L’avevo intravisto dal battello mentre si avvicinava al molo. Tempo di armarmi per una fotografia e come spesso accade non riesco più ad avere l’angolo giusto per immortalarlo. Il battello attracca e riparte: nulla da fare, non riesco più a vederlo.
Poco male, son sul viaggio di andata, al ritorno scenderò ed andrò a verificare con comodo.
Ancora non lo so ma sono capitato in una di quelle situazioni che per una serie di eccezioni non mi permetterà di verificare la mia visione. Sì perché il battello sulla via del ritorno attracca a tutti gli stessi porti dell’andata, tutti tranne uno: Bissone.
Come se non bastasse scopro che lo stemma del comune é molto simile ma comunque diverso da quello che ormai inizio a credere di aver visto con un abbaglio: il Biscione di Milano! Con completo intendo anche un uomo (in relatà un fanciullo) divorato. Lo stemma di Bissone invece consiste in due biscioni che si guardano in una perfetta simmetria e senza la presenza di scene splatter come l’ingoio di un quasi teenager.
Non ancora dato per vinto scartabello con google street view. Incredibile: vedo tutte le facciate sul lungolago ma del Biscione nessuna traccia.
Poco male, son sul viaggio di andata, al ritorno scenderò ed andrò a verificare con comodo.
Ancora non lo so ma sono capitato in una di quelle situazioni che per una serie di eccezioni non mi permetterà di verificare la mia visione. Sì perché il battello sulla via del ritorno attracca a tutti gli stessi porti dell’andata, tutti tranne uno: Bissone.
Come se non bastasse scopro che lo stemma del comune é molto simile ma comunque diverso da quello che ormai inizio a credere di aver visto con un abbaglio: il Biscione di Milano! Con completo intendo anche un uomo (in relatà un fanciullo) divorato. Lo stemma di Bissone invece consiste in due biscioni che si guardano in una perfetta simmetria e senza la presenza di scene splatter come l’ingoio di un quasi teenager.
Non ancora dato per vinto scartabello con google street view. Incredibile: vedo tutte le facciate sul lungolago ma del Biscione nessuna traccia.
Stavo per gettare la spugna anche una settimana dopo, quando mi sono recato appositamente sul posto.
Un bel giorno i pescatori, andando nelle loro cantine, si accorsero che mancavano diverse cose, e questo fatto si ripeté per diverse volte. I pescatori pensarono che potesse essere una grossa biscia a "rubare" perché mancava anche del latte dalle conche.
Allora si misero d'accordo e decisero di preparare delle grandissime conche di rame piene di latte: volevano scoprire se il ladruncolo era davvero una biscia.
Questa trappola la fecero tutti, varie volte, inutilmente.
Un giorno la biscia, a furia di bere e bere, diventò talmente grossa che non passò più dal buco dal quale era entrata.
E cosi poterono catturarla.
Da quel giorno Rivabella si chiamò Bissone.
Nell'864 il monastero di Sant'Ambrogio di Milano vi rivendica dei possedimenti, documentati anche nel 962, nel 1034 e nel 1054 (anno in cui è attestato per la prima volta un castello). Nella lotta tra Como e Milano (1118-1127) per il possesso delle terre ticinesi, Bissone fu un centro di resistenza ghibellina.
Secondo Michel Pastoureau, nel libro Medioevo simbolico, in origine i Visconti erano soltanto i signori di Anguaria, il cui nome evoca il latino anguis ("serpente").
Il drago del lago Gerundo: Un'altra leggenda popolare racconta di un drago (a volte identificato come il serpente Tarantasio) che infestava il Lago Gerundo, divorando bambini. Il capostipite della famiglia, Uberto Visconti, uccise il mostro, liberando la città e adottando il serpente con il bambino in bocca come proprio stemma.
Il serpente nell'elmo: Una terza storia narra che Azzone Visconti, nel 1323, scampò a un morso di vipera che si era infilata nel suo elmo. Interpretando l'evento come un presagio di buon auspicio, adottò il serpente come suo emblema.

Dopo aver passato tutte le abitazioni e i portici sul lungolago del Biscione ancora nulla. Inizio veramente a pensare di essermi preso un colpo di sole, eppure l’immagine é ancora nitida nella mia mente: l’uomo completamente rosso intento ad essere divorato da un Biscione bluastro. Mentre penso a questo decido di fare ancora qualche metro ma siamo quasi praticamente fuori dal lungolago e anche l’angolazione sembra piuttosto sfavorevole per notarlo dal lago. E all’improvviso eccolo.

