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Personaggio osceno nella chiesa di Orbe

Non so a cosa intendeva esattamente l’addetta alla casa romana di Orbe-Boscéaz quando mi invitava a visitare la chiesa di Orbe perché particolare.
Aveva sì detto che la peculiarità risiedeva nel fatto che non potendo ingrandirla per la lunghezza perché fisicamente impossibile, si é deciso di ingrandirla per la larghezza.
Ma non mi convinceva, sembrava volesse aggiungere qualcosa o ad ogni buon conto che non me l'avesse raccontata tutta.

Una volta entrato infatti mi rendo subito conto del rapporto lunghezza larghezza diverso dal solito.

Dopo un primo veloce giro mi ritrovo nell'angolo verso l'uscita a sinistra. Mi sento come osservato. Alzo la testa dove ancora non avevo guardato, proprio a plafone, non mi aspetto nulla di particolare se non qualche decorazione come sono solito osservare. Al centro però scorgo qualcosa, la sensazione é quella di un uomo che mi mostra le sue grazie, necessito di conferma, non ho ancora indossato gli occhiali..

Si confermato. Un uomo, molto felice per l'occasione, fa di tutto per assicurarsi che possa rimirare il suo orifizio. È la prima volta che vedo qualcosa di simile dal vivo, avevo già letto in proposito ma mai dal vivo. Un unica domanda mi balena in testa: perché?

Cucù - quella sensazione di essere osservati

Romanico erotico

Ma quali sono le teorie per spiegare questo originale fenomeno iconografico? Intanto iniziamo col dire che il concetto di artista nel medioevo era molto diverso da quello che abbiamo nella società contemporanea. Nel nostro caso si dovrebbe pensare ad alcuni artisti incaricati di decorare le chiese, che viaggiavano dall’una all’altra, incontrandosi e influenzandosi a vicenda. Uomini che operavano relativamente liberi sia nello stile di vita che nella forma artistica.

Le raffigurazioni avrebbero una motivazione pedagogica, ovvero il compito di indicare ai fedeli, in una epoca in cui anche i canonici erano analfabeti, quelli che erano i comportamenti vietati dalla religione. Una sorta di catechismo visuale che rappresentava i peccati.

Quello per esempio è un ubriacone”, racconta il buon parroco, “vedi come sta abbracciato alla botte di vino?” Non si tratterebbe solo di descrivere i peccati quindi ma più generalmente i comportamenti negativi in cui non dovrebbe indulgere un buon cristiano.
 A rafforzare la sua tesi chiama una prova: “Le raffigurazioni oscene”, dice, si troverebbero solo sull’abside, all'esterno della chiesa, “nello spazio sacro sarebbero considerate blasfeme”. 

Ma, al contrario di quello che pensa l’anziano parroco, ci sono almeno due esempi nelle vicinanze. Il primo, si trova a solo qualche chilometro di distanza, San Martin de Sobrepenilla. L’altro è San Juan Bautista de Villanueva de la Nía, una chiesa che appare molto rimaneggiata e non mostra più quasi niente di romanico a parte dell’abside.
Entrambe le chiese hanno alcune decorazioni erotiche nella cornice esterna con la differenza però che proseguono anche all’interno. I capitelli al lato dell’altare sono decorati con motivi erotici tra cui una donna con le gambe allargate.

Una delle teorie che si avanza, e tra le più suggestive, sarebbe quella per cui in una certa epoca storica Cervatos e la valle dell’Ebro erano tappe di uno dei percorsi scelti dai pellegrini per raggiungere Santiago di Compostela. Come è noto, la principale delle motivazioni che spingeva i pellegrini a partire per un viaggio che durava dei mesi e che non era ne facile ne privo di pericoli, era raggiungere la meta e così la redenzione da tutti i peccati. Secondo questa teoria, una certa parte dei pellegrini sarebbero stati precedentemente grandi peccatori, “frequentatori” delle debolezze umane. Forse che, lungo il cammino, e nell’avvicinarsi alla possibilità del perdono, non avessero timore ad indulgere una ultima volta in qualche tentazione della carne? In questo caso si sarebbe verificata una frattura tra la dottrina della autorità ecclesiastica, severa e moralizzatrice e una chiesa locale che sarebbe stata più aperta alle cose della vita. In questo senso, l’amore e la sessualità sono sempre stati legati alla natura umana e così come avviene per altre religioni le raffigurazioni potrebbero essere intese come inno alla vita invece che, attraverso l'occhio contemporaneo, come esempi di vergogna e peccato.

