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Sonderbund in Ticino - Capitolo I - La scaramuccia di Airolo

Mi chiedo spesso cosa risponderebbero i miei compaesani se gli chiedessi: "Ma lo sai che anche ad Airolo c'é stata una battaglia?"

Immagino mi risponderebbero associandolo al passaggio delle truppe francesi incalzate dai Russi di Suvarov che é forse l'evento più famoso. Altri potrebbero rispondermi a degli scontri tra i Leventinesi e gli urani durante la rivolta della Leventina. Niente di tutto questo, entrambe le risposte sono sbagliate.

La battaglia di Airolo é in realtà un termine molto gerneroso per descrivere quello che fu un fuggi fuggi generale delle truppe ticinesi prese di sorpresa dalle truppe urane del Sonderbund mentre si apprestavano a pranzare (17 novembre 1847).

Dopo aver trattato il tema in maniera generale e facendo capo a diversi autori, e dopo aver descritto un succoso retroscena decido di chinarmi di nuovo sul tema.

L'idea iniziale era basarsi sul libro di Beretta, su internet si trova ma ad un prezzo piuttosto alto, mi reco così i biblioteca cantonale.

Il libro di riferimento originale di Gaetano Beretta

La scelta si rileva azzeccata in quanto trovo un secondo libro che porta in maniera piuttosto dettagliata gli avvenimenti e che non conoscevo

Il libricino dell'avvocato Giulio Rossi del quale ignoravo l'esistenza

Partenza in pompa magna

Come spesso accade l'inizio delle velleità é da supemotivati, non ricordo a memoria una dichiarazione di guerra NON accompagnata da ovazioni da parte della folla in delirio; un discorso che tocca le corde giuste sprona in maniera esagerata fiumane di persone pronte a partire verso la morte. Mi chiedo se al giorno d'oggi la popolazione esulterebbe ancora come lo si faceva una volta....  

Dichiarazione di entrata nella prima guerra mondiale da parte dell'Italia davanti ad una folla in tripudio

La guerra del Sonderbund comunque non fu da meno,  il passaggio riportato dal Rossi lo testimonia.

V'è ancora mémoria (confermata dalle notizie dei giornali dell'epoca) che prima della partenza da Lugano delle truppe, a queste radunate in Piazza Castello rivolsero delle calorose arringhe alcuni membri del Consiglio di Stato, fra i quali Stefano Franscini. che arringò il batt. n. 2, con tale successo oratorio, da strappare le lagrime ai più! Effetto strano dell'eloquenza forense sulle menti marziali.

Va comunque tenuto in considerazione la fonte: alcuni erano né piì né meno la voce del governo e quindi tentano ad enfatizzare le emozioni arricchendoli da grandi aggettivi e verbi. Quando la stessa notizia é riportata da un altra fonte i toni sono ben diversi, ma questo lo vedremo più avanti

Monumento a Franscini a Faido

La scaramuccia di Airolo

Le truppe Ticinesi non arrivarono subito ad Airolo, vi furono alcuni giorni in cui a vegliare sui confini cantonali vi erano solo qualche sparuto carabiniere. Non ci avrebbe mai creduto nessuno ma fu proprio in questo piccolo avvenimento che si registrò l'atto più eroico da parte dei ticinesi durante tutta la guerra del Sonderbund (!).

[Rossi] Due ufficiali uccisi

Benchè infatti Airolo fosse affatto sguernito di truppe regolari, i carabinieri Airolesi (leggi cittadini non arruolati nel contingente ed avversari della Lega) vegliavano: un gruppo di questi si spingeva giornalmente armato di carabina verso la strada del Gottardo, e così avvenne che il giorno 4 novembre essi segnalarono l'arrivo nel territorio ticinese delle truppe sonderbundiste.

Appostati in luogo sicuro, videro venire verso la Val Tremola, sulla strada cantonale, il pattuglione nemico; precedeva un gruppo di esploratori, poi seguivano i due ufficiali comandanti del riparto, entrambi a cavallo con il rimanente dei militi.
Giunti a portata di tiro i carabinieri Airolesi aprirono il fuoco, ed i due ufficiali sonderbundisti caddero colpiti a morte, mentre la scorta urana si ritirava precipitosamente: non è ben accertato se anche fra questa siano stati posti degli uomini fuori di combattimento. Ad ogni modo gli Airolesi si impadronirono dei due cavalli dei disgraziati ufficiali, delle loro armi (essi brandivano, avanzando, delle pistole di ordinanza) e trasportarono le salme sino al paese d'Airolo.

Si trovava fra quei carabinieri certo Floriano Lombardi, rinomato cacciatore di camosci, il quale fu additato, e pare con pieno fondamento, come l'uccisore dei due ufficiali: l'identificazione di essi dimostrò essere l'uno il tenente d'artiglieria Ludovico Balthasar, di Lucerna, l'altro certo Giulio Arnold, di Altori, segretario di stato maggiore del genio.

