Se vi capita di passeggiare sul lungolago di Ginevra e se siete anche persone attente al dettaglio difficilmente vi sfuggirà una targa: essa é li a ricordare l'esatto punto in cui l'imperatrice Sissi fu assassinata. La storia che si nasconde dietro questa semplice targhetta é quella di due esseri umani di estrazione sociale così diversa ma accumunati da una grande sofferenza che fa da sfondo al loro breve e irripetibile incontro sulle rive del lago Lemano. Esso pose in qualche maniera fine ai tormenti di entrambi.

L'ultima foto di coppia dei sovrani d'Austria è stata scattata nel 1898 a Bad Kissingen (Germania). L'ultimo soggiorno insieme in Svizzera risale ad alcuni anni prima: nel 1893 Francesco Giuseppe ha accompagnato l'imperatrice Elisabetta durante parte del viaggio a Montreux e a Territet.
L'imperatrice Elisabetta è un'icona della moda e dell'equitazione. Gli eleganti abiti da cavallerizza, preferibilmente in grigio, blu scuro e verde scuro, sono confezionati con tessuti pregiati, spesso decorati con pelliccia. Dopo il suicidio nel 1889 del figlio, il principe ereditario Rodolfo, l'imperatrice veste solo di nero in segno di lutto, anche durante i suoi viaggi in Svizzera.
A partire dai 30 anni, l'imperatrice Elisabetta non accetta più di essere fotografata. Non appena appaiono i fotografi, nasconde il viso dietro eleganti ventagli o sotto un parasole.
Il mondo è sotto choc. La Svizzera è bersaglio di critiche a livello internazionale: è considerata troppo liberale verso gli anarchici. Il Consiglio federale espelle prontamente 86 anarchici italiani e tedeschi.
Gli aiutanti civili non si resero conto che si trattava di un attentato, né che l'imperatrice austriaca era la vittima. Lo si evince dal telegramma inviato dal diplomatico svizzero Alfred de Claparède al presidente Eugène Ruffy: «Lucheni fu fermato dai passanti, non come un assassino, ma come una persona che aveva commesso un'aggressione». I passanti vennero a sapere solo in seguito di aver catturato l'assassino della famosissima Sissi.


Svolse il servizio militare presso il Reggimento cavalleggeri di "Monferrato", a Napoli. Partecipò poi, in qualità di soldato a cavallo, alla guerra in Africa orientale, dove prestò servizio agli ordini del principe Raniero de Vera d'Aragona con cui rimase poi a lavorare, una volta finita la guerra, come attendente per un certo periodo di tempo, frequentando indirettamente gli ambienti dell'alta società. Fu insignito della medaglia a ricordo delle Campagne d'Africa con la fascetta "Campagna 1895-96". Ambiva al posto di direttore di carcere, che non gli fu però concesso, per cui, amareggiato, lasciò Napoli, riprendendo la sua erranza in cerca di lavoretti per sopravvivere.

Quando Lucheni emigra a Losanna nel 1898, entra in contatto con circoli anarchici. Gli anarchici mirano all'abolizione dello Stato e a una riorganizzazione della società basata sulla libertà e l'autonomia degli individui.
Già prima dell'attentato all'imperatrice Elisabetta, le attività anarchiche in Svizzera suscitano reazioni statali: nel 1885, una minaccia anonima di far saltare il Palazzo federale porta a un'indagine approfondita, che si conclude però con l'assoluzione dell'imputato. Nel 1889, alcuni anarchici radicali engono accusati di diffondere appelli anarchici, ma vengono assolti. Nel 1894, una bomba esplode nell'Assemblea nazionale di Parigi.
Il 10 settembre 1898 decise di mettere in atto i suoi propositi. Non avendo abbastanza soldi per acquistare un'arma da fuoco o un semplice pugnale, comprò una lima triangolare, che fece affilare da un arrotino di Losanna. Si recò in battello ad Évian-les-Bains, dove villeggiava l'alta aristocrazia europea del tempo, e comperò un catalogo degli ospiti illustri (l'Évian Programme, ritrovato nelle sue tasche al momento dell'arresto e conservato agli archivi di Stato di Ginevra). Non trovando nessuno da poter assassinare, decise di approfittare del passaggio a Ginevra del pretendente al trono di Francia il Duca d'Orléans ma, prima ancora che potesse fare alcunché, questi era già ripartito per Parigi.
