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Dietro le quinte di un museo

Il museo di Leventina ha offerto la possibilità di dare un occhiata a dietro le quinte del suo museo. Più in particolare un salto nei magazzini del museo, che data la grande necessità di spazio si trovano in altra ubicazione rispetto al museo.

Il problema dello spazio dove tenere i reperti é un problema universale riconosciuto in tutti i musei del mondo, quello di Leventina non é da meno

Nei magazzini sono depositati dai 4'000 ai 5'000 oggetti. 3'000 di questi sono stati catalogati dagli anni 90.

La parte di catalogazione prende parecchio tempo, spesso la provenienza dell'oggetto o la sua funzione richiedono particolari ricerche o la consulenza di specialisti. Esiste una banca dati cantonale consultabile dagli utenti

Solitamente i pezzi vengono restaurati prima di essere esposti

Come detto dalla direttrice durante la visita lo slogan é

Un oggetto non catalogato é un oggetto perso

Il patrimonio etnografico del Museo di Leventina, già catalogato (salvo la recente donazione) e quindi fruibile attraverso la banca dati collettiva allestita in collaborazione con il CDE, comprende molti settori. Di particolare rilievo sono i settori della religiosità popolare e dell’arte sacra, dell’economia domestica, dell’artigianato.

Tra i pezzi di maggior pregio si segnalano un presepe ligneo settecentesco proveniente da Giornico, una croce astile di Chiggiogna fatta restaurare nel 2009, una rarissima candela a spirale che testimonia un rito di salvazione dell’anima dei neonati morti senza aver ricevuto il battesimo, un armadio da sagrestia del 1577 originariamente ubicato nella chiesa di san Nicola a Giornico, numerosi stampi lignei per dolci, riccamente decorati.

L'evoluzione della tipologia di oggetti da conservare

Negli anni 60 erano soprattutto gli oggetti delle famiglie più facoltose ad essere donate al museo per conservare la memoria. In seguito sono arrivati una serie di oggetti della realtà contadina, come se all'improvviso si fosse fatta strada nella gente la paura di perdere queste testimonianze. Percezioni che a 70 anni di distanza potremmo dire azzeccate: non solo il settore primario é in diminuzione ma é anche soggetto ad ammodernamento, molti utensili cadono in disuso, così come i nomi in dialetto che li indicavano

Punti positivi del Covid

Il covid non ha avuto solo effetti negativi, nel caso del museo di Leventina la Confederazione ha stanziato dei fondi durante la pandemia che il museo ha utilizzato per comprare gli scaffali del museo

Struttura magazzini

Gli oggetti sono divisi semplicemente in base al materiale con il quale sono fabbricati. Questo per dare le condizioni climatiche migliori a dipendenza del materiale e permettere così una migliore conservazione.

Stanza del metallo

Da gran curioso che sono riesco ad inquadrare qualche chicca in ogni stanza del magazzino.

Alambicco a due canne
Un altro é presente nella banca dati cantonale

Spade e sciabole

Vecchi contenitori di caffé

Decorazione di una porta di una struttura metallica (cancello?)

Legno

Da annoverare nella stanza del legno gli sci. 

Inizialmente gli sci erano usati per spostarsi da una stalla all’altra quando si accudiva il bestiame.

Primi sci in Leventina fatti costruire da un falegname airolese nel 1875 secondo le indicazioni di Giocondo Dotta dopo il suo rientro dalla California, dove aveva avuto modo di usare degli sci. 

Non possono mancare un gran classico, le zoccole in legno.


Fabbrica di «zoccoli». Per molti anni gli zoccoletti e i boccalini sono stati il simbolo del Ticino.
Le zoccole casalinghe erano fatte con legno di ontano («urniscia»).


Costume di una contadina della valle Verzasca


Zoccolo da falciatore, usato per sostenere un piede su pendii ripidi. - Museo della Gruyère - Bulle

Immagini sacre

Una serie di immagini sacri mi cattura l'attenzione, in particolare la donna con due occhi infilzati stile bratwurst nelle lunghe grigliate di estate

Sulla sinistra Santa Lucia con gli occhi stile spiedino

Risulta privo di fondamento e assente nelle molteplici narrazioni e tradizioni, almeno fino al secolo XV, l'episodio in cui Lucia si sarebbe strappata - o le avrebbero cavato - gli occhi. L'emblema degli occhi sulla coppa, o sul piatto, sarebbe da ricollegarsi, più semplicemente, alla devozione popolare che l'ha sempre invocata protettrice della vista, a motivo dell'etimologia del suo nome dal latino Lux, luce.

Il pezzo più pregiato

Curioso, infine, e degno di nota visto il periodo natalizio, è il Presepe proveniente dal Museo di Leventina a Giornico: creato per accumulo, ha preso forma nel corso di tre secoli, vedendo l’iniziale nucleo composto da una cinquecentesca Sacra Famiglia di ambito tedesco arricchirsi via via con angeli, pastori e animali intagliati da scultori locali. Un’opera che, per la sua eterogeneità, sa restituire bene quel carattere multiculturale tipico della terra ticinese.

