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L'umbilicus di Mediolanum

Per chi visita la pinacoteca ambrosiana a Milano un salto al santo sepolcro é d'obbligo. Esso si trova infatti direttamente sotto l'antica biblioteca

Le origini

Nell'antico cuore pulsante di Milano, anticamente sede del foro romano della città, sorge la chiesa ipogea di San Sepolcro.

La statua di Federico Borromeo che veglia sull'entrata al santo Sepolcro di Milano

Nel quadrilatero dove oggi sorge la Biblioteca Ambrosiana e la chiesa di San Sepolcro, in epoca romana, già dalla prima età augustea, sorgeva il foro, il centro della città, con il tempio dedicato alla dea Moneta e la zecca. 

In tale zona ancora in epoca medioevale continuava a esserci la zecca della città. Fu proprio un monetiere milanese, un maestro di zecca, di nome Rozzone, che attorno al 1030 fece costruire sull'antico foro romano una chiesa che Parcivescovo Ariberto d'Intimiano consacrò solennemente dedicandola alla Santissima Trinità. 

Il documento di fondazione del 6 dicembre di quell'anno ci documenta che essa era costruita a forma di croce, con un nartece al cui fianco sorgevano due torri, e terminava con un coro a tre absidi; era inoltre articolata in sette santuari dedicati alla Passione e Risurrezione di Cristo.
Soprattutto vi era una parte ipogea, una vera e propria chiesa sotterranea rispetto al piano stradale, ove era stata collocata una copia del sepolcro di Cristo.

Tracce romane

Un passo indietro.
È importante sottolineare un particolare di grande rilevanza storica la cripta i costruttori romanici usarono un certo numero di pietre levigate che avevano trovato sul posto, senza sapere forse che si trattava del lastricato dell'antico foro romano del IV secolo; e cosi il cuore della chiesa di San Sepolcro, cioè la cripta, racchiude ancor oggi una delle testimonianze più antiche della storia della città e si può ancor oggi camminare sulle stesse pietre che furono milleseicento anni fa calpestate da sant'Ambrogio, da sant'Agostino e dall'imperatore Teodosio e vedere i solchi lasciati dai carri che percorrevano il centro della Milano romana.

Le grandi lastre di pietra bianca di Verona che costituiscono la pavimentazione sono state reimpiegate dall'antico foro romano. Qui vi si scorge un solco provocato dal ripetuto passaggio dei carri

Mediolanum

Un ulteriore passo indietro.
Durante la visita indosso un visore che permette di vivere un esperienza tridimensionale. Ad un certo punto un cinghiale tridimensionale mi sguscia tra le gambe, esso é al centro della leggenda sulla fondazione di Milano.

La scrofa semilanuta è una creatura leggendaria, simbolo della città di Milano prima dell'età comunale, che si riallaccia alla fondazione del capoluogo lombardo, avvenuta ad opera dei Celti.

Bassorilievo della scrofa semilanuta su un piedritto del Palazzo della Ragione di Milano

Secondo una leggenda riportata in cronache medievali il fondatore di Milano sarebbe stato il celta Belloveso, che attraversò le Alpi e il territorio degli Edui per arrivare nella pianura Padana.

«Giunto Belloveso fra gli Insubri e avendo determinato di fondarvi una città elesse sette de' suoi che consultassero gli oracoli degli Dei, principalmente per sapere in qual parte ne gettasse i fondamenti e qual nome le dovesse imporre. Dicesi che la risposta fosse in questi o simili sensi

Una porca di lana ricoperta segni il principio alla cittade e il nome.

Intesa la volontà de' Numi e trovatasi una porca col tergo vestito di lana, in quel luogo istesso cominciossi a fondare la città che quindi nominossi»

Toponomio

Nel toponimo Mediolanum, da cui secondo alcuni deriverebbe "Milano", i linguisti riconoscono, tradizionalmente, un termine composto formato dalle parole medio e (p)lanum, ovvero "in mezzo alla pianura" o "pianura di mezzo", con *planum divenuto lanum per influsso della lingua celtica.

L'antica Milano romana (Mediolanum) sovrapposta alla Milano moderna. Il rettangolo più chiaro al centro, leggermente sulla destra, rappresenta la moderna piazza del Duomo, mentre il moderno Castello Sforzesco si trova in alto a sinistra, appena fuori dal tracciato delle mura romane. Al centro il foro, dove oggi é ubicato il Sacro Sepolcro

La Cripta di San Sepolcro: il "vero mezzo" della città

Il 15 luglio 1100, anniversario della conquista di Gerusalemme da parte dei crociati milanesi, l'arcivescovo Anselmo IV da Bovisio la riconsacrò, dedicandola solennemente al Santo Sepolcro.

Leonardo da Vinci, che trascorse quasi vent'anni a Milano alla corte di Ludovico il Moro, visitò personalmente la chiesa di San Sepolcro.
All'Ambrosiana si conserva, all'interno del Codice Atlantico, la mappa della città di Milano, su cui Leonardo disegno un quadratino che indicava per l'appunto la chiesa di San Sepolcro, e indicò quel punto come il «vero mezzo» di Milano, cioè il vero centro della città.


Nella seconda metà del Cinquecento la Chiesa inferiore venne scelta da san Carlo Borromeo - che la defini "umbilicus" della città di Milano - come personale luogo di preghiera. In ricordo di ciò fu posta all'interno dell'edicola del Santo Sepolcro una statua in terracotta che ritrae il santo in raccoglimento, accanto al sarcofago trecentesco.

La statua di San Carlo Borromeo in preghiera vicino al Sarcofago trecentesco (cassa e coperchio di due scultori campionesi) nell'edicola del Santo Sepolcro

Luogo di devozione e monumento artistico archeologico

Riaperta al pubblico dopo cinquant'anni nel 2016, successivamente la cripta è stata oggetto di un complesso intervento di restauro finanziato dal MIC e terminato nella tarda primavera del 2019, volto principalmente al recupero delle superfici decorate.

il cielo stellato dipinto sulle volte (con angelo), arricchito da una decorazione a rosette, si ispira forse alla decorazione originaria del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

L'affresco dei Tre Santi: al centro san Giovanni Battista, a sinistra Maria Maddalena e a destra Sant'elena (o Santa Caterina d'Alessandria?) (1291-1295 circa)
A sinistra Crocifissione con la Madonna e San Giovanni (1291-1295 circa)

Tributo alla sacra sindone

La scultura site specific è un tributo alla Sacra Sindone di Torino, una riflessione sull'importanza simbolica e pratica dell'uso delle mani nel Nuovo e nell' Antico Testamento e sulle relazioni tra il tempo e l'eterno, tra la morte e la Risurrezione.

Oliviero Rainaldi
Sindone Ambrosiana 2023
marmo bianco retroilluminato 18×68×200 cm
Donazione Oliviero Rainaldi

L'immagine del corpo è realizzata scavando sul retro della superficie, illuminata con appositi pannelli LED in modo da mettere in evidenza il corpo del Cristo, che risulta così composto di luce. Il piano superiore è perfettamente levigato, escluse le mani, che emergono dalla superficie aggettando in forma tridimensionale: le mani del Cristo citano il famosa quadro di Rembrandt
Ritorno del figlial prodigo, in cul le mani del padre sono una maschile e una femminile.

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