L'imperatrice, sempre vestita di nero a seguito del suicidio del figlio Rodolfo, celava il viso dietro una veletta od un ombrellino ed era pertanto difficile da riconoscere. Doveva imbarcarsi per la frazione di Montreux-Territet alle ore 13 del 10 settembre quando Lucheni, informato sull'indirizzo dell'imperatrice e sulle sue sembianze dall'amico Abis della Clara, si appostò sul quai du Mont-Blanc, nascosto dietro un ippocastano ed armato della sua lima, sapientemente occultata in un mazzo di fiori; al passaggio dell'imperatrice, sbucò dal suo nascondiglio e la pugnalò al petto, con un unico e preciso colpo letale, tentando poi la fuga. Fu bloccato da quattro passanti, non molto lontano dal luogo dell'attentato
L'imperatrice, che stava correndo verso il battello (la sirena della partenza aveva già suonato), s'accasciò per effetto dell'urto, ma in breve si rialzò e riprese la sua corsa, non sentendo apparentemente nessun dolore. Fu solo sul battello che impallidì e svenne tra le braccia della contessa Sztáray. Il battello fece dunque retromarcia e l'imperatrice fu riportata nella sua camera d'albergo; spirò un'ora dopo, senza aver ripreso conoscenza. L'autopsia, effettuata dal dottor Mégevand, mostrò che la lima aveva trafitto il ventricolo sinistro, e che Elisabetta era morta d'emorragia interna. A causa del suo corsetto particolarmente stretto, che l'aveva abituata a grandi dolori, non si era resa conto della gravità della situazione; inoltre l'emorragia era stata considerevolmente rallentata prima dell'apertura del corsetto. La documentazione relativa alla sua autopsia successivamente venne distrutta
Dopo l'assassinio dell'imperatrice Elisabetta, il Consiglio federale espelle dal Paese diverse decine di anarchici dichiarati o sospetti. Poche settimane dopo, viene convocata a Roma una conferenza internazionale.
La Svizzera partecipa alle misure tecniche concordate per la cooperazione di polizia. Durante la sua detenzione, Lucheni si allontana dall'anarchismo.
Nel maggio del 1909, i suoi appunti manoscritti vengono rubati. Da quel momento cambia: distrugge la sua cella finché non venne ritrovato impiccato nella sua cella il 19 ottobre del 1910, ufficialmente suicida, anche se vi è il sospetto che possa essere stato strangolato con la cintura alla quale fu trovato appeso nella sua cella.
Targa in riva al lago a Ginevra a ricordare il luogo dell'omicidio sul Quai Mont Blanc
La principessa Sissi
Sofia, mamma dell’imperatore d’Austria-Ungheria Francesco Giuseppe, raccoglie i ritratti di giovani principesse che vengono inviati da tutta l'Europa. Passa al vaglio i profili per suo figlio. Una sorta di sito di incontri per la nobiltà. Naturalmente solo pochissime donne erano degnate di attenzione. Dovevano essere vergini e cattoliche. Tanto meglio se appartenevano a qualche dinastia regnante d'Europa. Dunque, la scelta era davvero limitata, dato che i requisiti richiesti erano ben chiari.
Francesco Giuseppe aveva gli occhi addosso di tutta l'Europa mentre andava in cerca di una sposa. Questo fatto poteva essere un po' imbarazzante perché era così evidente. Sofia era in cerca di una giovane donna di una casa regnante tedesca al fine di rafforzare il ruolo di Asburgo in Germania e questo Francesco Giuseppe lo sapeva bene. Naturalmente la futura sposa doveva soddisfare anche i suoi gusti.
Dopo numerosi appuntamenti infruttuosi, Sofia organizza un incontro con la sorella Ludovica di Baviera nella villa imperiale di Badrischle. La scelta di Francesco Giuseppe deve ricadere su una delle due cugine, Elena o Elisabetta. Sceglie la più giovane delle due, Elisabetta, nota come Sissi. Il fatto che i due siano legati da vincoli di sangue non è motivo di preoccupazione per le rispettive madri.
Ma le madri sono fortunate, la scintilla è scoccata, la 15enne Sissi deve sembrare quasi esotica al cugino di sette anni più grande. È una ragazza spontanea e amante della libertà, agli antipodi rispetto alla ingessata corte viennese. Fu proprio questo aspetto che affascinò subito Francesco Giuseppe. Da parte sua e non è una leggenda o un luogo comune. Fu amore a prima vista, non ci sono dubbi su questo.
