....e che il  Della Casa non versava in una stringente povertà da trovarsi quasi costretto ad un delitto, mentre col lavoro avrebbe potuto procurarsi i mezzi di un onesta sussistenza.

-In poche righe il giurì smantella la difesa specialmente facendo leva ad una indiretta ammissione di colpevolezza portata in diversi punti, come abbiamo visto precedentemente, dall'avvocato dell'imputato. 
L'ultimo punto del giurì mi lascia alquanto perplesso: un omicidio commesso da un nulla tenente sarebbe stato maggiormente accettato e avrebbe forse mutato la sentenza? Queste domande mi fanno capire come il recente passato e la sua vita fosse in realtà molto lontana dalla nostra realtà.

Sentenza e spese processuali

In seguito si giunge alla sentenza di condanna a morte tramite taglio della testa (vedi prime immagini del post)

...il condannato ha diritto di ricorrere in cassazione entro il termine di giorni dieci....
-questo forse il punto che ad inizio processo ha fatto tacere l'imputato che non aveva più nulla da dire a sua discolpa, l'alternativa é che sia stato invitato dal proprio avvocato a restare muto che poi ci avrebbe pensato lui....

Oltre al danno la beffa, le spese processuali. Non ho potuto fare a meno di pensare alla moglie dell'accusato leggendo queste cifre. Oltre ad aver perso il marito veniva messa in difficoltà anche dal lato finanziario dovendo farsi carico delle spese giudiziarie. Non sono però in grado di dire se l'ammontare della spesa fosse per il 1868 una somma cospicua o meno

Spese così ripartite

Inchiesta preliminare e prigionia preventiva: 94.70
Indennità ai testimoni al dibattimento: 73.30
Assistenza agli usceri 10.00
Copia d’ufficio della sentenza 6.20
Totale: 184.20

Focus sulla condanna

Sull'incarto si fa riferimento in più punti sulla legge dell'11 giugno 1863. Ma di che si tratta?

La legge riportata nell'incarto

Gazzetta ticinese 15.06.1863

L'unico caso quindi in cui la pena di morte é ammessa riguarda l'assassinio. A calce della sentenza vengono poi riportate a mano le definizioni dei vari punti della legge che precisano in quale caso essa va applicata. Ad esempio in caso di omicidio colposo, e quindi non intenzionale o peggio ancora premeditato, non é soggetta a pena di morte.
In sostanza buona parte dell'incarto ruota attorno al fattore premeditazione che l'avvocato cerca di smantellare senza successo.

Piano della Forca

Ultimo punto interessante su cui mi sono sentito di indagare é il luogo dell'esecuzione.
Faido é famosa per l'esecuzione del 1755 in cui venne tagliata la testa ai capi della rivolta leventinese: essa avvenne sul Piano della Croce (sulla piazza di Faido, ove oggi c'é la statua del Franscini).
Non so se nel 1868 le esecuzioni fossero pubbliche, di sicuro non erano più così messe in evidenza come nel 1755 essendo l'ubicazione diversa che quella della piazza principale del paese.

Devo prima capire però dove si trova il Piano di Forca a Faido.
Nella pagina della topografia della Confederazione la ricerca non da alcun risultato.
La svolta l'ho nello scartabellare in internet dove trovo questo dibattimento inerente la richiesta di ampliamento di costruzione a Faido dove viene menzionato località "pian la Forca"
Sono ulteriormente aiutato dalla descrizione dell'ubicazione e addirittura dai numeri dei mappali
Dibattimento di costruzione a Pian la Forca

Mappale 491 e 1159, la grande costruzione a sinistra é l'ospedale distrettuale di Leventina

Ubicazione "Pian la Forca"

Mi piace pensare come a pochi metri dall'ospedale regionale, dove si curano le persone, vicino a delle graziose casette dove ignari abitanti passano le domeniche bevendo gazzose sulle verande all'ombra delle piante, 180 anni fa li si tagliavano teste.

Epilogo

Così come nel caso di Cristina Pietro incrocio solo una parte del percorso giudiziario di questi uomini così lontani da casa per guadagnarsi da vivere. Così come per Cristina Pietro anche per Angelo Della Casa non so come sia andata a finire la vicenda, l'ho lasciato con una condanna a morte e con 10 giorni di tempo per far ricorso alla cassazione. Sono certo che il ricorso é stato inoltrato (e chi non lo farebbe?) ma a meno di ulteriori ricerche non saprò mai se riuscì a cavarsela o meno.

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