É nitido, con lo sguardo aggressivo e sicuro. Non é bluastro ma verdognolo. Nitidissimo, sicuramente restaurato, é proprio il biscione milanese. Scopro che é disegnato sulla casa Galeazzo Visconti
Perché Bissone si chiama così
Il nostro paese si chiamava Rivabella.Un bel giorno i pescatori, andando nelle loro cantine, si accorsero che mancavano diverse cose, e questo fatto si ripeté per diverse volte. I pescatori pensarono che potesse essere una grossa biscia a "rubare" perché mancava anche del latte dalle conche.
Allora si misero d'accordo e decisero di preparare delle grandissime conche di rame piene di latte: volevano scoprire se il ladruncolo era davvero una biscia.
Questa trappola la fecero tutti, varie volte, inutilmente.
Un giorno la biscia, a furia di bere e bere, diventò talmente grossa che non passò più dal buco dal quale era entrata.
E cosi poterono catturarla.
Da quel giorno Rivabella si chiamò Bissone.
La leggenda, firmata "ragazzi di Bissone" sta In: IV e V E della Scuola elementare di Chiasso, Leggende ticinesi, Chiasso (fotocopia di un dattiloscritto], 1982, f. 56.

Bissone - biscioni?
Il nome "de Blixuni" compare nelle carte longobarde (735 e 854) in riferimento al cognome di alcuni notabili locali.Nell'864 il monastero di Sant'Ambrogio di Milano vi rivendica dei possedimenti, documentati anche nel 962, nel 1034 e nel 1054 (anno in cui è attestato per la prima volta un castello). Nella lotta tra Como e Milano (1118-1127) per il possesso delle terre ticinesi, Bissone fu un centro di resistenza ghibellina.
Un simbolo araldico
È l'emblema della casata nobiliare dei Visconti ed è uno dei simboli più famosi della città di Milano.
Secondo Michel Pastoureau, nel libro Medioevo simbolico, in origine i Visconti erano soltanto i signori di Anguaria, il cui nome evoca il latino anguis ("serpente").
Nella metà del XIV secolo, per nascondere un'origine che appariva poco nobile, i Visconti introducono una leggenda eroica. Bonifacio, signore di Pavia, sposa Bianca, figlia del duca di Milano.
Mentre Bonifacio combatte contro i Saraceni, il figlio viene rapito e divorato da un enorme serpente. Al rientro dalla guerra, Bonifacio si mette sulle tracce del serpente e, scovatolo, lo uccide facendogli vomitare il proprio figlio miracolosamente vivo.
L'iconografia che appare più comunemente, ovvero quella con un bambino fra le sue fauci, si ritrova come stemma dei Visconti a partire dall'XI secolo. Essi diventarono poi signori di Milano dal 1277, trasmettendo così il simbolo all'intera città, e quindi al Ducato. Da notare come il “Biscione” visconteo abbia sempre le spire attorcigliate in 9 curve
L'iconografia che appare più comunemente, ovvero quella con un bambino fra le sue fauci, si ritrova come stemma dei Visconti a partire dall'XI secolo. Essi diventarono poi signori di Milano dal 1277, trasmettendo così il simbolo all'intera città, e quindi al Ducato. Da notare come il “Biscione” visconteo abbia sempre le spire attorcigliate in 9 curve
L’uomo in bocca al biscione, sebbene sia araldicamente definito come "ingollato", potrebbe essere anche interpretato come una figura nascente dall'animale, richiamando simboli più antichi di fertilità terrestre che il serpente, essere ctonio, bene interpreta.
In seguito, al biscione visconteo fu sovrapposta una corona d'oro.
Castello visconteo Milano
Le leggende sull'origine
L'origine esatta del biscione è incerta e avvolta da diverse leggende e miti:

La Crociata di Ottone Visconti: La versione più accreditata narra che nel XII secolo, durante una crociata in Terrasanta, l'arcivescovo Ottone Visconti sconfisse in duello il saraceno Voluce di Sangallia, che portava un serpente nel proprio stemma. Ottone, come trofeo, adottò l'emblema del nemico, trasformando il serpente che inghiotte un "moro" (simbolo del nemico sconfitto).

Castello visconteo Milano
Il drago del lago Gerundo: Un'altra leggenda popolare racconta di un drago (a volte identificato come il serpente Tarantasio) che infestava il Lago Gerundo, divorando bambini. Il capostipite della famiglia, Uberto Visconti, uccise il mostro, liberando la città e adottando il serpente con il bambino in bocca come proprio stemma.
Il serpente nell'elmo: Una terza storia narra che Azzone Visconti, nel 1323, scampò a un morso di vipera che si era infilata nel suo elmo. Interpretando l'evento come un presagio di buon auspicio, adottò il serpente come suo emblema.

Un'opera di Yeyaefontstudio della mostra "La gran bissa de Milan" a cura di Tazi zine all'Arcobaleno


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