La domanda era è proprio così o è tutto dovuto alla sua giovane età? Gli uomini con un forte e risolto legame materno tendono a legarsi a ragazze molto giovani o a donne molto più mature.
Lui: "Com'è dolce Sissi, è fresca come un fiore di mandorlo. Una meravigliosa corona di capelli le incornice il viso. Che occhi deliziosi e dolci, le sue labbra sono come fragole."
Lei: "Adoro il Kaiser, se solo non fosse un imperatore."
Matrimonio con riserve
Stando ai film di Sissi degli anni 50, viene celebrato un matrimonio da favola. Probabilmente questi film sarebbero piaciuti molto all'arciduchessa Sofia. Il matrimonio da favola è quello che vediamo nei film. Nella realtà è stato tutt'altro, perché Sissi aveva delle riserve già prima di sposarsi. Tra l'altro fu consumato solo il terzo giorno dopo la cerimonia. Questo indica che non c'era intimità tra i due, ma dimostra che c'era un conflitto in corso.
La realtà presenta subito il conto ai novelli sposi. La luna di miele si svolge nel castello di Luxembourg, una residenza imperiale vicino a Vienna. Francesco Giuseppe di giorno si reca all'Hofburg per sbrigare gli affari di Stato. Sissi, amante della libertà, si sente in trappola. Alla sua famiglia scrive di essersi svegliata in una prigione. È così che l'imperatore viene sempre rappresentato. Un uomo che lascia la giovane moglie da sola per recarsi a Vienna ogni giorno.
Ma era una cosa del tutto normale. Era lei a non capirlo, perché suo padre aveva sempre evitato gli obblighi di corte.
All'Hofburg a Vienna, Francesco Giuseppe mette il dovere sopra ogni cosa. Crede di essere indispensabile. Si considera il primo servitore dello Stato.
Sissi alias Elisabetta
Sofia cercò di insegnare ad Elisabetta, una giovane donna, le regole della corte viennese. Non era mossa da cattive intenzioni, tutt'altro perché vedeva che Elisabetta non era del tutto accettata. Le nobildonne che frequentavano la corte ridevano di questa ragazza. Sofia cercò di porre rimedio a questa situazione trasformando una giovane donna in un'imperatrice rispettata.
Ma Sissi era un adolescente, non capiva che avrebbe potuto trarne dei vantaggi. La corte era dalla parte di Sofia e vedeva in Elisabetta una scelta sbagliata. Elisabetta diventa un'estranea, non è all'altezza della suocera. Francesco Giuseppe lascia spesso da sola la moglie diciassettenne, anche quando rimane incinta. In sostanza il giovane imperatore si ritrovò tra due donne. Era una situazione difficile.
Il rapporto madre figlio era fin troppo stretto e l'imperatore era spesso assente lontano dalla moglie. L'arciduchessa passava molto tempo con la nuora che a sua volta vedeva più la suocera del marito.
Gli eredi
Elisabetta ha in programma un viaggio di stato in Ungheria, con entrambe le figlie al seguito. Sofia Federica, la primogenita di due anni, durante il viaggio contrae il tifo. Il 29 maggio del 1857 muore a Budapest. Quando Sissi torna a Vienna, l'imperatore la manda a Luxemburg da sola. Vuole evitarle la presenza negativa dell'arciduchessa Sofia. Lui si chiude nel suo dolore e si isola a Hofburg. L'imperatore invia un telegramma alla madre.
La nostra bambina è ora un angelo in cielo.
Dopo una lunga lotta è morta alle 9 e 30.
Siamo distrutti.
Francesco Giuseppe elaborò il lutto abbastanza in fretta, mentre per Elisabetta fu una perdita con cui dovette fare i conti per tutta la vita. La suocera poi la faceva sentire in colpa, perciò non superò mai la morte della figlia. Nel 1858, durante il periodo di lutto, nasce il tanto atteso erede al trono, Rodolfo.
Il bambino ha un rapporto molto stretto con la sorella maggiore, Gisella. Elisabetta considera il proprio compito concluso e lascia la famiglia. Sissi si sente esausta sia fisicamente che mentalmente. Parte per un viaggio di due anni. Da Corfu scrive cartoline ai figli, i quali cominciano a dimenticarsi della loro madre. L'opinione pubblica è dalla parte di Francesco Giuseppe. Tutta la comprensione va all'imperatore abbandonato.
La moglie si allontanò da lui e allora lui tentò la via emotiva. C'è una foto in cui è con i loro due bambini. Il messaggio era, "mamma, torna."
mamma, torna.
