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St.Maurice, la legione, il martirio e la Laus perennis (Parte 1)

La seconda tappa di questo weekend dedicato a martiri, consapevoli o meno e a teste mozzate mi porta nel basso Canton Vallese, più precisamente ai piedi di una imponente falesia: St.Maurice.

St. Maurice nel XVII secolo. Sulla destra contro la montagna l'abbazia

Maurizio e la legione tebana

Ma facciamo un passo indietro, cosa ci porta esattamente in questa località? Cee intreccio, che susseguirsi di eventi ha avuto la storia per condurci qui?
Verso la fine del III secolo d.C. l'imperatore é Diocleziano, Massimiano é il suo co-imperatore.
Maurizio invece é un generale romano, guida le legione tebana, composta da soldati provenienti dall'Egitto.

Secondo i documenti agiografici la legione, interamente composta da cristiani, che in origine prestava servizio ai confini orientali dell'impero, venne schierata in Gallia dall'imperatore Diocleziano. Il compito della legione era di assistere militarmente Massimiano nella difesa contro i barbari che dal fiume Reno tracimavano nella Gallia, e di sottomettere le popolazioni ribelli locali (che in parte si sentivano abbandonate dall'Impero romano).

Massimiano

I soldati eseguirono brillantemente la loro missione, tuttavia, quando Massimiano ordinò di perseguitare (e uccidere) alcune popolazioni locali del Vallese convertite al cristianesimo, molti tra i soldati tebani si rifiutarono. Massimiano ordinò una severa punizione per l'unità e, non bastando la sola flagellazione dei soldati ribelli, si decise di applicare la decimazione, una punizione militare che consiste nell'uccisione di un soldato su dieci, mediante decapitazione.

In seguito vennero ordinate altre azioni dello stesso tipo contro le popolazioni locali, cosa che portò la legione a rifiutare di nuovo il compito repressivo assegnato, anche in seguito all'incoraggiamento del generale Maurizio. Massimiano ordinò quindi una seconda decimazione che i soldati tebani accettarono rassegnati.

Il massacro della legione tebana

I soldati però restarono fermi nel rifiutare di compiere qualsiasi tipo di violenza contro i loro confratelli cristiani, cosa che portò Massimiano a ordinare che tutti i restanti componenti della legione (composta abitualmente da 6'600 soldati) venissero massacrati sul posto. Il luogo dell'eccidio, allora noto come Agaunum in Raetia, antico nome celtico che sta per "roccia appuntita" è l'attuale Saint Maurice

In basso Vérolliez, dove sarebbe avvenuta la mattanza, in alto il luogo dove le reliquie dei martiri furono portati, ovvero nel luogo in cui sorse l'abbazia di San Maurizio.
I due punti distano di 1570metri in linea d'aria

Così recitano i più antichi resoconti del martirio, versioni alternative della storia raccontano che la legione si rifiutò di eseguire gli ordini di Massimiano soltanto dopo aver scoperto che un villaggio che avevano appena distrutto era popolato da poveri e innocenti contadini cristiani, oppure che l'imperatore aveva ordinato la loro esecuzione quando si rifiutarono di offrire sacrifici agli dei pagani romani.
I dettagli di questa storia si basano su scarsi riferimenti storici: ad esempio, la decimazione non era più in uso da molti secoli per punire disciplinarmente una legione romana.

Dipinto principale sull'altare di St. Maurice.
È la prima volta che vedo un soldato romano al centro dell'altare. In questa rappresentazioni Maurizio appare con una spada (un gladio?) trafitto nel cuore, in pieno martirio il suo sguardo é rivolo al cielo dove hanno già santificato il suo gesto.

Tra gli scampati all'eccidio vi era Sant'Alessandro, che successivamente subì il martirio presso Bergamo.
Tra le vittime della legione tebea anche San Urso e San Vittore venerati a Soletta .
Oltre a loro e a Maurizio si conosce il nome di Exupere, signifer. 