Questa scaramuccia venne descritta, da vari giornali ligi al Sonderbund, come una imboscata brigantesca e peggio: ma sta il fatto che, fossero o no regolarmente arruolati, quei Carabinieri Airolesi eransi scaglionati sulla montagna ad invigilare contro gli eventuali invasori, e che questi, dal momento che (non cercati e non provocati) si avanzavano armata mano verso il territorio ticinese, non potevano che attendersi una simile sorte.

Tale scaramuccia, sparsa, fu proclamata nel Cantone come un grandissimo successo: il Repubblicano di Lugano pubblicava il seguente bollettino straordinario:

« Onore alle armi ticinesi! Onore al valoroso popolo d'Airolo. Ieri gli Urani discesero dal San Gottardo. Un'avanguardia di 20 uomini precedeva. Ma non si insulta invano un popolo nudrito a gagliardi sentimenti.
Un drappello di bravi Airolesi si fece loro incontro. L'attacco fu pronto e breve. Due ufficiali urani caddero sotto i colpi delle nostre carabine. Il col. Müller ebbe il cavallo ferito (?).
L'avanguardia volse le spalle.

Mancano le armi, se no gli Airolesi sarebbero già saliti a cacciare i temerari violatori del nostro territorio."

[Beretta] Due ufficiali uccisi

Il 4 novembre, una pattuglia urana con tre ufficiali, discendeva dal S. Gottardo verso Airolo per ricognizione, allorchè, giunta in Val Tremola, fu ricevuta a colpi di fucile dai volontari airolesi, in agguato per sorvegliare le mosse del nemico, uccidendo due degli ufficiali che l'accompagnavano e ferendo il cavallo del terzo.

Ecco come racconta quest'episodio il col. Luvini nel suo Rapporto al Generale sulle operazioni della VI. Divisione:

«Il 4 novembre, un distaccamento di circa 20 uomini, preceduti du tre ufficiali a cavallo, discendeva il Gottardo per una ricognizione. Passando non lontano dal sito ov'erano appostati diversi uomini di Airolo per sorvegliare le mosse del nemico, uno di essi, un certo Giovanni Lombardi tirò su uno degli ufficiali colpendolo in pieno petto e ferendolo gravemente. A questo attacco imprevisto gli altri si volsero indietro, tentando di sostenere il ferito sul suo cavallo, ma Lombardi ricaricata l'arma con un altro colpo alla testa stese morto sul colpo uno degli altri due ufficiali. Un'altra fucilata fu tirata contemporaneamente contro il terzo ufficiale da un ragazzotto che era col Lombardi, ma il proiettile non sfiorava che il cavallo, ferendolo. 

Quest'ufficiale si mise allora in salvo coi suoi uomini senza tirare un sol colpo. Gli Airolesi discesero allora sullo stradone del Gottardo e vicino al rifugio di Vai Tremola trovarono i due ufficiali morti, che trasportarono coi loro cavalli ad Airolo. Gli ufficiali erano un Balthasar di Lucerna, tenente d'artiglieria e un Arnold di Altdorf».

Notizie queste poco esatte, come sappiamo, perche a questa scaramuccia non aveva partecipato che la pattuglia del capitano Huonder, in numero ben minore di quello indicato.
Non si capisce come il von Salis potesse scrivere, il 5 nov., che avanzerà il giorno dopo! Il Bat. Michel non era pronto prima dell'8 nov.! Informazioni non corrispondenti al vero! Rimase invece inattivo! 

[Rossi] Eroi airolesi

I carabinieri Airolesi, che primi avevano fermato e resi certamente più guardinghi gli Urani, furono ricolmi di lodi: gli ufficiali di alcuni battaglioni (tra cui il batt. 25) rinunciarono al loro soldo d'un giorno per offrire agli stessi un pegno della loro riconoscenza.

Si conserva memoria dei nomi di quel gruppo di arditi che sono: Floriano Lombardi, che atterrò i due ufficiali Iori Natale, Iori Giovanni figlio e Forni Ambrogio, Franzini Antonio, Franzini Angelo figlio, Filippini Francesco

[Rossi] Il Governo lancia un proclama

L'esito di questa scaramuccia, o meglio, di questa sorpresa, riempi di entusiasmo il Governo e tutti gli avversari del Sonderbund, e contribuì certamente ad ingenerare in tutti i capi e fautori della campagna sonderbundistica una straordinaria fiducia e presunzione nelle proprie forze, nel coraggio e nell'ardore bellico dei Ticinesi mentre in realtà in parte non solo non condividevano l'entusiasmo officiale ma lo avversavano francamente; la generalità della truppa, poi, aveva un'idea assai vaga e nebulosa del nemico che era chiamata a combattere: i più istruiti, e che erano ben al fatto d'ogni cosa erano (naturalmente) divisi in due campi distinti; la massa meno evoluta non si raccappezzava troppo in una questione in cui vedeva, a seconda delle opinioni politiche, designati gli Urani che stavano alle porte del Cantone dagli uni come nemici ed invasori, dagli altri quali amici e correligionari punto da temersi. (il Ticino malgrado fosse cattolico come tutti i cantoni del Sonderbund si schierò dalla parte leberale della svizzera con il generlae Dufur)