Nel 1868 nasce il quarto e ultimo figlio della coppia imperiale, Maria Valeria. Ma Francesco Giuseppe vede raramente la figlia più piccola. Sissi viaggia di nuovo in tutta l'Europa con Maria Valeria al seguito. Lui le manda messaggi da Vienna, ma quando questi arrivano, Elisabetta è già da un'altra parte.
Francesco Giuseppe non riuscì mai a tagliare il cordone ombilicale che lo legava alla madre. Restò un figlio per tutta la vita. Sissi , questa cosa la percepì fin dall'inizio e di fatto lo trattò come un bambino. Non lo prese mai sul serio. Dopotutto l'imperatrice Elisabetta conduceva una vita indipendente, era per lo più in viaggio, lontana dal marito. Così Francesco Giuseppe instaurò relazioni con altre donne, cosa che sapevano quasi tutti. Non si può dire che fosse un segreto.
Un castello non basta
Nell'estate del 1881 un architetto si precipita all'Hofburg di Vienna. Francesco Giuseppe attende con impazienza il progetto di un nuovo edificio che vuole costruire un grande palazzo alla periferia della capitale. Oggi è chiamato Hermesvilla. Nelle intenzioni dell'imperatore, la residenza deve essere un luogo di relax e di riposo per lui e per Sissi, nella speranza di essere finalmente riuniti. Il palazzo soddisfa i gusti dell'imperatore e del suo entourage.
Questo castello dei sogni deve servire a tenere Sissi a Vienna. Lei odiava il marito? Alcuni dicono di sì, ma non é dato saperlo. Di sicuro lui la faceva innervosire.
Gli interni vengono realizzati dai più bravi artisti e artigiani dell'epoca. Molte pareti sono ricoperte di affreschi. La palestra di Sissi è decorata con immagini di sport dell'antichità. Accanto ad essa si trovano i famosi affreschi dei fratelli Klint e di Hans Macarth, per un tocco più contemporaneo.
Sissi non avrebbe trascorso il resto della sua vita con lui, in nessuna casa al mondo, ma lui non lo sapeva con certezza. Lei rifiutò quella residenza fin dall'inizio. L'incomprensione è particolarmente evidente nella camera da letto dell'imperatrice. Francesco Giuseppe fa decorare le pareti con scene del sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, l'opera preferita di Elisabetta. Si può vedere Titania nell'affresco.
Sìssi si paragonava alla regina delle fate. In una sua poesia c'è proprio questa immedesimazione con Titania, che si innamora di un uomo dalla testa d'asino, ossia Francesco Giuseppe. Naturalmente l'imperatore ne era ignaro, altrimenti non avrebbe fatto realizzare quell'affresco.
Francesco Giuseppe fa costruire per la moglie una scala segreta che lei può usare per lasciare il palazzo in qualsiasi momento.
Al centro della stanza da letto fa disporre un grande letto barocco appartenuto a Maria Teresa d'Austria. Sissi non passerà una sola notte sotto l'aquila bicipite, posizionerà infatti il suo letto da viaggio davanti alla finestra in modo da poter vedere le stelle.
Accettò il desiderio dell'imperatore di compiacerla e soggiornò nel palazzo ogni anno. Vi trascorreva circa tre settimane insieme all'imperatore, ma era sempre felice di poter ripartire.

Francesco Giuseppe continua a vivere senza la moglie, ma ha di nuovo messo gli occhi su una giovane donna, Catarina Schrat, un'attrice. Elisabetta incoraggia la relazione. Lei si rapportava a lui come a un amico, non come all'imperatore. Nessun altro poteva farlo. Era così solo, così in alto, come un dio. Nessuno osava parlargli da pari a pari.
Nel frattempo il figlio Rudolf si suicida e getta l'imperatrice in una profonda crisi da cui non si riprenderà mai più.
Sissi considera la sua vita un fallimento e desidera anche lei morire.
Viaggia piena di inquietudine per mezzo mondo, vedendo sempre meno Francesco Giuseppe. L'imperatore sapeva che i suoi sforzi per tenere l'imperatrice legata a sé sarebbero stati inutili. La raggiungeva spesso nel sud della Francia. Cercava di passare del tempo con lei, di ristabilire in qualche modo un legame, ma non ci riuscì.
