Ancor prima di consultare la lettera del Franscini riporto un interessante prima autopsia sul corpo, allo stesso tempo si cerca di ricostruire gli eventi interrogando i presenti
L'autopsia
Dal detto Agostinetti è indicato trovarsi il detto cadavere nella piccola camera a dritta prima d’entrare nella stanza ad uso bottega di Caffè. Fu trovato infatti un cadavere, che si riconobbe essere Francesco Degiorgi sopra un letto supino spogliato tranne la camicia e le mutande, fasciato con un benda la fronte, e coperto il naso di piccoli pezzi di tela... Viene invitato il medico Galli a praticare
l'ispezione per conoscere la causa della morte... Il medico Galli fa osservare:
1. Che si riscontra in detto cadavere una ferita obliqua dall’alto al basso dall’avanti all'indietro all’osso
temporale destro, larga tre centimetri penetrante in cavità.
2. Altra ferita trasversale dall’alto al basso, da destra a sinistra, della lunghezza di 4 centimetri e profonda fino all’osso nel 'centro del naso e mancanza di una porzione della pinna sinistra.
3. Altra ferita orizzontale da destra a sinistra, dal basso all’alto, larga due centimetri e profonda 6 al centro della regione epigastrica.
4. Altra ferita all’ipocondrio sinistro larga 4 millimetri e profonda 2 centimetri.
5. Altra ferita obliqua di due centimetri e profonda 11 centimetri dal basso all’alto nell’interno della gamba sinistra vicino all’articolazione del ginocchio.
6. Le cinque suddette ferite (11 nella sentenza) furono dichiarate prodotte da arma pungente e tagliente, e la prima penetrante in cavità fu giudicata causa dell’avvenuta morte... Osservò pure il prefato medico Galli una superficiale escoriazione alla sommità della spalla destra ed un’estesa ecchimosi all’occhio destro... ».
Francesco Degiorgi raffigurato come il martire di una diabolica congiura dei reazionari
(Litografia, Bellinzona, Archivio cantonale)
Rilievi sul luogo del delitto
Si prosegue con i rilievi. «In mezzo alla bottega si trova una macchia di sangue, ed al diffuori al principio della loggia (dava su Piazza Grande) una macchia più grande di sangue d’appresso.
Nella bottega, alla finestra in faccia alla porta due vetri infranti. Le scranne in disordine, un piccolo tavolino rotto in un pedale, diverse tazze rotte, 4 sedili di scranne di paglia l’un sopra l’altro insanguinati, un paio di occhiali sopra un tavolino, al didentro della porta d’ingresso un grosso palo di rovere... Si ritirano in seguito gl’abiti dell’ucciso, che erano accanto al letto dove giace, un paio di pantaloni, intrisi di sangue, di stoffa quadrettata e screziata, un paio mutante pure intrise di sangue nella gamba sinistra, un gilet lacero nella spalla dritta, ed ha un foro corrispondente al lato destro del petto. Il soprabito specialmente insanguinato nella schiena. La camicia tutta lacera e insanguinata. Il fazzoletto di collo di seta, un fazzoletto da naso le calze ed istivali, un bastone che si crede il suo; nella stanza medesima si trovano dei cappelli l’uno cenere e l’altro nero, il primo molto insanguinato; i quali oggetti si ordina all’usciere Junghi di portare nella Cancelleria del Tribunale Criminale... N.B. Dal soprabito si ritira un coltello, il temperino ed il portafoglio...»
I primi arresti
Dal rapporto del Commissario governativo Zezi al Tribunale: «Stamattina avrete ricevuto l’atto di denuncia da parte di questa Municipalità di Locarno dei gravi avvenimenti consumati jeri notte nei locali del Caffè Agostinetti. Oggi in esecuzione dei miei incombenti ho provveduto ad un ’inchiesta
preliminare relativa ai fatti stessi. Nella scorsa notte d’oggi ho pure ordinato l’arresto di diversi individui, i quali a norma di legge m’aspetto di porre a vostra disposizione per ulteriore regolare processo. Essi sono...». Seguono 27 nomi.
Si allega un rapporto sull’esito di una perquisizione ordinata da Zezi alla bottega dell’arrotino Antonio Schira, con unito uno «schizzo di disegno». Reperti trasmessi: «una pistola ad una canna trovata al detenuto Giacomo Candolfi... 5 stili trovati nella bottega Schira... 2 schioppi vecchi senza bacchetta trovati allo Schira... 1 stile con manico d’osso bianco, con elsa di ferro smerigliato, con lama tagliente damascata, con fodero di pelle nera»... E la lista dei nomi si allunga nella sentenza.
Tra i tanti testimoni: Guglielmo Caporgno (al quale Pietro Ressighini avrebbe chiesto anteriormente al
fatale 20 febbraio «se voleva uccidere il Consigliere di Stato Pioda, il commissario Zezi e Francesco Degiorgi», con la garanzia che a Roma, dove si sarebbe dovuto rifugiare a colpo fatto «sarebbe stato sicuro e troverebbe di che camparsela bene senza tornare più in questi paesi»), Molo Battista (si era
servito di un compasso per difendere il Degiorgi), Giacomo Frizzi («partito subito per l’Australia, dimesso che fu dagli arresti e dal processo»).
Si direbbe che il piatto é belle che servito e la speranza di colpi di scena al processo sono apparentemente al lumicino. Nel frattempo il clima politico si é decisamente surriscaldato...
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