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I diecimila cavalieri (Parte II)

I diecimila cavalieri invocati dai Confederati in preghiera prima delle battaglie lascia ancora degli spazi vuoti da colmare; non é ancora ben chiaro le vicende corse a questi uomini apparentemente vittima di un martirio.

Oggi a mesi di distanza del primo pezzo decido di andare alla volta del Kunsthaus di Berna per visionare una pala d'altare dei diecimila cavalieri e magari cogliere qualche informazione in più.

22 giugno, Ararat

Grazie alla sola informazione inerente il luogo del martirio riesco a trovare facilmente ulteriori informazioni riguardo l'episodio: 

La vicenda si fonda su una leggenda, forse tradotta da un'originale greca da Anastasio il Bibliotecario (morto nell'866), e dedicata a Pietro, vescovo della Sabina. Secondo questa tradizione, gli imperatori romani Adriano (117-138) e Antonino Pio (138-161) marciavano alla testa del loro immenso esercito per reprimere le rivolte dei Gadareni e gli abitanti della regione dell'Eufrate. Poiché i nemici erano dieci volte più numerosi, gli imperatori si ritirarono, ad eccezione di un gruppo di novemila soldati i quali, incoraggiati dall'apparizione di un angelo che aveva promesso loro la vittoria, si gettarono sui nemici, mettendoli prodigiosamente in fuga.

(Venice) Carpaccio, crocifissione e apoteosi dei diecimila martiri del monte ararat - gallerie Accademia

In seguito al trionfo, i novemila e il loro centurione Acacio, guidati dall'angelo, si raccolsero sul monte Ararat dove vissero pregando per trenta giorni, cibandosi della manna caduta dal cielo. Avvertito della vittoria ad opera dei suoi militari, Adriano invitò i suoi a compiere un sacrificio come ringraziamento agli dèi, ma i novemila rifiutarono sicché l'imperatore inviò sette re pagani sull'Ararat per convincerli ad abiurare.

Albrecht Dürer, Martirio dei Diecimila, 1507, Vienna, Kunsthistorisches Museum.

Opposto un rifiuto anche a questi, i novemila vennero flagellati, incoronati con corone di spine e infine lapidati. Le pietre tornavano tuttavia nelle mani di chi le aveva scagliate, e questo prodigio convertì altri mille soldati che si unirono immediatamente al gruppo dei martiri. Adriano, inferocito, ordinò una strage: in diecimila, vennero tutti crocifissi o impalati, mentre una voce divina prometteva la salvezza dell'anima per chi li avesse pregati.

Michele Tosini, Martirio dei diecimila, 1550 ca, Firenze, Museo di San Salvi.

Jacopo Pontormo, Martirio dei diecimila, 1529-1530, Firenze, Galleria degli Uffizi.

Traccia dei diecimila cavalieri nel museo di Lucerna

Mi imbatto nei diecimila cavalieri nel museo storico di Lucerna, ormai l'occhio nota subito le spine che trafiggono i corpi seminudi di molti soldati. Un ulteriore testimonianza di quanto questo episodio fosse presente tra i Confederati

Questo rilievo tardo-gotico mostra il martirio dei 10.000 soldati. Come cristiani, vengono gettati a terra dalla soldataglia malvagia e rialzati dagli angeli.
Data / Epoca: 1500-1533 Fonte: chiesa medievale di Grosswangen

Traccia dei diecimila cavalieri nella cappella del castello di Oberdorf (BE)

Nelle Guerre di Borgogna, Niklaus II di Scharnachthal è uno dei capi delle truppe bernesi.
Il duca borgognone Carlo il Temerario fu sconfitto dai Confederati e dai loro alleati nelle battaglie di Héricourt, Grandson, Murten e Nancy.
Niklaus fece probabilmente dipingere le pitture murali nella cappella del castello intorno al 1477.