Mio caro angelo, sei lontana da così tanto tempo. Penso a te costantemente. Mi sto lentamente abituando alla solitudine. ma mi mancano le nostre colazioni e le nostre serate. Qualche volta vado nelle tue stanze dove i mobili sono coperti e dove tutto mi ricorda malinconicamente te.
«Le Loro Maestà l'imperatore e l'imperatrice d'Austria a Bad Kissingen», 1898, Atelier Kolb, Kissingen.
Riproduzione. Bridgeman Fotos
Riproduzione. Bridgeman Fotos
Nonostante Francesco Giuseppe l'abbia messa in guardia sulla presenza degli anarchici radicali a Ginevra, Sissi vi si reca lo stesso e qui incontra il suo assassino, l'italiano Luigi Lupeni. Il 10 settembre del 1898 la corte viennese riceve la terribile notizia, l'imperatrice è morta.
Luigi Lucheni, l'assassino di Sissi
Omicidio in riva al Lemano
Nel marzo del 1898 l'imperatrice Elisabetta d'Austria-Ungheria trascorre quasi sei settimane a Territet, in riva al lago Lemano, per ristabilirsi. Vi ritorna in agosto e il 10 settembre 1898 viene assassinata a Ginevra dall'anarchico italiano Luigi Lucheni. Il mondo intero è sotto choc.
Il corteo funebre con il feretro dell'imperatrice attraversa la Svizzera, fermandosi a Losanna, Friburgo, Berna, Aarau, Baden e Zurigo. Suonano le campane e migliaia di persone accorrono alle stazioni, le autorità schierano guardie d'onore e depongono corone. La tragica fine eleva Sissi al rango di icona immortale, quando non addirittura a quello di mito.
Il corteo funebre con il feretro dell'imperatrice attraversa la Svizzera, fermandosi a Losanna, Friburgo, Berna, Aarau, Baden e Zurigo. Suonano le campane e migliaia di persone accorrono alle stazioni, le autorità schierano guardie d'onore e depongono corone. La tragica fine eleva Sissi al rango di icona immortale, quando non addirittura a quello di mito.
Sissi, l'imperatrice infelice
Dopo il suicidio del figlio, avvenuto nel 1889, l'imperatrice Elisabetta soffre di una sorta di desiderio di morte. Veste esclusivamente di nero, ha spesso a che fare con la morte, si sente incompresa e sola. Scrive:«Cammino solitaria sulla Terra, (...) da tempo ormai abbandonata dalla vita».
Viene in Svizzera quasi ogni anno fino alla morte nel 1898. Spesso vi soggiorna per diverse settimane, imponendosi diete e camminate in montagna. Gli osservatori stentano a riconoscere l'imperatrice un tempo più bella d'Europa.
A cavallo
In gioventù, l'imperatrice Elisabetta era un'appassionata cavallerizza e una delle migliori amazzoni da caccia d'Europa. Anche in sella, per lei è importante apparire elegante e raffinata. Spesso i suoi frustini sono decorati con pietre preziose, avorio e ritratti in miniatura del marito, l'imperatore Francesco Giuseppe.
L'imperatrice Elisabetta d'Austria a cavallo, incisione su acciaio da un dipinto di J. Charlton, 1882. Riproduzione (dettaglio editato). Wikimedia Commons
Abito da cavallerizza dell'imperatrice Elisabetta d'Austria con cilindro, stivali e frustino. Stiftung für Kunst, Kultur und Geschichte, Winterthur
Si sente sola e incompresa. Annota i suoi pensieri melancolici nei diari che lascia in eredità alla Confederazione. Ha più fiducia nella Svizzera che nella monarchia asburgica.
Inoltre, le sue critiche nei confronti della monarchia non sarebbero probabilmente state ben accolte in patria.
Inoltre, le sue critiche nei confronti della monarchia non sarebbero probabilmente state ben accolte in patria.
L'imperatrice con una camicetta svizzera e una cintura bernese:
Elisabetta si è fatta fare questa foto a Vienna.
Un tempo la donna più bella d'Europa, l'imperatrice Elisabetta fa molta ginnastica; diete e lunghe camminate fanno parte del suo programma quotidiano.
Durante il suo viaggio nell'Oberland bernese nel 1892 beve siero di latte scremato. Stando al giornale locale, non avrebbe bevuto «in nessun altro luogo qualcosa di cosi chiaro e squisito».
Durante il suo viaggio nell'Oberland bernese nel 1892 beve siero di latte scremato. Stando al giornale locale, non avrebbe bevuto «in nessun altro luogo qualcosa di cosi chiaro e squisito».