Exuperus il signifer

Nell'esercito romano, signifer (detto, in italiano, signifero o vessillifero) era il nome con cui genericamente si indicavano i portatori di insegne (signa).


Il loro ruolo era estremamente importante durante le battaglie, poiché costituivano un punto di riferimento visibile per i semplici soldati, dietro il quale la centuria trovava la sua unità e lo slancio per condurre l'attacco. Il signifer, per l'importante ruolo che ricopriva, costituiva però anche per il nemico un significato importante; era infatti un bersaglio assai ambito, visto che al termine delle battaglie si contavano i signa sottratti alle armate romane. Vi è da aggiungere che Cesare sceglieva solitamente tra i signiferi i migliori uomini di truppa, per abilità nel combattimento, carisma e forza fisica, chiamati antesignani,[1] proprio perché si ponevano di fronte al nemico a protezione delle insegne (ante-signa). In seguito tale termine ebbe il significato di "soldato scelto", destinato a combattere in prima fila, a fianco del proprio centurione.

Exuperus si rivolge alla legione

"Eccellenti compagni, mi vedete impugnare le insegne che presiedono alle battaglie di questo mondo, ma non è per imprese di questo tipo, né per queste guerre, che voglio esaltare i vostri spiriti e il vostro valore: ora dobbiamo scegliere un'altra battaglia; non è con le armi che abbiamo in mano che si può conquistare rapidamente il Regno dei Cieli. [...] Le nostre mani gettino via queste armi con le insegne militari. Cristo farà in modo che presto, nel Regno dei Cieli stesso, come promesso, vedrete il vostro Exuperus mostrare altri segni.
[...] Impara, Cesare, che la volontà della nostra legione è invincibile; noi lanciamo i nostri giavellotti: il tuo popolo troverà quindi le nostre mani disarmate, ma i nostri cuori rafforzati dalla fede cattolica. Uccidete!
Massacrate senza tremare, offriamo le nostre teste ai carnefici per essere tagliate; ci rallegriamo tanto più di questa prova perché, d'ora in poi sulla via del cielo, non abbiamo altro che disprezzo per voi e i vostri sacrilegi." (Estratto dall'anonima Passione di San Maurizio, S7, trans. E. Chevalley e C. Roduit).

Immagini di in massacro

Calcolando i decapitati del Greifensee "incontrati" ieri sembrerebbe che nel passato questo fosse un dei più grandi passatempi e che si tagliassero teste come noi oggi tagliamo fette di salame.

San Maurizo é raffigurato in innumerevoli immagini mentre sta per vedersi decapitato o già con la testa staccata. L'espressione muta di volta in volta ma mai ha le fattezze di disperazione, questo é perfettamente in linea con quanto detto da Exuperus quando si rivolge alla legione

Sulle vetrate della basilica il martirio della legione tebana. L'espressione del martire appare un mix di sfida e di morte onorevole, l'accettazione della condanna della legione traspare in tutte le opere.

Il dipinto nella cappella del XVIII secolo. Notiamo diverse incongruenze con quello presente nell'abbazia, in primo luogo Maurizio é di carnagione chiara, mentre nel 1240 a Magdeburgo venne rappresentato di carnagione scura per la prima volta. La pelle scura si deve all'origine della legione; Tebe in Egitto. In secondo luogo lui e tutti i suoi soldati mostrano la croce di San Maurizio. Il volto, malgrado la tragicità del momento, é sereno, lo sguardo rivolto al cielo, un mezzo sorriso di chi sta per raggiungere l'altissimo é abbozzato. Stesso dicasi per i compagni diligentemente in colonna per farsi tagliare la testa. Massimiano (?), relegato in secondo piano, assiste all'esecuzione comodamente seduto, sulla destra un gruppo di legionari romani discute tra loro mentre dal cielo un fan club presente per l'occasione sembra incoraggiare la fila di martiri 

Santuario dell'abate Nantelme
Nantelme, morto nel 1259, fu un prelato cattolico del XIII secolo che ricoprì la carica di abate di Saint-Maurice per 35 anni. Nel 1225 commissionò un santuario e ne specificò la decorazione, inserendo rappresentazioni della vita di Cristo accanto a scene della vita dei martiri onorati a Saint-Maurice.
Anche il questo caso il martire sembra di fattezze caucasiche e il volto (malgrado già staccato dal resto del colpo) non appare sorridente ma nemmeno disperato, quasi a dare solennità al momento del trapasso.

