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L'incendio di Airolo del 17 settembre 1877: lo sciacallo, lo stronzo e i furbetti

Non c’è mai limite al male, al pessimo. Esso si può presentare nelle forme e sfaccettature più particolari, da quello più sfacciato e per certi versi più “comprensibile” a quello infinitamente subdolo, anche per pochi spiccioli.

Anche l’incendio di Airolo non fu esentato da questi episodi, il dubbio rimane sempre la sequenza con cui mandare a quel paese (per non dire peggio) i protagonisti

Airolo dopo il grande incendio, abitanti tra le vie

Lo sciacallo

la vicenda di Antonio Chiarottino, minatore piemontese di 33 anni, arrestato e deferito all'autorità giudiziaria perché imputato di furto durante l'incendio. In un interrogatorio avvenuto in data 27 settembre 1877, il Chiarottino cercò di giustificare come segue la provenienza della mercanzia trovata in suo possesso nel corso di una perquisizione eseguita negli alloggi degli operai:

....Nel giorno diciassette corre mese durante l'incendio scoppiato in Airolo io dopo aver travagliato con altri a sgombrare e salvare, per quanto possibile, la merce ed oggetti del negozio Camerlo sottostante alla Casa Comunale arrivato davanti al negozio del così detto Genovese, questi pregò anche me affinché cooperassi con altri ivi presenti a caricare sopra dei carri ivi preparati la di lui mercanzia. Prestai di fatto anch'io mano ed opera a caricare i detti carri i quali poi, appena caricati, venivano tirati da altre persone fuori del paese. Se non che ad un dato ponto l'incendio aveva investito per tal modo il negozio del detto Genovese che si correva pericolo anche sulla strada, ed anzi il fuoco si appiccava anche alla merce che ancora rimaneva in strada sul davanti di detto negozio. Allora lo stesso Genovese, vedendo l'impossibilità di poter salvare detta merce disse a noi che egli la lasciava in proprietà di chi ancora l'avesse potuta ricuperare dal fuoco. Ciò detto io mi slanciai si può dire di mezzo al fuoco e riesci ad afferrare le stoffe ed oggetti che mi furono sequestrati all'atto del mio arresto, nel mio alloggio

Un alibi secondo l'Istruttore Giudiziario poco credibile, smentito anche dalla deposizione successiva del cosiddetto «Genovese», il negoziante italiano Emmanuele San-guinetti: «Posso dire con tutta certezza e coscienza, che io non ho mai fatto una tale dichiarazione. La mia parola era: aiutatemi a salvare». Nel dicembre 1877 giunse la dura sentenza del Tribunale correzionale del Distretto di Leventina, che condannò il Chiarottino alla pena di due anni di detenzione da scontarsi nel Penitenziere Cantonale

Lo stronzo

Nella sua edizione dell'11 ottobre 1877 Il Repubblicano pubblicava un curioso annuncio pubblicitario: la Fotografia Brunel, con sede in via Pretorio a Lugano, metteva in vendita alcuni «Quadretti fotografici» rappresentanti tre diverse vedute del borgo di Airolo, rispettivamente prima, durante e dopo il disastro del 17 settembre 18777.
Quella qui sotto raffigurata era la veduta che si voleva fosse stata scattata proprio durante l'incendio;


Come già opportunamente osservato da Plinio Grossi una trentina d'anni or sono, la fotografia è chiaramente un falso. Il fumo vi fu abilmente dipinto a mano, interpretando la direzione del vento di quel giorno: non vi è infatti traccia di fiamme o distruzione sui tetti in legno degli edifici, che appaiono perfettamente. La contraffazione fu applicata ad una foto di prima dell'incendio, presumibilmente questa.


Veduta del borgo di Airolo prima dell'incendio del 1877. Nel nucleo abitato, compreso fra l'Albergo Motta (a destra) e l'Hotel Airolo (a sinistra, in alto), si riconoscono chiaramente le case ancora costruite in legno. Il lavori per lo scavo del tunnel ferroviario del San Gottardo sono già iniziati: tra il villaggio ed il terrapieno su cui sorgerà la futura stazione sono ben visibili la palazzina per gli uffici amministrativi dell'Impresa Favre, appaltatrice dei lavori (al centro, in basso), e la «Casa degli ingegneri», abitazione
per i quadri tecnici della Gotthardbahn (a destra, in basso).

Furbetti 

Un grande classico in vista di rimborsi, usato ancora oggi con le assicurazioni, é quello di gonfiare la somma dei danni recati dall'incidente. Da che mondo é mondo anche ad Airolo nel 1877 ci fu chi provò nella manovra.

Una disposizione del Comitato di soccorso, che fu adottata, inerente i danni effettivi subiti da alcuni degli incendiati, il Comitato di Soccorso dovette eccezionalmente ricorrere a uno scrutinio segreto, mettendo così in discussione il lavoro della commissione di epurazione propria: Questo provvedimento si spiega con il fatto che circa 5 danneggiati hanno denunciato somme ridicolmente elevate e la commissione di revisione non ha osato procedere alla riduzione di circa il 60% che era stata riconosciuta necessaria, tanto più che annovera tra i suoi membri parenti dei richiedenti in eccesso.

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