Scarpe da ginnastica dell'imperatrice Elisabetta d'Au-stria, intorno al 1865-1870. Stiftung für Kunst, Kultur und Geschichte, Winterthur
Attentato mortale
L'imperatrice Elisabetta sta per salire sul battello a vapore per Montreux quando viene pugnalata da un uomo. Cade, e si rialza. Poco dopo, si accascia in stato d'incoscienza e soccombe per le gravi ferite riportate.
La notizia dell'assassinio della leggendaria Sissi si diffonde rapidamente e suscita grande costernazione. Anche il Consiglio federale esprime il suo «profondo dolore e sdegno» all'imperatore Francesco Giuseppe per il «gesto sciagurato compiuto su suolo svizzero».
La notizia dell'assassinio della leggendaria Sissi si diffonde rapidamente e suscita grande costernazione. Anche il Consiglio federale esprime il suo «profondo dolore e sdegno» all'imperatore Francesco Giuseppe per il «gesto sciagurato compiuto su suolo svizzero».
Alla fine dell'estate del 1898, Sissi soggiorna in incognito sul lago Lemano. I giornali rivelano però la sua identità.
Il 10 settembre, uscendo dall'Hotel Beau Rivage di Ginevra per imbarcarsi sul battello a vapore per Montreux, Sissi viene pugnalata dall'anarchico Luigi Lucheni sul Quai Mont Blanc
Ricostruzione dell'omicidio
L'arma del delitto - Lima con la quale Luigi Lucheni ha pugnalato l'imperatrice Elisabetta nel 1898. Josephinum - Medizin-historisches Museum Wien, MedUni Wien
Non avendo il denaro necessario per acquistare un coltello, è con questa lima che Luigi Lucheni pugnala l'imperatrice Elisabetta a Ginevra il 10 settembre 1898. In seguito, la lima è conservata come prova presso l'Istituto di medicina legale di Ginevra. Nel 1965, viene donata all'Università di Vienna in occasione del suo 600° anniversario.
Il mondo è sotto choc. La Svizzera è bersaglio di critiche a livello internazionale: è considerata troppo liberale verso gli anarchici. Il Consiglio federale espelle prontamente 86 anarchici italiani e tedeschi.
Archivio federale svizzero, Berna
Gli aiutanti civili non si resero conto che si trattava di un attentato, né che l'imperatrice austriaca era la vittima. Lo si evince dal telegramma inviato dal diplomatico svizzero Alfred de Claparède al presidente Eugène Ruffy: «Lucheni fu fermato dai passanti, non come un assassino, ma come una persona che aveva commesso un'aggressione». I passanti vennero a sapere solo in seguito di aver catturato l'assassino della famosissima Sissi.

Telegrammi al presidente della Confederazione Eugène Ruffy dopo l'attentato all'imperatrice, 10 settembre 1898 Archivio federale svizzero, Berna
Profonda venerazione
Il treno che trasporta la salma dell'imperatrice parte da Ginevra e attraversa tutta la Svizzera fino a raggiungere Vienna, dove Sissi viene sepolta in occasione di una sontuosa cerimonia funebre. Subito dopo inizia il culto della memoria: con piccoli oggetti preziosi come questo medaglione, ma anche con un monumento costruito in memoria dell'imperatrice a Montreux.
La bara dell'imperatrice Elisabetta d'Austria viene portata fuori dall'hotel “Beau Rivage”.
Ginevra. Foto. 1898.
Gabriele d’Annunzio, scosso dalla notizia, scrisse sul «Mattino»:
“Vi è nella morte tragica di Elisabetta d’Austria una perfezione che mi esalta. Sotto il colpo rapido e preciso la beltà secreta di questa vita imperiale si è rivelata subito ai nostri occhi con un rilievo straordinariamente puro, come il bronzo della statua immortale splende d’un tratto fuor della ganga spezzata dal colpo di martello brutale”
(G. D’Annunzio – «Mattino» di Napoli, 29-30 settembre 1898)
“Vi è nella morte tragica di Elisabetta d’Austria una perfezione che mi esalta. Sotto il colpo rapido e preciso la beltà secreta di questa vita imperiale si è rivelata subito ai nostri occhi con un rilievo straordinariamente puro, come il bronzo della statua immortale splende d’un tratto fuor della ganga spezzata dal colpo di martello brutale”
(G. D’Annunzio – «Mattino» di Napoli, 29-30 settembre 1898)
Luigi Lucheni
Luisa Lucchini era una bracciante alle dipendenze di un'agiata famiglia parmense, presso l'odierna Albareto; rimasta incinta a seguito d'un rapporto clandestino con un possidente del luogo viene mandata a Parigi a causa della vergogna della sua gravidanza illegittima.Nell'aprile 1873 nasce suo figlio. A causa delle condizioni finanziarie disastrose, la madre é costretta a lasciare presto il figlio in un orfanotrofio. Per un errore di trascrizione all'anagrafe, il cognome fu storpiato in Luchéni. Luigia Lucchini emigrò poi negli Stati Uniti d'America e non rivide mai più né ebbe più alcun contatto con suo figlio.