La madonna del presepe di Giornico XVI - XVIII secolo

Il presepe completo

Esposto al museo nazionale di Zurigo nel dicembre 2024

Il pezzo più vecchio - una croce del 1200

L'oggetto è stato sottoposto a restauro conservativo nell'anno 2009 togliendo, in particolare, le tardive colorazioni in rosso e ocra.
La croce venne ritrovata verso l'anno 1956 nel ripostiglio dietro l'altare dell'oratorio di Santa Petronilla, a Lavorgo, riedificato nel 1785 e dipendente dalla parrocchia di Chiggiogna.

CROCE ASTILE (5)
Fine secolo XII - Inizio secolo XIII e manomissioni successive
A. 50 cm (sola croce 33 cm); L. 31 cm.
Restaurata nel 2009
Proprietà: Chiggiogna, chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta
Giornico, Museo di Leventina (Casa Stanga)


Lo stato di conservazione è mediocre: mancano numerose componenti antiche (alcune sostituite da altre tardive) oltre che il tratto inferiore del braccio verticale; i dipinti sulle superfici libere del retro non sono originari; si rileva la presenza di numerosi dissesti, lesioni, abrasioni, fratture; vi erano alcune ridipinture in rosso (chiodi, placchetta centrale sul retro, nodo e tubo reggi asta); si notano cadute di smalti; la statuetta cristologica ha le gambe spezzate all'altezza delle caviglie. La struttura lignea è sostitutiva del nucleo primitivo, rifatto tardivamente e in modo sommario a parziale imitazione di quello originale, come conferma anche l'assenza di segni d'inchiodature sul retro; il nodo sferico e il tubo reggi asta non sono quelli antichi. 

Tre oggetti misteriosi

Raganella in legno usata il Venerdì Santo

Nelle chiese cattoliche, si smette di suonare le campane dopo la cena del Giovedì Santo per ritornare a suonarle solo a Pasqua. Questa usanza intende ricordare la sofferenza, la deposizione e la permanenza nel sepolcro di Cristo. La leggenda narra che le campane volino a Roma per farsi benedire dal Papa.

In questo lasso di tempo, in alcuni posti le campane vengono sostituite da apposite raganelle in legno, dette appunto “del Venerdì Santo”. Queste risuonano nel campanile oppure invitano a sfilare per il paese per andare a messa. Nel caso del nostro modello, il suono viene prodotto da un martello di legno che oscilla in entrambe le direzioni su un asse. Nei Grigioni, l’usanza religiosa delle raganelle in legno usate il Venerdì Santo venne sempre meno praticata a partire dagli anni Cinquanta e oggi è piuttosto rara.

Kit di pronto soccorso galleria ferroviaria del Gottardo


Questo pezzo lo interpreto come i moderni defibrillatori montati nei punti strategici.
L'iscizione recita: Attenzione a non far cadere. ...ossigeno per polmoni... 
In realtà non ho avuto modo di conoscere il contenuto

Una comune tazzina


In questa serie di oggetti donati da una levatrice quelli più apparentemente insignificante é quello che ricopre invece il significato più particolare. La tazzina in metallo dietro la scatoletta blu serviva infatti a battezzare seduta stante il neonato in caso il parto si rilevasse particolarmente complicato col rischio di una morte che avrebbe lasciato il neonato a vagare nel limbo per l’eternità

Il mistero del genio

A fine visita mentre i fanatici si attardano ad uscire e lasciare il magazzino, ci viene mostrato un pezzo in avorio che rimane ancora avvolto dal mistero. DI piccole dimensioni, lungo una decina di cm mostra un uomo barbuto, alato e con un particolare copricapo che potrebbe far pensare ai persiani.

Quello che destabilizza maggiormente é la presenza di uno scudo ai suoi piedi che appare completamente fuori luogo

Non ho fotografato il pezzo ma l'immagine più simile che ho trovato in rete é questa, ma é mancante dello scudo ai suoi piedi


Ortostato, un grande genio benedicente alato, rivolto verso destra,

 sotto forma di uomo barbuto con capelli ricci di media lunghezza, 

che indossa un diadema cornuto. 

È vestito con una tunica a frange che si apre su un perizoma ed è adornato con orecchini e bracciali a spirale e a rosetta. Tiene una situla nella mano sinistra e una mela di cedro nell'altra.

-721BC / 705BC (Neoassiro: Sargon II)

Luogo di ritrovamento: Dur Sharrukin = Khorsabad

Museo del Louvre



Commenti

  1. L’effige con lo spiedino di occhi santi m’ha fatto ridere assai.

    L.G.

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