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Spalpebbramenti post decollazione

Chiedersi se si continua a vivere per qualche secondo dopo che la testa é stata separata dal resto del non é una di quelle domanda che viene spesso in mente. Per chi ha una fattoria o é abituato a tirare il collo alle galline può esser capitato vederle correre per qualche secondo senza testa.

Ancora più celebre il caso di Mike il pollo, vera e propria icona della vita senza testa.

Altra eventualità é invece quella di concentrarsi non sul corpo ma sulla testa appena mozzata; mentre per il corpo é appurata la possibile vita senza testa per brevi istanti fono a parecchi mesi (nel caso di galli e galline) per la testa le testimonianze si fanno decisamente più rare ed incerte

La testa vivente di George Washington proposta dalla serie TV Futurama

Georg Praun

"La testa si girò parecchie volte (sulla pietra) come volesse guardarsi attorno, la lingua si mosse e la bocca si apri come volesse parlare, per sette-otto minuti buoni. Non avevo mai visto niente di simile."

- Franz Schmidt, boia di Norimberga, sulla morte di Georg Praun (1602)

Il boia Franz Schmidt che giustizia Hans Fröschel il 18 maggio 1591. Questo disegno a margine di un verbale di tribunale è l'unico ritratto pienamente attendibile di Franz Schmidt.

C'é vita dopo la morte?

Anche se non conosceremo mai la risposta a questa domanda, sembra tuttavia che dopo la decapitazione le vittime della ghigliottina continuassero effettivamente a vivere... almeno per un po'.

Per stabilire quanto impiega un detenuto giustiziato sulla ghigliottina a perdere conoscenza e porre fine alle proprie sofferenze sono state avanzate diverse teorie. A causa del ridotto afflusso di sangue al cervello, è probabile che la coscienza svanisca nel giro di 2 o 3 secondi. Si calcola che tutti i segni vitali cessino dopo 60 secondi a causa del dissanguamento e della separazione del cervello dalla colonna vertebrale. Tuttavia, è stato anche calcolato che il cervello dispone di sufficiente ossigeno immagazzinato da far sopravvivere il metabolismo per 7 secondi dopo che la testa è stata mozzata.

Tale leggenda nasce probabilmente dal complesso di due circostanze. Da un lato, la testa tagliata, al pari di qualunque arto amputato, presenta fremiti e movimenti autonomi di natura nervosa.

Dall'altro lato, sembra che il mito sia stato innescato in occasione dell'esecuzione di Charlotte Corday, l'assassina di Jean-Paul Marat.

Sanson

Molte delle testimonianze in proposito ci giungono dalle memorie di Charles Henri Sanson
 
Charles-Henri Sanson

Charles-Henri Sanson é il più celebre di una nota dinastia familiare di esecutori di giustizia parigini che ricoprirono con continuità questo incarico tra il 1687 e il 1847. Eseguì migliaia di esecuzioni e, tra le altre, la decapitazione del re Luigi XVI e della regina Maria Antonietta durante la rivoluzione francese, oltre che dei rivoluzionari Danton, Desmoulins e Robespierre.

Non ci rimane alcun ritratto di Charles-Henri Sanson, ma esistono invece alcune biografie molto romanzate del XIX secolo basate sui diari, in realtà degli apocrifi successivi, tenuti dall'ufficiale francese. I presunti diari furono pubblicati per la prima volta nel 1829, con il titolo di Mémoires pour servir a l'histoire de la Revolution Française par Sanson (2 volumi, 1829) e l'introduzione di Honoré de Balzac. Un'altra opera biografica, Sept générations d'exécuteurs. Mémoires des Sanson (1862-1863, in 6 volumi), fu redatta dal nipote, Henri-Clément Sanson.

Tra i pochi manoscritti sicuramente autentici di Charles-Henri Sanson vi è una lettera del 23 febbraio 1793, destinata alla pubblicazione sui giornali, in risposta alle accuse di codardia avanzate contro di lui dal giornale repubblicano Thermomètre du Jour in occasione della decapitazione di Luigi XVI. La replica di Sanson descrive gli ultimi momenti di vita del sovrano francese e riporta le esatte frasi scambiate tra i due sul patibolo e le impressioni di Charles-Henri.

Charlotte Corday

Carlo Enrico Sanson non incominciò regolarmente il diario dei suoi ricordi che verso la fine del gennaio 1793; ma, egli ci ha lasciato sulla morte di Carlotta Corday una nota più particolareggiata, più estesa che non quelle delle quali si son serviti i narratori della prima fase della Rivoluzione


Nell' istante che noi scendevamo dalla carretta, mi accorsi che degli sconosciuti si erano mescolati ai miei uomini. Mentre mi rivolgevo ai gendarmi perchè mi aiutassero a sgombrare il posto, la condannata era salita agilmente sul patibolo. Giunta appena sulla piattaforma, dopoché Fermin le ebbe levato prestamente il suo fisciù, ella si precipitò da sè sull'asse mobile e vi fu assicurata con le cinghie. Benché io non fossi al mio posto, pensai che sarebbe stato barbaro di prolungare un attimo di più l'agonia di questa coraggiosa donna, e feci segno a Fermin, che si trovava presso l'asta di sinistra, di far scendere il coltello.
Mi trovavo ancora ai piedi del patibolo, quando uno di coloro che avevano voluto immischiarsi di ciò che non li riguardava,
un carpentiere di nome Legros, il quale nella giornata aveva lavorato a riparare la ghigliottina, avendo raccolto la testa della cittadina Corday, la mostrò al popolo. Io son pure abituato a questa sorte di spettacoli, e tuttavia ebbi paura.
Mi pareva che quegli occhi semiaperti fossero fissi su me e che io vi ritrovassi ancora quella dolcezza penetrante e irresistibile che mi aveva tanto stupito. Talchè io gli ripresi la testa. Furono soltanto i mormorii che sentii intorno a me a farmi apprendere che lo scellerato aveva schiaffeggiato la testa; furono gli altri ad assicurarmi che essa aveva arrossito sotto questo insulto.