Luigi Lucheni cresce in orfanotrofi e presso diverse famiglie affidatarie. All'età di 10 anni lascia la scuola per lavorare, ma vive sempre in grande povertà.
Nel 1890 emigra in Svizzera e lavora a Chiasso, Airolo, Uetikon am See, Martigny, Salvan, Losanna e infine a Ginevra.
Fascicolo personale dell'attentatore Luigi Lucheni, allestito dal Ministero pubblico della
Confederazione, 1898. Archivio federale svizzero, Berna
Luigi Lucheni è anarchico e comunista. L'attacco contro l'imperatrice d'Austria rappresenta il triste «punto culminante» della sua vita infelice.
Luigi Lucheni è orgoglioso del suo gesto e si definisce «benefattore dell'umanità».
Dopo l'arresto si mostra stranamente di buon umore: «L'ho colpita bene, deve essere morta» Durante l'interrogatorio dichiara come motivo: «Perché sono anarchico, perché sono povero, perché amo gli operai e desidero la morte dei ricchi.» Riceve perfino lettere di ammiratori: «Questa donna era criminale fin dalla nascita. Non ha mai lavorato! Non ha mai voluto lavorare! Ha sempre voluto comandare. È ignobile» Non aveva abbastanza soldi per una rivoltella o un pugnale, quindi si accontentò di una lima affilata su tre lati.

L'anarchico Luigi Lucheni (1873-1910), che nel 1898 uccise l'imperatrice Elisabetta d'Austria. Lucheni, sorridente e fiero, dopo un primo interrogatorio sull'assassinio, viene riportato in prigione.
Già prima dell'attentato all'imperatrice Elisabetta, le attività anarchiche in Svizzera suscitano reazioni statali: nel 1885, una minaccia anonima di far saltare il Palazzo federale porta a un'indagine approfondita, che si conclude però con l'assoluzione dell'imputato. Nel 1889, alcuni anarchici radicali engono accusati di diffondere appelli anarchici, ma vengono assolti. Nel 1894, una bomba esplode nell'Assemblea nazionale di Parigi.
In risposta, l'Assemblea federale approva la cosiddetta legge sugli anarchici, che consente un perseguimento più efficace dei reati anarchici.
"Ecco chi puoi assassinare"
Lucheni pensava che con un attentato sarebbe entrato a far parte del gotha dell’anarchia. Sperava di riuscire a uccidere il principe d’Orléans di passaggio a Ginevra. Ma non riuscì a incontrarlo.
Girovagando per le strade di Ginevra, s'imbatté in un commilitone che aveva svolto con lui il servizio militare nella cavalleria a Napoli, il chiavennasco Giuseppe Abis della Clara, appartenente ad una nobile famiglia che aveva fedelmente servito l'Impero austro-ungarico da generazioni, il quale curava i cavalli di un'impresa di trasporti e conosceva molti cocchieri. Fu Abis della Clara a rivelare a Lucheni l'arrivo a Ginevra, quel pomeriggio stesso, dell'imperatrice Elisabetta d'Austria, probabilmente riconosciuta da un cocchiere nei pressi dell'Hôtel Beau Rivage, dov'era scesa con un'unica accompagnatrice, la contessa ungherese Irma Sztáray, e a suggerirgli "ecco chi puoi assassinare!
Illustrazione tratta dal quotidiano «Le Petit Parisien», 25.9.1898.
Biblioteca Nazionale di Francia
Biblioteca Nazionale di Francia
Passanti arrabbiati fermano l'aggressore
Luigi Lucheni e lo consegnano alla polizia. Viene arrestato perché si presume che abbia spintonato l'imperatrice. Solo durante l'interrogatorio il giudice istruttore apprende la morte della sovrana. Il venticinquenne Lucheni verrà condannato all'ergastolo.