Immagine sotto il busto di San Candido, compagno d'armi di Maurizio
 (vedi tesoro dell'abbazia parte 2)

Tutti pazzi per Maurizio e i suoi soldati

Più tardi, sotto Costantino, il cristianesimo divenne la religione dei romani. Iniziarono ad arrivare in pellegrinaggio sull'accampamento teatro del massacro diversi cristiani. 70 corpi rinvenuti dal primo vescovo del Vallese Teodolo furono poi portati a Agone (San Maurizio)

 
La chiesa alla fine del VI secolo (ricostruzione)

Sigismondo

Sigismondo nel 506 passò dall'arianesimo al cattolicesimo, nel 515 fondò l'abbazia di St. Maurice.
Istigato dalla sua seconda moglie fece strangolare suo figlio Sigerico (522), nato dal primo matrimonio, ciò che provocò tensioni con Teodorico. Pentitosi immediatamente del gesto, Sigismondo si sarebbe ritirato nel monastero di San Maurizio ad Agaunum

Isolato tra Ostrogoti e Franchi, l'anno successivo fu sconfitto da un attacco del re franco Clodomiro, spinto in questa spedizione di vendetta dalla moglie Guntheuca, una sua parente. Sigismondo venne consegnato dalla sua stessa gente; Clodomiro lo fece decapitare e gettare in un pozzo, unitamente alla moglie e ai due figli a Colombe. 

Sigismondo: chi di spada ferisce di spada perisce
Clodomiro assiste alla decapitazione di Sigismondo. 
Miniatura delle Grandes Chroniques de France

Nel 535/536 le spoglie di Sigismondo vennero traslate a Saint-Maurice e inumate nella cappella di S. Giovanni. Più tardi Sigismondo fu adorato come santo.

Laus perennis

Il 515 non corrisponde solo con l'anno della fondazione dell'abbazia ma si decise di dare via a quello che oggi sarebbe una loop infinita, un repeat infinito di musica agevolato dai dispositivi elettronici.
Nel 515 tutto questo non c'era, quindi per assicurare canti continuo i gruppi di Monaci si davano il cambio fino alla funzione successiva, e riprendevano appena terminata, assicurando così musica 24/24, 7/7. Tale pratica ha il nome di "laus perennsi" (lode perenne)

Il graduale è un libro liturgico in cui sono annotate le parti cantate della messa, 
solitamente tratte dai salmi.
La notazione musicale, con pentagrammi, chiavi e bemolli, 
permette di datare il graduale al al XII secolo.

La pratica fu introdotta dall'archimandrita Alessandro (morto intorno al 430), il fondatore del movimento monastico bizantino degli acemeti ("coloro che non dormono").

L'importazione in Europa occidentale ebbe come prima tappa nel VI secolo l'abbazia di San Maurizio d'Agauno; l'avvio della preghiera perpetua ad Agauno immediatamente dopo la fondazione (515) fu l'occasione di una solenne cerimonia, e di un sermone di sant'Avito che ci è pervenuto. Ad Agauno la comunità pregava riunita nelle ore canoniche della liturgia delle ore, mentre gli intervalli tra un'ora e l'altra venivano colmati a turno dai diversi cori di monaci (turmæ o normæ), che si succedevano nella recita continua del Salterio cosicché la preghiera continuasse senza interruzione. Una tale organizzazione comportava ovviamente la presenza di un congruo numero di monaci per essere compatibile con lo svolgimento delle altre attività quotidiane, e non ultimo richiedeva alla comunità uno status economico tale da non dover dipendere dal proprio lavoro per il sostentamento.

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