A dare ancora più valore storico a questa tesi è il fatto che tutte le testimonianze di romanico erotico che ci pervengono sono circoscritte alla zona del Cammino di Santiago. Queste regioni del nord della Spagna furono per i secoli precedenti dominate dagli arabi e la visione della sessualità nelle due culture era molto diversa, più libera e fonte di felicità quella araba del tempo. Artisti formatosi in questo ambito culturale potrebbero aver operato a Cervatos. Prova del fatto la presenza tra le raffigurazioni di elementi naturali di stile orientale e di dettagli dell’abbigliamento.

Combattere il fuoco con il fuoco

Molte chiese medievali non sono solo adornate da sculture ispirate alle storie del cristianesimo: sono anche popolate da figure nude che mostrano le loro vulve, gargoyle che mostrano le loro natiche nude o che tengono un membro eretto in mano. Nel Regno Unito, le Sheela Na Gig che mostrano le loro vulve avevano probabilmente lo scopo di promuovere la fertilità dei campi e della comunità cristiana. 

Una sheela na gig del XII secolo all'esterno dell'abside 
del presbiterio della chiesa di Kilpeck, Herefordshire

Le figure oscene esposte nelle chiese lungo il cammino di Santiago de Compostela dovrebbero proteggere i pellegrini dalle forze demoniache spaventandoli con le loro smorfie e la loro sorprendente nudità. Questa tattica di "combattere il fuoco con il fuoco" può essere applicata anche ai distintivi. La storica dell'arte Ruth Melinkoff si è spinta fino a suggerire che questi oggetti raffiguranti i genitali venissero indossati contemporaneamente ai distintivi del pellegrinaggio per dare ai pellegrini un'ulteriore protezione contro i demoni. 

Altri personaggi nella chiesa di Orbe

Facendo un passo indietro ecco la porte di entrata della chiesa. Avevo già notato la scritta prima di entrare ma é solo uscendo, dopo quello che ho trovato, che la osservo con attenzione con la speranza mi aiuti a mettere sulla corretta via di interpretazione


Questa è la casa di Dio, ma questa è la porta del paradiso. Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?

Ecco quindi gli altri amici censiti durante il mio secondo giro.

La posizione sdraiata, il cappuccio con le orecchie animali, in un flashback rivedo Sant'Ursino ammirato a Sant'Ursanne. 

Il santo aveva messo un orso al suo servizio dopo che gli aveva mangiato l'asino. Anche la relativa vicinanza di Sant'Ursanne mi fa prepondere per questa interpretazione

Un altra raffigurazione a cui riesco a dare un interpretazione é la coppia pelosa che tiene uno scudo: si tratta di un uomo selvatico con, cosa rara, relativa compagna al suo seguito. Questo personaggio era ben radicato alle nostre latitudini come visto in più occasioni

In attesa di essere svelati

Un buon indizio che offre questo personaggio é la frase sul cartiglio che si può tradurre in: Quanto dovremmo essere grati a Dio per tutto il bene che ha fatto per noi. 
Decisamente più inquietanti le due  mani che sbucano da dietro il tendone permettendo alla figura di mostrare il messaggio


Arrivano i misteri: cosa si aggrappano i die personaggi rimane un mistero: un atrezzo, una leva, presumibilmente non ha importanza, quello che si vuole trasmettere potrebbe limitarsi al contrasto, alla lite per ottenere qualcosa, che é evidentemente peccato

L'atmosfera é assai diversa tra questi due ultimi personaggi: non cé energia e nemmeno rabbia, un senso di rassegnazione sembra troneggiare nei due personaggi che si trovano a guardare in direzioni diverse ma impossibilitati a raggiungere finché brandiscono due oggetti che li tengono attaccati. Apparentemente un inno a "se non c'é unione di intenti non si progredisce".
Supposizioni, semplici supposizioni

Lascio Orbe con alcuni misteri da svelare, ed é un bene non si riesce sempre dare una risposta a tutto, si precluderebbe il senso di appagamento una volta che li svelerò, perché so che prima o poi li svelerò

Orbe (VD)

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