La Svizzera partecipa alle misure tecniche concordate per la cooperazione di polizia. Durante la sua detenzione, Lucheni si allontana dall'anarchismo.
Richiesta di pena di morte
L'assassino Luigi Lucheni chiede di essere trasferito a Lucerna dal carcere di St Antoine a Ginevra. Il Cantone di Ginevra ha abolito la pena di morte, a differenza del Cantone di Lucerna, secondo le cui leggi vorrebbe quindi essere condannato. Tuttavia, la sua richiesta è stata respinta dal Consiglio federale il 16 settembre. Il 10 novembre è seguito il verdetto contro Lucheni: è stato condannato all'ergastolo.
(Estratto del verbale della seduta del Consiglio federale, 16 settembre 1898. Archivio federale svizzero, Berna)Suicidio nella cella
In prigione, Lucheni si comporta in modo impeccabile per dodici anni. Si lamenta solo del fatto che può prendere in prestito un solo libro a settimana dalla biblioteca. Quando prende in prestito la Divina Commedia di Dante, ne trascrive alcuni versi. Tiene anche un registro del lavoro svolto e degli eventi quotidiani. In cella imparò il francese, al punto da scrivere in quella lingua le sue memorie, intitolate Histoire d'un enfant abandonné, à la fin du XIXe siècle, racontée par lui-même ("Storia di un ragazzo abbandonato alla fine del XIX secolo, raccontata da lui medesimo"). Venne più volte aggredito in carcereNel maggio del 1909, i suoi appunti manoscritti vengono rubati. Da quel momento cambia: distrugge la sua cella finché non venne ritrovato impiccato nella sua cella il 19 ottobre del 1910, ufficialmente suicida, anche se vi è il sospetto che possa essere stato strangolato con la cintura alla quale fu trovato appeso nella sua cella.
La sua testa fu recisa e poi conservata in un contenitore di formalina e mostrata agli ospiti illustri dell'Hôtel Métropole, tra i quali si ricordano i rivoluzionari ed uomini politici Lenin, Molotov e Malenkov.
Fu regalata, nel 1998, nel centenario dell'assassinio, dal Governo svizzero all'Istituto di patologia di Vienna e nel 2000 ricevette definitiva sepoltura (insieme al corpo) nel Zentralfriedhof. In quello stesso anno vennero pubblicate le sue memorie
Le possibili ragioni del regicidi
Le memorie di Lucheni, che s'interrompono quando sta per abbandonare Albareto, furono ritrovate nel 1938 e pubblicate da Santo Cappon nel 1998. Attraverso il suo memoriale, racconta di quanto abbia sofferto dell'abbandono da parte della madre, per la quale nutriva un sentimento di amore-odio, e di come lo facessero soffrire le ingiustizie di una società che non rispettava i diritti di ogni bambino ad avere almeno un po' di amore e di felicità.Dalle sue memorie e dai dati del suo processo, risulta che non fosse un vero e proprio anarchico, ma che col suo gesto voleva dare lustro al suo nome e, al contempo, vendicarsi di tutte le ingiustizie patite. Santo Cappon, nella sua biografia di Lucheni, sostiene che
forando il cuore dell'Imperatrice, egli abbia virtualmente punito la madre che lo aveva abbandonato.
Con riferimento all'imperatrice Elisabetta che, come sappiamo dal suo diario poetico, si era augurata di morire "improvvisamente, rapidamente e se possibile all'estero", ha visto questo suo desiderio esaudito proprio da uno di quei fanciulli infelici "oppressi dall'Ordine stabilito" ai quali dedicava le sue lacrime.La pensatrice anarchica Emma Goldman, che aveva particolarmente apprezzato e sostenuto gli attentati degli anarchici Sante Caserio e Gaetano Bresci, condannò invece il gesto di Lucheni, perché la vittima era una donna non politicamente attiva in alcun regime o governo.
Al giudice, il quale gli rinfacciava di avere ucciso una donna sola e disperata, Lucheni rispose di non averlo saputo e di avere, invece, sempre creduto che Elisabetta fosse una donna realizzata e felice.
Al giudice, il quale gli rinfacciava di avere ucciso una donna sola e disperata, Lucheni rispose di non averlo saputo e di avere, invece, sempre creduto che Elisabetta fosse una donna realizzata e felice.





















Commenti
Posta un commento