Quando tornai a casa, la predizione della cittadina Richard si avverò. Nel momento che sedevo a tavola, mia moglie mi disse:
- Che hai, e perchè sei così pallido?.».
Mio nonno protestò presso i giornali che avevano attribuito ad uno dei suoi aiutanti l'oltraggio dello schiaffo alla testa. II Tribunale rivoluzionario fece arrestare il carpentiere Legros e gli rivolse una pubblica e severa rimostranza.

Antoine-Laurent de Lavoisier

Si racconta anche di esperimenti pseudo-scientifici, coinvolgenti scienziati condannati a morte che avrebbero concordato con i colleghi segni di riconoscimento (come il battito ritmico delle ciglia), come pure di esperimenti tesi a riattaccare la testa immediatamente dopo la decapitazione. Tali notizie sono da ritenersi invenzioni letterarie o vere e proprie bufale giornalistiche.

Il primo a sottoporre il problema ad analisi scientifica fu il chimico francese Antoine-Laurent de Lavoisier: nel 1794 durante il Terrore fu processato davanti al comitato di Sanità Pubblica
Confidando nella sua popolarità e non avendo nulla da nascondere, si presentò spontaneamente al magistrato e si affidò alla giustizia (Lavoisier fu tra i soli 28 ex esattori francesi che non avevano lasciato precipitosamente il territorio nazionale). Mal gliene incolse: fu accusato di tradimento.

Il tribunale rivoluzionario lo condannò a morte. Lavoisier, assieme al suocero e agli altri colleghi, salì sulla ghigliottina l'8 maggio 1794. Aveva 50 anni

Scienziato fino all'ultimo, sembra abbia chiesto a un suo domestico di verificare se la morte sulla ghigliottina fosse istantanea oppure no. Si sforzò di battere le ciglia finché gli fu possibile, e il domestico annotò che l'ultimo battito di ciglia fu quindici secondi dopo la decapitazione. Questo episodio potrebbe essere soltanto un aneddoto, in quanto non risulta che siano pervenuti gli appunti originali, tuttavia ha causato una serie di successive verifiche sperimentali che hanno sostanzialmente confermato che il cervello e i muscoli facciali restano attivi per diverso tempo dopo il distacco dal corpo.

Maria Antonietta

Altro caso di cui abbiamo testimonianza é il resoconto di Sanson (boia della rivoluzione) in occasione dell'esecuzione della regina Maria Antonietta. 

Riporta Sanson: Il suo presentarsi sulla piattaforma produsse un istante di confusione. L'abate Lothringer l'aveva seguita fino a quel momento con le sue esortazioni inutili; mio padre lo respinse dolcemente per abbreviare alfine lo straziante supplizio.
Gli aiutanti s'impadronirono allora della vittima. Mentre la attaccavano sull'asse mobile, ella alzò gli occhi verso il cielo e gridò a voce alta
- Addio, miei figliuoli; vado a raggiungere vostro padre.
Ella aveva appena pronunciato queste parole, che già l'asse mobile era messa in posizione e il coltello precipitava sulla sua testa.
Grida di « Viva la Repubblica! » risposero allo scatto della lama: grida circoscritte alla immediata vicinanza del patibolo. Allora Grammont, che agitava la spada come un energumeno, ordinò ripetutamente a Carlo Enrico Sanson di mostrare la testa al popolo. Uno degli aiutanti fece il giro del patibolo con quell'orrendo trofeo, in cui le palpebre erano ancora agitate da un fremito convulsivo.

Esecuzione di Maria Antonietta, 16 ottobre 1793

Altri casi

Sanson raccontò che le teste si muovevano spesso dopo essere state gettate nel catino o nel sacco, e di aver talvolta fatto fatica a separarle quando avevano serrato i denti su altre teste o mascelle. Nel corso di una delle esecuzioni di cui si era occupato Sanson, la testa era schizzata dal patibolo con tale velocità da atterrare in mezzo alla folla e finire sotto la gonna di una signorina dove, secondo alcuni testimoni, esclamò: "Oh la la", prima che l'assistente riuscisse a metterla nel sacco

Maria Stuarda

Il mito della testa cosciente di sé percorse tutto il periodo rivoluzionario e il XIX secolo, alimentato da questo e da altri aneddoti, come quello che pretendeva che la testa di Maria Stuarda avesse parlato dopo la decapitazione.

L'esecuzione di Maria Stuarda

La decapitazione fu, stando ai testimoni, particolarmente brutale:la testa della regina si staccò dal corpo solo con un secondo colpo di scure. Dopo la morte, la sovrana subì l'umiliazione della ostensio davanti alla folla. Inoltre, quando gli esecutori si avvicinarono al corpo senza vita per prendere gli ultimi ornamenti rimasti, prima che venisse imbalsamato, la gonna di Maria incominciò a muoversi e dal di sotto uscì il piccolo cane della regina, che ella era riuscita a nascondere sotto le lunghe vesti.

Scientificamente parlando

In ogni caso, indipendentemente dal fatto che il cervello possa continuare a essere considerato "vivo" per un certo periodo di tempo successivo alla separazione della testa dal tronco, è da ritenersi ragionevolmente certo che il repentino crollo della pressione sanguigna provochi nel giustiziato una perdita di coscienza immediata e che, quindi, non vi sia alcuna possibilità di comprensione di quello che succede, né di moti volontari dei muscoli facciali.

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