Il supplizio dei 10.000 cavalieri nella cappella del castello di Oberdorf

L'altare di Grandson nel museo di Berna

A rafforzare le ipotesi dell'importnaza dei diecimila cavalieri e la loro invocazione nelle preghiere dei confederati prima delle battaglie un altare che ho casualmente scoperto essere presente nel museo d'arte di Berna

L'ingresso del museo di Berna

Erano le ali di un retabolo la cui collocazione originaria non è ancora chiara. Quando le ali erano chiuse c'era la raffigurazione dei Diecimila Martiri sul Monte Ararat, quando le ali erano aperte, c'erano due santi: Sant'Acacio a sinistra, Santa Barbara a destra. 

L'ultima tappa

Lo scrittore e storico Gonzague de Reynold (1880-1970) fu probabilmente il primo a riconoscere nei pannelli, che si trovavano nel castello della famiglia de Reynold a Cressier presso Murten, un'opera di Niklaus Manuel. Secondo la tradizione familiare, i pannelli provengono dalla cappella di Grangettes, vicino a Romont (FR), dove Barthélémy Rainaud aveva acquistato un piccolo castello nel 1572. Nel 1930, i pannelli furono acquistati dalla famiglia de Reynold dalla Fondazione federale Gottfried Keller "con il contributo del Cantone, della città e della Burgergemeinde di Berna, di diverse corporazioni e di privati" e depositati presso il Kunstmuseum di Berna dove risiedono tutt'ora

Il martirio dei diecimila sul monte Ararat (pala esterne) - Niklaus Manuel (Germanico) (1484-1530)
Snat'Acacio (pala interna sinistra)
Santa Barbara (pala interna distra)
1516-1517
Tecnica mista su legno

La storia delle ali di Grandson

In base ai documenti degli archivi di Stato di Friburgo e Berna, le due ali furono assegnate a un altare donato dalle due città alla chiesa francescana di Grandson nel 1515. Un "Tafflen" a "Granson", per il quale Manuel fu pagato nel 1517, fu pubblicato per la prima volta nella contabilità statale bernese nel 1877 da Gottlieb Trächsel. Vögelin concluse, in base all'alto prezzo pagato, che doveva trattarsi di una pala d'altare "molto estesa". Da allora, nella letteratura è stato elencato un "altare di Grandson", con il quale inizialmente non era possibile identificare alcuna opera superstite. 

Josef Zemp aveva "scoperto due ante d'altare presso il conte von Reynold Cressier (Svizzera) con santi su fondo oro e (all'esterno) il Martirio dei Diecimila", "probabilmente identiche alla pala d'altare mancante di Grandson". 

Negli archivi di Stato di Berna, Friburgo e Losanna si trovano diverse registrazioni di "taffeln" per Grandson degli anni 1515-1517, per le quali furono pagati lo scultore Hans Geiler (1480/90-1534 circa) e Niklaus Manuel; questi pannelli sono menzionati per la prima volta il 3 gennaio 1515.

Nei primi giorni del 1516, "sabato prima dell'Epifania", gli Schultheiss e il Consiglio di Berna chiedono al Consiglio di Friburgo di trasferire a Niklas Manuel la sua parte del compenso per i "malen" e i "vassen".

Nella seconda metà del 1517, i "Comptes des trésoriers" di Friburgo registrano il pagamento di una somma a "Emanuel il pittore di Berna che ha dipinto l'altare di Grandson". 

Nel 1961, Cetto fu il primo a sottolineare che la donazione congiunta di un altare da parte di Berna e Friburgo in onore dei Diecimila Cavalieri avrebbe avuto più senso a Murten che a Grandson, dal momento che la battaglia di Murten era stata combattuta il giorno dei Diecimila Cavalieri nel 1476.


Cetto ipotizza quindi una donazione nella cappella di Santa Caterina per il 40° anniversario della battaglia.
Hermann Schöpfer non esclude che l'altare sia stato originariamente donato per l'ossario di Murten; Berna vi donò un "Vänster" nel 1517. Non ci sono prove del coinvolgimento di Niklaus Manuel nei due altari della cattedrale di Berna dedicati ai Diecimila Cavalieri. 

Sant'Acacio su un francobollo emesso in Liechtenstein

Murten e Grandson, così come Berna, dovettero sopportare l'iconoclastia nel corso della Riforma, intorno al 1530. Ovviamente le opere furono risparmiate. 

