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Il mangiabambini di Berna

Delle fontane presenti a Berna quella del Kinderfresser (mangiatore di bambini) é quella che é destinata a rimanere ancorata alla memoria più a lungo nel tempo.

Per cercare una interpretazione nella mia prima descrizione si faceva soprattutto riferimento alla storia di Crono. Il famoso cappello a punta giallo indossato dall'orco però lascia aperta ad una altra lettura.

La fontana, a due passi dalla Torre dell'Orologio, simbolo di Berna, l'ha scolpita Hans Gieng tra il 1545 e il 1546, e dopo più di cinque secoli gli storici ancora discutono su chi o cosa rappresenti. C'è chi ci legge un freddo avvertimento ai bimbi più ribelli, del tipo: «Ubbidisci, altrimenti arriva l'orco e ti mangia!», e chi pensa che il protagonista sia una maschera del Carnevale. Cosa improbabile, dato che la riforma di Calvino aveva proibito la festa già nel 1529.


Forse occorre sganciarsi dalla storia locale, come quanti ritengono che si tratti di una rivisitazione grottesca del mito di Crono e dei suoi figli.
Il dio greco era convinto che sarebbe stato spodestato da un proprio erede, e non riuscendo a uccidere i piccoli perché immortali, non poteva far altro che inghiottirli.
In eterno.

C'è però un particolare che indirizza altrove, un cappello a cono di colore giallo sulla testa dell'orco, proprio come quello che per secoli gli ebrei sono stati costretti a indossare.
È probabile allora che la fontana abbia a che fare con l'antigiudaismo cristiano, e con un episodio successo proprio a Berna nel 1294. In quell'anno, come riportato nella Berner Chronik, la storia della città scritta da Diebold Schilling il Vecchio, alcuni membri della comunità ebraica avevano teso un agguato a un ragazzino di nome Rodolfo, per poi ucciderlo inchiodandolo a una croce.

Raffigurazione del presunto omicidio nella Cronaca di Berna di Diebold Schilling il Vecchio

C'era voluto poco a identificare due colpevoli, riconoscendo nel delitto le caratteristiche degli omicidi rituali che da più di un secolo allarmavano l'Europa, e tanto la Chiesa quanto l'amministrazione comunale avevano deciso di trattare la vittima come un martire innocente, dandogli adeguata sepoltura nella Chiesa Madre di Berna, proprio accanto all'altare.

Sebbene le autorità non credessero che gli ebrei fossero colpevoli, videro la rabbia popolare come un'opportunità per ripagare i debiti ai finanziatori ebrei. Le autorità decisero di espellere definitivamente gli ebrei dalla città.
Gli ebrei perseguitati si appellarono al re romano-tedesco Adolfo di Nassau, ma la commissione da lui nominata emise una sentenza arbitrale a favore della città imperiale di Berna, secondo la quale gli ebrei bernesi persero tutti i loro beni e tutti i pegni e le cambiali bernesi, oltre a dover pagare una pesante multa al sindaco e alla città. I documenti dimostrano che né il re né la corte credevano a un omicidio rituale. Persino lo Schultheiss, nella sua ricevuta di ammenda del 1294, e il successore di Adolfo, Albrecht I d'Asburgo, nella sua conferma di giudizio, parlarono espressamente di un "presunto" omicidio.

Ecco allora chi realisticamente potrebbe rappresentare l'orco della fontana: il mostruoso ebreo, l'assassino di bambini!

Ma negli anni in cui si andava organizzando la seconda campagna contro i musulmani, gli ebrei si ritrovarono a fronteggiare un'ulteriore, terribile minaccia, per via di una denuncia infamante nota come l'«accusa del sangue».
L'accusa era quella di uccidere ogni anno un bambino in occasione dei loro riti, in particolare durante la Pasqua.
Quanto al sangue, sarebbe stato adoperato per preparare il pane azzimo.

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