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Uomo selvatico di Lucerna e una leggenda della Val Verzasca

In occasione della visita di Lucerna inevitabilmente mi imbatto nell’uomo selvatico, anzi per essere più corretti negli uomini selvatici dato che in questa città sono spesso raffigurati in coppia

Esattamente sopra la porta Ovest di accesso alla città

Il mistero svelato

Tutte le volte che ho percorso il Kappelbrucke il mio sguardo andava diretto sulle tavole sotto il tetto dello stesso. La curiosità ha preso il sopravvento così in data odierna, a un anno di distanza, decido di comperare il libro che cataloga le tavole, anche se in tedesco. Un anno fa tentennai e non lo comperai.
Uno delle prime pagine mi aiuta a svelare la provenienza dell'uomo selvatico di Lucerna

Una delle tavole del Kappelbrücke rappresenta l'uomo selvatico. Il potente gigante di Reiden fa oscillare un albero sradicato.

Dal libro che cataloga tutte le tavole apprendo che: nel tardo Medioevo figure che simboleggiano la forza e la libertà
" Gli uomini selvatici, e i selvaggi in generale, sono figure popolari nel tardo Medioevo perché simboleggiano la forza e la libertà come esseri indipendenti che vivono nella natura selvaggia senza i vincoli della civiltà. A Lucerna, l'Uomo Selvatico era popolare come porta-scudo dello stemma di Lucerna a partire dal XV secolo ed era considerato caratteristico di Lucerna. Intorno al 1505 fu dipinto sulla torre del municipio...".
(H. Horat)

Nella valle del Wiger, a Reiden, una quercia si ergeva su una verde brughiera; quando cadde, trovò costole e ossa. Di spessore e lunghezza immensi, ma non in quantità tale da permettere all'uomo di conoscere esattamente la struttura più eccellente del corpo. Così gli studiosi scoprirono che da esso usciva un'altura, la cui altezza era di circa sedici piedi in quattro numeri. Se un uomo dei nostri tempi fosse stato posto al suo fianco, il loro incontro sarebbe stato uguale a quello delle due figure. Che Lucerna tenga le gambe, che Zweiffels senza la causa prevalga; che nel piccolo petto sia buono, come nel grande il coraggio.

Un gigante di 6 metri?

Il primo mammut della Svizzera fu trovato a Reiden nel XVI secolo. A quel tempo, gli abitanti di Lucerna credevano ancora nelle ossa di un gigante di 5,6 metri.

Nell'estate del 1577, sotto una quercia sradicata da una tempesta, furono scoperte ossa di dimensioni straordinarie. Fu il primo ritrovamento svizzero di mammut.

Il reperto non poteva essere attribuito a nessun animale conosciuto all'epoca, quindi fu inviato a Lucerna ed esaminato dal noto medico basilese Felix Platter. Egli interpretò il ritrovamento come lo scheletro di un gigante di 5,6 metri: il "Gigante di Reiden". "Per oltre 200 anni, gli abitanti di Lucerna erano orgogliosi di discendere da una famiglia di giganti", spiega il Museo della Natura. I corrispondenti "uomini selvaggi" erano raffigurati sul municipio di Lucerna e sul primo dipinto del ponte Kapellbrücke di Lucerna.

Nel museo di storia di Berna trovo un ulteriore riferimento a questo tipologia di leggenda


Bartholomäus Sarburgh, tra il 1613 e il 1626 - Osso di mammut dal Reno

Nel XVI secolo fu identificato come il femore di un gigante.
Durante le sue visite alla taverna "Zum Riesen", il medico Fabricius Hildanus vide più volte un osso di gigante, prelevato dal Reno alcuni anni prima.
-Lasciò che questa curiosità fosse dipinta curiosità e donò l'opera alla collezione della biblioteca di
biblioteca di Berna nel 11626

Solo nel 1783 le ossa di mammut furono riconosciute correttamente. All'epoca, Johann Friedrich Blumenbach, professore di medicina a Gottinga, visitò Lucerna durante un viaggio e fu il primo a riconoscere i resti di un mammut lanoso nelle ossa giganti esposte nel municipio. Ne portò con sé alcuni pezzi a Gottinga.

Nonostante la delusione di non essere discendenti di giganti: Ai lucernesi rimase la consolazione del primo ritrovamento di mammut in Svizzera.

La torre dell'orologio, impossibile non notarli

Decorazione in vetro Nro1

Decorazione in vetro Nro2

Sul calice

Una leggenda sull'uomo selvatico

Sempre nello stesso museo é presente un esposizione temporanea sulle leggende alpine, una derivata, o meglio la continuazione del tour di quella presente a Zurigo pochi mesi fa.

L'esposizione temporanea con la parte di Tell in gran parte ricalcata da quella di Zurigo

Approfitto per spulciare le varie leggende narrate nella mostra, nella sezione italofona in particolare scorgo la seguente leggenda:

L'uomo selvatico
Testo adattato per il "Sentiero delle leggende della Verzasca",
2019, estratto da AA.VV., il Meraviglioso. Leggende, fiabe e favole ticinesi.
Museo di Val Verzasca

In alta Verzasca viveva un tempo un uomo bizzarro chiamato l'uomo della selva.
era grandissimo con una folta barba i capelli lunghi nemmeno in estate si toglieva il pesante mantello che portava sempre con sé.

Quell'anno gli abitanti di un villaggio gli affidarono le loro capre da portare al pascolo
ogni giorno l'uomo suonava il suo corno apriva il mantello come un paio di grandi ali e volava via trascinando con sé le capre nei migliori prati dell'alta Verzasca
Alla sera le riportava in volo alle loro stalle e le contadine mungevano il miglior latte che si fosse mai assaggiato
L'uomo selvatico si occupò delle bestie con il bello e il brutto tempo persino quando in settembre scese la prima neve

Arrivò il mese di ottobre e un giorno si scatenò una forte bufera di vento così forte che le case sembravano torcersi su se stesse.
Qualcuno si accorse che le capre al posto di brucare tranquille saltellavano ovunque nervose
Del capraio non c’era traccia, lo ritrovarono nella spelonca dove viveva accasciato a schiena inarcata il testone curvo a terra con le mani sopra che mormorava “ il vento, il nemico, sferza le membra, asciugai il sangue”.
Dopo tre giorni di bufera l'uomo della selva morì ed allora nessun altro capraio fu in grado di portare a quei pascoli le capre dell'alta Verzasca

Osservazioni

Come già osservato la figura dell'uomo selvatico cambia da regione a regione. In questo caso a Lucerna si ha l'occasione per notare l'evidente differenza; mentre nella città é dipinto come un emblema che incarna forza e libertà, alla stregua di altri emblemi cittadini quali possono essere un aquila o un orso, nel racconto della Valle Verzasca appare più timido e schivo, impiegato in lavoro duro e umile.
Nel racconto addirittura soccombe di fronte ad eventi causati apparentemente dalla forza della natura.

Sempre per l'uomo selvatico della Val Verzasca si citano poi quelle abilità associate in quei territori, ovvero grandi conoscenze e abilità nel settori primario e della pastorizia ("mungevano il miglior latte che si fosse mai assaggiato") come già visto per altri uomini selvatici provenienti dalle vallate a sud delle Alpi.

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