Nel 1555 Berna cedette a Friburgo la comproprietà di un altare nella chiesa francescana di Grandson. Se le fonti sulla collocazione originaria puntano più su Grandson, o se sono corrette la tesi di Anna Maria Cetto e l'ipotesi di Hermann Schöpfer per Morat o addirittura una provenienza dalla cattedrale di Berna: i pannelli sono da datare agli anni intorno al 1516/1517. La cintura allentata con fibbia del pugnale dal monogramma all'esterno dell'ala sinistra corrisponde alle firme della volta del coro della cattedrale di Berna, il cui dipinto fu completato nel 1517.

cintura allentata con fibbia del pugnale

Il collegamento tematico dei tre quadri della Pala di Grandson è chiaramente riconoscibile: a partire dal Martirio dei Diecimila, la scena corrispondente appare sul lato esterno, mentre il capo dei Diecimila, Sant'Acacio, è riconoscibile sul lato interno dell'ala sinistra. Egli fa da controparte a una santa sull'ala destra, che nella letteratura è costantemente indicata come Santa Barbara. 

 Nel 1463 Johann Bäli portò a Berna le reliquie dei Diecimila cavalieri, che si era procurato a Roma.

Laupen 1339

Il martirio dei Diecimila rivestiva una grande importanza a Berna già prima della battaglia di Murten (22 giugno 1476, giorno dei diecimila cavalieri), non da ultimo in ricordo della battaglia di Laupen, combattuta il 21 giugno 1339 il giorno prima del giorno dei Diecimila cavalieri.

Il cavaliere Rudolf von Erlach, comandante dei bernesi e dei loro alleati, s'inginocchia dinnanzi all'altare in preghiera collettiva prima della battaglia di Laupen del 21 giugno 1339 Lo si riconosce dall'arme della famiglia von Erlach. Dalla Spiezer Chronik del 1485

Morat 1476

L'acquaforte all'acquatinta riprende un episodio della battaglia di Morat tramandato in vari resoconti. La battaglia del 22 giugno 1476 è una delle principali battaglie durante le guerre di Borgogna (1474-1477) tra i Confederati svizzeri e il duca di Borgogna Carlo il Temerario.


 Diversi resoconti della battaglia menzionano forti piogge la notte prima della battaglia e per tutta la mattinata. Quando l'esercito di soccorso sotto il comando di Hans von Hallwyl e Hans Waldmann si inginocchiò a mezzogiorno per la preghiera di battaglia, si dice che il sole abbia fatto improvvisamente breccia tra le nuvole. Questo è stato considerato di buon auspicio. 


Truppe svizzere in preghiera prima della battaglia di Morat, cartolina prodotta a Ginevra, inizio XX° secolo, opera di Edouard Elzingre. Biblioteca Giusan platz Berna

Secondo la leggenda la cappella di Sant'Urbano di Cressier é stata costruita sul luogo dove i soldati pregarono.

Reliquie nel castello di Thun

A testimonianza che la leggenda dei 10'000 cavalieri era particolarmente sentita presso tutti i Confederati le reliquie trovate nel castello di Thun


Reliquia dei "Diecimila Martiri Conservata a Thun dal 1463 - Ossa umane circondate da bende di taffetà e seta, conservate in reliquiari del XIX secolo Questa reliquia fu attaccata allo stendardo di Thun nella battaglia di Dornach del 1499. La leggenda dei "Diecimila Martiri" risale all'epoca delle Crociate. Il giorno in cui si celebra la memoria di questi cavalieri caduti per la fede cristiana è il 22 giugno, che è anche il giorno della battaglia di Murten!

Conclusioni

Che i Confederati fossero ferventi credenti e che in particolar modo prima delle battaglie si raccogliessero in preghiera é stato riportato da più fonti in più occasioni. Dopo quanto appreso oggi si può ben ipotizzare che i diecimila cavalieri fossero al centro delle loro preghiere, anche tenendo conto che le pitture sulle pale d'altare furono eseguite poco tempo dopo le stesse battaglie (circa 40 anni dopo).

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