A quella data (4 novembre) neppure un soldato regolare ticinese era peranco giunto ad Airolo, perciò a quello ardito colpo di mano degli Urani, il Governo Ticinese non poteva rispondere che con un proclama in data 5 novembre nel quale era detto:

« Hanno aggredito con sorpresa una situazione solitaria ed inoccupata, ed insieme hanno ordito le loro trame per gettar sul paese nostro stampe clandestine, spargervi la zizzania della discordia e suscitar la rivolta.
Ticinesi, il Sonderbund ha contato dapprima sulle nostre milizie che non si presterebbero alle chiamate del Governo... ed ora fa assegnamento sulle discussioni... dividendo le popolazioni e suscitandole l'una contro l'altra: ma il Ticino sarà unito e concorde, ecc.
«I primi colpi sono già fatti; e già: coraggiosi volontari d'Airolo han fatto sentire all'avanguardia del Sonderbund che sorta d'accoglienza lor prepara il Ticino. Già le prime nostre truppe sono in marcia, piene di fervore e da ottimi sentimenti animate lungo la Riviera e la Leventina; e saranno
seguite da altre.

Intanto i cittadini che rimangono alle loro case siano calmi e tranquilli. confidino nella causa nazionale ....le nostre milizie, così regolari come volontarie, faranno il dover loro. Le Autorità civili e giudiziarie faranno il dover loro ancor esse. (?!)"

Il proclama concludeva, con una certa unzione:

«Speriamo che la presente crisi, che costa alla Patria e a' suoi figli sacrifici d'ogni maniera, sarà presto dileguata per la maggior concordia, per la maggior forza e per la maggior prosperità della Svizzera! Speriamolo dal buon Dio che protegge la Svizzera!»

Esso era firmato dal Consigliere di Stato Filippo Ciani, e dal Segretario di Stato Isaia Marcacci-Rossi.
Alle forze d'Uri radunate sul San Gottardo andavano poscia ad unirsi alcune compagnie di Vallesani, cosicchè il corpo invasore poteva contare da 600 ad 800 uomini: molti parlano d'un numero assai maggiore, ma ciò non è verosimile, chè difficilmente avrebbe un contingente più forte, potuto trovare alloggio e sussistenza a quell'altezza e soprattutto a quella stagione.

Dettagli post scaramuccia

Quello che solitamnete sfugge ad una cronaca degli avvenimenti generale sono i dettagli, le storie nelle sotie che si sviluppano attorno agli avvenuimenti. Sia Rossi che Beretta invece saranno prodighi di aneddoti

[Beretta] Figlio unico

Qualche giorno dopo il col. fed. Balthasar, già Cons. di Stato a Lucerna, arrivava al S. Gottardo e indirizzava al col. Luvini una supplica chiedendo il corpo dell'unico suo figlio. Luvini acconsenti senz'altro al pio desiderio dello sfortunato genitore.

[Beretta] L'eroe bistrattato

Fra i danneggiati c'era anche quel Natale Jori che aveva fatto parte di quella pattuglia di Airolesi che, il 4 novembre 1847, fece retrocedere il distaccamento urano, in perlustrazione verso Airolo sullo stradone del S. Gottardo, in Val Tremola, dopo averne ucciso due ufficiali e ferito il cavallo da sella del terzo, il capitano Huonder.

Così finiscono gli eroi: Natale Jori, dopo aver invanamente atteso l'indennizzo del danno sofferto, rivolge il 4 settembre 1849 — due anni dopo! — al Consiglio di Stato ticinese, viva preghiera d'un sollecito rimborso del danno patito, date le condizioni di povertà in cui trovavasi.

Airolo, il 4 sett. 1849.
Al lodevole Consiglio di Stato...
On.li signori!

Quando malauguratamente gli armati del Sonderbund vennero ad attaccare il Cantone Ticino, il sottoscritto tra i primi accorse alle difese della Patria, volontariamente e senz'essere chiamato.

Fece parte del drappello che uccise due ufficiali al nemico, ma malauguratamente dopo la vittoria riportata sul medesimo dovette ritirarsi col Contingente, prestandovi servizio volontario ed abbandonando alla discrezione dei Sonderbundisti ogni cosa, e fin la famiglia.

Infatti, i medesimi gli abbruciarono tutto il fieno che pel servizio della rottura della neve aveva disposto sul Gottardo ed egli ora ebbe il' danno di L, 204,6 duecentoquattro e soldi sei.

Notificato questo danno cogli altri non venne pagato, ma è la povertà del ricorrente e lo scopo del pubblico servizio dell'oggetto descritto e la circostanza della volontaria parte non ultima presa dal sottoscritto alla patriottica guerra lusingano il ricorrente che saranno titoli per mostrargi un riguardo.

Ricorre quindi fiducioso alle Ss.VV. per ottenere un rimborso sollecito che, per la sua condizione, lo mette nell'impossibilità di più oltre aspettare.

Natale Jori.

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