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Puntatore per Torah

Quello del dito indicatore é un classico caso di oggetto "misterioso" o meglio "bizzarro" di cui scopro la funzione a più di un anno di distanza.

L'oggetto lo vedo per la prima volta (e per ora unica) al museo delle culture di Basilea.

La sua funzione sembra abbastanza evidente, un dito per indicare le parole e non perdere il posto, un po', come fanno i bambini quando imparano a leggere


Puntatore yad della Torah; Solothurn, Svizzera; 1869; argento;
Museo Ebraico della Svizzera

I lettori seguivano col dito le righe del testo e giravano le pagine prendendone l'angolo tra pollice e indice; alcuni codici pergamenacei si sono praticamente anneriti in seguito alle ripetute manipolazioni, al punto che i moderni conservatori possono utilizzare degli apparecchi, noti come densitometri, per misurare comparativamente l'usura e la sporcizia delle singole pagine, isolando in un dato testo i passaggi piú sporchi, che quindi, probabilmente, erano anche i piú letti, quelli sui quali un determinato proprietario ritornava piú e piú volte. 

Ma non bisogna pensare che i lettori non venissero messi in guardia contro i maltrattamenti che rischiavano di infliggere a oggetti tanto preziosi e costosi. Florentius da Valeranica, un amanuense spagnolo del x secolo, ricordava al lettore le pene e le difficoltà della scrittura:

si uelis scire singulatim nuntio tibi quam grabe est scribturae pondus. oculis caliginem facit. dorsum incurbat. costas et uentrem frangit. renibus dolorem inmittit et omne corpus fastidium nutrit. ideo tu lector lente folias uersa. longe a litteris digitos tene quia sicut grando fecunditatem telluris tollit sic lector inutilis scribturam et librum euertit. nam quam suauis est nauigantibus portum extremum ita et scribtori nobissimus uersus.

Se vuoi sapere con precisione quale grave onere sia la scrittura te lo dirò: annebbia gli occhi, incurva la schiena, spacca le costole e il ventre, arreca dolore ai reni e al corpo fastidi di ogni sorta. E dunque, lettore, volta lentamente le pagine, tieni le dita lontane dalle lettere, giacché, come la grandine devasta i raccolti della terra feconda, cosi 1l lettore sciatto distrugge il libro e la scrittura. Come il porto è dolce al marinaio, cosí allo scrittore è dolce la riga finale.

C'erano lettori, però, che non potevano farne a meno. Toccare il libro mentre lo si leggeva non era soltanto un'azione quotidiana, con la sporcizia che quindi si depositava sulle pagine un giorno dopo l'altro; poteva anche segnare momenti di picco emozionale. I nomi o le immagini dei malfattori o dei diavoli appaiono graffiati o raschiati, trafitti e sbaffati.

Torah - ricordare le istruzioni di Dio

Altre immagini sono state obliterate per troppo amore, specialmente le figure sacre, che spesso, a causa delle ripetute carezze, sono state totalmente cancellate fino a lasciar vedere il bianco della pagina. Per evitare questa involontaria dissacrazione dei testi sacri gli ebrei, quando leggevano la Torah, usavano uno yad ([T'], un corto puntatore di metallo che spesso terminava con la sagoma di una minuscola mano, grazie al quale si poteva seguire il testo a rispettosa distanza.

Torah (istruzioni) si riferisce ai cinque libri di Mosè, che secondo la tradizione ebraica furono rivelati a Mosè da Dio sul Monte Sinai. La Torah, che per la maggior parte rappresenta anche un corpo di leggi, è ancora oggi la base dell'ebraismo rabbinico.
Un termine centrale con cui iniziano molti comandamenti è sachor: “ricorda”. L'invito urgente a ricordare si riferisce soprattutto alle azioni di Dio nella storia. Nell'ebraismo, il dovere di ricordare viene onorato con rituali e feste. Lo Shabbat, ad esempio, è un giorno settimanale di ricordo della creazione di Dio e dell'esodo dall'Egitto. In questo ricordo rituale, coloro che vivono oggi si rendono conto del loro legame con gli antenati. Serve come orientamento etico e religioso per il presente e il futuro.

Rotolo della Torah; Berna e Soletta, Svizzera; ca.
1900; pergamena, legno; Museo Ebraico della Svizzera, Deposito



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